Teresa è una donna forte. Come non potrebbe esserlo? Quando non ne ha potuto più di mantenere un marito beone e violento ha scelto. Ha lasciato al suo Paese una figlia ventenne appena sposata ed una di otto anni affidata alle cure della neo-sposina, ha consegnato loro tutti i suoi pochissimi risparmi, ha predisposto le carte per sganciarsi dal consorte ed è salita su una carretta della speranza diretta nel vuoto. Senza certezze, con il cuore straziato, di nascosto da tutti tranne che dalla figlia grande, perchè non voleva vedere lacrime ne' soprattutto mostrare le proprie.
Quando è scesa dalla carretta, dopo giorni di viaggio rocambolesco, era un'alba umida ed uggiosa di fine novembre in una piazza mai vista, in un Paese il cui nome era legato solo ai ricordi scolastici di una cartina geografica, circondata di gente con cui non poteva comunicare perchè le era sconosciuta anche la lingua, oltre alla mentalità, alla scirttura, al clima ed alle abitudini. L'autista l'aveva al momento indirizzata ad una Donna Gentile della sua stessa nazionalità, che in italiano definiremmo "caporale". Le è ancora grata a distanza di anni, Teresa, perchè in quell'alba la Donna Gentile non l'aveva snobbata ma l'aveva indirizzata addirittura presso una conoscente che poteva segnalarla per un lavoro.
Teresa aveva dormito alla stazione per qualche giorno senza neppure mangiare, ma poi aveva potuto cominciare ad accudire un anziano immobilizzato a letto. Rimaneva con lui 24 ore su 24 domeniche comprese, alzandolo di peso ogni paio di ore per cambiargli posizione, imboccandolo, lavandolo, dosandogli le medicine in base a indicazioni scritte in un alfabeto a lei estraneo, senza mai parlare con nessuno, comunicando a gesti con i parenti, per quel poco che si facevano vedere. E Teresa si sentiva una persona fortunata.
Negli ultimi anni, sebbene diplomata, Teresa aveva mantenuto figlie e marito facendo il manovale a giornata nei cantieri edili da un capo all'altro del suo Paese, dunque ora lavorare al coperto, dormire in cantina ma dentro lenzuola pulite, mangiare tutti i giorni perchè il vitto era compreso nel suo magro stipendio e poter spedire tutti i soldi a casa... c'era solo di che essere grati!
D'accordo, i soldi che mandava alle figlie non erano proprio tutti, una bella percentuale andava alla Donna Gentile, ma si sa, bisogna solo ringraziare il Signore per le grazie che si ricevono invece di perdere tempo a badare alle piccole imperfezioni della vita...
Senza raccontare i dettagli di tutta la sequenza di vicende successive, Teresa riesce finalmente a imparare un po' la lingua, a trovare dei lavori meglio pagati e pure a sganciarsi dalla Donna Gentile (anche se ogni anno a novembre le porta ancora un regalino, in segno di gratitudine).
Riesce pure a mettere da parte un piccolo gruzzoletto che le è sufficiente per pagarsi un viaggio in pullman ed un giorno torna al suo Paese. Vuole convincere il quasi-ex marito a firmare le carte che le servono per regolarizzare il permesso di soggiorno, ma soprattutto vuol correre dalle figlie. Perchè, ridendo e scherzando, nel frattempo sono passati quattro anni, in cui non le ha più viste se non in qualche sporadica fotografia.
Arriva a casa e la figlia piccola non la riconosce. Si nasconde dietro la sorella, si vergogna, resta muta, non accetta i suoi regali. Impaurita ed insieme offesa dal ritorno di una mamma che l'ha abbandonata, non accetta nemmeno di farsi abbracciare. Ci vogliono tre giorni perchè Teresa riesca a prendere per mano la figlia e farsi guardare negli occhi. E a quel punto non sa nemmeno più cosa dirle, perchè non le può promettere che non la lascerà di nuovo crescere da sola, ne' le sa garantire quando si rivedranno la prossima volta.
