Passa ai contenuti principali

conseguenze inaspettate di un trasloco

Sarà un annetto che ho scoperto il mondo dei blog. La scorsa estate causa "modifiche dell'assetto familiare" mi sono ritrovata a traslocare in pieno agosto. Ho trascorso la prima parte del mese a riempire e spostare scatoloni, la seconda parte a svuotarli, caldo torrido e città deserta come contorno. Ero decisamente a corto di energie, senza il refrigerio delle ferie e con un'idea plumbea del presente e del mio immediato futuro: la maggior parte del mio tempo libero si era improvvisamente svuotato, mi ritrovavo un quotidiano da reinventare ed un silenzio in casa a cui non ero più abituata.

Nello smarrimento generale la cosa che più mi rasserenava e per certi versi mi teneva ancorata alla realtà concreta era sempre e comunque la cucina. Stranamente l'appetito non mi aveva abbandonato e quando nella nuova casa è arrivato il collegamento ad internet, che fino a quel momento utilizzavo solo in ufficio per lavoro, ho cominciato a girellare in cerca di ricette carine da preparare per risollevarmi un po' l'umore. Morale della favola: sono incappata nei food-blog, ho cominciato prima a leggere e poi qua e là anche a commentare e mi sono di fatto riempita l'estate con un mondo virtuale alternativo a valigie, scatoloni, silenzi e malinconica afa.

Una volta esaurita la funzione terapeutica di questa novità mi sono assestata sulla piacevolezza di condividere la mia passione con persone sconosciute ma altrettanto interessate ai miei argomenti preferiti. Alcune di queste persone poi le ho anche "conosciute" per telefono o via mail e qualcuno l'ho anche incontrato dal vivo... se me l'avessero detto qualche mese prima non avrei minimamente creduto di poter instaurare delle amicizie attraverso il computer, io che per di più sono totalmente negata nei confronti di tutto ciò che è elettronico!

Qui si aprirebbe lo spazio per mille considerazioni, invece mi limito a raccontare della volta che insieme con una blog-amica di Milano sono andata a trovarne un'altra di Padova. Abbiamo pranzato alla sua tavola chiacchierando naturalmente, come se ci conoscessimo da sempre, con confidenza, spontaneità e sintonia, ci siamo scambiate ricette, consigli di vita e piccoli regalini alimentari... Me ne sono tornata a casa con un sorrisone stampato sulla faccia e con un preziosissimo sacchettino di sfilacci di cavallo artigianali! Questa è una piccola idea di utilizzo, divertente e saporosa come quella giornata...



Focaccia di patate, sfilacci e squacquerone
220 gr. patate
400 gr. farina 00
25 gr. lievito fresco di birra
100 gr. squacquerone
60 gr. sfilacci di cavallo
2 cucchiai foglioline di timo
olio extravergine
sale fino e grosso

Cuocere le patate disposte a raggiera, sforacchiate e coperte nel microonde a 900w per 7 o 8 minuti (oppure lessarle in acqua bollente), sbucciarle calde passarle allo schiacciapatate.

Unire alle patate la farina, 2 cucchiai di olio, un pizzico di sale ed il lievito, precedentemente sciolto in 100 ml. di acqua tiepida e cominciare ad impastare (meglio nell'impastatrice planetaria).

Aggiungere gradualmente circa altri 100 ml. di acqua in modo da formare un impasto morbido e non troppo compatto e continuare a lavorare per una decina di minuti, quindi coprire e lascia riposare un paio d'ore.

Ungere una larga teglia, trasferirci l'impasto ed allargarlo bene sulla superficie senza premere troppo, non importa se risulta una forma irregolare od uno spessore non perfettamente uniforme.

Distribuire gli sfilacci su circa metà della superficie lasciando liberi solo un paio di cm. sui bordi, quindi con le mai unte prendere un lembo dell'impasto dal lato libero e ripiegarlo a metà sopra quello con gli sfilacci; premere bene sui bordi per sigillarli e ristendere l'impasto allargandolo grossomodo sull'intera superficie della teglia, quindi lasciar riposare una decina di minuti.

Spalmare con un cucchiaio lo squacquerone su metà della focaccia e, come prima, ripiegarci sopra l'altra metà, sigillando sempre bene sui bordi e riallargando l'impasto il più possibile senza però che la pasta si stracci.

Ungere di nuovo bene la superficie (non troppo sui bordi, che altrimenti diventeranno molto croccanti) e lasciar riposare ancora una ventina di minuti, mentre nel frattempo il forno si scalda a 190° ventilato o 210° tradizionale.

Spolverare leggermente la superficie della focaccia con sale grosso e cuocere per circa 25/30 minuti, levando la focaccia dal forno quando è ben gonfia ed uniformemente dorata. E' buona sia calda che fredda.

  • rivoli affluenti:
  • per la base di pane alle patate: Bodo A. Schieren, Patate, Rizzoli

Commenti

  1. Due curiosità: cosa sono gli sfilacci? Forse qualcosa di simile alle coppiette equine laziali? La presenza delle patate nell'impasto lo rende senz'altro piu' morbido ma ha conseguenze anche sulla deperibilita'?

    RispondiElimina
  2. Gli sfilacci di cavallo, tipici del Veneto, sono le parti più magre della coscia salate, affumicate e poi battute in modo che la fibra muscolare si sfaldi e si riduca in sottili filamenti. L'uso di carne equina si è diffusa in Veneto con la dominazione Longobarda e la leggenda vuole che gli sfilacci nascano dall'errore di un contadino che aveva affumicato troppo la carne e pur di non buttare il tutto diventato ormai duro e stopposo, lo stracciò seguendo la venatura in tanti filini sottili. Si usano di solito nelle insalate, sul formaggio fuso, con la polenta e gli gnocchi di patate. Il sapore ricorda un po' la bresaola ed è decisamente meno pronunciato di quello delle coppiette, di solito aromatizzate con erbe ed abbondante pepe o peperoncino.
    Le patate mantengono l'impasto umido, quindi il pane si secca meno velocemente di quello semplice però è più facile che ammuffisca se non respira abbastanza. Puoi conservarlo in un sacchetto di carta dentro in un sacchetto di plastica lasciato socchiuso per due o tre giorni, ma si presta bene anche ad essere surgelato.

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran...

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo ...

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,...

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento ...

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m...

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz...

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!