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Visualizzazione dei post da maggio, 2015

zucchine umami... per un palato viziato

Muoversi in cucina in modo spontaneo è uno dei piaceri della vita, ancora più sentito se ti sorprendi a farlo in una casa nuova, dove teoricamente ti mancano i riferimenti. Mi sono resa conto di aver cercato istintivamente dei sapori umami e mi sono ritrovata, senza alcuna premeditazione, a cucinare giapponese. Ovviamente. Perchè l'umami, il quinto gusto, che non è dolce ne' salato ne' agro ne' piccante, sta alla base della cucina nipponica. E' presente però anche in molti alimenti e piatti italiani (tipo quelli del post precedente ), che in effetti sono i miei preferiti... forse perché, non avendo personalmente uno sweet tooth o una passione smodata per il piccante o per il saporitissimo, l'umami è proprio il mio "gusto d'elezione" naturale. Sfido io che sono così golosa di cucina giapponese! Per la verità non sto preparando nulla di autenticamente tradizionale, fosse solo per il fatto che cucino zucchine, non proprio una verdura tipica

doppia sfida di pasta e pomodoro

Torno all'MTC immersa in un periodo convulso, colpevole di aver saltato la sfida precedente sul pan di spagna (farò penitenza infornando a tutto spiano durante l'estate delle E-saltate...), ancora più colpevole di aver letto solo stamattina le regole della sfida sulla  pasta al pomodoro  proposta da   Paola  di  Fairies' Kitchen , scoprendo con orrore che da questa puntata il termine non è più il 28 ma... oggi! La cosa in realtà gioca a favore della coerenza della sfida, perché un condimento di pasta sciuè sciuè  (e questo termine sarà l'unico vero cenno di napoletanità del mio post), preparato in poco tempo e con ingredienti semplici che sono già in casa, è in verità l'unico che posso mettere insieme all'ultimo momento.  Peccato per la pasta fatta in casa, cui per questioni evidenti sono costretta a rinunciare. Sono però dotata di una bella confezione di spaghettoni ruvidi gragnanesi da un metro, di quelli trafilati al bronzo ed essiccati appesi (anche se n

frijoles con carne da mangiare in cucina

Comincio proprio a sentirmi a casa, tra queste nuove mura. Finalmente la cucina inizia a mostrare una sua identità autentica, ora che le antine non celano più mobili vuoti ma ospitano una dispensa degna di nuovo di questo nome e una serie di tegami ed attrezzi che hanno trovato una loro collocazione definitiva.  O quasi. Per la spiega del "quasi" occorre aprirsi ad piccolo spaccato di  cronaca familiare:   c'è chi,  durante la prima vera colazione dopo qualche settimana di toccate e fughe,  con tot ale placidità si guarda attorno e obietta che nel sistemare le cose ho tenuto conto solo della mia altezza e per raggiungere ciò che per me è a portata di mano c'è chi si deve piegare...  E ha pure ragione, ma non se ne esce: se fosse il contrario sarei io a dover usare sempre la scaletta!  Per la verità avevo premesso da subito e molto chiaramente che sarei stata democratica su tutto tranne che sull'organizzazione della cucina, però l'inflessibilità non è ne

un ragù da compagnia

Prendere confidenza con una casa nuova non è automatico.  Il cibo aiuta parecchio. Ti costringe a riscoprire gesti che devi sospendere nel periodo in cui sono gli scatoloni a dettare legge, ad importi quali oggetti trovare o meno, quali pezzi di vita quotidiana poter ricostruire subito oppure tenere in sospeso.  S embra diventata un'abitudine c enare a pizze e cartocci, appoggiarsi su un carrello tra pareti foderate di pacchi, sotto la luce anonima di lampadine nude, nel silenzio di radio e cd persi chissà dove.  Poi, nel marasma delle aperture al mondo, un pacco ti regala un tegame, un altro una bottiglia di salsa, da un altro fanno capolino vasetti di spezie. E tu torni a pensare che una vita normale in fondo sia possibile.  Per questo esci di casa, infagottata come sei nei vestiti da fatica, ed entri nel  primo  negozio di macellaio che ti capita, che anche la città è nuova, non ti da suggerimenti espliciti, va provata per quello che offre. Il cibo aiuta innegabilmente

cosa sono i wagashi... non lo spiego io!

Un mese senza collegamento alla rete. Sia per mancanza di linea, sia per impegni del mondo reale talmente sovrastanti da non lasciar spazio ad altro nemmeno volendo. Strana esperienza. Sia stare settimane senza cucinare e senza scrivere, sia rimanere completamente fuori da tutto quanto è successo nel frattempo in questo piccolo mondo parallelo, virtuale ma nemmeno poi tanto, visto che è comunque popolato di persone reali. Non sono ancora in grado di riprendere in toto queste buone abitudini, compagne negli ultimi sei anni dei miei momenti di relax e di stacco. Ma mi sono resa conto che no, senza rete oramai non ci riesco più a stare. Ricomincio a piccoli passi, per il momento ancora senza servizio di cucina. Praticamente quasi da dove ho lasciato, segnalando come un mese fa un nuovo interessante evento legato alla cultura giapponese.  Questa volta si parla di cibo, se si può pensare di riportare i wagashi anche alla dimensione del nutrimento: Argomento infinito. Relatori

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!