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Visualizzazione dei post da marzo, 2014

zuppina cinese di pollo: altro che riciclo!

Oggi post veloce e profumatissima minestrina di pollo. Come lusso un po' primaverile, non come penitenza!  Pur avendo poche semplici componenti non si tratta affatto di un piatto scontato o di ripiego. Pur usando ingredienti già cotti non vuole riciclare avanzi quanto utilizzare, come spesso nella cucina cinese, prodotti preparati prima con cura per assemblare all'ultimo momento un piatto fresco e veloce. Gli ingredienti principali di questa zuppa sono  un brodo molto aromatico e del pollo morbidissimo,  ottenuti appositamente in anticipo  in questo modo  e valorizzati in una zuppina trasparente e delicata.  Ad occhio potrebbe pure sembrare giapponese, vista la "scarsità" selezionata degli ingredienti e la lievità dell'insieme. Invece si basa su aromi e pure logiche estetiche e di abbinamento pienamente cinesi.  Solo che in Italia non siamo abituati ad una ristorazione cinese di qualità, con conseguenti giustificati pregiudizi, così ce ne perdiamo purtropp

il soufflè della fenice (quella che magari si rialza...)

Galvanizzatissima, anche se molto  in ritardo su quanto avrei voluto ( come   ultimamente  mi capita troppo spesso!) , eccomi a cucinare per l' MTC  di marzo, per cui quella santa donna di  Fabiana   di  Tagli e Intagli   ha proposto il mito sacro del  soufflé ... Proprio a causa di questo terzo giudice, tanto accogliente e curioso ed insieme tanto difficile da stupire, ho deciso di volare bassissimo senza cercare fuochi d'artificio. Volevo un sapore insieme delicato e sorprendente, un po' come sono l'anima  del soufflé  e la sua stessa consistenza. Quell'elegante "senza parere" che fa un po' snob, insomma... Ed esiste già una cucina che in sé è quasi sempre delicata e sorprendente, una delle culture gastronomiche più raffinate (e per vari motivi sottovalutate) del mondo: quella cinese. Perché in Cina si intendono, sì, di fuochi d'artificio, ma anche moltissimo di armonia del gusto, nonostante la pletora di terrificanti ristoranti cinesi in Itali

wrap di radicchio e quinoa: due in uno!

Avrei voluto postare questa ricetta di  Salutiamoci   a febbraio, quando era protagonista  il radicchio rosso , ospitato da Lucrezia di Peanut in Cookingland . Il mese mi ha travolto, così presento il piatto a marzo, quando Daria di   Gocce D'Aria  accoglie le ricette a base di  quino a ... In fondo essendo presenti entrambi gli ingredienti è una ricetta che vale doppio! Tra i radicchi ho scelto quello di Chioggia per la forma concava delle sue foglie interne: mi divertiva  servire la quinoa in una coppetta di  radicchio, usano dunque le foglie come "cucchiai" per raccogliere la quinoa, avvolgendole poi la foglia intorno e portando il bocconcino alla bocca per mangiare tutto insieme . La quinoa in questo caso è quella bianca per un maggiore contrasto cromatico con il radicchio (... e onestamente anche perché è quella che avevo già in casa!).  Il contrasto tra il gusto fresco del radicchio crudo e l'amarognolo di quello stufato è sottolineato dalla dolcezza natura

carciofi yoshoku e anime distratte

Invitata a contribuire con qualcosa di mangereccio per un incontro domenicale tra amici in cui ciascuno avrebbe portato qualcosa, mi ritrovavo:  1) una cassetta di carciofi fresca fresca di mercato (merito della stagione) 2) pochissimo tempo per cucinare (niente di nuovo) 3) una grande voglia di cibo giapponese, che non preparavo da troppi giorni (idem come sopra!) Rendermene conto e provare ad usare i carciofi in chiave giapponese è stato tutt'uno...  In Giappone non conoscono i carciofi e non li coltivano ne' li importano, nonostante ne sappiano apprezzare il sapore perché assomiglia a quello del chorogi , un piccolo tubero locale  consumato specialmente per Capodanno  che ricorda vagamente il nostro topinambour.  Superata l'idea immediata di una  tenpura di carciofi  (che in fondo senza troppe varianti si incontra alle più disparate latitudini senza andare a scomodare i Giapponesi),  ho provato ad interpretare questo ortaggio in chiave yoshoku , cioè a cavallo tra

capuns: storia svizzera di capponi scampati e di contadine ingegnose

Non ho avuto ancora occasione di parlare di un menù preparato qualche tempo fa attorno al tema delle specialità svizzere meno diffuse, che si è pensato di rielaborate in versione "elegante" in occasione di un pranzo importante.  Dunque non gli ultranoti  zuppa d'orzo,   w ü rstel o r ö sti ma tipiche prelibatezze  elvetiche talmente "locali" da essere spesso poco conosciute appena fuori del Cantone di origine.  Il menù prevedeva: Aperitivo con dadini di Bölletünne (torta di cipolle, di Sciaffusa) Capuns (fagottini di biete, dei Grigioni) Mehlsuppe (zuppa di farina tostata, di Basilea) Chügelipastetli (cupola di sfoglia ripiena di vitello e funghi, di Lucerna) Insalata con croûtes au fromage (crostini al formaggio e vino bianco, del Vaud) Fontana di cioccolato svizzero con  brunsli  (biscottini al kirsh, di Zurigo) e frutta fresca Quel che ha sorpreso tutti per delicatezza di consistenza e di aromi sono stati i C apuns,  un antico piatto casalingo,

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!