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Visualizzazione dei post da gennaio, 2010

come Al Pacino

Questa volta una prefazione brevissima alla ricetta perchè ho molto da dire su altri argomenti che mi frullano in testa ma pochissimo tempo per scriverli, essendo per il momento ancora impegnata a viverli. La vorticosissima settimana in corso mi sta fornendo spunti per montagne di riflessioni, mi sento vagamente frastornata e non potermi fermare a gustarmi questa sensazione di realtà quasi alterata contribuisce all'impressione di vivere una vita parallela ... Conto di tornare ad ammorbare gli altri con i miei sproloqui abbastanza a breve. Oggi vado diretta al cibo e racconto semplicemente la piccolissima storia della nascita di questa strana ricetta: ho ricevuto in eredità due barattoli di panna acida ungherese che ho serbato come un tesoro fino a che non si è presentata la giusta occasione di condivisione, quando all'orizzonte è comparsa anche una confezione di spettacolare caviale di salmone russo decisamente molto aromatico. Ogni tanto le amicizie estere danno proprio sodd

girare la frittata

Una volta che alle superiori la professoressa di matematica dovette assentarsi per qualche settimana, venne sostituita da una giovane supplente che tentava di darsi un contegno agli occhi degli alunni ma che era evidentemente spaesata e terrorizzata, trovandosi d'improvviso lontana da casa con l'incarico di tenere a bada una ventina di ragazzetti quasi suoi coetanei. Un giorno era alla lavagna e tentava di spiegare un teorema mentre la classe alle sue spalle tutto faceva fuorchè seguire la lezione, quando un alunno dal genio matematico, colui che in quarta superiore già si leggeva per svago i testi del secondo anno della Facoltò di Matematica, la interruppe chiedendo chiarimenti su un passaggio che a lui sembrava non tornare. Aveva ragione lui, anche se nessun altro dei suoi compagni capiva la sua obiezione: la giovane insegnante aveva sbagliato completamente la dimostrazione e si era infilata in un vicolo "matematicamente" cieco. Imperturbabile lei si voltò con u

facchini in pausa

Ieri sera ero in un ristorante giapponese che ha organizzato una "cena musicale" composta da piatti nipponici e brani d'opera italiana. Un soprano ed un baritono giapponesi hanno intonato arie di Donizzetti, Verdi e Rossini ed un pubblico misto di Giapponesi ed Italiani si è potuto gustare le loro superbe voci insieme ai vari piattini proposti dallo chef. La cosa straordinaria è che i due giovani interpreti e la pianista che li accompagnava sono in Italia  per perfezionare la conoscenza della musica operistica e lavorano qui come camerieri o traduttori per pagarsi gli studi di canto... I Giapponesi impazziscono per due aspetti dell'Italia: quello artistico e quello gastronomico (amore da parte mia assolutamente ricambiato!). Sembrerà una semplificazione, ma al di là dell'episodio di ieri sera la mia testimonianza personale conferma in pieno questo dato di fatto... Gli amici giapponesi più cari che ho li ho proprio conosciuti così: una pittrice a Firenze per stud

saluto a M.

Ho  già raccontato di quando da ragazzina ho capito che per sopravvivere alla gestione culinaria di famiglia, volonterosa ma ingenua, di mia mamma avrei dovuto cominciare a cucinare in prima persona. Sperimentando a casaccio, per la maggior parte delle volte (tanto del risultato sarebbero comunque stati tutti contenti...) ma anche cercando di imparare da libri e riviste e dalle mamme dei miei amici. Parlavo di "mamme" al plurale ma mi riferivo in specifico alla mamma del mio moroso di allora, che pacata, gentile e disponibile, per cinque anni filati mi ha sopportato tra i piedi e mi ha raccontato, mostrato e dettato come muoversi in cucina. L'ho adorata per un sacco di motivi e sinceramente mi ha insegnato ben altro sulla vita e sulle relazioni, oltre alle sue ricette. Però mi piace raccontarla qui proprio per questa piccola deliziosa caratteristica del nostro rapporto, che si è naturalmente allentato quando non sono più stata la sua quasi-nuora e che si è definitivame

la virtù della contezza

Capita di incontrare persone davvero straordinarie, ogni tanto nella vita. Ad esempio ho un'amica molto intelligente che non vedo quasi mai, con cui ci mandiamo spesso messaggi non so perchè per interposta persona invece che sentirci direttamente, che scrive benissimo senza tirarsela e che adoro per il suo senso dell'umorismo. Parliamo raramente di casi personali e quasi solo per farci battute spiritose sopra, ci incrociamo dal vivo di rado per via del vorticare delle reciproche vite e stranamente sempre con altre persone nei paraggi, quindi onestamente è difficile spiegare come il legame sottile che ci unisce sia riuscito ad essere anche tanto indifferente alle definizioni convenzionali. Sarà che ogni tanto ci scappa una mail di quelle proprio da manuale, che ti stamperesti e ti porteresti appresso per tutto il giorno perchè basta guardarla per sorridere... L'altro giorno ci scrivevamo perchè stanamente entrambe avevamo tempo in contemporanea ma una laringite rendeva d

senza tempo

Totale silenzio riguardo all'iniziativa del Pay It Forward. Chissà se c'è semplicemente bisogno di pensarci sopra con più calma oppure è proprio un'idea balzana in sè che qui dentro non avrebbe mai potuto funzionare... La provo a spostare di lato per evitare che venga fagocitata dalla successione di post in arrivo e la lascio in vista ancora un po'. Così ho più tempo anch'io per capire meglio. Anche perchè oggi di tempo per fermarmi a pensare non ne ho proprio! Ieri sera ho preparato delle lasagne e, senza pensare, ho lasciato i quadrotti di sfoglia avanzata a seccare su un telo per tutta la notte, immaginando di poter scegliere oggi se utilizzarli per dei ravioli aperti a pranzo, se riporli in dispensa oppure se surgelarli. Questa mattina invece mi sono trovata una bella sorpresa... La sfoglia si era tutta crepata! Dapprima ho pensato alla soluzione più semplice: completare l'opera di sminuzzamento per farne dei maltagliati e mi sono messa di buona lena