In realtà non è certa neppure di riuscire a ritornare a quel poco di sicuro che ha in Italia, dato che l'ex marito non le firma le carte "gratis" e lei ha speso tutto il suo denaro per il viaggio... Ma non è una che si perde d'animo, la nostra Teresa, così in qualche modo riesce a raggranellare qualche soldo da dare al suo ex e poi rimedia un passaggio per l'Italia, dove ritrova il suo lavoro precedente e poco per volta ne acquisisce di ulteriori. "Ma quanto sono fortunata..." continua a ripetersi, ringraziando Dio per la propria sorte.
Uno dei nuovi datori di lavoro (che lei chiama Signor Padrone, con rispetto e deferenza) è molto disponibile e la aiuta a sistemare l'empasse burocratico. Sì, è vero, per tutto questo ci vogliono altri due anni, però nel frattempo lei riesce a comprarsi a piccole rate un computer e può incontrarsi virtualmente con le figlie quasi ogni sera, quindi il distacco le pesa di meno. Ed poi sembra stia anche comparendo all'orizzonte un semplice ma onesto corteggiatore, il che la lusinga, anche se lei per queste cose non ha tempo! Per il momento Teresa pensa a lavorare, ad inviare denaro alle figlie, a sperare un giorno di poterle rivedere, magari senza aspettare ancora tanto.
L'ex marito la raggiunge in Italia con una nuova fidanzata per batter cassa ma oramai le carte sono quasi a posto e a Teresa non servono più le sue preziose firme. Lui allora le nega il permesso di far superare il confine alla figlia minorenne, perchè va bene che una ragazzina ha anche diritto di andare a trovare la madre dopo due anni che non la vede e cinque che quasi non le parla, ma un uomo è un uomo, ha i suoi principi e deve mettere bene in chiaro chi comanda!
La storia è arrivata a questo punto. Non so come continuerà, so però che l'altra mattina Teresa mi ha sventolato sotto il naso il suo permesso di soggiorno nuovo fiammante... Ora il datore di lavoro la può mettere definitivamente in regola, così lei non avrà più problemi a passare in entrata e in uscita tutti i confini che vuole!
Mi ha chiesto che regalo avrebbe potuto fare al Signor Padrone per sdebitarsi... "magari una bella camicia. Però me la faccio mandare dal mio Paese, perchè conosco le marche e so sceglierne una di buona qualità, di quelle resistenti, che non si consumano troppo in fretta. Che dici, potrebbe piacergli? "
E poi mi ha raccontato dei suoi rituali per Pasqua, che il Signore c'è sempre e non va dimenticato quando si è felici: tutti sono capaci di pregare per uscire dalle difficoltà ma in pochi si ricordano di ringraziare...
Teresa l'altro giorno era come rinata. Per la prima volta in sette anni poteva fare programmi per il futuro. Con quel pezzo di carta aveva di nuovo la propria vita in mano e di questo ringraziava il Signore e tutte le persone buone che l'avevano aiutata fino ad ora. E dimenticava di ringraziare se stessa, senza nemmeno rendersene conto...
Così stamattina per festeggiare la luce nuova dei suoi occhi le ho portato in regalo dei biscottini della fortuna fatti in casa. Contenevano tutti un bigliettino con lo stesso messaggio (scritto in Italiano, perchè nel frattempo lei legge bene lo stampatello e sta cominciando anche con il corsivo). Non ne riporto il testo perchè molto privato, ma ognuno di noi può immaginare una frase da dedicare al coraggio ed alla determinazione di Teresa.
In realtà più che "biscotti della fortuna" li vorrei chiamare "biscotti della forza" o "dell'orgoglio"... Checchè ne dicano i fatalisti, il nostro destino ce lo costruiamo in gran parte anche noi e senza la sua volontà non credo che le sarebbero bastati quel paio di episodi positivi qua e là per farla uscire dalla sua situazione disperata.
