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Visualizzazione dei post da agosto, 2009

imparare la bellezza

Due cose mi hanno colpito leggendo degli usi e costumi tradizionali tailandesi: che quasi tutti gli uomini come rito di crescita trascorrevano tre mesi in un monastero vivendo proprio come monaci e che le fanciulle nobili aspiravano ad essere accolte a corte perchè a palazzo reale ricevevano vere e proprie lezioni di etichetta e buongusto, di cui erano parte integrante corsi sia di preparazione che di decorazione del cibo... Al di là dunque di tutte le specifiche indicazioni che si possono trovare in merito alle caratteristiche regionali, alle influenze straniere, ai codici religiosi ed a quelli sociali che hanno condizionato lo sviluppo dell'attuale cucina tailandese, credo che le ragioni profonde dell'armonia che mi ispirano i loro piatti stiano proprio qui, nella grazia e nel rispetto che permeano l'anima intima di una società tradizionale educata alla bellezza ed alla gentilezza, valori che si traducono poi anche a tavola in aromi, colori e consistenze tanto lontani d

... e un elogio alla lentezza

Il gusto dei tempi lunghi, il sapore dell'attesa... insomma: esattamente il contrario del post precedente! Ma oggi è domenica, un vento stupendo questa notte ha spazzato via l'afa dei giorni scorsi ed oggi è addirittura freschino (ok tutto è relativo... ma dopo settimane sopra i 30° restare sotto un cielo nuvoloso attorno ai 22° sembra un miracolo...). Oggi vivo all'insegna della pazienza e del tempo naturale, quello che non viene scandito da un imperioso orologio ma viene cortesemente segnalato da un'antica e calma meridiana, se proprio ci si ricorda di guardarla... Mi piacciono il silenzio, l'uniformità, la luce bianca di questa giornata: segnano una specie di cambiamento. Ci sono alcuni giorni in cui ti accorgi che sta cambiando la stagione, quasi mai questi giorni speciali coincidono con le date canoniche. Avremo ancora giornate caldissime, forse anche a lungo, ma oggi si è spezzato qualcosa, il clima ha fatto un passettino verso una stagione diversa. Mi pia

il lusso della velocità...

Stasera sono rientrata dal lavoro stanca morta. Sarà che sul sabato pesa l'accumulo dell'intera settimana, sarà che le ferie brevissime non aiutano ad uscire per bene dal gorgo, sarà che ultimamente vago in un momento di malinconia, ma chiudersi la porta alle spalle è stato un sollievo, aprire il mio libretto di cucina preferito è stato un balsamo, trovare poi tra frigo e dispensa tutti gli ingredienti giusti quasi una promessa del destino... Non ci vuole tanto per reinfondermi il buonumore, basta... una veloce e semplicissima ricetta giapponese! Il libro è una raccolta di 61 ricette casalinghe giapponesi realizzata da una fondazione no profit di Tokio che sperava di invogliare le giovani sposine delle generazioni moderne a non abbandonare la tradizionale cucina di casa delle proprie madri o nonne. E così hanno cercato e radunato le ricette più diffuse e semplici della cucina domestica tradizionale e le hanno pubblicate, approntandone intelligentemente anche una versione in i

l'allegria in cucina

Una quindicina di anni fa ho scoperto a Bologna su segnalazione di un amico una libreria dedicata solo al cibo. Ora là non esiste più, mentre se ne trovano facilmente nelle grandi metropoli, sarebbe interessante capire perchè. Quando ci ho messo piede ai tempi mi è mancato il fiato... Lo stile era quello della bottega di un antiquario: ogni volume accuratamente esposto e coccolato come un oggetto prezioso. Potrei rimanere per ore affascinata all'interno di una libreria, esattamente come in un negozio di stoviglie ed attrezzature da cucina. Una libreria ad argomento solo culinario era ai tempi come davvero un regalone! Vi acquistai, tra l'altro, il libro di una (a me) sconosciuta autrice australiana, Jill Dupleix, che mi riempì di entusiasmo ad ogni pagina che sfogliavo. Non si trattò solo dell'incontro con uno stile editoriale all'avanguardia, con foto per i tempi innovative e con una serie di ricette fresche ed originali, ma soprattutto fu la rivelazione di un nuovo