matematica a forma di cuore

Cosa c'entra una scrittrice americana di romanzi per adolescenti con l'improvvisa decisione di mettere in gioco questo blog, che fino a qualche momento fa aveva il gusto di starsene accuratamente nascosto tra le pieghe del web, lontano dai riflettori di contest, meme, premi e da tutto quello che in questo mondo serve a quanto pare come cassa di risonanza? Anch'io avrei risposto "non c'entra un fico secco!" Nel senso che qui si parli pure di romanzi quanto si vuole ma non avevo intenzione di uscire allo scoperto più di così per nessuna ragione, ne' tantomeno di verificare chi mi leggesse, quanto, da dove, perchè e via dicendo... L'altro giorno invece sono incappata in una proposta di Patricia di Aroma di Casa  che mi ha dapprima stuzzicato per una questione di pura golosità e poi quasi intenerito, quando ho scoperto il vero punto di partenza di  questo PIF . Così ho aderito. Anche se ci ho messo un pochino di tempo per capire cosa diavolo significas

la mia terza vigilia

Oggi è Рождество , cioè Rozhdestvo, il Natale Ortodosso, che cade il 7 gennaio a nove mesi esatti dall'Annunciazione. Beh... in realtà si tratta più di una questione di slittamento tra il calendario giuliano e quello gregoriano, ma la prima spiegazione mi sembrava molto più suggestiva! Ho trascorso la vigilia di ieri sera a casa di amici russi con altri ospiti lettoni ed ucraini e tutti mi hanno resa partecipe delle loro tradizioni, più o meno comuni. Si tratta per tutti loro di una ricorrenza religiosa e familiare del tutto paragonabile al nostro Natale come sentimento religioso, nella ritualizzazione dei vari momenti... e come occasione per riunire famiglia ed amici attorno ad una tavola bene imbandita, anche se manca quasi totalmente la componente commerciale tipica delle nostre feste. I bambini infatti hanno ricevuto i loro doni la notte di Capodanno, anche se Babushka , una sorta di Befana ortodossa, probabilmente porterà loro qualche dolcetto questa notte. Dicono che la

il sambuco sopra i cammelli

Da bambina ho trascorso raramente l'Epifania a casa perchè la famiglia si trasferiva in massa in montagna, dove la mattina del 6 gennaio la Befana lasciava a noi bambini dei dolcetti nelle calze ed un bel pezzetto di carbone sul tavolo, per ricordarci  che nessuno dimenticava fino in fondo le marachelle combinate durante l'anno ed in realtà lei avrebbe continuato a tenerci d'occhio... Quelle rare volte che invece ci siamo ritrovati a Varese per l'Epifania, non era la Befana a farsi viva bensì i Re Magi; in genere succedeva a casa dei nonni, dove potevamo rubacchiare qualche cioccolatino tra quelli appesi al loro albero prima che lo dosfassero e soprattutto, invece della calza di caramelle, trovavamo vicino al presepe dei cammelli di lucida pasta sfoglia! Si tratta di una tradizione tutta varesina, a quanto pare non di origine popolare ma di invenzione relativamente recente. L'idea sarebbe nata da un pasticcere che nel dopoguerra propose attraverso questo semplic

sogni pigri, quasi deliri...

Domenica mattina sonnacchiosa, fuori un cielo pigro che si stiracchia e non promette nulla di buono, nessun programma urgente, le note di Paolo Conte in sottofondo ad imprimere alla giornata un andamento lento. Esistono pochi attimi di perfezione più assoluta... Qui, tutto il meglio è già qui, non ci sono parole per spiegare ed intuire e capire, Madeleine, e se mai ricordare… Tanto, io capisco soltanto il tatto delle tue mani e la canzone perduta e ritrovata come un’altra, un’altra vita… Allons, Madeleine, certi gatti o certi uomini, svaniti in una nebbia o in una tappezzeria, addio addio, mai più ritorneranno, si sa col tempo e il vento tutto vola via, tais toi, tais toi… Ma qualche volta è così, che qualcuno è tornato sotto certe carezze... E poi la strada inghiotte subito gli amanti, per piazze e ponti ciascuno se ne va, e se vuoi, laggiù li vedi ancora danzanti che più che gente sembrano foulards… Ma tutto il meglio è già qui, non ci sono parole… Squilla

domani...

"- Quando si guarda l'acqua in un secchio, - disse Adamsberg - si vede il fondo. Metti dentro un braccio e tocchi qualcosa. Anche in una botte, ci riesci. In un pozzo, non ce la fai.  Anche lanciarci dentro dei sassolini per cercare di capire non serve a niente. Il dramma è che ci si prova lo stesso. L'uomo ha sempre bisogno di 'capire'. E questo gli crea solo grane. Lei non ha idea della quantità sterminata di sassolini che ci sono in fondo ai pozzi. [...] - Ma non vedo che rapporto c'è con l'omicidio - disse Castreau. - Non ho detto che ce ne sa uno - disse Adamsberg. - Allora perché ci racconta la storia del pozzo? - Perchè no? Mica si può sempre parlare per essere utili." Il fiore invernale sul balcone è fiorito da solo, inevitabilmente, perché la vita si snocciola un giorno dopo l'altro, senza far caso alle date. Da quando l'ho imparato non mi aspetto novità dall'anno nuovo, non tiro bilanci, non faccio propositi... .Questa volta

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!