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patate dolci e una vita esperanto

Arianna gioca a pallacanestro, bene, da sempre. Da ragazzina ha evitato la carriera agonistica ma crescendo ha fatto comunque dello sport il suo lavoro, oltre che la sua passione. Così ora insegna alle bimbe del minibasket della squadra cittadina e, grazie alla sua laurea in lingue, partecipa agli eventi internazionali da dietro le quinte come supporto operativo.

Daniel è un cestista portoricano, capitano della propria squadra e titolare in Nazionale. Durante un trasferimento aereo per incontrare un team europeo la squadra di Daniel fa uno scalo in Italia con sosta di 24 ore. L'allenatore decide per una sessione di allenamento al locale Palazzetto dello Sport e ad Arianna, che abita proprio lì a pochi passi, viene chiesto di fare gli onori di casa.


Arianna entra in confidenza con i giocatori, che ne apprezzano la preparazione tecnica e la simpatia. Finisce che la invitano in Portorico. Approfittando di un problema alla caviglia che le interrompe gli allenamenti del minibasket, Arianna dopo qualche settimana prende le ferie e ci va davvero. 


Viene ospitata a casa di Daniel, conosce suo cognato Yadier, professionista di baseball in una squadra della Liga de Béisbol portoricana. Nel ricorrere del suo destino sportivo, se ne innamora, ricambiata. 


In quasi un anno si incontrano cinque volte, di cui una sola in Italia. La prossima occasione sarà a settembre in Spagna, quando Yadier e la sorella accompagneranno Daniel, convocato per i Campionati Mondiali di Basket 2014. Ma settembre è lontano e lei inquieta.


Oggi Arianna è a casa. Mentre pensa a Yadier sbuccia una batata mameya, patata dolce portoricana di cui ha da poco scoperto l'esistenza e pure la reperibilità nella sua città. 
Lo fa svogliatamente.

Una batata... le sembra completamente fuori stagione e fuori contesto. Le patate le hanno sempre ispirato solo piatti invernali, fumanti e coccolosi. Ma perchè, si chiede, non riesce a prendere questo ingrediente e "pensarlo estivo"?!

Eppure questa batata è come l'anima di Yadier: colorata e dolce e versatile. Lui dice che per Arianna potrebbe anche lasciare tutto. Ma forse è proprio Yadier che lei non riesce ad immaginare fuori contesto. D'altronde per lei il Portorico è sempre stato all'altro capo del mondo, mai avrebbe pensato potesse far parte del suo futuro... Che fare? 


Intanto decide di lessare la batata senza sale ne' zucchero e poi la schiaccia. Arianna vuole capire che gusto ha così, nuda e semplice, senza  aromi e senza pre-giudizi. E si accorge che il sapore non è quello di una patata. Sa più di castagna, ma anche di banana e di carciofo... O cavolo!

Arianna si rende conto di non aver capito niente finora, di dover interpretare tutto da capo: cucinare la batata è l'occasione per un piatto nuovo senza traccia di esperienze conosciute, quelle che in superficie sembrano le stesse ma in verità sono tutte diverse. 

Allora vanno bene aglio e sale, come userebbe su patate italiane, e vanno bene zucchero e coriandolo, come si farebbe in Portorico. E poi ci mette del cocco che non c'entra con nessuno, peperoncino fresco che fa estate e piace a tutti, limone italiano, platano portoricano e chiude ogni cosa in un guscio croccante, come si fa sia in Italia che in Portorico.

Il loro futuro è già cambiato, anche se ognuno vive ancora nella propria città. Per entrambi non sarà più la vita tipica di un unico Paese. Qualsiasi collocazione sceglieranno, già oggi progettano in esperanto. Cibo compreso. Forse "dove" condividersi non è poi tanto importante.


Empanadas inventate con batatas e progetti

ingredienti per 16 pezzi:
3 patate dolci a polpa arancione, c.a 850 g in tutto
1 platano
3 cucchiai di cocco in polvere
1 uovo
1/2 limone
1 spicchio di aglio
1 cucchiaio di coriandolo tritato
1 cucchiaio di zucchero di canna
1/2 peperoncino fresco
2 cucchiai di olio di palma
sale

per l'impasto:
300 g di farina semintegrale di tipo 2 (+ 1 pugno per la spianatoia)
1 cucchiaio di olio di palma
1 cucchiaio di latte
sale

Sbucciare le patate dolci, tagliarle a tocchetti ed immergerle man mano in acqua fredda. Sciacquarle bene coprirle con altra acqua fredda, portare a bollore e cuocere per minuti, fino a che sono morbide.

Scolarle conservando l'acqua e schiacciarle con una forchetta o passarle al passapatate quando sono ancora calde.

Sciogliere la polvere di cocco in un bicchiere di acqua delle patate e mescolarli al purè. Grattugiare finissimo l'aglio e unirlo al composto con il peperoncino a rondelle finissime, lo zucchero, il succo del limone, il coriandolo e un pizzico di sale.

Impastare per qualche minuto la farina setacciata con 170 ml circa di acqua delle patate a temperatura ambiente, l'olio e il sale, fino ad ottenere un panetto liscio. Far riposare coperto una mezz'ora, poi dividere in 16 palline grandi come noci e stenderle in dischi sottili da circa cm di diametro.

Tagliare il platano sbucciato in 16 rondelle e friggerle nell'olio di palma; scolare su carta assorbente e spolverizzare di sale.

Unire al ripieno di patate dolci oramai freddo l'albume dell'uovo e sbattere il tuorlo con 1 cucchiaio di latte.



Disporre una cucchiaiata di patate dolci su ogni disco, aggiungere un pezzetto di platano, chiudere come un calzone e sigillare bene i bordi arrotolandoli su se stessi.

Mettere le empanadas in piedi sopra una teglia foderata di carta forno, spennellare con tuorlo e latte e cuocere in forno ventilato a 170° (o forno statico a 190°) per circa 25 minuti. Servire calde, oppure mettere a riposare su una gratella e servire poi tiepide o a temperatura ambiente.

  • rivoli affluenti:
  • * per piatti alternativi alle batatas schiacciate e condite si può unire altra acqua di cottura per arrivare ad una zuppa cremosa, da servire tiepida con bastoncini di sedano, oppure si può servire così com'è, decorato con foglie di coriandolo, come dip per crostini, chips e pinzimonio.
  • per intensificare il gusto del ripieno lo si può ripassare in padella con cipolla soffritta, oppure sostituire il cocco con concentrato di pomodoro. Non poniamo limiti all'esperanto culinario...

Commenti

  1. Ho letto esperanto e son venuta a vedere. Ricordo quando andavo al liceo ed finii in un programma sperimentale per studiare questa lingua...poi andò tutto in fumo. Inizialmente credevo fosse una nuova versione di piadina ed invece mi hai spiazzato...un bacio cri

    RispondiElimina
  2. @cri: potrei proporla fuori concorso, visto che l'impasto è simile ma ha olio invece di strutto ed è cotto al forno invece che al testo... è che piadinare mi ha preso la mano e sto scoprendo pericolosi universi paralleli!

    RispondiElimina

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