Ma al di là di come li chiameremo, questi biscottini che in Occidente vengano spacciati per cinesi sono in realtà di origine nipponica (e te pareva!). Arrivati in California all'inizio del Novecento con gli immigrati giapponesi, furono subito adottati dai ristoranti cinesi di San Francisco e l'idea da lì si diffuse anche nel resto del mondo.
L'origine di questi dolcetti con all'interno un motto, un vaticinio od un augurio, è legata secondo alcuni all'antichissima tradizione dell'aleuromanzia (dal geco áleuron, cioè farina di frumento), l'arte divinatoria legata alla farina. Non so molto a riguardo, però in alcuni templi di Kioto ancora oggi l'omikuji, una sorta di lotteria sacra in cui i monaci dispensano ai fedeli dei bigliettini bianchi con motti, benedizioni, predizioni e consigli, ha luogo racchiudendo questi bigliettini dento ad un guscio di biscotto, detto tsujiura senbei.
La forma è leggermente diversa rispetto a quelli conosciuti in Occidente e gli ingredienti sono sesamo e miso invece di vaniglia, mandorle e burro, comunque a loro volta questi biscottini deriverebbero dai jianbing, delle cialde cinesi che vengono descritte con lo stesso ideogramma usato in Giappone per i senbei... Insomma: una spirale infinita di rivalità sull'origine di questi dolcetti, per cui si sono formate anche fazioni che se ne contendono con grinta la paternità...
Anche nella tradizione cinese comunque esite una leggenda in merito, secondo cui nel XIV secolo un gruppo di rivoluzionari contrari alla dominazione mongola si passava i messaggi per gli appuntamenti cospiratori nascondendoli dentro a dei dolcetti. I Mongoli non se ne accorsero e così fu concordata alle loro spalle la data della rivolta, data da cui cominciò l'ascesa al potere della dinastia Ming.
Comunque sia... per tagliare la testa al toro quella che riporto è una ricetta di derivazione americana e basta! Ecco dunque come ho preparato i dolcetti per Teresa, che in suo onore non chiamerei tanto "biscotti della fortuna" quanto:
Biscotti della Fortuna Aiutata dalla Volontà
ingredienti per circa 18-20 pezzi:
3 bianchi d'uovo (in tutto circa 100 gr.)
60 gr. di farina
60 gr. di zucchero a velo (*)
50 gr. di burro
Come prima cosa ritagliare una ventina di bigliettini circa 6 x 3 cm. nella carta da forno e scriverci le dediche/poesie/penitenze con un pennarello indelebile, quindi piegarli in tre per il lungo formando una striscia sottile con le scritte all'interno, che poi va piegata ancora in tre o quattro nell'altro senso.
Sciogliere il burro a bagnomaria (o al microonde) e lasciarlo intiepidire.
Sbattere gli albumi con una frusta fino a che sono belli spumosi ma ancora non hanno cominciato a montare.
Unirvi lo zucchero a velo setacciato ed il burro fuso, mescolare fino a che è tutto ben amalgamato.
Unire la farina, mescolare bene e lasciar riposare il composto per un quarto d'ora.
Nel frattempo scaldare il forno a 180°; tagliare un foglio di carta forno della dimensione della placca e disegnarvi tre cerchi dal diametro di circa 8 cm. (il diametro di un mug), mettendolo poi sulla placca con il disegno verso il basso, in modo che si intraveda da sopra ma il pennarello non venga a contatto direttamente con i biscotti. Imburrare leggermente la superficie della carta.
Prelevare circa un cucchiaino abbondante di pastella per volta e, con una spatola o con la lama di un coltello, spalmarla per bene sopra ogni cerchio.
