Rientrata dalla mia breve ma intensa esperienza in quel di Roma ho sentito il bisogno di nutrirmi con qualcosa di semplice e leggero. Non solo per bilanciare tutti i bagordi di questa vorticosa parentesi romana ma proprio per ritrovarmi di nuovo "a casa". Molti spunti mi sono rimasti dentro e preferivo ricrearmi velocemente un quotidiano nelle mie corde per poter svolgere il nastro delle esperienze e rileggermelo con calma e tranquillità. E sia il cibo che i gesti di preparazione ad esso dedicati aiutano molto a rientrare nella propria dimensione.
Mi sono resa conto che quando le emozioni si affastellano si rischia di badare solo alle più prepotenti, mentre a me piace ascoltare con attenzione tutte le voci, soprattutto quelle minute e flebili, che lasciano tracce più interessanti. Ad esempio ho trascorso una mattinata in una strana dimensione passata/futura, assistendo ad un paio di lezioni universitarie insieme ad una mia carissima accompagnatrice diciannovenne, entusiasta matricola che mi ha fatto con orgoglio da cicerone.
Flash back violentissimo tornare sui banchi e in un istante rendermi conto della scarsa consapevolezza con cui affrontavo io l'esperienza universitaria "ai miei tempi" ed in generale la vita. Quanto avrei potuto sfruttate meglio quell'incredibile occasione, perdendo meno tempo, facendo meno fatica ed assorbendo molto di più, sia dalla scuola che dall'intero mondo che mi circondava!
Guardavo tutto con occhi brillanti, l'altra mattina. Ero rapita, gasata, divoravo ogni dettaglio con gioia ed insieme sentivo una strana amarezza, al momento scambiata per una sorta di rimpianto nei confronti del mio passato. Riflettendoci a posteriori mi sono resa conto che si trattava invece di uno sguardo disincantato al presente della mia accompagnatrice.
Avrei voluto poter spiegare a lei ed ai suoi compagni la profondità, la bellezza ed il privilegio dell'esperienza che stavano vivendo come loro quotidiano, mostrare loro le ricchezze che avevano a portata di mano ed esortarli a raccoglierle tutte, a capire il vero senso di quelle giornate ad ascoltare persone dotte, per rintracciare in quesi segni alla lavagna formule di vita, apertura di prospettive, orizzonti da esplorare, doveri da compiere al di là di banchi e libri, di nozioni ed orari...
Avere già la propria vita in mano e non accorgersene, aspettare un futuro "da adulti" ed esserlo già intimamente in potenza, considerare normale una giornata ad imparare senza capire tutto quello che davvero ci viene offerto in quel luogo ed inquel momento della propria esistenza. Concentrarsi completamente su piccoli traguardi vicini senza sapere che si sta già camminando in una direzione precisa, verso una meta più distante, e che già si potrebbe decidere per cose più grandi, sapendolo...
Avrei voluto GRIDARE il dolore che mi dava la loro inconsapevolezza... Ma non ne avevo il potere, come di fatto nessuna esortazione "dei grandi" di allora l'aveva avuto su di me adolescente. La vita è da comprendere a poco a poco, ignorando i consigli, perdendo occasioni, sbattendo personalmente il muso contro le difficoltà, imparando ad avere fiducia in se stessi.
Scegliere di stare zitti ad osservare chi dopo di noi si impantana nelle stesse minuzie perché non ha ancora imparato ad alzare la testa e guadare oltre... nonostante siamo convinti della correttezza del nostro silenzio rispetto al futuro che questi quasi-uomini devono raggiungere da soli, ci avvolge comunque nel presente in un velo di amara impotenza.
D'altronde deve essere così, come diceva Bob Dylan:
Trust yourself to do what's right and not be second-guessed
Don't trust me to show you beauty
Don't trust me to show you the truth
Don't trust me to show you love
If you want somebody you can trust, trust yourself.
