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Visualizzazione dei post da febbraio, 2010

i tavoli dei crotti

Chi non vede il fratello nella notte, nella notte non può vedere se stesso. Racconto spesso che durante l'infanzia ho ricevuto poche "istruzioni per l'uso" riguardo alla cucina. Sono cresciuta in una famiglia in cui sia i genitori  che i nonni lavoravano a tempo pieno. Mentre era chiaro a tutti quanto fossero importanti i legami affettivi e dunque tantissimo amore sia stato trasmesso a noi figli nel poco tempo a disposizione trascorso insieme, non è stato esattamente lo stesso con le tradizioni culinarie... Siamo in qualche modo sopravvissuti, anche perchè le origini svizzere della mamma rendevano molto naturale l'utilizzo di sugelati e prodotti pronti... con conseguenze diverse per noi tre bambini   negli sviluppi delle successive cucine personali! Non sto certo negando l'esistenza di interessanti tradizioni gastronomiche svizzere , solo che nostra madre... non ne era tendenzialmente consapevole! In realtà, quando ogni tanto la domenica si usciva

dell'inutilità dei cucchiai

"Qualche volta mio padre mi portava con sé, a dorso d'asino. Avevo più o meno sei anni [...]. Qualche volta i contadini ci invitavano a pranzo. Avevano tante cose da chiedere all''ingegnere' mandato dal governo per misurare la loro proprietà [...]. Di queste soste nelle case sparse nell'aperta campagna ho pochi ricordi [...]. Ricordo però una stanza non tanto luminosa, con il camino acceso e un grande tavolo intorno al quale si erano seduti i componenti maschi della famiglia dei contadini e mio padre con le carte dei rilievi già fatti. Ad un certo momento la 'madre' ci servì il pranzo: una fumante scodella di fagioli odorosi di aglio e rosmarino e pose davanti a noi un piatto di terracotta ed alcune fette di pane appena tagliato da una forma grande come non se ne vedevano spesso. Posate non ve ne erano. Solo qualche coltello qua e là. La donna, deposta la grande scodella si ritrasse e prese alcune cipolle, le privò della sottile sfoglia colorata che l

il ricordo nella farina

“Buongiorno Maria, come va oggi?” Il saluto cade, come al solito, nel vuoto. Maria, ma anche Antonietta, Celestina ed Agnese sono tutte lì, sedute quasi in fila a guardare fuori dalla finestra, perse in un mondo incerto, forse al di là del vetro, forse dentro di loro. Sono anziane, vicine di stanza in questa nuova “casa”, che si dice “di riposo” ma più che altro è di silenzio. Hanno in comune lo stesso malanno, che impedisce loro di ricordare i nomi, i gesti e gli affetti di chi le circonda ora e di chi in famiglia assiste impotente alla loro incapacità di stare nel presente, di ritrovare almeno ogni tanto ad un piccolo istante di lucidità. Serena, la nuova arrivata, non si lascia però scoraggiare. Ha portato con sé una ventata di entusiasmo e determinazione, insieme all'aria fresca di primo inverno. Molla cappotto e sciarpa, estrae dalla borsa quattro bei grembiuloni a fiori, sacchetti di farina, caraffe e terrine e chiede ad un inserviente di riempire le brocche di acqua tiep

destini alternativi di una sparabiscotti

Una coppia di amiche balzane mi ha fatto ridere a crepapelle l'altra sera: una di loro aveva acquistato uno stano attrezzo da pasticceria prontamente rinominato "la sparabiscotti" e, seccata dal fatto di non essere riuscita ad ottenere i risultati promessi dalla foto sulla confezione, l'ha ficcato esasperata nella borsa e portato in pizzeria, dove il nostro terzetto aveva appuntamento, sperando in una soluzione del problema o quantomeno in un'esibizione di appoggio morale... Non sto a fare tutta la cronaca della serata, ma si sono incrociate per ore battute tipo: "ma ti fidi a girare senza il porto d'armi?", oppure "non ho visto cartelli con scritto 'qui non posso entrare'", per chiudere con le ipotesi più disparate sul possibile uso alternativo di un attrezzo che come sparabiscotti si era decisamente rivelato inutile. Alla fine, dopo avere pure tentato inutilmente di regalarla a qualcuno, si è rimessa la sua sparabiscotti in sacc

