L'altra domenica quella che doveva essere una giornata insieme ad un'amica per il suo compleanno si è trasformata in un'occasione di incontro tra blogger ed appassionati di cucina. Temevo che il sovraffollamento di cucina e tavola avrebbe soffocato il piacere della comunicazione con il sovrapporsi di mille discorsi, invece tutto è fluito in modo naturale.
Si è creata una leggera e piacevole confusione di sottofondo sopra a cui abbiamo ricamato discorsi di vita e di cucina, persone e parole svolazzavano fresche e spontanee come l'aroma di croissant appena sfornati. La cronaca degli eventi è stata ampiamente documentata su Tocco e Tacchi e su Le Franc Buveur, dunque mi piace qui parlare di un dettaglio laterale e riportare emozioni più minute e private, che poi parlando si sono rivelate invece emozioni condivise anche dagli altri ospiti.
Cosa fa di quattro mura una "casa", un luogo dove sentirsi tranquilli, protetti, al caldo, al sicuro? Non si può tradurre solo in una scelta armoniosa di oggetti, materiali e colori; è un insieme di tutte queste componenti, certo, ma servono anche profumo di buono, luce pulita, dettagli casuali che devono essere proprio così... Arrivare a casa di un'amica e vivere i suoi luoghi domestici come una ricchezza comune non capita quasi mai. Invece domenica è andata proprio così.
C'era da immaginarselo, conoscendo la persona. E c'era da aspettarselo di fronte ad una porta chiusa che già da sola accoglie e preannuncia tutte le favole contenute al suo interno. La padrona di casa ha infuso la sua grazia, la sua fragilità e la sua forza a quelle mura fino a trasformarle in una fonte di voci sommesse e carezzevoli che parlano di cura ed attenzione, che fanno l'anima dell'intimità.
Poi è ovvio che anche il panorama aiuta, quindi starsene al calduccio mentre il vento arrotola le cime delle onde, rovescia i vasi di fiori, ruba il telo bianco dal bersò, mentre un miracoloso sole freddo illumina di magia il cielo che fino a qualche ora e pochi chilometri prima a lungo grigio e spento... beh, anche questi "dettagli" hanno aiutato. Ma quella casa, come la persona che la abita, sarebbe calda e speciale anche se per magia volasse via e si posasse in un luogo totalmente diverso...
Distaccarsi da quella sensazione di delizia è stato doloroso. Abbiamo tamponato visitando una fattoria nei dintorni, dove ho fatto incetta di prodotti locali: farina di mais, sciroppi di fiori, verdure in conserva, strutto naturale e soprattutto il mio debole... tanti, tanti formaggi di produzione artigianale. Una volta a casa ho gustato scorpacciate giornaliere di tutto il mio bottino, in particolare godendomi prima i formaggi in purezza e poi utilizzandoli nei più svariati esperimenti di cucina...
Ed ecco qua uno di quegli esperimenti, un po' bislacco agli occhi del contadino immagino, ma che a me è sembrato uno dei più riusciti. Ne è protagonista il bruss, una crema di formaggio il cui nome per alcuni significa "brusco" e per altri deriva dal piemontese "bruciare", entrambi termini che si riferiscono al suo sapore particolarmente pungente.
Questa crema dall'aspetto innocente nasce dall'usanza casalinga di "riciclare" formaggi molto stagionati. Vengono miscelati a panna, latte e/o burro e lasciati poi rifermentare con grappa o vino fino a che l'insieme raggiunge un sufficiente grado di piccantezza. Quella che ho acquistato è una versione molto giovane, ma il fattore mi ha assicurato che lasciandola maturare ("fuori dal frigo, per carità!") avrebbe raggiunto un colore ed un sapore molto più "decisi".
Al momento il suo aroma è leggermente piccante ed anche un pochino acido... insomma: interessantissimo! Il contadino suggeriva di accompagnare il bruss con la polenta o di spalmarlo su pane tostato, invece qui si sgancia dalla tradizione e si infila nel mio:
Risotto al bruss con caramello e arancia
ingredienti per 4 persone:
320 gr. riso carnaroli
1 cipolla
2 cucchiai di bruss
2 cucchiai parmigiano grattugiato
1/2 arancia
1 cucchiaio di polvere d'arancia (ricavata polverizzando delle scorze d'arancia tenute ad asciugare su un termosifone per un paio di giorni. E' sostituibile con scorza fresca grattugiata)
1/2 cucchiaino di zafferano
4 cucchiai di vino bianco molto secco
brodo vegetale
2 cucchiai di burro
40 gr. di zucchero
Sciogliere in un tegamino lo zucchero con 30 ml. di acqua, lasciar dorare il caramello quindi versarne 4 cucchiaiate separate su un vassoio di metallo rivestito di carta forno in modo da formare 4 cialde tonde e sottili, larghe circa 5 o 6 cm; con il resto formare a parte un unico grosso pezzo, sempre sottile e lasciar indurire e raffreddare tutto.
