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pranzo giapponese parte 3: il riso e la regola dei 5 colori

 Rispetto al menù giapponese di cui avevo cominciato a parlare qui  e che avevo continuato a descrivere  qui , sospendo un attimo la pubblicazione delle ricette dei vari piattini e mi concentro un momento sul riso, che di solito in Giappone viene servito semplice, a supporto del pranzo come per noi il pane, ma che in questo caso si veste riccamente, modificando un pochino il proprio ruolo. Ho parlato spesso dell'importanza del numero 5 nella cucina giapponese tradizionale, dunque in questo caso non sorprenderà che, per accogliere ospiti molto importanti, il mio riso si mostri con 5 colori, in specifico il goshoku , 五色, l'insieme dei colori base che devono essere tutti presenti per garantire l'armonia visiva di un pasto e/o, come in questo caso, di un singolo piatto: blu (compreso il verde), rosso, giallo (compreso l'arancione), bianco e nero. Si parte dal riso bianco, che una volta cotto si chiama gohan, ご飯, e ci si adagiano sopra gli altri ingredienti lascandone un pez...

minestra o no, comunque di legumi e maltagliati verdi

  Sono partita con un pugno di spinaci avanzati per fare dei maltagliati verdi da inserire in una minestra di legumi. Ho pensato, per la pasta, ad un impasto di soli spinaci e semola per non caricare troppo il piatto di proteine, così ho strizzato bene e tritato finemente quegli spinaci (in precedenza erano stati stufati con aglio e latte) e li ho mescolati al doppio del loro peso di semola rimacinata.   Ovviamente ho sbagliato qualcosa e mi sono ritrovata con delle grosse briciole verdastre che non stavano insieme... e non mi sono persa d'animo solo grazie a quella santa donna di Rina Poletti , che mi ha insegnato a riconoscere gli impasti "sbagliati" e capire come rimediare. Così l'uovo ce l'ho messo, con suo doppio peso di semola, giusto per riportarmi su binari più conosciuti, e poi ho aggiunto acqua a cucchiaini fino a che la massa informe di briciole ha preso la strada di un bell'impasto verde chiaro puntinato di verde scuro, morbido e lavorabile. Ovviam...

all'inseguimento di Uffizi da mangiare 10: Roberto Barni e i germogli di lenticchie

La decima tappa di Inseguendo l'arte da mangiare è decisamente contemporanea e ci fa viaggiare più con la mente che tra luoghi reali, anche se spiritualmente si rimane in Toscana.  Infatti questa volta Uffizi da mangiare non propone ne' una natura morta a cui ispirarsi per gli ingredienti ne' un dipinto che raffiguri paesaggi agresti a cui ricondurre la ricetta e neppure un'opera esposta all'interno di una delle Gallerie che fanno capo agli Uffizi.  L'opera di oggi è una scultura del 2013 di Roberto Barni intitolata I passi d'oro : omaggia le vittime dell'attentato dinamitardo avvenuto agli Uffizi venti anni prima ad opera di cosa nostra (il minuscolo è d'obbligo) e fu commissionata all'artista toscano dagli Uffizi a vent'anni dalla tragedia per commemorarne le vittime. Nato a Pistoia nel 1939, Barni vive ed opera a Firenze e, dopo i primi esordi da pittore, si dedica con successo anche alla scultura. Quella di cui parliamo oggi è una fig...

gnocchi di ceci al biancostato, dedicati all'amica della birretta delle 19

Con una cara amica che abita a meno di due chilometri da me ma che non posso vedere, abbiamo fatto in queste settimane un gioco: decidevamo la mattina di che snack avremmo avuto voglia e ci davamo appuntamento virtuale per un aperitivo tutte le sere verso le 19, fingendo di gustarci quelle prelibatezze insieme ad una birretta ghiacciata. Il gioco ci ha preso la mano in un'escalation di deliranti fantasie virtuali e, se un giorno abbiamo raggiunto credo il picco con ipotetiche zeppole salate con maionese alla curcuma e pomodorini confit, siamo poi scivolate deliziosamente fuori tema, finendo nei pancakes con l'acero e persino negli gnocchi di farina di ceci. Poi la capacità di leggerezza si è man mano affievolita e da un paio di settimane il gioco ha perso il suo senso, nonostante ci si continui a tenere reciprocamente compagnia con scambi di messaggi e foto. Nel frattempo, come avevo già raccontato , ho avuto la geniale idea di lasciare che l'essere che mi vive a fi...