la carne di lusso

Non vado pazza per la carne "carne", quella rossa che sa proprio di carne (!), così la uso raramente e sempre un po' (troppo) camuffata da accostamenti o condimenti decisi. Anche da piccola raramente riuscivo a finire tutta la bistecchina che ogni tanto mia madre mi metteva nel piatto "perchè ti fa bene", al di là di ogni questione di gusto. Per mia fortuna però esiste da qualche anno anche un rovescio della medaglia... Nel paesino di montagna dov'ero qualche giorno fa c'è un macellaio davvero bravo, l'unico di cui invece riesco davvero ad apprezzare la carne così com'è. Quando sono entrata nella sua bottega per la prima volta scherzando gli ho raccontato della mia indifferenza per la sua arte: lui ha fatto un salto nel retro e mi ha portato un pezzo di manzo che diceva buonissimo ma poco apprezzato, dato che ora va di moda la carne "magra". Ma il segreto, lui sostiene, sta in un taglio venato anche di grasso, che in cottura la rende

le sfide inutili di sarde e gorgonzola

Cena in giardino per il compleanno di un amico. E' un goloso di torte salate, come regalo vuole che tutti gliene portino una differente e si diverte a decidere per ciascuno l'ingrediente principale. Capita che a me attribuisca il gorgonzola, credo lo faccia apposta per vedere se riesco a darne una versione un po' leggera e adatta alla stagione... Non mi conosce bene evidentemente, perchè io non sono per niente una da gare e sfide. Una storia d'amore importante era iniziata proprio così: rifiutando una sfida. Lui era venuto a sapere da conoscenti comuni della mia passione per la cucina e così cominciò a raccontare di quanto gli venivano bene le sarde a beccafico, poi si voltò verso di me e cominciammo a disquisire sulla presenza o meno dell'uvetta. Mi disse: "Beh, visto che sembri brava ti invito da me, cuciniamo entrambi e vediamo chi è il migliore...". Avrei dovuto capire già da quello che il mio destino con lui non sarebbe stato facile, ma al momento

le pin-up senza bikini

Non c'è stato niente da fare: ero in crisi di astinenza! Appena rientrata nella mia cucina non sono riuscita a stare lontana dagli ingredienti giapponesi... In questo caso si tratta di una preparazione super-veloce tipica della cucina giapponese da izakaia , cioè "da pub", locali dove spesso si trovano gli impiegati dopo il lavoro, sostanzialmente a socializzare, bere e fumare anche se nel mentre spiluccano pure del cibo. La sera invece gli stessi locali si riempiono di gruppi di giovani rumorosi (tutto il mondo è paese...), assetati ma anche affamati, e qui la cucina diventa più interessante... Un po' come nei tapas bar spagnoli ci si ritrova nel piatto uno spaccato molto vivace ed attuale della cucina giapponese, dove prodotti semplici ed in genere poco costosi sono cucinati e presentati dalla maniera più tradizionale a quella più crativa. Un classico fino a qualche anno fa erano le pareti tappezzate da poster di ragazze in bikini ( mizugi ) che pubblicizzava

bozzoli...

La formazione del gusto (e del disgusto) della civiltà occidentale odierna ha una storia sorprendente e curiosa. Per esempio, anche senza citare le scimmie, noi discendiamo da una stirpe di insettivori: Giovanni Battista visse nel deserto cibandosi di miele e locuste, Aristotele era ghiotto di crisalidi di cicale, Plinio racconta di una larva detta cossus, vera prelibatezza sulla tavola degli antichi Romani, gli invasori germanici nel Medioevo facevano scorpacciate di bachi da seta fritti... No, quello della foto non è nulla di tutto ciò... si tratta di un'innocua coda di scampo avvolta nel lardo e dorata! Preparazione "innocua" ai nostri occhi, comunque, perchè i tabù alimentari differiscono notevolmente da cultura a cultura, quindi un mussulmano, ad esempio, non si sognerebbe mai di cibarsi di lardo, cosi come chi assimila il carapace dei crostacei alla chitina dei coleotteri... non riuscirebbe mai nemmeno ad avvicinarsi ad un piatto di gamberetti! La vera ragione

facciamo finta che le pesche siano un dolce...