Tritare la cipolla molto finemente (io l'ho lasciata grossa ma con il senno di poi sarebbe stato meglio si sciogliesse completamente...) e farla appassire a fuoco basso con un cucchiaio di burro; tostarvi il riso fino a che è bello lucido e sfumare con il vino.
Aggiungere il brodo poco per volta fino a che il riso è quasi totalmente morbido (ci vorranno 12-15 minuti), quindi sciogliere lo zafferano e parte della povere d'arancia nel succo di mezza arancia, unire al riso insieme al resto del burro, al parmigiano ed al bruss, mescolare bene, regolare se serve di sale, spegnere e lasciar riposare un paio di minuti coperto.
Si è creata una leggera e piacevole confusione di sottofondo sopra a cui abbiamo ricamato discorsi di vita e di cucina, persone e parole svolazzavano fresche e spontanee come l'aroma di croissant appena sfornati. La cronaca degli eventi è stata ampiamente documentata su Tocco e Tacchi e su Le Franc Buveur, dunque mi piace qui parlare di un dettaglio laterale e riportare emozioni più minute e private, che poi parlando si sono rivelate invece emozioni condivise anche dagli altri ospiti.
Cosa fa di quattro mura una "casa", un luogo dove sentirsi tranquilli, protetti, al caldo, al sicuro? Non si può tradurre solo in una scelta armoniosa di oggetti, materiali e colori; è un insieme di tutte queste componenti, certo, ma servono anche profumo di buono, luce pulita, dettagli casuali che devono essere proprio così... Arrivare a casa di un'amica e vivere i suoi luoghi domestici come una ricchezza comune non capita quasi mai. Invece domenica è andata proprio così.
C'era da immaginarselo, conoscendo la persona. E c'era da aspettarselo di fronte ad una porta chiusa che già da sola accoglie e preannuncia tutte le favole contenute al suo interno. La padrona di casa ha infuso la sua grazia, la sua fragilità e la sua forza a quelle mura fino a trasformarle in una fonte di voci sommesse e carezzevoli che parlano di cura ed attenzione, che fanno l'anima dell'intimità.
Poi è ovvio che anche il panorama aiuta, quindi starsene al calduccio mentre il vento arrotola le cime delle onde, rovescia i vasi di fiori, ruba il telo bianco dal bersò, mentre un miracoloso sole freddo illumina di magia il cielo che fino a qualche ora e pochi chilometri prima a lungo grigio e spento... beh, anche questi "dettagli" hanno aiutato. Ma quella casa, come la persona che la abita, sarebbe calda e speciale anche se per magia volasse via e si posasse in un luogo totalmente diverso...
Al momento il suo aroma è leggermente piccante ed anche un pochino acido... insomma: interessantissimo! Il contadino suggeriva di accompagnare il bruss con la polenta o di spalmarlo su pane tostato, invece qui si sgancia dalla tradizione e si infila nel mio:
Risotto al bruss con caramello e arancia
ingredienti per 4 persone:
320 gr. riso carnaroli
1 cipolla
2 cucchiai di bruss
2 cucchiai parmigiano grattugiato
1/2 arancia
1 cucchiaio di polvere d'arancia (ricavata polverizzando delle scorze d'arancia tenute ad asciugare su un termosifone per un paio di giorni. E' sostituibile con scorza fresca grattugiata)
1/2 cucchiaino di zafferano
4 cucchiai di vino bianco molto secco
brodo vegetale
2 cucchiai di burro
40 gr. di zucchero
Sciogliere in un tegamino lo zucchero con 30 ml. di acqua, lasciar dorare il caramello quindi versarne 4 cucchiaiate separate su un vassoio di metallo rivestito di carta forno in modo da formare 4 cialde tonde e sottili, larghe circa 5 o 6 cm; con il resto formare a parte un unico grosso pezzo, sempre sottile e lasciar indurire e raffreddare tutto.
Tritare la cipolla molto finemente (io l'ho lasciata grossa ma con il senno di poi sarebbe stato meglio si sciogliesse completamente...) e farla appassire a fuoco basso con un cucchiaio di burro; tostarvi il riso fino a che è bello lucido e sfumare con il vino.
