Emilio ha dodici anni. Anzi: "tredici meno un mese", come ci tiene a puntualizzare. Il padre se ne è andato di casa l'inverno scorso e nessuno ha ben spiegato il perchè ne' a lui ne' ai due fratelli più piccoli. Forse era stufo di tre pesti di figli che correvano e gridavano tutto il giorno, mancava solo che si arrampicassero sui muri e le avevano inventate tutte per esasperare dei genitori sempre tesi per il lavoro e le noie quotidiane...
Chissà se davvero è andato via per colpa nostra, pensa Emilio, che si fa le sue supposizioni ma se le tiene per sè. Daltronde se non hanno abbastanza fiducia per raccontagli che succede, come fosse piccolino anche lui quanto gli altri figli, che ci può fare? E allora, proprio perchè non capisce, ogni tanto pianta il muso o fa i capricci come i fratellini.
Aveva smesso da un po' oramai, orgoglioso di sentirsi più maturo e di saper far valere le proprie ragioni senza frignare, ma alla fine... se nessuno si accorge che lui è già grande abbastanza per essere trattato diversamente tanto vale comportarsi pure lui da bambino!
Piangere, gridare parolacce, girare i tacchi e sbattere le porte tra l'altro sono anche modi che servono a sfogare la rabbia... Perchè forse i suoi non l'hanno capito ma lui è realmente arrabbiato, ma proprio tanto! Solo che non sa con chi prendersela davvero, se non con se stesso perchè non ha capito e non ha impedito la separazione tra mamma e papà.
E poi non sa nemmeno a chi raccontarla, questa rabbia. E allora si tiene tutto dentro, ogni tanto piange, ogni tanto lancia sfide da gradasso, ogni tanto sbatte qualche porta in faccia ai grandi che non gli spiegano le cose. Già, non le spiegano a lui, salvo poi andare a spiattellare però i fatti di famiglia ai professori, che dopo il colloquio con i genitori hanno cominciato a guardarlo con un'espressione comprensiva negli occhi che a lui sembra solo pena, e che lo fa arrabbiare ancora di più.
Ora in classe d'improvviso appartiene anche lui al gruppetto di alunni con i genitori separati, e la cosa non gli va per niente. Non aveva finora realizzato quali fossero le reali difficoltà di quei compagni. Pur cercando di capirli ed avendo anche alcuni amici in quella situazione, in fondo li aveva sempre compatiti, considerandoli un po' "diversi". Sembravano un pochino meno sicuri di se stessi, sembravano non aver ben chiaro come tenersi stretti quegli affetti familiari che, si sa, dovrebbero essere sempre dati graniticamente per scontati.
Ma ora che vive sulla propria pelle la stessa esperienza nemmeno lui si sente davvero sicuro di niente, anche se preferirebbe morire piuttosto che farlo capire a qualcuno. E allora a volte si mostra pure spavaldo e tracotante. Ma tanto gli sembra che nessuno stia poi a guardarlo con particolare attenzione, ne' in un caso ne' nell'altro...
Mamma si comporta come nulla fosse e, dopo un primo periodo in cui era sempre triste, ora esce più di prima la sera con gli amici, va più spesso da parrucchiere ed ha ripreso anche la palestra. Insomma: in casa la si vede sempre meno.
Papà invece passa raramente da casa e quando trascorre la domenica oppure una piccola vacanza insieme ai figli fa sempre in modo che ci sia un altro papà con bambini, in modo che i tutti i ragazzini possano giocare insieme e non annoiarsi. Oppure non annoiare i grandi, ma questo in realtà non si è proprio capito bene...
Sembra insommma che nessuno dei due genitori abbia davvero interesse a ricreare con i propri figli quel calore ed unità familiare che entrambi a parole tanto rimpiangono. Per fortuna viene spesso la nonna, con cui un pochino si può parlare, che porta sempre ai nipoti dei bei regali e che quando arriva cucina tante cose buone, riempiendo la casa di profumi che a volte fanno persino dimenticare il posto vuoto che ora resta sempre a tavola.
