Avevo cinque anni, aspettavo Natale e mi capitò di sentire al giornale radio parole come "attentato", "strategia della tensione", "terrorismo". Suoni senza significato, appartenenti al linguaggio lontano degli adulti, suoni in mezzo a cui sono cresciuta senza nemmeno accorgermene.
Avevo quindici anni ed un giorno mi sono chiesta a cosa si riferisse De Gregori quando citava il 12 dicembre in una canzone sulla capacità di resistere. Da allora è una data che mi è rimasta impressa con malinconia e sobria levità, esattamente come mi succede il 23 dicembre, quando mi ritrovo ad iniziare la giornata canticchiando un'altra sua canzone:
"...tra due giorni e Natale
ci scommetto che nevica,
ci scommetto dal freddo che fa."
I primi passi verso una certa consapevolezza storica li devo dunque ai racconti di famiglia ed alla passione adolescenziale per la musica. I percorsi strani della mente...
Di eversione e terrorismo in questa giornata parlano tutti, visto che sono passati quarant'anni tondi ed i numeri "tondi" servono appunto in genere a chiudere i cerchi, di solito in forma di celebrazioni, di falsi bilanci e di santificazioni. Io non sento sufficiente distanza per giudicare ciò che mi è passato accanto da bambina come fosse un fatto storico e sono davvero poco interessata alle strumentalizzazioni successive, come alle attribuzioni di colpe e meriti che non si capisce se arriveranno mai.
Il fatto che mi è rimasto dentro è emotivo, non razionale, mi viene istintivo solo pensare alle famiglie delle vittime, con malinconia e sobria levità. E canticchio De Gregori, come spesso mi capita. Oggi nella giornata giusta.
Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste...
Il pensiero dunque che mi trovo addosso è una via per uscire dal lutto attraverso le proprie risorse, una favola orientale che trasforma un crisantemo in simbolo di lunga vita. Per dar voce alla speranza, una delle grandi e silenziose forme di resistenza al brutto e al cattivo.
La leggenda vuole che una bimba si recasse al tempio con un fiore per chiedere che la madre malata guarisse. La risposta fu: "Tua madre riceverà in dono un numero di giorni di vita pari al numero dei petali del fiore che tu doni agli dei". Così la bambina con le sue unghie minute tagliò i larghi petali del suo crisantemo in un numero infinito di striscioline sottili e la madre visse in salute per anni e anni.
Il mio crisantemo è in una tisana bollente e sottilmente amara, e pure in una zuppa confortante, dai colori smorzati, fatta di fiori sbocciati e semi di speranza, profumato con spezie forti di vigore ed anche un po' arrabbiate...
Tornando al terreno: le spezie sono una miscela pestata grossolanamente al mortaio di semi di coriandolo, aglio e zenzero freschi, polvere di curcuma, semi di cumino, senape in grani, macis in polvere, semi di finocchio peperoncino in fiocchi, fienogreco, chiodo di garofano e foglie secche di curry. Si può semplicemente sostituire con un buon curry indiano in polvere. L'idea di cuocere il cavolfiore con le nocciole invece me l'ha ispirata un vecchio post di Sigrid.
Zuppa di cavolfiori e nocciole con fiori di lunga vita
ingredienti per 4 persone:
500 gr. di cavolfiore pulito
80 gr. di nocciole sgusciate e spellate
1 cipolla
una decina di fiori secchi di crisantemo (si trovano nei negozi di prodotti orientali)
1 uovo
1/2 cucchiaio di spezie miste (o curry in polvere)
1 cucchiaino di semi di lino
1 cucchiaino di semi di zucca
1 cucchiaino di semi di girasole
1 lt. di brodo vegetale
olio di girasole (o olio di oliva leggero)
sale
zucchero
Dividere la polpa di cavolfiore in cimette ed affettarne sottile il torsolo; frullare grossolanamente le nocciole; tagliare la cipolla a velo; portare il brodo a leggera ebollizione.
Scaldare un cucchiaio di olio ed appassirvi la cipolla a fuoco basso fino a che diventa trasparente.
Alzare la fiamma, unire la miscela di spezie e far tostare 30 secondi, quindi versarvi il cavolfiore e le nocciole ed insaporire un paio di minuti.
Coprire con il brodo e cuocere coperto per una ventina di minuti, fino a che il cavolfiore sarà morbido.
