Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2011

le stagioni sfasate

Ultimi scampoli di primavera che va incontro all'estate. Le giornate sembrano stranamente più faticose. "Stranamente" perché in verità nel quotidiano nulla è cambiato: i pesi e le gioie sono gli stessi di ieri e di domani. Sarà che mi immalinconisce lasciare la primavera e le sue conferme di speranza ben riposta. Sarà che mi ritrovo troppo jap inside... Nella visione orientale la percezione dei mood stagionali è sfasata di un posto rispetto alla nostra: la vera stagione di rinnovamento non è la primavera ma l'inverno, quando sotto la neve, nella terra gelata, riposano i semi e con loro la speranza di una vita che rinasce, di un futuro che ritorna. La primavera viene vissuta come tripudio della vita e pienezza di energia, come per noi l'estate, perché è la conferma di tutto il lavorio, invisibile ma incessante, che destino e natura hanno operato durante le stagioni apparentemente "morte". L'estate invece per gli orientali è la stagione in cui, r

clambake della luna di quando i cavalli perdono il pelo

Hana è nel tepee e pensa. Il clan le ha chiesto di preparare qualche vivanda speciale per la festa imminente e gli uomini sono lontani. Le donne non cacciano, almeno nella sua tribù, quindi deve inventarsi qualcosa con ciò che le altre squaw possono aiutarla a raccogliere. E non vuole sfigurare. La festa è un evento sociale importante: ad ogni luna la tribù di Hana organizza un clambake , che inizialmente era il nome della lunga buca scavata a terra, riempita di pietre roventi, poi di alghe umide su cui veniva deposto il cibo, a sua volta coperto di pelli perché cuocesse al vapore. La tribù ogni volta si riunisce attorno alla fossa cantando, fumando e raccontandosi le storie degli antenati, fino a che il cibo è pronto e lo si condivide in allegra armonia. Nel tempo il significato della parola clambake si è esteso ad indicare un "raduno di amici attorno al cibo", (un po' come quello che in altri tempi si chiamerà barbecue...). Ed un convivio tra tribù amiche è propr

gli occhi del drago

Niente da fare: Marco Polo in 18 anni se l'è proprio girata il lungo e in largo la Cina! Dopo una tappa a  Su Zhou ad ammirare la seta eccolo ora arrivare a Hang Zhou , altra città della Cina orientale nel delta dello Yangtze. Anche Hang Zhou è sulle rive di un bellissimo lago, lo Xihu, detto il Lago dell'Ovest, che secondo i Cinesi sembra sia nato da una perla della Via Lattea, creata da un drago e da una fenice e poi caduta per sbaglio sulla Terra... Ma sul posto si trova pure una collina sacra arrivata in volo dall'India e ricca di statue del Budda scolpite nelle sue grotte, così come la valle Meijiawu, accanto al Tempio del Pozzo del Drago, dove si dice cresca il tè migliore della Cina. Insomma, un luogo ricco di leggende affascinanti! Anche la cucina del posto è molto ricca e fantasiosa. Oltre naturalmente al tè della valle ed al pesce di fiumi e laghi, la gastronomia locale ha una particolare predilezione per la carne, come aveva notato anche Marco Polo. Si

a zonzo con spuntino

Non è che parlando di altro io mi scordi il Giappone, naturalmente... Quindi, proprio al volo, la segnalazione di alcune cose molto interessanti da fare in questi giorni per approfondire la conoscenza della cultura nipponica e per aiutare anche in concreto le popolazioni colpite dal terremoto. Se qualcuno nei prossimi giorni può permettersi di andare un po' a zonzo per l'Italia incontrerà una serie di iniziative culturali di cui parte o tutto il costo del biglietto andrà ad associazioni benefiche pro Giappone: dal 20 al 22 maggio: l'ormai famoso Mi Japan , mostra mercato di tutto ciò che fa Giappone, in corso a Milano al Chiostro dell'Umanitaria in via S. Barnaba, dalle10 alle 22 (io sarò al banco gastronomico nel tardo pomeriggio di domenica). domenica 22 maggio: all' Istituto Campi di Cremona , alle ore 16.30 il concerto “Kizuna, l’amore per la terra”, canti tradizionali giapponesi e classici italiani, Istituto A. Campi, via Gioconda, 1 (l'intero inc

riprendiamo il filo (di seta)

Dopo qualche tempo ecco che la vivandiera risale sul carro per seguire i nuovi spostamenti di Marco Polo nell'esplorazione del continente asiatico. Come vivandiera ufficiale si era leggermente disunita in effetti, presa più dai drammatici eventi dell'attualità orientale che dalla visione storica e quasi favolosa dell'Oriente di Marco Polo; come tifosa invece ha seguito ogni suo spostamento con avidità di informazioni. Così sa benissimo che, dopo aver visitato la penisola indocinese, Marco è da tempo di nuovo rientrato nella terra del Kahn e si aggira oggi, curioso ed attento come sempre, tra le sete di Su Zhou , città di acqua tra fiume e lago, e di giardini verdeggianti. Dicono sia meravigliosa anche oggi, immmaginiamoci ai tempi di Marco Polo... Quale miglior luogo per la nostra vivandiera, ansiosa di riprendere il filo del cammino interrotto, se non la città della seta? Senza perdersi tanto in chiacchiere si fionda dunque al mercato locale e, con pesce fresco e verdu

l'occasione giapponese

Terremoto e tsunami hanno avuto disastrose conseguenze in Giappone: hanno raso al suolo intere cittadine e devastato la vita di migliaia di persone, che senza più famiglia ne' casa ne' lavoro vivono in palestre e dimore di fortuna, cercando di reagire con grande forza d'animo alla situazione senza lamenti ma con tenacia e volontà di riscatto. Questo atteggiamento giapponese di eccezionale dignità ha purtroppo fatto sì che l'attenzione mediatica non potesse nutrirsi a lungo di emozioni e pietismo, e si spostasse dunque troppo velocemente su altri temi. Non si nega che anche le conseguenze nucleari del disastro siano gravi e mettano in pericolo una vasta fetta della popolazione se non si saprà tenerle perfettamente sotto controllo, anzi: a maggior ragione proprio per questo gli interventi e l'informazione dovrebbero essere il più possibile diretti e propositivi. In realtà gli organi di informazione si sono egoisticamente concentrati soprattutto sui possibili risch

piccola goccia

Come molti, i primi giorni in cui si parlava in rete della catastrofe giapponese non ho osato pubblicare immagini dirette delle zone terremotate. Sostanzialmente per rispetto del pudore delle popolazioni colpite: i Giapponesi infatti già in quei primi momenti erano poco interessati a lamentarsi ed a suscitare pietà, quanto più impegnati a causare poco disturbo ai soccorritori e ad affrontare da subito il problema con grande risolutezza. Come molti, al posto delle foto di allagamenti e devastazioni ho usato un'immagine decisamente evocativa, un'onda  del pittore Hokusai che monta nell'oceano con il vulcano Fuji sullo sfondo. Ne ha dipinte tantissime, due secoli fa, tutte emozionanti. Amo da sempre il suo modo di descrivere la natura come un vero "personaggio", non sfondo alle azioni umane ma piena protagonista della vita insieme all'uomo. E trovo perfetta l'armoniosa fusione tra lo stile descrittivo della pittura giapponese con quello occidentale ottoce

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!