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Visualizzazione dei post da dicembre, 2015

daikon al sesamo: da rabbia a leggerezza

Non sarà giapponese la mia chiusura d'anno, ne' a tavola ne' nello spirito. In partenza il tema gastronomico avrebbe dovuto essere jap, poi ha virato sul thai, poi ha rischiato di darsi all'americano e invece all'ultimo è diventato peruviano.  E questa volta, caso strano, non sarò neppure io a cucinare. Per una volta poco male: ho altro da fare. La parte jap di me reclama un po' però, così, per predispormi serenamente all'ultimo giorno dell'anno, mi metto a sbucciare  una radice di daikon. Intanto  tiro le somme dell'annata in chiusura e penso a cosa ho imparato dal 2015. E' stato un anno pieno di piccole soddisfazioni e di grandi delusioni. Protagonisti indiscussi sono l'enorme stima verso una persona che ha saputo essere affettuosa, trasparente, paziente e surreale in dosi perfette, e l'affetto grande nei confronti di chi è stato ultimamente colpito in modo duro, vive immerso  nelle difficoltà  e purtroppo non sono ancora in grado d

la sapienza nei biscotti natalizi

Il post natalizio avrebbe dovuto essere tutto un altro. Poi, come capita sempre nella vita reale, arrivano eventi che ti scombinano i piani. Così i l Natale della mia famiglia allargata quest'anno sarà complesso, e per questo ho deciso all'ultimo di pubblicare la ricetta del mio regalo "speciale".  Ogni anno la tradizione familiare vuole che ci si scambino doni fatti solo con le nostre mani.  Si sono viste marmellate e conserve, biscotti e preparati per cioccolata, vini e grappe, burro e panettoni, frutti disidratati e salse dagli aromi strani, ma anche calendari con foto di famiglia, disegni incorniciati, libri di ricette e sciarpe personalizzate, decori per l'albero e presepi di Lego... tutto rigorosamente preparato in casa. Non svelo quale regalo ho preparato questa volta per i miei cari, resta una cosa di famiglia, ma pubblico volentieri la ricetta di una cosina che ho aggiunto all'ultimo minuto, pensata in sostituzione di un altra leccornia che avrebb

budino veloce di banane spudoratamente natalizio

Un amico ospedalizzato ha espresso un desiderio: gelo di mellone. Ok... dove la trovo un'anguria succosa e zuccherina a dicembre a Milano?! Scavalcat o il problema utilizzando un melone invernale e qualche goccia di sciroppo colorato (ma non è la ricetta di oggi), l'esperienza di un dolce al cucchiaio senza uova ne' latte mi ha stuzzicato la fantasia su cosa avrei potuto combinare con della frutta più a portata di mano. La solita impagabile Dole  mi ha offerto il giusto spunto con le sue saporitissime banane. Tralasciando, visto che è quasi Natale e che ho una giornata superimpegnata, le dotte disquisizioni sulla differenza tra budino, flan e blablabla (tanto ne avevo già parlato un po' qui ), passerei direttamente alla ricetta, naturalmente di necessità velocissima, e poi scapperei dietro alla vita vera.  Nonostante lo stampo non a tema natalizio i profumi lo sono quasi tutti, spudoratamente. Ovvio che anche le distinzioni tra whisky, whiskey e bourbon le lascerei

teglia di patate.hu

Prosegue la breve saga nel blog dell'"Ungheria in Cucina", dopo la versione "conigliosa"  del pollo alla paprika di qualche giorno fa e l'incursione di un loro salume nell'ultimo piatto di  lenticchie ... Nella vita il mood ungherese è stato molto più lungo ma non tutto quello che preparo finisce sul blog. Almeno non subito! Ecco come ho usato il vero ultimo barattolo di panna  tief öl , fortunatamente nascosta in frigo dietro una montagna di salsicce. Sempre ungheresi ovviamente. Perché con certe persone, sia nei regali che nella vita, non esistono le mezze misure. Protagonista della ricetta di oggi, un piatto casalingo ungherese che rappresenta uno dei confort food più terapeutici che abbia mai assaggiato, è proprio la salsiccia ungherese. Sto parlando di quella secca, che può apparire a noi incolti più un salame sottile e stagionato che una salsiccia fresca. Mettiamo dunque un po' di ordine: in Ungheria la produzione di salumi è una vera art