Nel frattempo sbattere l'uovo con un pizzico di sale ed uno di zucchero, perchè in cottura assuma un colore più scuro, e versarlo in un padellino con un goccio d'olio caldo, per formare una frittatina non enorme ma leggermente spessa, da cuocere un minuto per lato e poi da lasciar intiepidire. Con uno stampino ritagliare dalla frittata dei fiorellini.
A parte portare a bollore 4 bicchieri d'acqua, versarvi i fiori, spegnere e lasciare in infusione un paio di minuti, fino a che i fiori si sono ben aperti e gonfiati e la tisana ha un colore giallo intenso.
Scolare i fiori con un mestolo forato adagiandoli con cura in un piattino e versandovi sopra un filo della loro acqua perchè restino belli umidi, filtrare poi il resto della tisana e tenerla ben calda, in attesa che sia pronta la zuppa.
Levare qualche mestolo di brodo dalla zuppa e filtrarlo, conservando il trito di nocciole che ne risulta, quindi frullare le verdure fino ad ottenere una crema morbida, di cui si regola la consistenza unendo la quantità preferita di brodo filtrato (e/o di tisana, se se ne apprezza il sapore amarognolo. Io ho preferito tenerla a parte, per contrasto con il dolce della crema di cavolfiore), quindi regolare di sale, se serve.
Dividere la crema in 4 piatti, decorare con la frittatina sopra cui si adagia un fiore, con dei pizzichi dei vari semini ed un mucchiettino di nocciole "filtrate", quindi servire con una tazzina di tisana a parte, eventualmente dolcificata a piacere con pochissimo zucchero e decorata con un altro fiore.
(P.S.: la crema di verdura ha in realtà un colore abbastanza dorato, più invitante di quanto sembri in foto. Niente: è certo che devo seguire almeno un corso base di fotografia!)
Avevo quindici anni ed un giorno mi sono chiesta a cosa si riferisse De Gregori quando citava il 12 dicembre in una canzone sulla capacità di resistere. Da allora è una data che mi è rimasta impressa con malinconia e sobria levità, esattamente come mi succede il 23 dicembre, quando mi ritrovo ad iniziare la giornata canticchiando un'altra sua canzone:
"...tra due giorni e Natale
ci scommetto che nevica,
ci scommetto dal freddo che fa."
I primi passi verso una certa consapevolezza storica li devo dunque ai racconti di famiglia ed alla passione adolescenziale per la musica. I percorsi strani della mente...
Di eversione e terrorismo in questa giornata parlano tutti, visto che sono passati quarant'anni tondi ed i numeri "tondi" servono appunto in genere a chiudere i cerchi, di solito in forma di celebrazioni, di falsi bilanci e di santificazioni. Io non sento sufficiente distanza per giudicare ciò che mi è passato accanto da bambina come fosse un fatto storico e sono davvero poco interessata alle strumentalizzazioni successive, come alle attribuzioni di colpe e meriti che non si capisce se arriveranno mai.
Il fatto che mi è rimasto dentro è emotivo, non razionale, mi viene istintivo solo pensare alle famiglie delle vittime, con malinconia e sobria levità. E canticchio De Gregori, come spesso mi capita. Oggi nella giornata giusta.
Viva l'Italia, l'Italia liberata,
l'Italia del valzer, l'Italia del caffè.
L'Italia derubata e colpita al cuore,
viva l'Italia, l'Italia che non muore.
Viva l'Italia, presa a tradimento,
l'Italia assassinata dai giornali e dal cemento,
l'Italia con gli occhi asciutti nella notte scura,
viva l'Italia, l'Italia che non ha paura.
Viva l'Italia, l'Italia che è in mezzo al mare,
l'Italia dimenticata e l'Italia da dimenticare,
l'Italia metà giardino e metà galera,
viva l'Italia, l'Italia tutta intera.
Viva l'Italia, l'Italia che lavora,
l'Italia che si dispera, l'Italia che si innamora,
l'Italia metà dovere e metà fortuna,
viva l'Italia, l'Italia sulla luna.
Viva l'Italia, l'Italia del 12 dicembre,
l'Italia con le bandiere, l'Italia nuda come sempre,
l'Italia con gli occhi aperti nella notte triste,
viva l'Italia, l'Italia che resiste...
Il pensiero dunque che mi trovo addosso è una via per uscire dal lutto attraverso le proprie risorse, una favola orientale che trasforma un crisantemo in simbolo di lunga vita. Per dar voce alla speranza, una delle grandi e silenziose forme di resistenza al brutto e al cattivo.