Infornare per circa 5 o 6 minuti, fino a che i bordi dei biscotti cominciano a dorare (tipo lingue di gatto), quindi, lavorando velocemente, staccare i dischi di pasta dalla carta forno con una spatola, capovolgerli e disporre sopra ad ognuno un bigliettino piegato.
Piegare in due ogni disco sopra al biglietto e poi, appoggiandosi al bordo spesso di una tazza, piegarlo di nuovo in due in modo un po' più arcuato, lasciandolo poi raffreddare su una gratella perchè si indurisca.
Sono gesti che devono essere compiuti velocemente e pochi biscotti per volta, altrimenti i biscotti si induriscono e piegandoli si spezzano. Per chi non è abituato a maneggiare cose calde meglio piegare i dischi con la mano protetta da un canovaccio pulito. Se i biscotti sono ancora morbidi quando si levano dalla tazza si possono lasciar raffreddare infilandone le punte nella gratella in modo che rimangano arcuati.
Si conservano per un paio di giorni in una scatola di latta.
(* Lo zucchero può eventualmente essere vanigliato oppure, come optional, si può aggiungere all'impasto qualche goccia di estratto di vaniglia o di essenza di mandorla. Io ho usato zucchero non aromatizzato ma ho aggiunto un pizzico di polvere d'arancia e due gocce di acqua di rose, così, per renderli leggermente femminili ed offrire a Teresa un bouquet profumato...)
Quando è scesa dalla carretta, dopo giorni di viaggio rocambolesco, era un'alba umida ed uggiosa di fine novembre in una piazza mai vista, in un Paese il cui nome era legato solo ai ricordi scolastici di una cartina geografica, circondata di gente con cui non poteva comunicare perchè le era sconosciuta anche la lingua, oltre alla mentalità, alla scirttura, al clima ed alle abitudini. L'autista l'aveva al momento indirizzata ad una Donna Gentile della sua stessa nazionalità, che in italiano definiremmo "caporale". Le è ancora grata a distanza di anni, Teresa, perchè in quell'alba la Donna Gentile non l'aveva snobbata ma l'aveva indirizzata addirittura presso una conoscente che poteva segnalarla per un lavoro.
Teresa aveva dormito alla stazione per qualche giorno senza neppure mangiare, ma poi aveva potuto cominciare ad accudire un anziano immobilizzato a letto. Rimaneva con lui 24 ore su 24 domeniche comprese, alzandolo di peso ogni paio di ore per cambiargli posizione, imboccandolo, lavandolo, dosandogli le medicine in base a indicazioni scritte in un alfabeto a lei estraneo, senza mai parlare con nessuno, comunicando a gesti con i parenti, per quel poco che si facevano vedere. E Teresa si sentiva una persona fortunata.
Negli ultimi anni, sebbene diplomata, Teresa aveva mantenuto figlie e marito facendo il manovale a giornata nei cantieri edili da un capo all'altro del suo Paese, dunque ora lavorare al coperto, dormire in cantina ma dentro lenzuola pulite, mangiare tutti i giorni perchè il vitto era compreso nel suo magro stipendio e poter spedire tutti i soldi a casa... c'era solo di che essere grati!
D'accordo, i soldi che mandava alle figlie non erano proprio tutti, una bella percentuale andava alla Donna Gentile, ma si sa, bisogna solo ringraziare il Signore per le grazie che si ricevono invece di perdere tempo a badare alle piccole imperfezioni della vita...
Senza raccontare i dettagli di tutta la sequenza di vicende successive, Teresa riesce finalmente a imparare un po' la lingua, a trovare dei lavori meglio pagati e pure a sganciarsi dalla Donna Gentile (anche se ogni anno a novembre le porta ancora un regalino, in segno di gratitudine).
Riesce pure a mettere da parte un piccolo gruzzoletto che le è sufficiente per pagarsi un viaggio in pullman ed un giorno torna al suo Paese. Vuole convincere il quasi-ex marito a firmare le carte che le servono per regolarizzare il permesso di soggiorno, ma soprattutto vuol correre dalle figlie. Perchè, ridendo e scherzando, nel frattempo sono passati quattro anni, in cui non le ha più viste se non in qualche sporadica fotografia.
