Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da aprile, 2011

la forma supposta dell'accordo

Va bene, lo so, lo so: oggi è il giorno delle Nozze Reali. Anche se nel blog mi sembra di parlare quasi solo di Giappone, in realtà la Gran Bretagna è un'altra delle mie passioni esterofile più o meno nascoste. Quindi, volente o nolente, di questo matrimonio sono al corrente anch'io... Oggi è imperativo parlare d'Inghilterra; ma perchè, mi sono chiesta, generalmente in effetti nomino la Gran Bretagna così poco, dato che la sento tanto vicina? Forse semplicemente perchè è davvero qui dietro l'angolo, facilmente raggiungibile e talmente "domestica"  da non esercitare quel fascino misterioso di cui continuano ad essere avvolte terre meno a portata di mano. E poi, altra fortuna, della Gran Bretagna capisco pure la lingua e la grafia, quindi gran parte del mistero si volatilizza. E capisco ed apprezzo parecchio anche la loro cucina, ad essere sincera, consumandola con curiosità in loco e cibandomene abbastanza spesso anche a casa, alla faccia dei soliti diffusi

la storia siamo noi

Non ho mai saputo esattamente come mai il 25 aprile si celebrasse la Liberazione. Ho avuto un nonno partigiano che raccontava con entusiasmo quel giorno, quando cercò in tutte le mercerie della città nastri rossi, bianchi e verdi, con degli spilli ne fece coccarde e si mise poi a girare per la città cantando canzoni popolari ed appuntando fiocchi tricolori al bavero di tutti quelli che incorciava. Mio nonno era una persona semplice, però. Per quanto le sue azioni si siano poi rivelate strategiche per la storia partigiana locale, credo gli mancasse una visione più generale e più "alta", e che avesse fatto le sue scelte fondamentalmente più spinto da un insopprimibile istinto per la libertà che da grandi ragionamenti filosofici. Per questo io ho sempre vissuto il 25 aprile più come una festa di famiglia che come un'occasione di importanza nazionale. Esattamente come ce l'a trasmessa lui. Il 25 aprile della mia infanzia era il giorno in cui mio nonno prima, e dopo di

passaggi

L'altra sera mi ha colto di sorpresa un profumo di acacia. Un segnale di primavera che si è insinuato tra i pensieri plumbei di un periodo complesso e mi ha ricordato che la natura si rinnova e tutto rinasce, noi volenti o meno, noi partecipi o no. " Seasons will pass you by ", come dicevano gli Yes. Ma anche, con meno amarezza, la testimonianza che le cose belle continuano ad accadere anche quando non ce ne rendiamo conto. E sarebbe il caso di accorgersene e non farsi sorprendere all'improvviso dalla primavera come se fosse fuori stagione, come se il mondo si fosse fermato prima, come se non avesse importanza vivere in sintonia con il proprio tempo. Il mio pensiero è sempre al Giappone ed alle persone che apprezzano la fioritura della nuova primavera mentre spalano macerie e cercano di ricostruirsi con determinazione una speranza di futuro. Tutto di conseguenza qui si ridimensiona. In Giappone non si celebra la Pasqua, in questi giorni. Nelle religioni in cui es

un'esplosione di semolino!

Il semolino si è presentato nella mia infanzia in tre sole versioni. Il ricordo più vivo è quello degli gnocchi alla romana di mia nonna, che le avrò visto fare al massimo una volta l'anno, e quindi erano indice di domenica o di festa speciale. Ricordo che li stendeva ad asciugare sul tavolo della sala prima di cuocerli in forno ed io, che col naso arrivavo giusto all'altezza del tavolo, allungavo timidamente in dito per verificarne l'insolita consistenza e poi, molto furtivamente, finivo sempre per rubacchiarne qualcuno. La seconda versione era la pappina cremosa del mio fratellino piccolo durante lo svezzamento, la terza gli gnocchi fritti di mia mamma, che non ricordo se acquistasse pronti da friggere o già direttamente fritti (donna pratica e lavoratrice, poca poesia e molta sostanza!), a volte proposti dolci ed a volte salati. Alla luce del nuovo MTC di aprile  di  Menù Turistico , visto che la ricetta questa volta dovrebbe assomigliare agli gnocchi di semolino  pr

i regali

Nami è nata a Narita, appena fuori Tokio, e vive in Italia da dieci anni. Ha una piccola impresa di import-export insieme ad un socio, lei dirige da qui la parte italiana ed il socio da là ne cura la sezione giapponese. Ogni anno si visitano a vicenda un paio di volte, con un viaggio intercontinentale che Nami aspetta con impazienza perché, nonostante in Italia viva con Romano, un bel fidanzato dai capelli chiari e dall'accento modenese, naturalmente il suo viaggio ha scopi legati non solo al lavoro: tutti i suoi parenti vivono nella sua cittadina d'origine e tornare a casa e ritrovare la famiglia e gli amici d'infanzia le fa sempre piacere. E' dura stare tanto lontana da un intero mondo e vivere il proprio quotidiano in un Paese dove ogni cosa è affrontata proprio alla base con pensieri e modalità differenti dalle sue... Nami adora l'Italia, per carità, ed ha pure un carattere dinamico, deciso e addirittura estroverso, dunque non è certa che tornerebbe a vivere

parole, fiori

Due le parole che mi ronzano in testa in questi giorni. Naturalmente giapponesi, naturalmente complesse, naturalmente difficilissime da tradurre in concetti occidentali: hanami e ganbarè . E' ora il periodo in cui di solito in Giappone si celebra la primavera. I Giapponesi hanno un modo tutto loro per farlo: organizzano viaggi, gite o picnic, girando tutto il Paese o semplicemente trascorrendo qualche ora nei parchi cittadini, per ammirare la fioritura degli alberi.   Hanami è la parola che definisce proprio questo gusto di ammirare la natura ed il piacere di condividere la gioia che essa ci dona. Ne avevo parlato diffusamente l'anno scorso e mi rendo conto che questa volta i sentimenti di armonia e meraviglia suscitati dallo spettacolo della natura che si rinnova hanno un intrinseco messaggio di speranza, quasi crudele nella sua bellezza. Ed ecco che si fa largo l'altro termine difficile da tradurre, un esortativo dalle mille interpretazioni. Una sorta di scoglio

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!