Aggiungere il brodo poco per volta fino a che il riso è quasi totalmente morbido (ci vorranno 12-15 minuti), quindi sciogliere lo zafferano e parte della povere d'arancia nel succo di mezza arancia, unire al riso insieme al resto del burro, al parmigiano ed al bruss, mescolare bene, regolare se serve di sale, spegnere e lasciar riposare un paio di minuti coperto.
Nel frattempo pestare finemente il caramello intero. Si formeranno sia una polvere dorata molto fine che delle piccole scagliette: raccogliere entrambe in due ciotoline separate.
Unire al risotto qualche scaglietta di croccante qua e là, senza mescolare troppo, in modo che sciogliendosi crei delle micro-pozzette di caramello fuso all'interno del risotto; dividere il risotto nei piatti da portata e spoverizzare sia il riso che il piatto con la polvere di arancia mista a quella di caramello, decorare con una cialda a testa ed ancora qualche scaglietta di croccante e servire subito.
- rivoli affluenti:
- per abitare il proprio luogo e tempo con un senso: Martin Heidegger, "Costruire abitare pensare", in Saggi e Discorsi, Mursia Editore
Davvero interessante e originale il tuo risotto !
RispondiEliminaRiesco solo a commentare questo , per il resto , ho un groppo alla gola , non ho parole . Ma come sai alcune volte non sono necessarie , il primo abbraccio quando sei arrivata e l'ultimo sorriso , quando ci siamo salutate , hanno detto mille cose. Grazie . chiara
la casa che potrebbe volare...immagine chagalliana per me particolarmente amorevole. Il sole del cuore che salta nel piatto ma lascia le "micro-pozzette" di caramello amarognolo. A sorpresa. Grazie.
RispondiElimina@chiara: no no no... grazie solo a te.
RispondiElimina@iomilanese: lo scopo del caramello era infatti prettamente filosofico. Piccole pozze amare ti fanno apprezzare ancora meglio la sottovalutata dolcezza di ciò che le circonda.
La contezza del raggio di sole.
Dispiacere per l'incontro mancato, piacere pure nel vedere una cosi' bella creazione di cucina. Rifaro', grazie.
RispondiElimina(un po' sintetico, ma efficace, credo)
Efficace la ricetta così come il post che restituisce appunto efficacemente il calore di un incontro. I "dettagli", come dici anche tu, non sono da meno, ma non fanno certo la differenza se manca la sostanza :)
RispondiEliminaOttima preparazione, condita del tuo usuale 'insolito' a personalizzare con gusto. Io leggo ed imparo nuove prospettive :)
non so fare il caramello.
RispondiEliminae mi fa rabbia vedere come lo fanno tutti senza problemi.
a me viene un ammasso granuloso.
sigh sigh sigh
uffaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!!!!!!!!!!!
scusa, ma c'è un segreto????
@corradoT: ci saranno certamente (!) altre occasioni. Intanto tu porva il risotto al caramenllo che io mi esercito con la torta di pane alle albicocche...
RispondiElimina@gambetto: i dettagli sono parte piena della sostanza, secondo me. Difficilmente esiste una bellezza (o una verità, o un'invenzione, o una bontà...) graniticamente, compattamente, assolutamente perfetta a priori: ogni particolare contribuisce alla sua compiutezza. La casa dietro la porta non sarebbe stata la stessa senza quella specifica porta, il risotto al bruss non sarebbe stato "completo" senza le piccole pozze amare di caramello fuso...
@babs: ho fotografato il procedimento nel mio post "saluto a M" del 19 gennaio. E' una questione di equilibrio di tempi e temperature.
Io non sono un genio della pasticceria ma se vuoi facciamo delle prove insieme... oppure puoi sempre chiedere direttamente a Santin!
L'hai scritta benissimo, ma stavolta non sono d'accordo. Mi spiego meglio. E'la luce che conta...e se non c'è fonte qualitativa di luminosità non ci sono nemmeno i dettagli, nella scienza così anche nella vita. Cambia la luce, tutto varia. Il dettaglio arriva dopo e completa ma non è condizione sufficiente. Ma questa è una opinione personalissima :)
RispondiEliminaMi piace questa tua definizione della luce conme della "sostanza"...
RispondiEliminaQuanto poi conti ogni singola variabile sull'insieme finale credo sia una questione di equilibri ed armonie davvero personalissima. Ed ora vado a cambiare il "dettaglio" del tofu e nella zuppa di carote ci metto la prescinseua... così siamo contenti tutti e due!