le insospettabili armonie delle lenticchie all'ananas

Sulla tavola delle feste di questo periodo sono per me irrinunciabili le lenticchie. Non solo come popolare contorno al cotechino di capodanno o come simbolo portafortuna, ma proprio per il loro sapore che, grazie ai magici poteri della preistorica memoria gusto-olfattiva di cui siamo dotati, è per me un sapore,  come quello dei mandarini,  affettivamente legato alle feste trascorse in famiglia. Questa volta volevo pensare le lenticchie in modo originale, che le portasse con grazia su una tavola invernale pur senza tradire la loro anima semplice . E mi è venuto subito istintivo andare a frugare nelle usanze della gastronomia indiana, maestra nell'utilizzo di lenticchie di ogni varietà e colore all'interno dei piatti più disparati. In India e in genere in Medio Oriente è usanza aromatizzare le lenticchie con limone o sapori aspri, abbinamento che il mio palato approva in pieno. Cercavo però qualcosa di meno "diretto" questa volta. Mi è venuto in aiuto un meraviglio

dorayaki: tra Oriente e Occidente per nascita

In Giappone non esistono "dolci da dessert", in compenso si è perfezionata nei millenni un'arte pasticcera che ha sviluppato piccoli dolcetti dall'aspetto meraviglioso e dai sapori molto delicati. Non essendo in antichità un Paese ricco di frutteti ed amando consistenze per noi relativamente insolite, come quelle della crema morbida e compatta dei dolcetti invernali e quella gelatinosa in estate, in genere i dolci giapponesi sono un po' spiazzanti per gli Occidentali. La dolcezza dello zucchero, ingrediente anticamente molto costoso e presente in minima parte in quasi tutti i piatti della gastronomia giapponese, non è particolarmente ricercata nei wagashi , i dolcetti giapponesi tradizionali, che si affidano più alle note dolci di castagne, batatas, zucca e fagioli, a cui basta poco zucchero per esaltare le note più golose. Non fanno eccezione a questo gusto anche dolci più recenti, ispirati alla pasticceria occidentale ed entrati in uso in Giappone dai prim

l'ingrediente speciale per il coniglio alla paprika

Incredibile: da anni di web frequento ungheresi e qui non ho mai pubblicato la ricetta del piatto forse più famoso dell'Ungheria dopo il gulash: il paprik ás   csirke , il pollo alla paprika! Il motivo è semplice: uno degli ingredienti base è la tejf ö l , la "panna acida" ungherese , che possiede  un sapore ed una consistenza unici, poco replicabili con i prodotti nostrani, anche miscelati tra loro o addizionati di mascarpone o di ricotta. Per la cronaca contiene  circa il 23 % di grassi, mentre  la panna in commercio in Italia ne ha intorno al 20-21 % se da cucina, intorno al 33-35 % se da montare. Il mascarpone possiede invece  il 47% di grassi e la ricotta  attorno al 5%). Quindi non è niente di più "pericoloso" per le arterie di una nostra qualsiasi trasgressione pannosa, specie in questo periodo dicembrino di concessioni golose. Viene definita panna acida ma per la verità non lo è davvero, almeno al mio palato. Certo ha un leggero sentore fermentato,

il caffè come ingrediente per piatti salati

Non si utilizza spesso il caffè in cucina, di solito, ma è un vero peccato. Al di là dei prevedibili accostamenti con ingredienti per dolci, tipo il cacao, la panna o le nocciole,  gli esperti di food pairing lo trovano perfetto in abbinamento con il gruyère, il foie gras, gli  asparagi, le seppie, lo  zafferano, la salsa di soia, l'aceto balsamico o il concentrato di pomodoro, per dire... Si tratta di un ingrediente che, sapientemente dosato, dona ai piatti aromi sottilmente amari, un'acidità gentile e la sorpresa di un sapore forse inaspettato ma adattissimo per armonizzare le diverse componenti di un piatto. Ne sono un esempio questi due esperimenti, componibili in un piatto unico perché non si sovrappongono nel gusto nonostante il comun denominatore del caffè, che in uno entra liquido e nell'alto in chicchi. Mi sarebbe piaciuto sentire più pareri in merito a queste ricette, meno estreme di quanto potevano far intendere le premesse ma comunque abbastanza or

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!