A questo pensavo mentre frugavo in cucina l'altra sera rientrata dal mio viaggio, in cerca di un cibo che mi confortasse lo spirito. Prima di partire avevo diligentemente svuotato il frigo dagli ingredienti freschi, quindi cosa poteva fare al caso mio meglio di una bella busta di verdure surgelate per minestrone?! Peccato che io non sia normale, che la componente nipponica della mia anima non si accontentasse di una zuppa di verdure qualsiasi e che mi sia venuta la curiosità di capire cosa sarebbe uscito se avessi preparato una minestra giapponese con quel mix di verdure italiane...
In realtà (a parte la varietà di fagioli e di basilico) tutti gli ingredienti contenuti nella busta sono tranquillamente usati anche nella cucina giapponese, ma mai miscelati tutti insieme. In genere in Giappone amano sentire i sapori distinti di ogni ingrediente e raramente ne utilizzano più di tre o quattro nella stessa preparazione... Ho fatto dunque un esperimento che si potrebbe definire yoshoku, come i Giapponesi chiamano i piatti della tradizione Giapponese che sono stati contaminati, per ingredienti o per tecniche di preparazione e presentazione, dalla cultura gastronomica occidentale.
Non essendo io Giapponese, però (ma va?!) ho fatto il percorso contrario, in effetti... perchè ho preparato un minestrone "classico" italiano sostituendo i nostri ingredienti con quelli nipponici. Per essere precisi: ho usato il dashi (brodo di alghe e pesce) invece del brodo di verdura, l'olio sesamo invece del nostro olio di oliva, la salsa di soja ha preso il posto del sale, il togarashi (misto di peperoncino giapponese e spezie) quello del pepe ed il katzuobushi (fiocchetti di tonnetto secco) ha praticamente rubato la parte di "tocco finale" del parmigiano grattugiato...
L'alga kombu è servita sostanzialmente per evitare che i legumi creassero poi fastidiosi effetti collaterali, ma usata in maggior quantità permette di sostituire il dashi con della semplice acqua, rendendo il piatto (a questo punto senza la spolverata di tonnetto secco) adatto anche ad un regime vegetariano.
Minestrone yoshoku di verdura
ingredienti per 4 persone:
450 gr. di verdure miste surgelate per minestrone (nel mio caso: patate, fagioli, piselli, zucca, carote, sedano, pomodori, fagiolini, zucchine, aglio, basilico, prezzemolo)
1 piccola cipolla
1 lt. di brodo dashi
1 pezzetto di alga kombu da circa 6 x 6 cm.
2 cucchiai di katzuobushi
2 cucchiai di salsa di soja
1 cucchiaino di olio di semi
1 cucchiaino di olio di sesamo
1 cucchiaino di sichimi togarashi
Scaldare i due olii nella pentola e farvi saltare per un paio di minuti la cipolla affettata sottile.
Unire il mix di verdure e lasciar bene insaporire per qualche minuto, nel frattempo scaldare il brodo.
Coprire le verdure con il brodo, aggiungere l'alga kombu e la soja, portare a bollore quindi cuocere coperto per circa 35-40 minuti, fino a che le le verdure sono morbide.
Levare l'alga kombu, tagliarla a striscioline o tritarla grossolanamente ed unirla di nuovo al minestrone, regolare la salatura aggiungendo se serve un goccino ancora di soia e servire in ciotole con una spolverata di peperoncino ed un ciuffetto di katzuobushi (meglio sopra le verdure che spuntano dal brodo, perchè appena tocca il liquido vi si scioglie...)
Mi sono resa conto che quando le emozioni si affastellano si rischia di badare solo alle più prepotenti, mentre a me piace ascoltare con attenzione tutte le voci, soprattutto quelle minute e flebili, che lasciano tracce più interessanti. Ad esempio ho trascorso una mattinata in una strana dimensione passata/futura, assistendo ad un paio di lezioni universitarie insieme ad una mia carissima accompagnatrice diciannovenne, entusiasta matricola che mi ha fatto con orgoglio da cicerone.
Flash back violentissimo tornare sui banchi e in un istante rendermi conto della scarsa consapevolezza con cui affrontavo io l'esperienza universitaria "ai miei tempi" ed in generale la vita. Quanto avrei potuto sfruttate meglio quell'incredibile occasione, perdendo meno tempo, facendo meno fatica ed assorbendo molto di più, sia dalla scuola che dall'intero mondo che mi circondava!