Mangiavo uno yogurt mentre leggevo la tua risposta...poi al punto "così siamo contenti tutti e due!" per poco non mi affogavo per ridere!! :DD
RispondiEliminaincredibili coincidenze ed energie. domenica ero ad arquà petrarca a una reunion come la tua.e così simile nei contenuti, nei contenitori e nelle contentezze. appena riesco a mettere in ordine le parole ti dirò.
RispondiElimina@gambetto: certo che... con le carote... anche lo yogurt...
RispondiElimina@mogliedanunavita: sembrerà una banalità... ma sai che davvero nulla succede per caso?
heheheheh :))))
RispondiEliminaDunque...tre cosette: dov'era la casa? Già la presenza del mare avrebbe reso speciale qualsiasi incontro!
RispondiEliminaPoi...cosa rende una porta/casa speciale? Sì, forse la luce, forse i colori, forse i profumi...pensavo anch'io così ma poi mi sono resa conto che ciò che fa di una casa un nido è l'essere lo specchio vero di chi ci abita.
Non amo i mobili antichi, non fumo, amo i colori freddi ma la casa dei miei nonni che sapeva di sigaro toscano, arredata di pendole, antichità e fronzoli era bellissima, proprio perchè era il loro specchio...
Recentemente ti avevo detto che leggo le tue ricette ma non le replico ma mi sa che potrei fare un'eccezione per questo risotto, senza alghe e giapponeserie, ma con un'allegria assoluta che sprizza da ogni chicco!
p.S.: a proposito di case che possono volare, tu che hai la strafortuna di poter portare la tua nipotina al cinema, andate insieme a vedere UP...
bello tutto, dal mare al risotto.
RispondiEliminaChe bella sensazione mi hanno fatto rivivere le tue parole!
RispondiEliminaE che domenica perfetta!!
La luce, i colori, i volti, le voci, le parole..quelle dette ed anche quelle immaginate!
Grazie a Chiara che ci ha regalato un così bel compleanno e grazie anche a tutti per l'alchimia..
Un abbraccio!
Bella la ricetta ed ottima idea per il bruss, l'ho comprato una volta durante una gita in Piemonte e non ti nascondo la difficoltà nell'utilizzarlo a causa del sapore decisamente fortino..
RispondiEliminaMi sembra che nel risotto con questi abbinamenti dolci dovrebbe riuscire ottimo!
Anch'io voglio commentare, anche se non sono brava come acquaviva ad usare le parole. Mi ero appena ripresa dalla nostalgia, che i primi giorni era addirittura una sensazione fisica spiacevole, della domenica passata insieme, e rileggere ora le tue splendide parole mi ha fatto ripiombare un po' nella tristezza della lontananza, del non potersi abbracciare e sorridere e parlarci l'un l'altra. Spero vivissimamente che venga presto un nuovo incontro, altrettanto bello, senza ansie, con solo sensazioni piacevoli, ma ce dico, incantevoli. Grazie Chiara e grazie acquaviva.
RispondiElimina@virò: l'anima della persona e della casa coincidevano in modo sorprendentemente esplicito, ecco cosa in sostanza mi ha colpito...
RispondiEliminaPurtroppo qui a Varese Up è già passato, ma ho il programma di un favoloso cineforum per bambini e l'interessata è già prenotata...
@artemisia: i meriti non sono affatto miei (... be' dai... per il risotto un po' sì...)
@marcellagiorgio: vedo che a formaggi anche voi non avete scherzato il giorno prima; se ci foste stati anche alla fattoria sareste assolutamente impazziti... Ma non ci corre dietro nessuno, il mare, la casa e la fattoria per il momento sono ancora lì, basta accordarsi!
Se ti diverte la ricetta prova magari con un formaggio piccante cha hai più sottomano e fammi sapere che ne pensi.
@cecilia:... in che senso non sei brava con le parole?! Quel che proviamo tutti noi reduci, "la tristezza della lontananza, del non potersi abbracciare e sorridere e parlarci l'un l'altra", non poteva essere detto meglio...
E poi parli tu di lontananza, che almeno qualche esemplare toscano a fianco te lo ritrovi...
Decisamente un bel post e un appropriato utilizzo del bruss. E la prescinseua l'hai utilizzata?
RispondiEliminaSaluti.
Enrico
@enrico: sissssì, dopo un po' di test differenti anche la ricetta della prescinseua tra poco arriva...
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