Arriva a casa e la figlia piccola non la riconosce. Si nasconde dietro la sorella, si vergogna, resta muta, non accetta i suoi regali. Impaurita ed insieme offesa dal ritorno di una mamma che l'ha abbandonata, non accetta nemmeno di farsi abbracciare. Ci vogliono tre giorni perchè Teresa riesca a prendere per mano la figlia e farsi guardare negli occhi. E a quel punto non sa nemmeno più cosa dirle, perchè non le può promettere che non la lascerà di nuovo crescere da sola, ne' le sa garantire quando si rivedranno la prossima volta.
In realtà non è certa neppure di riuscire a ritornare a quel poco di sicuro che ha in Italia, dato che l'ex marito non le firma le carte "gratis" e lei ha speso tutto il suo denaro per il viaggio... Ma non è una che si perde d'animo, la nostra Teresa, così in qualche modo riesce a raggranellare qualche soldo da dare al suo ex e poi rimedia un passaggio per l'Italia, dove ritrova il suo lavoro precedente e poco per volta ne acquisisce di ulteriori. "Ma quanto sono fortunata..." continua a ripetersi, ringraziando Dio per la propria sorte.
Uno dei nuovi datori di lavoro (che lei chiama Signor Padrone, con rispetto e deferenza) è molto disponibile e la aiuta a sistemare l'empasse burocratico. Sì, è vero, per tutto questo ci vogliono altri due anni, però nel frattempo lei riesce a comprarsi a piccole rate un computer e può incontrarsi virtualmente con le figlie quasi ogni sera, quindi il distacco le pesa di meno. Ed poi sembra stia anche comparendo all'orizzonte un semplice ma onesto corteggiatore, il che la lusinga, anche se lei per queste cose non ha tempo! Per il momento Teresa pensa a lavorare, ad inviare denaro alle figlie, a sperare un giorno di poterle rivedere, magari senza aspettare ancora tanto.
L'ex marito la raggiunge in Italia con una nuova fidanzata per batter cassa ma oramai le carte sono quasi a posto e a Teresa non servono più le sue preziose firme. Lui allora le nega il permesso di far superare il confine alla figlia minorenne, perchè va bene che una ragazzina ha anche diritto di andare a trovare la madre dopo due anni che non la vede e cinque che quasi non le parla, ma un uomo è un uomo, ha i suoi principi e deve mettere bene in chiaro chi comanda!
La storia è arrivata a questo punto. Non so come continuerà, so però che l'altra mattina Teresa mi ha sventolato sotto il naso il suo permesso di soggiorno nuovo fiammante... Ora il datore di lavoro la può mettere definitivamente in regola, così lei non avrà più problemi a passare in entrata e in uscita tutti i confini che vuole!
Mi ha chiesto che regalo avrebbe potuto fare al Signor Padrone per sdebitarsi... "magari una bella camicia. Però me la faccio mandare dal mio Paese, perchè conosco le marche e so sceglierne una di buona qualità, di quelle resistenti, che non si consumano troppo in fretta. Che dici, potrebbe piacergli? "
E poi mi ha raccontato dei suoi rituali per Pasqua, che il Signore c'è sempre e non va dimenticato quando si è felici: tutti sono capaci di pregare per uscire dalle difficoltà ma in pochi si ricordano di ringraziare...
Teresa l'altro giorno era come rinata. Per la prima volta in sette anni poteva fare programmi per il futuro. Con quel pezzo di carta aveva di nuovo la propria vita in mano e di questo ringraziava il Signore e tutte le persone buone che l'avevano aiutata fino ad ora. E dimenticava di ringraziare se stessa, senza nemmeno rendersene conto...