Gita al lago, qualcosa di semplice e fresco per far merenda sotto un pergolato, ancora qualche giorno di vacanza davanti... cosa c'è di meglio? E poi qui si celebra un evento: il primo post dolce (va be', "dolce"... si fa per dire!). Diciamo che qui passa come macedonia, giusto perchè qualche dessert prima o poi deve comparire, ma riducendo lo zucchero a 1 cucchiaino ed aggiungendo qualche foglia di rucola ed un pizzico di sale sul melone... abbiamo un antipasto! Ok, io sono appassionata di contaminazioni, ma che il cetriolo sia della stessa famiglia del melone non me lo sono inventata io, perchè dunque non avvicinarli? E per addolcirli qualche spicchio di pesca, storicamente coltivata insieme alle viti (che oggi ci riparano dal sole di questa terrazza). La pesca che, come la pera ed altri frutti facilmente deperibili, erano considerati una prelibatezza degna solo dei palati più nobili, da servire a fine pasto. Fino a '500 avanzato, quando dominava la medicina

la polenta di ferragosto!

Feriae Augusti , "le vacanze di Augusto"... anche gli imperatori romani andavano in vacanza, in questo periodo, più precisamente Roma era in festa per l'intero mese, con i riti più solenni il 13 agosto, a celebrare Diana dea delle fasi della luna e della maternità, e poi all' Opiconsiva del 25 agosto, festa di Opi dea della fertilità edi Conso dio dei campi. Le Feriae , dette Augusti perchè indette dall'imperatore Ottaviano Augusto, erano come i Saturnali (l'odierno Carnevale) una delle poche occasioni in cui era permesso che schiavi e padroni si mescolassero liberamente. Forse per questo le feriae sono rimaste talmente radicate nella tradizione popolare che con l'avvento del Cristianesimo la Madonna ha sostituito le dee pagane nella celebrazione della fertilità e della maternità ma agosto è rimasto un momento di riposo ed un'occasione di svago. Chissà qual era per gli antichi Romani una pietanza più speciale delle altre per celebrare l'evento

la lezione dei pomodori

Di solito cucino davvero così a casa, come in questo blog, ovvero in modo variato e schizofrenico... A parte periodi di sensibilità monomaniacale nei confronti di una regione o di un ingrediente, mediamente seguo le regole di alternanza delle preparazioni e di utilizzo prevalente di prodotti di stagione, ma le ricette sono sempre immancabilmente "contaminate" e fuori dalle abitudini locali, oppure seguono pedissequamente la tradizione proprio perchè in partenza si tratta di una ricetta insolita. Insomma: in ogni fase della mia vita è sempre arrivato qualcuno che ad un certo punto mi guardava con occhi supplicanti e chiedeva: "... ma un bel piatto di spaghetti al pomodoro no?!" E invece sì, ho agli atti anche un bel sugo di pomodoro, un filo "anni '80" ma tranquillo tranquillo... solo che è verde! La storia (eh già, anche questa volta ce n'è una!) è quella di una ragazzina che durante le vacanze estive, dopo aver incoscientemente dimostrato qual

le uova di Baghdad

Leggendo "Le mille e una notte" o qualsiasi altra raccolta di favole orientali, tra gli innumerevoli motivi di meraviglia mi sono spesso persa nelle descrizioni dei sontuosi banchetti di califfi e sultani, talmente trascinata dal racconto da non riuscire a soffermarmi su aspetti concreti tipo dove fosse la Persia o se esistesse un confine tra favola e realtà. L'antica Persia è l'odierno Iraq e da Baghdad arrivano oggi racconti di ogni tipo che poco hanno a che fare con fiaba e gastronomia. Lo stile di vita e l'alimentazione delle persone comuni comunque è cambiato poco, nel senso che sopravvivono nel quotidiano usanze ed abitudini millenari. La cucina casalinga è molto varia e miscela elementi di origine contadina e pastorale con frange della antica, raffinatissima cucina di corte. Il risultato è un insieme di piatti saporiti, originali ed anche "belli" nonostante la semplicità degli ingredienti. Un posto speciale occupano uova e frittate, che costit

la globalizzazione all'ottomana...

A scuola ero diligente e prendevo buoni voti, per alcune materie avevo più simpatia che per altre ma non sono mai stata trascinata da nessuna di esse in particolare. Verso la fine delle superiori, grazie agli stimoli di un'insegnante più illuminata della media, ho acquisito invece una visione interdisciplinare dell'intera faccenda, cogliendo a questo punto un senso decisamente più completo ed entusiasmante della scuola... Purtroppo recuperare tutto quello che avevo studiato senza passione era impossibile, ma da allora ho sempre cercato di comprendere ciò che imparavo attraverso esperienze, studi ed incontri, incrociando la storia con la geografia, la letteratura con le lingue... e a poco a poco in tutto ciò si è infiltrata anche la cucina! Così quando ho incontrato preparazioni simili in luoghi diversi è stato naturale chiedermi la ragione di questa sorta di antica "globalizzazione", che in passato era quasi sempre legata ad invasioni, guerre, conquiste e scambi com