harira, la zuppa marocchina che riconcilia con il mondo

Ogni tanto in questo periodo, un po' più spesso del solito, l'essere ed io usciamo a cena. Cerchiamo a nostro modo di osservare in modo serio la cautela da tutti raccomandata ma anche di sostenere la buona volontà dei ristoratori che stanno cercando di non soccombere rimanendo aperti. A me danno l'impressione che si tratti non solo di coraggio imprenditoriale ma soprattutto di solide certezze in merito alle proprie abitudini in tema di sicurezza alimentare e di scrupoloso rispetto di tutte le recenti indicazioni aggiuntive. Sono diversi, dunque, i locali dove ceniamo con grande serenità. L'altra sera era  hina-matsuri , festa durante la quale in Giappone si prega per la salute, la bellezza e la crescita gioiosa delle bambine ed il ristorante Shiro l'ha celebrato proponendo uno speciale chirashi dai delicati colori primaverili. Da lunedì a giovedì prossimi, invece, il ristorante Finger's Garden propone un percorso gastronomico alla scoperta di tonnetto, p...

un tuffo nello Hunan cinese per una ricetta di noodle dalla memoria occidentale

Rimanendo in tema di noodle asiatici, questa volta al posto degli spaghetti di riso  racconto di una pasta decisamente cinese, i "silk noodles" tagliatelle di amido di patate dolci del lago Tianding (o Donting, o Tungting). Il bacino si trova nella provincia dello Hunan, che da esso prende  nome:  hu (lago) nan (sud), "a sud del lago". Si tratta di una provincia dalla cucina grandiosa, una delle otto grandi tradizioni culinarie che caratterizzano la gastronomia cinese. Qui da noi è ancora poco conosciuta: i  primi ristoranti cinesi apparsi in Italia una cinquantina di anni fa proponevano quasi solo cucina cantonese, spesso adattata in modo acritico ai gusti occidentali. Solo di recente hanno cominciato a prendere piede anche da noi locali  più attenti alla cucina regionale autentica. Una delle più diffuse attualmente è quella diretta e speziata del Sichuan, a cui la gastronomia dello Hunan in parte somiglia per l'uso di peperoncino, in parte si discosta ...

insalata giapponese di patate miste, questa volta vegetariana

Ci eravamo lasciati, qualche post fa , quando si parlava di arrosticini di pecora, con un interrogativo: "cosa appare a fianco degli spiedini? Lo scopriremo nella prossima puntata!" La puntata è questa, in cui racconto la mia ennesima versione di insalata di patate alla giapponese, che in questo caso, alleggerita nei condimenti vista la presenza del salmoriglio nel piatto finale, risulta più vicina ad un purè che simile ad un'insalata russa, come è di solito, e ben si presta a fungere da insolito contorno freddo per un piatto caldo. Nel blog, lo so bene, ho già proposto tante volte l'insalata di patate giapponese... ma quando un piatto è buono, versatile, preparabile in anticipo e, cosa non secondaria per me, di anima orientale, come si fa a dirgli di no? In questa preparazione tipicamente yoshoku (cioè nata in Giappone relativamente di recente, contaminata da ispirazioni o ingredienti occidentali), i golosi nipponici infilano sempre prosciutto o altri affe...

terrina di trota e verdure con aromi giapponesi: cosa non si fa per l'MTC!

L'idea iniziale era di preparare tre ricette, una di carne, una di pesce e una di verdure, e scegliere le due più interessanti per l' MTC di questo mese , che Giuliana de  La gallina Vintage  ha deciso di dedicare alle  terrine . Sono entusiasticamente partita giorni fa dai tre diversi stampi che stavano nella mia credenza ed ho diligentemente cominciato a raccontarne le storie in tre post, che per ciascuno parlavano di luoghi, persone e accadimenti particolari e che, per tali suggestioni, mi portavano quasi naturalmente verso tre differenti idee di terrina. Avrei poi deciso "a cose fatte" quale terrina presentare fuori gara... Ho persino scritto per intero due ricette dettagliate: ragionamenti letterario-filosofico-affettivi sulla cucina napoletana, base di partenza per la terrina di pesce, e approfondimenti storici su origini del piatto e degli strumenti per prepararlo per la terrina di carne, che era di ispirazione inglese. Ho ricercato a tappeto due ingredie...

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!