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Visualizzazione dei post da dicembre, 2009

la noche vieja

Lenticchie, melograno, riso, pesciolini secchi, monete di cioccolato, uva... L'abbondanza di cibi in chicchi o di piccolo formato sulle tavole del cenone di Capodanno di tutto il mondo racconta l'imperterrita, atavica speranza che il nuovo anno porti anche una nuova ricchezza. Mentre dalle nostre parti generalmente prevale la lenticchia, in Spagna da esattamente cento anni il vero simbolo del Capodanno è l'uva. Era infatti il 1909 quando un gruppo di produttori vinicoli si ritrovò le cantine piene per un eccesso di produzione di uva, che non riuscivano ne' a vinificare ne' a smaltire sul mercato in modo convenzionale, perché ciò li avrebbe obbligati ad abbassare eccessivamente i prezzi. Pensa che ti ripensa, ecco spuntare la geniale idea: proporre l'avanzo della vendemmia annuale come protagonista di un nuovo rito scaramantico legato al nuovo anno, rifacendosi ad un giochino diffuso da qualche anno nell'alta società francese! L'idea attecchì talmen

... microdiario bis... di una vigilia orientale

Strane queste giornate "di interregno", con una festa appena passata di quelle intense, che è difficile lasci indifferente chiunque nel bene o nel male, ed un'altra festa in arrivo di quelle invece più superficiali, che almeno per me aveva perso fascino già dopo l'adolescenza, perché alla fine istituzionalizza un passaggio che nella realtà non ho mai sentito, crea aspettative di cambiamento vuote di significato mentre il giorno dopo ti ritrovi esattamente nella stessa vita di prima. Se in questi giorni intermedi ci si rituffa nel lavoro o si è in villeggiatura in un qualsiasi altrove quasi non ce ne si accorge, a parte il salutarsi con chiunque a base di auguri non meglio identificati; se invece capita di rimanere a casa tutto suona davvero un po' strano, inutilmente in sospeso. L'anno scorso non mi ero resa conto di nulla perché vivevo un capodanno "dell'altro mondo"... in Giappone , dove quello con il nuovo anno rappresenta un importantissimo

microdiario di una vigilia

Vigilia di piccoli gesti. I biscottini fragranti per la colazione, una bimba che termina di incartare il  suo lavoretto mentre guarda un cartone animato natalizio, un momento di riposo dell'anima mentre si cucina per la famiglia allargata di domani, fuori la pioggia che batte sui vetri e scioglie la neve di troppo. So che sta eccessivamente assomigliando ad un diario ultimamente questo spazio, ma l'atmosfera di questi giorni è talmente particolare che sarebbe un peccato non serbarne memoria... Il presepe sta al centro di questi momenti perchè in fondo ritrae il nucleo della famiglia, esattamente come succederà di ritrovare qui domani. Famiglia in parte monca, in parte raccogliticcia, un pochino confusa nei dettagli e leggermente fuori dai canoni classici, ma raccolta per un giorno in un unico luogo per il gusto di ritrovare i riti comuni che rinsaldano le certezze di base: il rispetto e l'attenzione reciproca, l'affettuosa sopportazione dei limiti di ciascuno, la gio

conciata "per le feste"

Post superbreve per questioni pratiche: pensavo che stelline di ghiaccio e fiocchi di neve di cristallo fossero rappresentazioni sufficienti dell'aspetto invernale del Natale, per lo meno da queste parti dell'emisfero boreale... Invece è arrivata sul serio la neve, insieme ad un freddo vero. Ed insieme al freddo è arrivata un'infreddatura "con i fiocchi", appunto... Così per farla breve mi sono messa in cucina tutta intabarrata e mi sono preparata un piattino velocissimo di tagliolini giapponesi (in onore alla mia golosità ed ai festeggiamenti di questi giorni per il compleanno dell'Imperatore...) ed aromi tailandesi, con la certezza che queste microventate di oriente mi metteranno allegria e con la speranza che uova, lime e peperoncino mi restituiscano un filo di energia e mi aiutino a sopravvivere agli starnuti... che da stasera c'è da cucinare "per le feste"! Stay tuned... Ramen al lime e peperoncino ingredienti x 4 persone: gr. di r