imprevisti e deviazioni

Raccontavo durante una lunga estate movimentata di qualche anno fa ad una bambina la sua "favola da viaggio", vagamente ispirata a Walt, il mr. Vertigo di Paul Auster. In realtà ce la raccontavamo a vicenda questa storia e non so chi ci provasse più gusto, tra noi due, a stravolgere con continue sorprese il destino del nostro protagonista... Si trattava di un ragazzino che sapeva volare e le sue vicende nel nostro racconto si sviluppavano a puntate più o meno farcite di eventi in base alla durata del nostro trasferimento del momento. Il divertimento principale stava nel calcolare l'interruzione della narrazione ogni volta quando l'auto era in vista della meta proprio in un momento di grande suspence. La bimba aveva capito la regola del gioco e non ritirava mai in ballo il nostro personaggio fino a che non era ora di rimontare in macchina per la tappa successiva. Traevamo spunto dalle nostre esperienze quotidiane e lo scopo vero, oltre naturalmente a riempire la no

il vino dei bambini

No, nessuna ricetta di bibita analcolica da propinare ad innocenti pargoli, ma proprio le curiose vicende della mia infanzia che mi hanno impedito di crescere astemia... Forse esagero con gli amarcord, chissà perchè in questo periodo affiora così prepotente la necessità di ritracciare il percorso che mi ha portato fino a qui. Magari ho solo voglia di ritrovare certezze e rifugi di infanzia, perchè tutte queste crescite e maturità varie tendono ogni tanto ad allontanarci troppo dalla visione semplice e salda delle realtà di base, oppure sto acquisendo lo sguardo languido di chi sta passando oltre... Di nuovo la citazione di ricordi, dunque, anche se la ricetta è nuova nuova... questa volta due flash di merende infantili a casa dei nonni. Il primo, veneto, fin da bambini ci dava del vino di nascosto dai genitori e dalla nonna, sostenendo che l'acqua fa arrugginire! D'estate a fine pranzo oppure a merenda ci preparava dei bicchieroni colmi di pesche a fettine affogate nel vino

un viaggio senza partenza

Non sempre le cose diverse da noi si conoscono viaggiando... Io, tutta fiera delle mie insolite passioni culinarie (all'epoca ero intrippata contemporaneamente per cucina marocchina, spagnola, danese e statunitense) me ne stavo un'estate di parecchi anni fa bella tranquilla in vacanza ad Alassio. Vivevo allora da coppietta felice, condividevo con lui queste malsane curiosità gastronomiche e ci si divertiva un mondo a trascorrere la giornata in pigro relax per poi cercare a cena ogni sera una sagra di paese diversa, così da assaggiare le meno conosciute e più genuine specialità locali. Una sera, più pigri e meno affamati del solito, stavamo passeggiando per il paese in cerca di una semplice gelateria quando ci imbattemmo invece nell'insegna di un ristorante tailandese... Guardarci negli occhi, intravedervi reciprocamente un luccichìo bramoso ed entrare nel locale fu tutt'uno. In sostanza non ricordo assolutamente cosa mangiammo, ma mi intrigò la possibilità di scegli

zucchine in faccia

Leggevo di una maschera di bellezza per il viso che miscelava la polpa di zucchina con miele ed olio di mandorle... e mi sono ingolosita! Va bene che per deformazione vedo sempre il lato gastronomico delle cose, ma qui il suggerimento era davvero sfacciato! Prima mi è venuta in mente una torta dolce di zucchine e mandorle (certo: come caccio la frutta nei piatti salati vuoi che quei pochi dolci che preparo abbiano ingredienti tutti "normali"?!), poi ripensandoci mi è parso molto più intrigante provare il contrario. Comunque l'utilizzo del miele per preparazioni salate non è invenzione mia, ha origini romane ed ancor prima greche, spesso in abbinamento all'aceto (all'epoca anche con funzioni disinfettanti e conservanti). Qui l'aceto non c'è ne' mi interessava una componente aspra, però pensando al binomio tipico orientale di zucchero e salsa di soja è nata la tentazione di combinare le due tradizioni... e così siamo alla miscela miele + soja, che in

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!