pregiudizi, scuse e svolazzi

Sarà un post criptico e parecchio contorto, avverto subito, così si passa direttamente alla ricetta senza perdere tempo... Post su un fatto strano e veloce. Troppo veloce, tanto da non riflettere. Una persona che stimo (e che passa spesso di qua) ha commentato in un blog altrui esponendo educatamente ma decisamente delle perplessità in merito ad una parte dei contenuti di quel blog con cui non si trovava d'accordo. Ha ricevuto una risposta che a me suonava stranamente piccata, così sono intervenuta chiedendo spiegazioni per il tono aspro ed un po' supponente della replica, ai miei occhi ingiustificato. Sì, lo so che non sarebbero dovuti essere fatti miei... ma ho letto tutto d'un fiato, mi è venuto istintivo difendere un commento che mi sembrava equilibrato e non ho contato fino a dieci prima di parlare perchè davvero non trovavo ragioni per una replica tanto acida. Dentro di me davo per scontato che chi usava quei toni avesse dei pregiudizi e si volesse arroccare sul

la casa che potrebbe volare

L'altra domenica quella che doveva essere una giornata insieme ad un'amica per il suo compleanno si è trasformata in un'occasione di incontro tra blogger ed appassionati di cucina. Temevo che il sovraffollamento di cucina e tavola avrebbe soffocato il piacere della comunicazione con il sovrapporsi di mille discorsi, invece tutto è fluito in modo naturale. Si è creata una leggera e piacevole confusione di sottofondo sopra a cui abbiamo ricamato discorsi di vita e di cucina, persone e parole svolazzavano fresche e spontanee come l'aroma di croissant appena sfornati. La cronaca degli eventi è stata ampiamente documentata su Tocco e Tacchi  e su Le Franc Buveur , dunque mi piace qui parlare di un dettaglio laterale e riportare emozioni più minute e private, che poi parlando si sono rivelate invece emozioni condivise anche dagli altri ospiti. Cosa fa di quattro mura una "casa", un luogo dove sentirsi tranquilli, protetti, al caldo, al sicuro? Non si può tradurr

un po' re, un po' mago

Si racconta che il tofu sia nato in Cina oltre 2000 anni fa, molto probabilmente dalla accidentale cagliatura di una zuppa di soia condita con sale marino grezzo, che casualmente conteneva tracce di nigari (un caglio naturale di origine marina). Potrebbe anche essere che a questa scoperta fortuita si sia sommata l'influenza culturale dei Mongoli nomadi che vivevano ai confini settentrionali della Cina i quali, a differenza dei Cinesi stessi, utilizzavano abitualmente nell'alimentazione il latte ed i suoi derivati, ed avrebbero dunque contribuito a trasferire al latte di soja le tecniche di produzione del formaggio di yak. Un'altra origine possibile è quella dei monaci buddisti indiani, anche loro consumatori di latticini, che potrebbero aver passato la conoscenza della tecnica ai monaci cinesi... ma dato che non esistono prove certe di tute queste teorie storiche, la versione più interessante di questa scoperta resta quella leggendaria attribuita al famoso Lin An. Nato

amaro e dolce

Ho avuto bisogno di una compensazione dopo qualche ora a contatto con una persona viscida ed approfittatrice, di quelle che avvicinano gli altri al solo scopo di fregarli. Un'esperienza talmente negativa che mi sono sentita addosso la necessità e l'urgenza di lavare via tutto per potere poi dedicarmi a qualcosa di assolutamente positivo, a bilanciare quella terribile sensazione di sporcizia e repulsione. Sono sempre stata convinta della bontà innata: da sempre sono vissuta nella assoluta certezza che sotto sotto siamo tutti "fondamentalmente onesti"... (no, beh, qui non posso evitare una citazione che mi fa sorridere e virgolettare una frase oramai leggenda familiare: è la definizione che diede mio padre del primo morosino che osai portare in casa! Non poteva dire che gli sembrasse bello, simpatico od intelligente e cercando di commentare senza ferirmi se ne uscì con questa frase: "Cosa ne penso?! Beh... mi sembra un ragazzino fondamentalmente onesto..." A

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!