Così stamattina per festeggiare la luce nuova dei suoi occhi le ho portato in regalo dei biscottini della fortuna fatti in casa. Contenevano tutti un bigliettino con lo stesso messaggio (scritto in Italiano, perchè nel frattempo lei legge bene lo stampatello e sta cominciando anche con il corsivo). Non ne riporto il testo perchè molto privato, ma ognuno di noi può immaginare una frase da dedicare al coraggio ed alla determinazione di Teresa.
In realtà più che "biscotti della fortuna" li vorrei chiamare "biscotti della forza" o "dell'orgoglio"... Checchè ne dicano i fatalisti, il nostro destino ce lo costruiamo in gran parte anche noi e senza la sua volontà non credo che le sarebbero bastati quel paio di episodi positivi qua e là per farla uscire dalla sua situazione disperata.
Ma al di là di come li chiameremo, questi biscottini che in Occidente vengano spacciati per cinesi sono in realtà di origine nipponica (e te pareva!). Arrivati in California all'inizio del Novecento con gli immigrati giapponesi, furono subito adottati dai ristoranti cinesi di San Francisco e l'idea da lì si diffuse anche nel resto del mondo.
L'origine di questi dolcetti con all'interno un motto, un vaticinio od un augurio, è legata secondo alcuni all'antichissima tradizione dell'aleuromanzia (dal geco áleuron, cioè farina di frumento), l'arte divinatoria legata alla farina. Non so molto a riguardo, però in alcuni templi di Kioto ancora oggi l'omikuji, una sorta di lotteria sacra in cui i monaci dispensano ai fedeli dei bigliettini bianchi con motti, benedizioni, predizioni e consigli, ha luogo racchiudendo questi bigliettini dento ad un guscio di biscotto, detto tsujiura senbei.
La forma è leggermente diversa rispetto a quelli conosciuti in Occidente e gli ingredienti sono sesamo e miso invece di vaniglia, mandorle e burro, comunque a loro volta questi biscottini deriverebbero dai jianbing, delle cialde cinesi che vengono descritte con lo stesso ideogramma usato in Giappone per i senbei... Insomma: una spirale infinita di rivalità sull'origine di questi dolcetti, per cui si sono formate anche fazioni che se ne contendono con grinta la paternità...
Anche nella tradizione cinese comunque esite una leggenda in merito, secondo cui nel XIV secolo un gruppo di rivoluzionari contrari alla dominazione mongola si passava i messaggi per gli appuntamenti cospiratori nascondendoli dentro a dei dolcetti. I Mongoli non se ne accorsero e così fu concordata alle loro spalle la data della rivolta, data da cui cominciò l'ascesa al potere della dinastia Ming.
Comunque sia... per tagliare la testa al toro quella che riporto è una ricetta di derivazione americana e basta! Ecco dunque come ho preparato i dolcetti per Teresa, che in suo onore non chiamerei tanto "biscotti della fortuna" quanto:
Biscotti della Fortuna Aiutata dalla Volontà
ingredienti per circa 18-20 pezzi:
3 bianchi d'uovo (in tutto circa 100 gr.)
60 gr. di farina
60 gr. di zucchero a velo (*)
50 gr. di burro
Come prima cosa ritagliare una ventina di bigliettini circa 6 x 3 cm. nella carta da forno e scriverci le dediche/poesie/penitenze con un pennarello indelebile, quindi piegarli in tre per il lungo formando una striscia sottile con le scritte all'interno, che poi va piegata ancora in tre o quattro nell'altro senso.
Sciogliere il burro a bagnomaria (o al microonde) e lasciarlo intiepidire.
Sbattere gli albumi con una frusta fino a che sono belli spumosi ma ancora non hanno cominciato a montare.
Unirvi lo zucchero a velo setacciato ed il burro fuso, mescolare fino a che è tutto ben amalgamato.
Unire la farina, mescolare bene e lasciar riposare il composto per un quarto d'ora.