lo spirito (napoletano!) del Natale che verrà

Sono stata un paio di giorni via da casa, volevo cercare meglio il Natale e mi sono rifugiata in una Napoli dolce, nei suoi vicoli affollati, nella sua malinconica e fantasiosa capacità di rigenerarsi e cominciare da capo al sorgere di ogni nuovo giorno. Naturalmente mi sono tuffata nei presepi di San Gregorio Armeno, luogo inventato proprio per ricostruire piccoli mondi, dove gli oggetti in miniatura ritrovano un significato quasi primario, dove in fondo si riesce sempre a sognare nonostante ogni cosa abbia il suo prezzo, Gesù Bambino compreso.   Natale a Napoli non ti parla solo dai luoghi istituzionali, ma viene raccontato d'improvviso, appena voltato l'angolo, da chi sopravvive come può, oppure te lo ritrovi addosso alzando casualmente la testa verso chi riesce a costruirsi la sua piccola dignità lasciando il mondo fuori dai confini del proprio spazio, oppure si insinua sottile quando incroci il quotidiano di chi vive con caparbietà in un'altra epoca a

canzoni e fiori di lunga vita

Avevo cinque anni, aspettavo Natale e mi capitò di sentire al giornale radio parole come "attentato", "strategia della tensione", "terrorismo". Suoni senza significato, appartenenti al linguaggio lontano degli adulti, suoni in mezzo a cui sono cresciuta senza nemmeno accorgermene. Avevo quindici anni ed un giorno mi sono chiesta a cosa si riferisse De Gregori quando citava il 12 dicembre in una canzone sulla capacità di resistere. Da allora è una data che mi è rimasta impressa con malinconia e sobria levità, esattamente come mi succede il 23 dicembre, quando mi ritrovo ad iniziare la giornata canticchiando un'altra sua canzone: "...tra due giorni e Natale ci scommetto che nevica, ci scommetto dal freddo che fa." I primi passi verso una certa consapevolezza storica li devo dunque ai racconti di famiglia ed alla passione adolescenziale per la musica. I percorsi strani della mente... Di eversione e terrorismo in questa giornata parlano

di necessità virtù...

Qualche tempo fa, quando ancora l'idea di aprire un blog mi era lontana anni luce e mi limitavo a dar fastidio sui blog altrui, Precisina di "Mamma che buono" mi aveva chiesto di inviarle via mail un'idea che avrebbe pensato lei a pubblicare in una raccolta pdf  per partecipare all sua raccolta di ricette locali o familiari "povere ma belle", cioè golose a costo ridotto. Non so come mai ero convinta che la mia ricetta non sarebbe stata pubblicata, così tutta tranquilla mi lanciai in un ragionamento su scarsità di mezzi ed arte del riciclo, che mi è tornato in mente qualche giorno fa nello scambiare due chiacchiere con Elisabetta commentando un suo post  su "Friarielli e Tigelle" e che qui, su suo stimolo, ripropongo volentieri, anche perchè il risultato in fondo rientra in quella vena elegantina e confidenziale che hanno di solito le mie ricette dicembrine. Come si sa, sono cresciuta in Lombardia ma con una mamma svizzera, molto più dedita al l

il naso appiccicato alla vetrina

Sta arrivando Natale. Più che dalle luminarie e dalle vetrine addobbate (che hanno in realtà cominciato ad apparire oltre un mese fa, snaturate ed assolutamente fuori contesto), me ne accorgo dalla sottile voglia che mi ha preso da qualche giorno di rendere un po' speciali la casa, i cibi, i programmi delle giornate libere... Mi piace e consola recuperare la gioia infantile del presepe come un mondo in miniatura, in cui succedono le magie come quelle della stella cometa che segna la via o di bue ed asinello che scaldano un bimbo infreddolito. Mi piace appendere all'albero di Natale i piccoli oggetti che ho radunato in una vita e che mi raccontano ognuno una favola diversa, come se a questo punto dell'anno ciò che è successo finora avesse il potere di abbracciarmi, di scaldarmi, di esortarmi a non perdere l'animo dopo essere arrivata fino a qui. Certo non ho le stesse trepide aspettative di quando preparavo a scuola i lavoretti di carta per i genitori e la sera del 2

in una bella casa

Accogliere amici in uno spazio personale ha fatto riemergere dei pensieri sul significato dell'abitare che mi si muovono dentro da qualche settimana, così ho ricordato una riflessione condivisa qualche tempo fa con una delle persone che è stata ora mia ospite. La storia è questa... Un diploma in tasca, una certa esperienza in un settore professionale in piena espansione, una fidanzata straniera, un luogo d'origine con poche prospettive lavorative... ed il gioco è fatto: il nostro eroe prende armi e bagagli e decide che la sua futura vita sarà europea. Dopo qualche anno nel nuovo Paese l'attività è avviata, la vita ha preso il suo trantran e la casa è acquistata, perchè adesso oltre alla moglie ospita anche un piccolo italo/europeo, che parla fluentemente la lingua madre e con qualche incertezza la lingua padre e che mangia cibo locale e pasta italiana con la stessa familiarità. Il papà è saggio, ha fatto della sua famiglia un nido senza distanze. Per chi gli chiede di

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!