Peccato che nemmeno a lei si possa chiedere che cosa è successo, perchè appena si capita sul discorso comincia a criticare tutto e tutti, come se non avesse mai potuto sopportare l'unione dei genitori e questa separazione non fosse che la prevedibile conseguenza di un errore di partenza, come lei aveva sostenuto fin dall'inizio.
Ad Emilio discorsi del genere non piacciono. Gli adulti fanno sempre le cose tanto complicate e parlano solo per sfogarsi, senza cercare delle soluzioni, senza badare a chi ascolta. Vorrebbe dire la sua Emilio, spiegare che prima di parlare e di scegliere bisognerebbe pensare anche a chi sta al loro fianco... Ma non ci può fare niente: accuse e ripicche emergono inevitabilmente, ripetutamente, con poche differenze, sia a casa di mamma che a casa di papà.
Tutti parlano sopra gli altri e nessuno vuole ascoltare, figuriamoci se mai può passare per la testa di un adulto prestare attenzione ad un ragazzino di tredici anni (...va be', dai, quasi: tredici meno un mese!). E poi, a ben pensarci, che avrebbe lui da dire, se non che questa separazione gli pesa sul cuore come un macigno e che preferirebbe che tutto tornasse come prima?
Forse nemmeno lui potrebbe farci niente e se ne starebbe comunque zitto anche se qualcuno mai si sognasse di chiedergli come sta e cosa pensa... Quando i grandi cominciano sterilmente a recriminare tanto vale tapparsi le orecchie e fingere di sparire, oppure chiudersi in camera ad ascoltare musica o persino a tentare di studiare...
Sì, perchè a scuola comunque Emilio continua ad essere attento e studioso come sempre. Ha ben chiaro che ognuno ha un compito nella vita da portare avanti seriamente. In fondo anche se ora vivono in case diverse papà non ha certo smesso di lavorare ne' mamma di riordinare le loro camere o di accompagnare i figli ad allenamento o a ripetizione!
Già, le ripetizioni: Emilio non riesce a studiare da solo. Per quanto gli interessino alcune materie ha proprio difficoltà a mettere insieme le lettere e le parole scritte sul libro di testo ed a trasformarle nella sua testa in frasi di senso compiuto. Gli hanno da poco diagnosticato la dislessia, così c'è un insegnante che quasi tutti i pomeriggi "gli semplifica la vita" aiutandolo a leggere i testi che deve studiare.
Non che sia proprio facilissimo. Si fa fatica e poi lui da questa storia del maestro speciale si sente in verità un po' mortificato, tanto che ai suoi amici ha raccontato che sono solo normali ripetizioni. Ma almeno, da quando i suoi genitori hanno capito che i suoi scarsi risultati non sono dovuti alla mancanza di impegno, hanno smesso di rimproverarlo per la sua pigrizia e di appioppargli scappellotti e castighi ad ogni brutto voto. E lui si sente lo stesso un po' più stupido dei compagni, ma non più tanto come prima...
Certo che... se si imparassero le cose senza doverle studiare... quanti sarebbero nella vita gli argomenti interessanti da approfondire! A lui sono sempre piaciuti il calcio, prima grande passione da sempre e, si spera, suo lavoro quando sarà grande, ma anche tanto il mare e le navi, e poi lo diverte capire come sono fatte dentro le cose e come funzionano e gli piacerebbe saperci mettere le mani per poterle aggiustare quando si rompono.
E poi gli piace fotografare. Non ha ancora ben capito come funzionano le fotocamere più grosse della sua, ma pensa che qualcuno potrebbe spiegarglielo anche senza dover andare a scuola per leggerlo sui libri. Se non diventerà un calciatore magari potrebbe fare il fotografo di moda, così viaggerebbe per il mondo come con le navi ma sarebbe anche sempre in mezzo a modelle e belle ragazze. A dir la verità c'è una ragazzina della sua classe che gli piacerebbe pure... ma quelle un pochino più grandi sono più interessanti e soprattutto più sviluppate!
Anche se forse con le donne è meglio andarci piano, come ha intuito da qualche stralcio di conversazione tra papà ed i suoi amici. Mica che ad un certo punto ti rovinino la vita scodellandoti un figlio imprevisto o facendosi mantenere a sbafo! Non la capisce bene Emilio questa storia dei soldi e dell'impegno dei figli, però papà la ripete spesso. Forse è questo il vero motivo per cui se ne è andato.
