Passa ai contenuti principali

pranzo giapponese parte 3: il riso e la regola dei 5 colori

 Rispetto al menù giapponese di cui avevo cominciato a parlare qui e che avevo continuato a descrivere qui, sospendo un attimo la pubblicazione delle ricette dei vari piattini e mi concentro un momento sul riso, che di solito in Giappone viene servito semplice, a supporto del pranzo come per noi il pane, ma che in questo caso si veste riccamente, modificando un pochino il proprio ruolo.

Ho parlato spesso dell'importanza del numero 5 nella cucina giapponese tradizionale, dunque in questo caso non sorprenderà che, per accogliere ospiti molto importanti, il mio riso si mostri con 5 colori, in specifico il goshoku, 五色, l'insieme dei colori base che devono essere tutti presenti per garantire l'armonia visiva di un pasto e/o, come in questo caso, di un singolo piatto: blu (compreso il verde), rosso, giallo (compreso l'arancione), bianco e nero.

Si parte dal riso bianco, che una volta cotto si chiama gohan,ご飯, e ci si adagiano sopra gli altri ingredienti lascandone un pezzettino scoperto, in modo che tutti i colori, compreso il suo bianco, siano visibili in contemporanea. Mi scuso se l'assemblaggio qui è poco ordinato ed il riso in pratica non si vede, ma la foto è stata scattata a tavola, con il piatto già toccato dal commensale.

Sopra al riso si dispongono edamame verdi e poi varie striscioline: rosa di zenzero marinato, nere di alga nori, e gialle di usu tamagoyaki,うす卵焼き, tipica frittatina molto sottile. Con l'angolino di riso bianco che rimane scoperto ecco i nostri 5 colori in bella vista! 

Nonostante a qualcuno possa sembrare, questo NON è un chirashi, che nella sua forma completa si chiama chirasizushi,ちらし寿司 ed è, come dice la parola, una versione di sushi, dove il riso è dunque condito con una miscela di aceto, sale e zucchero. Questo alla base non è riso condito con aceto, dunque il piatto non è un sushi, dunque non è nemmeno un chirashi.

Allo stesso modo questo NON è un poke, piatto hawaiano il cui nome significa "pesce crudo a pezzettini" e che descriveva originariamente pesce di riva o di laguna, l'unico che i pescatori potevano consumare, che veniva spezzettato come snack e condito con sale, alghe e semi locali, sia per donagli sapore che per allungarne la conservazione. 

La base di riso arriva solo dopo, nell'800, con gli immigrati giapponesi, e lo trasforma da snack a piatto completo. Cambiano intanto le regole sociali e non più solo la nobiltà può cibarsi del pesce pescato in alto mare, oltre la barriera corallina, così sopra il riso si cominciano a usare anche tonno e altri pesci pregiati, e negli anni '90 del secolo scorso, con l'influenza culturale americana, ci si aggiungono verdure ed altri componenti. 

Ma questo mio piatto, comunque lo si voglia vedere al di là della storia, non avendo pesce, ne' crudo ne' cotto, di fatto non è un poke. Allora torniamo alla tradizione giapponese e diamogli il suo nome: 

五色ご飯 -GOSHOKU* GOHAN - RISO AI CINQUE COLORI 
ingredienti per 6-8 persone:
per il riso:
3 bicchieri di riso (c.a 410 g)
3bicchieri abbondanti di acqua
3 cucchiaini di mirin
1/2 cucchiaino di sale fino

per la frittata:
2 uova
2 cucchiai di dashi
1,5 cucchiai di sake
1/4 di cucchiaino di zucchero
1 cucchiaino di olio di arachidi
sale

per gli altri topping:
160 g di edamame (peso da sgusciati)
6 fettine di gari, ガリ, germogli rosa di zenzero sottaceto
1 foglio di alga nori
sale

Il riso si prepara così (ma senza castagne!), con l'aggiunta di mirin e sale all'acqua di cottura.
  
I miei edamame erano surgelati: li ho messi al microonde con acqua a filo e un pizzichino di sale, e li ho cotti, coperti, per 6 minuti a 900 w.

Il foglio di nori va tostato passandolo al volo sopra la fiamma dai due lati, poi va piegato in 4 strisce uguali che infine vanno tagliate a julienne con le forbici, ottenendo quello che in Giappone si chiama kizami nori, 刻み海苔, alga a striscioline, o proprio hasami nori, ハサミ海苔, alga tagliata con le forbici!

Ridurre a striscioline anche lo zenzero sottaceto. conservandolo nel suo liquido fino all'uso perchè non si asciughi troppo.

Per i fili di frittata mescolare uova, sake, dashi, zucchero e un pizzico di sale e poi filtrare il mix, per renderlo uniforme.

Ungere una padellina rettangolare (circa 20 x 14 cm), asciugarla leggermente con un pezzetto di carta da cucina (che non va buttato) e quando è ben calda (una goccia di uova sfrigola subito) versarci un quarto del mix, ruotando il tegame in modo che ne copra la superficie in un solo strato uniforme.

Cuocere a fiamma media circa 30 secondi per lato e far poi scivolare la frittatina su un piatto freddo.

Ri-ungere il tegame con la stessa carta unta, versarci un altro quarto del composto e procedere così fino ad ottenere quattro frittatine molto sottili. Lasciarle raffreddare e poi tagliarle a filini sottilissimi.

Dividere il riso nelle ciotole individuali (il galateo giapponese prevede che il riso, in qualunque sua versione, venga sempre servito in contenitori che almeno all'interno devono essere bianchi), disporvi sopra gli altri ingredienti lasciando un poco di riso in vista e servire, ponendo la ciotola in basso a sinistra rispetto al commensale. 

Il piatto gusta mescolando tutti gli ingredienti al riso e poi alternando bocconi di riso a bocconi presi dagli altri piattini.
  • rivoli affluenti:
  • * a seconda della regione del Giappone, gli stessi kanji, a parità di significato, si possono pronunciare anche "goshiki".
  • il piatto è naturalmente vegetariano (addirittura vegano se si sostituisce la frittata con una verdura gialla o arancione) ed è naturalmente gluten free. Per chi è allergico alla soia attenzione agli edamame, facilmente sostituibili con fagiolini a pezzetti, spinacini o piselli.

Commenti

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!