Nel frattempo scaldare il forno a 180°; tagliare un foglio di carta forno della dimensione della placca e disegnarvi tre cerchi dal diametro di circa 8 cm. (il diametro di un mug), mettendolo poi sulla placca con il disegno verso il basso, in modo che si intraveda da sopra ma il pennarello non venga a contatto direttamente con i biscotti. Imburrare leggermente la superficie della carta.
Prelevare circa un cucchiaino abbondante di pastella per volta e, con una spatola o con la lama di un coltello, spalmarla per bene sopra ogni cerchio.
Infornare per circa 5 o 6 minuti, fino a che i bordi dei biscotti cominciano a dorare (tipo lingue di gatto), quindi, lavorando velocemente, staccare i dischi di pasta dalla carta forno con una spatola, capovolgerli e disporre sopra ad ognuno un bigliettino piegato.
(* Lo zucchero può eventualmente essere vanigliato oppure, come optional, si può aggiungere all'impasto qualche goccia di estratto di vaniglia o di essenza di mandorla. Io ho usato zucchero non aromatizzato ma ho aggiunto un pizzico di polvere d'arancia e due gocce di acqua di rose, così, per renderli leggermente femminili ed offrire a Teresa un bouquet profumato...)
- rivoli affluenti:
- la mia ricetta "made in USA" è tratta da un libro il cui titolo ho qui preso alla lettera...): AA.VV., Finger food. Bit-sized snacks to share with friends, Laurel Glen Publishing
Che bella storia, positiva, in un mare di cattive notizie che i media amano passarci a colazione pranzo e cena.
RispondiEliminaE che buona visione di biscottini :-)
Un coraggioso buona fortuna a Teresa - e pure a noi, che non guasta!
@lonelywalker: di sicuro senza volontà non si va da nessuna parte, come Teresa insegna. Certo che anche un pizzico di fortuna farebbe veramente comodo a tutti, di questi tempi...
RispondiEliminaGrazie dell'augurio collettivo!
Grazie per la ricetta dei biscottini della fortuna, ma ancor più grazie per aver scritto la storia di Teresa, così simile alle tante storie di tante persone che silenziosamente ci stanno intorno, che lavorano per noi e sulle quali, troppo spesso, il nostro sguardo scivola sopra indifferente.
RispondiEliminaGrazie per la tua sensibilità che ci fa soffermare e riflettere!
Marcella
Grazie della storia, Acquaviva. Io sono stato "signor padrone" di piu' di una donna come Teresa, per badare a mia mamma, ormai inferma e che voleva testardamente restare nella sua casa fino alla fine. Ho potuto, tra alti e bassi, apprezzare e ammirare la forza di volonta' di queste donne. Non sono tutte cosi', ma quelle che hanno volonta' di lavorare e onesta' saranno sempre le benvenute.
RispondiEliminanon ti dico altro oltre "che tenerezza questo racconto VERO"
RispondiEliminabaci
@marcella: la fiaba della piccola fiammiferaia che tanto da bambini ci commuoveva si rivela totalmente viva e reale nelle nostre città odierne, se solo abbiamo occhi per guardare. Spesso lo sguardo scivola non per volontà di indifferenza, solo perchè non pensiamo possibile che certe cose ci siano così vicine da poterle davvero toccare con mano...
RispondiElimina@corradoT: in realtà non ne facevo una questione di nazionalità, sesso o tipo di lavoro, volevo semplicemente riflettere sulla potenza della volontà e della capacità di sacrificio nei confronti di difficoltà estreme, potenza che spesso hanno testimoniato anche le storie dei nostri predecessori e che a noi sembra invece quasi inconcepibile, dato che non abbiamo provato di persona la guerra, la fame vera, la miseria nera (o anche il terremoto, per non scordare le 99 Colombe).