In realtà comunque non ne è sicurissimo perchè, quando la mamma parla al telefono con la sua amica, sembra invece che la colpa sia tutta del marito, eterno ragazzino che non vuole crescere, che crede a quarant'anni suonati di poter far va vita del ventenne e che 99 su 100 non la racconta giusta sulla "innocente amicizia" con quella sua collega... Oddio, non che i discorsi di mamma siano tanto più comprensibili di quelli di papà. A parte la conferma che le donne portano guai, naturalmente...
Emilio ha tutte queste cose in testa mentre coglie i fichi dall'albero della nonna. Pomeriggio di tarda estate, pochi giorni alla fine della vacanza. Aria calda, cicale che friniscono, mani appiccicose, una delle quali è sempre serrata sulla scala per tenersi ben saldo in equilibrio mentre l'altra si tende verso i rami più carichi.
Emilio guarda i suoi fratellini ai piedi dell'albero, uno che coglie i fichi dai rami più bassi e l'altro che cerca di raccogliere con un cestino i frutti maturi che gli altri gli lanciano. Solo Emilio sta sulla scala perchè il fico ha i rami traditori, gli hanno spiegato una volta: si spezzano quando meno te lo aspetti e sono molto pericolosi se ti ci appoggi senza pensarci. Ci vuole un ragazzino abbastanza maturo per un lavoro così, i piccolini non possono certo farlo!
I bimbi di tanto in tanto rubano qualche fico dal cesto e si impastricciano tutti per cercare di sbucciarli e mangiarli. Lui si sente più grande e giudizioso di loro però, quindi ad un certo punto scende dalla scala, sceglie per loro i frutti migliori, non più di un paio a testa, spiega poi pazientemente che i fichi acerbi fanno il latte dal picciolo e portano il mal di pancia, che quelli troppo maturi, un po' aperti sul fondo, potrebbero contenere vespe o formiche. Meglio quindi mangiare quelli che lui ha selezonato e lasciare tutti gli altri nel cestino, ci penserà poi la nonna a controllarli per farne una bella marmellata.
Se la vita fosse così semplice come cogliere un cesto di fichi, si dice Emilio, con regole facili da spiegare, facili da seguire, con brutte conseguenze che arrivano solo quando le si ignora, queste regole...
Peccato non riuscire a studiare, pensa poi, perche in fondo potrebbe non essere nemmeno male da grande fare il maestro. Potrebbe così rimanere in un mondo di bambini e per lavoro spiegare facili regole, di fichi e di vita, che finalmente anche lui nel frattempo magari ha capito...
Marmellata di fichi e lime con profumo di Rum
ingredienti per due vasetti da circa 200 ml:
750 g di fichi maturi
2 lime possibilmente non trattati
240 g di zucchero
4 cucchiai di Rum
Lavare ed asciugare accuratamente i fichi, quindi tagliarli in quarti senza sbucciarli e metterli in una casseruola di acciaio.
Lavare bene i lime, grattugiare finemente la scorza di uno fino ad ottenere circa due cucchiai di filini sottilissimi ed unire le scorzette ai fichi.
Pelare entrambi i lime al vivo e tagliarne la polpa a rondelle, unendola ai fichi.
Mettere la casseruola su fuoco basso e portare lentamente ad ebollizione, quindi alzare leggermente la fiamma e da quel momento cuocere per circa una cinquantina di minuti, mescolando spesso con una spatola di legno, in modo che prima i fichi rilascino il loro liquido e poi si asciughino e si ammorbidiscano fino quasi a spappolarsi.
Trasferire la composta in una ciotola ad intiepidire e, nel frattempo, lavare bene la casseruola ed asciugarla accuratamente, meglio magari mettendola per qualche istante vuota sul fuoco.
Passare la composta al passaverdure con disco a fori medi per eliminare il grosso dei filamenti ma mantenere il "crocchiarello" dei semini.