La leggenda vuole che una bimba si recasse al tempio con un fiore per chiedere che la madre malata guarisse. La risposta fu: "Tua madre riceverà in dono un numero di giorni di vita pari al numero dei petali del fiore che tu doni agli dei". Così la bambina con le sue unghie minute tagliò i larghi petali del suo crisantemo in un numero infinito di striscioline sottili e la madre visse in salute per anni e anni.
Il mio crisantemo è in una tisana bollente e sottilmente amara, e pure in una zuppa confortante, dai colori smorzati, fatta di fiori sbocciati e semi di speranza, profumato con spezie forti di vigore ed anche un po' arrabbiate...
Tornando al terreno: le spezie sono una miscela pestata grossolanamente al mortaio di semi di coriandolo, aglio e zenzero freschi, polvere di curcuma, semi di cumino, senape in grani, macis in polvere, semi di finocchio peperoncino in fiocchi, fienogreco, chiodo di garofano e foglie secche di curry. Si può semplicemente sostituire con un buon curry indiano in polvere. L'idea di cuocere il cavolfiore con le nocciole invece me l'ha ispirata un vecchio post di Sigrid.
Zuppa di cavolfiori e nocciole con fiori di lunga vita
ingredienti per 4 persone:
500 gr. di cavolfiore pulito
80 gr. di nocciole sgusciate e spellate
1 cipolla
una decina di fiori secchi di crisantemo (si trovano nei negozi di prodotti orientali)
1 uovo
1/2 cucchiaio di spezie miste (o curry in polvere)
1 cucchiaino di semi di lino
1 cucchiaino di semi di zucca
1 cucchiaino di semi di girasole
1 lt. di brodo vegetale
olio di girasole (o olio di oliva leggero)
sale
zucchero
Dividere la polpa di cavolfiore in cimette ed affettarne sottile il torsolo; frullare grossolanamente le nocciole; tagliare la cipolla a velo; portare il brodo a leggera ebollizione.
Scaldare un cucchiaio di olio ed appassirvi la cipolla a fuoco basso fino a che diventa trasparente.
Alzare la fiamma, unire la miscela di spezie e far tostare 30 secondi, quindi versarvi il cavolfiore e le nocciole ed insaporire un paio di minuti.
Coprire con il brodo e cuocere coperto per una ventina di minuti, fino a che il cavolfiore sarà morbido.
Nel frattempo sbattere l'uovo con un pizzico di sale ed uno di zucchero, perchè in cottura assuma un colore più scuro, e versarlo in un padellino con un goccio d'olio caldo, per formare una frittatina non enorme ma leggermente spessa, da cuocere un minuto per lato e poi da lasciar intiepidire. Con uno stampino ritagliare dalla frittata dei fiorellini.
A parte portare a bollore 4 bicchieri d'acqua, versarvi i fiori, spegnere e lasciare in infusione un paio di minuti, fino a che i fiori si sono ben aperti e gonfiati e la tisana ha un colore giallo intenso.
Scolare i fiori con un mestolo forato adagiandoli con cura in un piattino e versandovi sopra un filo della loro acqua perchè restino belli umidi, filtrare poi il resto della tisana e tenerla ben calda, in attesa che sia pronta la zuppa.
Levare qualche mestolo di brodo dalla zuppa e filtrarlo, conservando il trito di nocciole che ne risulta, quindi frullare le verdure fino ad ottenere una crema morbida, di cui si regola la consistenza unendo la quantità preferita di brodo filtrato (e/o di tisana, se se ne apprezza il sapore amarognolo. Io ho preferito tenerla a parte, per contrasto con il dolce della crema di cavolfiore), quindi regolare di sale, se serve.
Dividere la crema in 4 piatti, decorare con la frittatina sopra cui si adagia un fiore, con dei pizzichi dei vari semini ed un mucchiettino di nocciole "filtrate", quindi servire con una tazzina di tisana a parte, eventualmente dolcificata a piacere con pochissimo zucchero e decorata con un altro fiore.
- Rivoli affluenti:
- Francesco De Gregori, "Viva l'Italia", in Viva l'Italia, 1979
- Francesco De Gregori, "Natale", in De Gregori, 1978
Ecco...qui sei proprio tu.
RispondiEliminaLa musica, l'avversione alla banalità ed al qualunquismo, la tua capacità di analisi, la tua cucina, il tuo amore per le storie.
