No, non è un errore: la stessa foto di apertura del post precedente serve a ricollegarci ai discorsi già fatti sui "piattini" di verdura quasi sempre presenti in un pasto giapponese. E se lì avevamo parlato di cavoli e di zucca, oggi approfondiamo gli altri due okazu (お菜). Il primo avrebbe dovuto essere a base di nanohana , 菜の花, la cui traduzione letteralmente significa "fiori di verdura" ma che indica una brassicacea giapponese parente della colza e delle nostre cime di rapa. Ovviamente qui uso cime di rapa italiane, scegliendole con molte infiorescenze verdi e magari già qualcuna gialla, in modo che assomiglino un pochettino alla varietà giapponese originale. In Giappone in verità questo genere di piatto si prepara soprattutto con il mizuna , 水菜, le foglie di una varietà locale di senape che, guarda guarda, è anch'essa una pianta della famiglia delle brassicacee, ovvero dei cavoli! Ed ecco che, in questo tentativo di ricostruire un gusto più simile possib...
Proseguo con il menù giapponese e, dopo aperitivi vari e kamo seiro ( soba in brodo di anatra), presento le ricette di una serie di verdure. Le potremmo definire zensai, 前菜, "antipastini" perchè possono essere servite prima di un piatto importante, oppure okazu , お菜, letteralmente "piattino" (ma se si intende la stoviglia lo stesso kanji si legge osai ), se proposte insieme con riso e zuppa in un classico pasto giapponese ichijū sansai . Di solito in questo secondo caso gli "accompagnamenti" sono tre, di cui uno più importante, spesso proteico, e due vegetali, a cui si aggiunge sempre uno tsukemono , 漬物, una verdura marinata o conservata. Invece, nel menù di cui sto parlando, ho proposto questi "stuzzichini" fuori da entrambe le definizioni, poiché ho servito tre "assaggi" di verdura di pari importanza più uno tsukemono non prima ma dopo dopo il piatto di soba , mentre il riso non è proprio comparso sulla tavola essendo già stato p...