Guardavo tutto con occhi brillanti, l'altra mattina. Ero rapita, gasata, divoravo ogni dettaglio con gioia ed insieme sentivo una strana amarezza, al momento scambiata per una sorta di rimpianto nei confronti del mio passato. Riflettendoci a posteriori mi sono resa conto che si trattava invece di uno sguardo disincantato al presente della mia accompagnatrice.
Avrei voluto poter spiegare a lei ed ai suoi compagni la profondità, la bellezza ed il privilegio dell'esperienza che stavano vivendo come loro quotidiano, mostrare loro le ricchezze che avevano a portata di mano ed esortarli a raccoglierle tutte, a capire il vero senso di quelle giornate ad ascoltare persone dotte, per rintracciare in quesi segni alla lavagna formule di vita, apertura di prospettive, orizzonti da esplorare, doveri da compiere al di là di banchi e libri, di nozioni ed orari...
Avere già la propria vita in mano e non accorgersene, aspettare un futuro "da adulti" ed esserlo già intimamente in potenza, considerare normale una giornata ad imparare senza capire tutto quello che davvero ci viene offerto in quel luogo ed inquel momento della propria esistenza. Concentrarsi completamente su piccoli traguardi vicini senza sapere che si sta già camminando in una direzione precisa, verso una meta più distante, e che già si potrebbe decidere per cose più grandi, sapendolo...
Avrei voluto GRIDARE il dolore che mi dava la loro inconsapevolezza... Ma non ne avevo il potere, come di fatto nessuna esortazione "dei grandi" di allora l'aveva avuto su di me adolescente. La vita è da comprendere a poco a poco, ignorando i consigli, perdendo occasioni, sbattendo personalmente il muso contro le difficoltà, imparando ad avere fiducia in se stessi.
Scegliere di stare zitti ad osservare chi dopo di noi si impantana nelle stesse minuzie perché non ha ancora imparato ad alzare la testa e guadare oltre... nonostante siamo convinti della correttezza del nostro silenzio rispetto al futuro che questi quasi-uomini devono raggiungere da soli, ci avvolge comunque nel presente in un velo di amara impotenza.
D'altronde deve essere così, come diceva Bob Dylan:
Trust yourself to do what's right and not be second-guessed
Don't trust me to show you beauty
Don't trust me to show you the truth
Don't trust me to show you love
If you want somebody you can trust, trust yourself.
A questo pensavo mentre frugavo in cucina l'altra sera rientrata dal mio viaggio, in cerca di un cibo che mi confortasse lo spirito. Prima di partire avevo diligentemente svuotato il frigo dagli ingredienti freschi, quindi cosa poteva fare al caso mio meglio di una bella busta di verdure surgelate per minestrone?! Peccato che io non sia normale, che la componente nipponica della mia anima non si accontentasse di una zuppa di verdure qualsiasi e che mi sia venuta la curiosità di capire cosa sarebbe uscito se avessi preparato una minestra giapponese con quel mix di verdure italiane...
In realtà (a parte la varietà di fagioli e di basilico) tutti gli ingredienti contenuti nella busta sono tranquillamente usati anche nella cucina giapponese, ma mai miscelati tutti insieme. In genere in Giappone amano sentire i sapori distinti di ogni ingrediente e raramente ne utilizzano più di tre o quattro nella stessa preparazione... Ho fatto dunque un esperimento che si potrebbe definire yoshoku, come i Giapponesi chiamano i piatti della tradizione Giapponese che sono stati contaminati, per ingredienti o per tecniche di preparazione e presentazione, dalla cultura gastronomica occidentale.
Non essendo io Giapponese, però (ma va?!) ho fatto il percorso contrario, in effetti... perchè ho preparato un minestrone "classico" italiano sostituendo i nostri ingredienti con quelli nipponici. Per essere precisi: ho usato il dashi (brodo di alghe e pesce) invece del brodo di verdura, l'olio sesamo invece del nostro olio di oliva, la salsa di soja ha preso il posto del sale, il togarashi (misto di peperoncino giapponese e spezie) quello del pepe ed il katzuobushi (fiocchetti di tonnetto secco) ha praticamente rubato la parte di "tocco finale" del parmigiano grattugiato...