Poi c'è anche l'esserci nella vita della tua famiglia senza farti vedere, il raccontare del crisantemo spiegando la potenza della speranza...
Questo blog dovrebbe essere letto da tutti però...
grazie Annalena, grazie per il tuo ricordo, le tue emozioni. Con la canzone di De Gregori riportata per intero così inducendomi a soffermarmi su ogni suo rigo, ogni sua parola e con la favola triste e forte del crisantemo sei riuscita mirabilmente a dar VOCE ALLA SPERANZA ed a risvegliarla in chi, come me, è nel novero di quegli adulti al cui linguaggio sono appartenute ed appartengono parole come "attentato", "strategia della tensione", "terrorismo". grazie ancora
RispondiEliminaPaola
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiElimina@virò: ma... ma dici a me?!
RispondiElimina@paola: adesso guai a te se consideri il crisantemo un fiore da lutto!
Grazie, acquaviva. Sei una persona speciale. Mi assoccio al commento di virò e di paola. Ti leggo sempre e davvero penso che questo blog andrebbe letto da tutti!!
RispondiElimina@sissi: mi metti in imbarazzo...
RispondiEliminaConcordo completamente con Virò: questo blog lo dovrebbero leggere tutti! Acquaviva deve essere proprio una persona speciale, lo si capiva già dai racconti di Varese, con Sigrid e Giu, anche loro persone speciali. Spero presto di fare la tua conoscenza!
RispondiElimina@cecilia/fiorentina: per carità, mi sembrano già tanti lettori così!!! Comunque grazie...
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaEro alle superiori quando ho imparato a conoscere meglio De Gregori e di quel passaggio ho chiesto a casa...dando poi negli anni spessore alla poesia ed alla amarezza che certi versi portano con se. Analogamente fai tu con il tuo racconto. Mi associo a quanto detto pocanzi sull'universalità di alcune tue riflessioni che meriterebbero ben altri pubblici.
RispondiEliminaBuon inizio settimana e GRAZIE
PS
Scusa per aver cancellato il commento prima ma dovrei imparare a rileggere prima di inviare
è incredibile come un fiore in un Paese rappresenti la morte nell'altro l'impero (Giappone). Proprio a questo fiore viene dedicata una festa tutta sua. NOn pensavo che si potessero creare ricette con il crisantemo. Direi che è molto particolare...mi piacciono le novità e adoro imparare cose nuove quindi grazie
RispondiEliminaUn caro saluto
@gambetto: no no, grazie a te. (E, come vedi dalla mia precedente cancellatura, non sei l'unico che dovrebbe rileggersi i commenti prima di inviarli...)
RispondiElimina@aria: per questa preparazione ho utilizzato dei crisantemi commestibili che vendono essiccati nei negozi di specialità orientali. Non saprei dirti se si tratta di un tipo particolare o se tutti i crisantemi sono edibili... Usati per la tisana ricordano vagamente una camomilla più erbacea...
Cioè...non avevo capito: sei andata in un negozio di alimenti orientali e ti sei comprata i crisantemi commestibili?
RispondiEliminaE poi credevo di essere io quella degli acquisti complulsivi più assurdi!
A proposito di acquisti strani: mi sono appena presa un vasetto di tahin perchè mi ispirava proprio...vero che tu però adesso mi spieghi cosa farmene? (Senza crisantemi, please!)
@virò: quando mi hai chiesto l'ingrediente più strano che avevo in dispensa mi hai messo in difficoltà, perchè per me è strana una nutella di ovomaltina ricevuta in regalo, non un ingrediente sconosciuto in Italia ma per cui io posso avere un personale progetto di utilizzo...
RispondiEliminaLa tahina è una crema di seamo il cui utilizzo classico sono le cremine mediorientali in cui intingere pane arabo e verdure. Le più conosciute sono un passato di ceci lessi condito con coriandolo tritato, aglio, olio e succo di limone, a cui aggiungere qualche cucchiaio di tahina, oppure una crema di melanzane cotte intere alla brace, poi spellate, schiacciate e condite come sopra.
Essendo un ingrediente adatto a sapori prevalentemente freschi, mi ispira ricette abbastanza estive, quindi potremmo riparlarne tra qualche mese...
Belle proposte...profumano di Grecia?
RispondiElimina@virò: più che altro di Libano, ma sono diffusi in modo abbastanza simile in diversi Paesi mediorientali e mediterranei a cultura araba
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