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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

fagioli, sorelle e storie di Nativi per Popogusto e il Calendario del Cibo italiano

Per questa terza immersione nel mercato di Popogusto  mi dedico ai legumi, di cui parleranno venerdì 2 marzo alle 17 in diretta dai microfoni di  Radio Popolare , Giorgio Donegani e Marco Di Puma e che in quella occasione mi accolgono come ospite a rappresentare i foodblogger del  Calendario del Cibo Italiano . Avevo inizialmente pensato di incuriosirli raccontando della soia, perché si sa, il mio blog è giramondo e mi piace mettere l'accento su ciò che conosciamo meno, lasciando per un momento da parte, in questo caso, i legumi che ci sono più familiari come fagioli, ceci, lenticchie o cicerchie secche o, quando sarà stagione, fagioli, fagiolini, taccole, piselli e fave freschi.  Ma il discorso sarebbe stato troppo slegato da quello che in effetti si può trovare nel meraviglioso mercatino che da il nome alla trasmissione, e che anche questa settimana si terrà ai chiostri dell'Umanitaria di Milano, via San Barnaba, 48. Allora ho pensato di concentrarmi sui

la storia molto zen di un petto di faraona affumicato

La storia di questa ricetta è tormentata: quando la "anche no" (ovvero senza blog attivo)  Greta  ha pensato all' affumicatura casalinga   per il 70° MTC ho esultato perchè mio nonno era falegname, sono cresciuta nel profumo dei suoi trucioli e l'idea di usare il legno per donare un sapore speciale ad un alimento mi esaltava. Ci avevo anche già scritto attorno un bel post di memorie familiari, individuato la polenta come ingrediente perfetto da affumicare e programmato una visita a mio padre, che continua a dilettarsi con il legno nel suo piccolo laboratorio personale e che poteva procurarmi trucioli ricavati da vecchi alberi da frutto del suo giardino, oramai da anni ridotti in assi stagionate. Quando la possibilità di arrivare a quei trucioli è (posso proprio dire...) "sfumata" per questioni oggettive di mancanza di tempo, l'ho preso come un segno del destino ed ho cambiato completamente direzione, buttandomi sull'affumicatura con riso e tè,

la lettura americana delle fettuccine all'Alfredo

Il tema del mese del numero di febbraio di   Mag About Food  è la trasformazione e, nello scrivere in questa ottica per loro un paio di articoli sulla cucina italo-americana che usciranno a breve (aggiornamento di pubblicazione: il primo è questo ), ho inevitabilmente citato l'esempio classico delle Fettuccine all'Alfredo. Io magari lo do per scontato, ma forse non tutti in Italia conoscono questo piatto, e la cosa è particolarmente curiosa, visto che “fettuccine all'Alfredo” sono considerate dagli Americani una classica specialità italiana, specificamente romana, anche se poi ignorano piatti locali per noi ben più tipici come la carbonara o l'amatriciana.  Ma poi: cosa è davvero questo benedetto piatto che oramai il mondo intero ha ribattezzato, con definizione americana Fettuccini Alfredo? In realtà, a dirla banale banale, sarebbe una pasta al burro e parmigiano. Ricetta comunissima in tutte le famiglie italiane, difficilmente questo piatto è presente sulla c

l'anello d'oro delle mie frittelle ungheresi semiserie

La mia ambigua interpretazione dei farsangi f á nk, i bomboloni del carnevale ungherse, ha prodotto frittelle degne di Giano, il dio bifronte che non poteva mai guardare solo al futuro o solo al passato, vedere solo l'interno o l'esterno, apprezzare solo il dolce o solo il salato dell'esistenza... così come delle frittelle! Per propiziare la fine dell'inverno in Ungheria ci sono diverse feste tradizionali, tutte di origine pagana (come molte altre in Europa, compreso il nostro carnevale) e tutte particolarmente rappresentative del folklore e del sentimento locale.  I  busòk , maschere con terrificanti visi di legno ed abiti di pecora, sfilano  ruomorosamente per le strade per  scacciare l'inverno e richiamare la primavera, per gioire per l'imminente fertilità che prenderà la natura ed arrivano ad inscenare il funerale della brutta stagione, bruciandone le spoglie in un falò o affidandone la bara alla corrente del fiume.  La festa più scatenata e fo

la genialità nella semplicità: zuppa di pane con burro e acciughe, personalizzata

Un'idea semplicissima e geniale, quella di una zuppa ispirata a pane burro e acciughe. L'ho trovata qualche giorno fa  qui da Alice  e non ho potuto fare a meno di replicarla. Be', questa mia è un pochino diversa: sarà che l'altro giorno non avevo davvero tempo per pensare a niente, la mattina ho usato quello che avevo in casa, pane secco e latte, per il primo ammollo e la sera super di corsa ho cercato di arrangiarmi con il resto, sempre a dispensa quasi vuota. Sono andata a naso per le dosi, cercando dei sapori molto intensi per superare quella consistenza un po' slushy  che tendono ad avere le zuppe di pane, tipo   l'acquacotta  umbra o la pappa la pomodoro toscana, e che l'essere che mi sta a fianco non gradisce.  Accortami al rientro che le acciughe sottolio erano finite, sono stata tentata di aggiungere salvia al burro e di miscelare un erborinato deciso (in frigo avevo  Edelpiz ) alla zuppa, ma è arrivato l'essere in soccorso, che è entrat

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!