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ricatti sentimentali

Come mi è già capitato di dire la mia è stata un'infanzia molto felice nell'insieme, tragicomica se si tratta di valutarne il puro aspetto culinario. Mia madre lavorava fuori casa, non si poteva dire appassionatissima di cucina e per di più era pure svizzera, quindi: patate e cibi pronti ovunque... e poco altro! Tra le svariate "originalità" alimentari di famiglia esisteva questo strano rapporto con la parte dolce del mondo: a parte Natale, Pasqua e compleanni, raramente si vedevano dolci a casa nostra, tranne qualche volta le paste alla domenica, qualche altra volta delle torte del supermercato ticinese preferito da mia mamma, oppure le sere d'estate, quando era una festa per la famiglia uscire a prendere i pezzi duri, dei tronchetti di gelato incartato specialità di una pasticceria ora scomparsa.

Capitava però ogni tanto che la mamma avesse un po' più di tempo e cercasse di ingegnarsi in qualche dessert di produzione "casalinga". La sua creazione preferita erano i vermisei, dei fili di pasta di castagne (acquistata pronta in tubetto e spremuta fuori attraverso l'apposito tappo forato) guarniti con panna montata, quella in confezione spray, naturalmente... Credo che abbia raggiunto il massimo con il "Budino Beige", di cui qui riporto fedelmente la ricetta: prendere mezza busta di preparato per budino in polvere alla vaniglia ed mezza busta di preparato per budino al cioccolato, miscelare e seguire le istruzioni della scatola, avendo possibilmente cura di suddividere il composto liquido in stampini alti, stretti e rigidi, in modo da renderne impossibile la sformatura una volta solidificato...

L'insieme di questi traumi infantili ha prodotto tra noi prole reazioni delle più disparate: mia sorella è diventata una pasticcera provetta, mio fratello è un goloso rotondo ed impenitente, io quasi nemmeno considero i dolci, sia nella mia cucina che sulla carta di un ristorante. Ignoro tranquillamente le vetrine delle pasticcerie, che invece trasformerei volentieri in "salaterie", con banconi pieni di stuzzichini, fingerfood, canapè e rustici che se non rigorosamente salati devono essere perlomeno molto "ambigui" nella loro definizione.

Ora è capitato che proprio mia sorella in un suo impeto di crudeltà mi chiedesse l'idea per un "dolce cioccolatoso". Va bene, viviamo lontane e poterle essere utile mi faceva ancora più piacere... ma perchè proprio un dolce, dico io?! Guarda che cioccolato e cacao vanno in un sacchissimo di preparazioni salate, volendo... Niente da fare, era inflessibile: dovevo produrre proprio di un dessert. Tra l'altro lei odia il formaggio dalla nascita, quindi non potevo nemmeno barare considerando la definizione di "dessert" a fine pasto nel significato più ampio del termine...

Be', come facevo a dirle di no? ...E poi le dovevo un favore! Eccotelo qui in tuo dolce cioccolatoso... Poi basta però, eh?! Lo spunto per l'abbinamento al cioccolato sono le "melanzane all'amalfitana", il dolce tipico del ferragosto in Costiera fatto di melanzane fritte alternate a strati di crema al cioccolato e scorzette candite. Tutto il resto è un puro esperimento...



Dolcetti di cioccolato e melanzane al pepe

ingredienti per 18/20 stampini grandi o 38/40 piccoli (da cioccolatino):
2 melanzane (c.a 500 gr. in tutto)
2 cucchiai di cacao amaro
4 cucchiai di zucchero
3 cucchiai di farina
2 uova
1/2 tavoletta cioccolato fondente 70% ai fichi e caramello (o cioccolato fondente puro più 1 grosso fico secco di quelli morbidi)
25 gr. amaretti sbriciolati
cannella in polvere
pepe al mulinello

Sbucciare le melanzane, tagliarle a cubotti e metterle in un tegame con tre bicchieri d'acqua (c.a 600 ml.) e 1 cucchiaio di zucchero, cuocendo a fuoco medio fino a che l'acqua si è tutta consumata e le melanzane sono asciutte e morbidissime, tanto da poterle spappolare con il cucchiaio.

Lasciarle raffreddare quindi frullarle con il cacao, il resto dello zucchero, gli amaretti, la farina, un pizzico di cannella, una grattatina di pepe e i tuorli delle due uova.

Montare gli albumi a neve fermissima ed unirli delicatamente al composto, quindi suddividere in stampini grandi poco più di un cioccolatino, oppure in stampini monoporzione di quelli con il fondo concavo, unti con olio di mandorle (o burro).

Cuocere in forno a 180° per circa 35 minuti gli stampini piccoli, una decina di minuti di più se si usano quelli più grandi, quindi sformare su una gratella e lasciar raffreddare bene.

Fondere al microonde a metà potenza oppure sul fornello a bagnomaria la tavoletta di cioccolato (insieme eventualmente al fico tritatissimo), spennellare un velo di cioccolato fuso sui dolcetti piccoli oppure riempire la cavità di quelli più grandi, spolverizzare con altro pepe e lasciar raffreddare in modo che il cioccolato si ri-solidifichi, tenendo poi almeno un paio di ore in frigo. Servire decorando il vassoio con fiori di melanzana...

  • rivoli affluenti:
  • distanze?!: Richard Bach, Nessun luogo è lontano, BUR Rizzoli
  • le vere melanzane all'amalfitana: Piero Serra e Lya Ferretti, Il grande libro della Pasticceria Napoletana, Mondo Libri

Commenti

  1. Lo definisci "un puro esperimento"...ma alla fine ha un sapore più cioccolatoso o più melanzanoso? Cioè più tuo o di tua sorella?

    RispondiElimina
  2. la melanzana è neutra e qui diventa dolce, la intuisci leggermente solo se lo sai e se assaggi un dolcetto ad occhi chiusi e senza il cioccolato fuso sopra...Quindi sa prevalentemente di tutto il resto...

    RispondiElimina

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