L'alga kombu è servita sostanzialmente per evitare che i legumi creassero poi fastidiosi effetti collaterali, ma usata in maggior quantità permette di sostituire il dashi con della semplice acqua, rendendo il piatto (a questo punto senza la spolverata di tonnetto secco) adatto anche ad un regime vegetariano.
ingredienti per 4 persone:
450 gr. di verdure miste surgelate per minestrone (nel mio caso: patate, fagioli, piselli, zucca, carote, sedano, pomodori, fagiolini, zucchine, aglio, basilico, prezzemolo)
1 piccola cipolla
1 lt. di brodo dashi
1 pezzetto di alga kombu da circa 6 x 6 cm.
2 cucchiai di katzuobushi
2 cucchiai di salsa di soja
1 cucchiaino di olio di semi
1 cucchiaino di olio di sesamo
1 cucchiaino di sichimi togarashi
Scaldare i due olii nella pentola e farvi saltare per un paio di minuti la cipolla affettata sottile.
Unire il mix di verdure e lasciar bene insaporire per qualche minuto, nel frattempo scaldare il brodo.
Coprire le verdure con il brodo, aggiungere l'alga kombu e la soja, portare a bollore quindi cuocere coperto per circa 35-40 minuti, fino a che le le verdure sono morbide.
Levare l'alga kombu, tagliarla a striscioline o tritarla grossolanamente ed unirla di nuovo al minestrone, regolare la salatura aggiungendo se serve un goccino ancora di soia e servire in ciotole con una spolverata di peperoncino ed un ciuffetto di katzuobushi (meglio sopra le verdure che spuntano dal brodo, perchè appena tocca il liquido vi si scioglie...)
- rivoli affluenti:
- le frasi di Bob Dylan sono estrapolate da: Trust Yourself, in "Empire Burlesque", 1985.
- un libro semplice di introduzione alla cucina yoshoku è: Jane Lawson, Yoshoku. Cucina giapponese stile occidentale, Guido Tommasi Editore
Certo che sei spiazzante, dalle riflessioni sugli studi inconsapevoli (la vita vanti a se'), a Bob Dylan, alla cucina giapponese in stile occidentale. Leggere i tuoi post e' come fare un giro in ottovolante...
RispondiEliminaMa un giro inebriante pero'.
Ecco, sono diventato lirico.... La ricetta e' intrigante, va bene cosi'?
@corrado: già... in effetti ammetto di essere un po' contorta a volte...
RispondiEliminaComunque hai fatto bene a prendermi per l'orecchio come si fa con i monelli!
Leggendo le tue parole ho riso per due minuti buoni...
Mi sono capitate riflessioni simili alle tue seguendo da lontano gli amori di figlia ed alunni adolescenti...
RispondiEliminaD'altronde vivere con la consapevolezza della maturità l'energia dei vent'anni sarebbe una miscela davvero esplosiva...
I tuoi post sono sempre interessanti: brava!
RispondiEliminaUn saluto.
Enrico
ho già programmato per domani un minestrone familiare. il mio piatto tenterà di somigliare al tuo. poi ti dirò. grazie per le riflessioni che sono le stesse mie al mio e che si perdono nelle cuffie dell'ipod ascoltato a volume troppo alto per sentire.
RispondiEliminaSemplicemente , un abbraccio . Chiara
RispondiEliminaSottoscrivo in pieno quanto dice Virò e cioè che consapevolezza della maturità ed energia dei vent'anni sono una miscela esplosiva. Probabilmente, e parlo solo per me, se quando ero più piccolo fossi stato più assennato tante cose belle forse nemmeno mi sarebbero capitate e quindi va benissimo così...forse più che gridare per il dolore che da/dava quella inconsapevolezza a me viene un sorriso lento ed affettuoso (nulla affatto paternalistico) di comprensione non altro.