@babs: ciò che mi ha commosso di più della testimonianza di Teresa, se ci penso bene, non è stato il racconto degli stenti e dei sacrifici o la fierezza con cui sapeva reagire ad ogni batosta. Mi ha colpito soprattutto questa sua convinzione di essere stata fortunata e di dover ringraziare qualcun altro, umano o divino che fosse, senza minimamente attribuirsi nessun merito.
Che bella questa storia di Teresa bella perchè vera, vorrei fare un augurio a tutte le Teresa che ci sono nel mondo xchè sono veramente tante!!e poi complimenti per i biscotti credo proprio di farli al più presto!!
RispondiElimina@ily: quale miglior modo di augurare un po' di fortuna a Teresa e a tutti quelli che come lei fanno grandi sacrifici con pazienza e determinazione... che gustarsi insieme sia i biscottini che i messaggi di speranza ed incoraggiamento che possono contenere?
RispondiEliminaBella storia, la volontà la forza d'animo nn arrendersi mai
RispondiEliminagrazie per avercela raccontata
@paolo: i grazie vanno tutti a Teresa che con il suo esempio ci ha regalato molti spunti di riflessione...
RispondiElimina"tutti sono capaci di pregare per uscire dalle difficoltà ma in pochi si ricordano di ringraziare..."
RispondiEliminaAnche questa è volontà. Volontà di rimanere coscienti sempre. La vita ha un sapore diverso così. Gran bella lezione.
Belli anche i biscotti aromatizzati :)
@gambetto: che bella riflessione la tua, con la vita che ha un sapore diverso se sei sempre cosciente, presente a te stesso, obiettivo...
RispondiEliminaMagari ha anche un po' profumo di arancia e rosa...
ho avuto diverse terese, alcuni padroni e, adesso ho un angelo custode che ama il mio babbo come fosse il suo. domani mattina andiamo a ritirare il suo permesso di soggiorno e mi dice signora e mi fa sentire povera, io che molto di più vorrei poter fare per lui che mi ha salvato dalla disperazione. una ragazzo di poco più di ventanni che lavora con umiltà e determinazione come il mio non saprà mai.
RispondiEliminaperò ho avuto anche esperienze pessime di botte e ubriacature e queste sono altre storie. grazie per il pensiero che si aggiunge ai pensieri. noi abbiamo tutti bisogno di tutti.
@mogliedaunavita: riconoscere dosi massicce di umiltà e determinazione negli altri ci fa sentire comunque i nostri pigri, poveri limiti. Ed è uno dei loro ulteriori doni.
RispondiEliminaLo sai che mi sono commossa!!!
RispondiEliminaStorie simili, di Anna, di Katia... di Valentina... ne conosco e ti giuro che anche io ogni volta mi stupisco della forza d'animo che queste donne trovano, del loro costante sorriso e disponibilità....e faticano e hanno famiglia lontani eppure si sentono fortunate!... dovremmo trarne esempio... e soprattutto, come dici tu, ricordarci che la fortuna ci può essere ma sta a noi tirar fuori la buona volontà di "sfruttare" gli eventi! :) sta a noi lottare!
Saluta Teresa (che si chiama come me) e grazie anche per questa ricettina... son dei biscotti che ho sempre voluto provare a fare ma poi sempre rimandato!:)
un bacio!
@terry: in sostanza mi reputo io fortunata ad avere un'amica così, da cui imparare un bel po' di cose sagge.
RispondiEliminaOra se vuoi fare i biscotti sai anche a chi regalarli...
Grazie per averci raccontato questa storia che fa riflettere tantissimo, e grazie per la ricetta :-)
RispondiEliminaSono felice di sapere che Teresa abbia finalmente ottenuto il suo tanto sudato permesso di soggiorno, e che abbia finalmente conquistato la libertà che merita di avere.
@muscaria: sono felice anch'io, perchè vedo che ogni giorno affronta lo stesso problemi e pesantezze, ma con una luce negli occhi davvero tutta diversa.
RispondiElimina