RispondiEliminaLo stesso sorriso ma molto più accentuato mi è venuto per l'alga Kombu, nemica si dei geyser umani ma altrettanto inquietante se aggiunta come ingrediente edibile in preparazioni classiche! ahahahahha
@virò: in effetti se mi fossi resa conto di cosa stavo vivendo allora credo avrei capito molto meglio tante cose con meno fatica ed in altre avrei messo molto più gusto, probabilmente nel totale però mi sarei divertita di meno. Perchè imparare a crescere è anche divertente, oltre che duro e faticoso...
RispondiElimina@le franc enrico: grazie mille... e smettila un po' di girar l'Italia a far bagordi! Ma non ti stanchi mai?!
@mogliedaunavita: sentire e ascoltare?! E perchè ora dovrebbero? Per fortuna arriva anche l'età in cui si supera l'orror vacui e si impara ad apprezzare moltissimo il silenzio.
(dai, fai davvero il minestrone con il dashi?! Che mito! Preparati a sapori di sottofondo delicatissimi ed inaspettati... Visto, Gambetto, che qui non sono l'unica pazza?!)
@chiara: e con questo abbraccio superiamo montagne di inutili parole e saggi(?) consigli...
@gambetto: il dolore dell'impotenza era la sensazione momentanea di fronte a quello che in quell'istante mi pareva un'enorme spreco... ma la maturità anagrafica mi ha insegnato proprio che si impara solo vivendo, per questo alla fine ho affettuosamente, consapevolmente taciuto... ed ho pure citato Dylan, per sembrare addirittura rock!
(Comunque se leggi un paio di commenti più su vedi che chi ficca le alghe nel minestrone non sono solo io... Dopo lo strutto con le vongole che vuoi che sia una minuscola ed innocua alghettina?!)
Eheheh hai ragione!!
RispondiEliminaPS
Il commento lo avevo visto ma avevo fatto finta di niente aahahahahah :DD
Sono d'accordo con Corrado sull'eprienza inebriante, io non mi stancherei mai di leggerti, assaporo tutto, riesci a trovare le parole, il modo di esprimere sensazioni che sono profondamente nascoste e spesso rimosse.
RispondiEliminaInteressantissimo questo percorso gastronomico sul piatto, mi apri nuove prospettive
Non dico niente sui commenti sulle alghe perché a me attirano molto ;-)
Buona giornata
Perchè dove sono stato???? non mi muovo da Roma da gennaio...
RispondiElimina@dada: in quanto ad aprire prospettive... senti chi parla! Comunque grazie. E poi una parola di conforto da te sulle alghe vale almeno quanto i tuoi carinissimi complimenti.
RispondiElimina@lefrancbuveur: davvero?! E Bologna? E Genova? Guarda che ti leggo...
A Bologna e Genova sono stato tante volte ma non recentemente. Ho solo raccolto le idee e le foto di vecchie vacanze in cui ci sono stato. Non pubblico le mie impressioni e le foto necessariamente subito dopo esser stato in un luogo...
RispondiEliminaTra poco ad esempio vedrai sul mio blog un post su quella fattoria dove ci ha portato Chiara e non ci sono stato certo ieri...;-))
Besos
Enrico
ho fatto il minestrone ma senza dashi, senza oli e senza tutto quello che non fosse minestrone e alghe. in pratica ho aggiunto le alghe che avevo, (Hijiki) sbriciolate alla fine. ho preso spunto e ho virato. grazie per il suggerimento. mi procurerò gli ingredienti.
RispondiElimina@lefrancbuveur: come non detto!
RispondiElimina@mogliedaunavita: lo sapevo che sei un mito! L'alga hijiki è più indicata in insalata ma di certo ha lasciato un po' di originale profumo al tuo minestrone. Tu comunque non sai quanto apprezzi il tuo esperimento!!!!
PS: se ti è avanzata qualche alga secca e sei ancora in vena di esperimenti falla rinvenire in acqua bollente (spenta) per un paio di minuti, sciacquala in acqua fredda e poi usala per un'insalata insieme con taccole, gamberetti e semi di sesamo, oppure con tofu carote julienne e salsa di soja...