Rimettere la composta nel tegame asciutto, mescolarvi lo zucchero, quindi accendere a fuoco basso e, dal momento in cui riprende il bollore, cuocere circa 7 o 8 minuti, quel che basta allo zucchero per sciogliersi bene ed al composto per raggiungere la densità propria della marmellata.
Nel frattempo sterilizzare i vasetti (45 secondi al microonde massima potenza oppure 6 minuti nel forno a 150°) e versare il rum in un pentolino di acciaio.
Quando la marmellata è pronta levare i vasetti dal forno ed accendere il fuoco sotto il rum fino a che quasi sobbolle, quindi incendiare il liquore e versarne un cucchiaio in ogni vasetto mentre ancora fiammeggia.
Roteare un vasetto per volta (attenzione: scotta! Meglio usare un bel un guanto da cucina) in modo che il liquore infiammato si distribuisca bene su tutte le pareti, "disinfettandole" ed aromatizzandole.
Dividere la marmellata calda nei vasetti badando a non sporcarne i bordi (qui manca la foto perchè le mani erano impegnate a far tutto velocemente, con cura e ... senza scottarsi!)
Versare il liquore rimasto (che anche fuori dal fuoco starà continuando a bruciare) sopra la marmellata, chiudere con cura i vasetti, avvolgerli in un panno pesante di spugna o di lana e lasciarli raffreddare lentamente, anche 24 ore, fino a che sono a temperatura ambiente.
Liberare quindi i vasetti dall'involto, purire eventuali zone appiccicose con una spugnetta umida, etichettarli e riporli in una dispensa buia. Meglio aspettare un mesetto prima di gustare la marmellata, tenendola in frigo dopo l'apertura perchè la scarsa quantità di zucchero non favorisce una lunga conservazione una volta aperto il vasetto.
Chissà se davvero è andato via per colpa nostra, pensa Emilio, che si fa le sue supposizioni ma se le tiene per sè. Daltronde se non hanno abbastanza fiducia per raccontagli che succede, come fosse piccolino anche lui quanto gli altri figli, che ci può fare? E allora, proprio perchè non capisce, ogni tanto pianta il muso o fa i capricci come i fratellini.
Aveva smesso da un po' oramai, orgoglioso di sentirsi più maturo e di saper far valere le proprie ragioni senza frignare, ma alla fine... se nessuno si accorge che lui è già grande abbastanza per essere trattato diversamente tanto vale comportarsi pure lui da bambino!
Piangere, gridare parolacce, girare i tacchi e sbattere le porte tra l'altro sono anche modi che servono a sfogare la rabbia... Perchè forse i suoi non l'hanno capito ma lui è realmente arrabbiato, ma proprio tanto! Solo che non sa con chi prendersela davvero, se non con se stesso perchè non ha capito e non ha impedito la separazione tra mamma e papà.
E poi non sa nemmeno a chi raccontarla, questa rabbia. E allora si tiene tutto dentro, ogni tanto piange, ogni tanto lancia sfide da gradasso, ogni tanto sbatte qualche porta in faccia ai grandi che non gli spiegano le cose. Già, non le spiegano a lui, salvo poi andare a spiattellare però i fatti di famiglia ai professori, che dopo il colloquio con i genitori hanno cominciato a guardarlo con un'espressione comprensiva negli occhi che a lui sembra solo pena, e che lo fa arrabbiare ancora di più.
Ora in classe d'improvviso appartiene anche lui al gruppetto di alunni con i genitori separati, e la cosa non gli va per niente. Non aveva finora realizzato quali fossero le reali difficoltà di quei compagni. Pur cercando di capirli ed avendo anche alcuni amici in quella situazione, in fondo li aveva sempre compatiti, considerandoli un po' "diversi". Sembravano un pochino meno sicuri di se stessi, sembravano non aver ben chiaro come tenersi stretti quegli affetti familiari che, si sa, dovrebbero essere sempre dati graniticamente per scontati.
Ma ora che vive sulla propria pelle la stessa esperienza nemmeno lui si sente davvero sicuro di niente, anche se preferirebbe morire piuttosto che farlo capire a qualcuno. E allora a volte si mostra pure spavaldo e tracotante. Ma tanto gli sembra che nessuno stia poi a guardarlo con particolare attenzione, ne' in un caso ne' nell'altro...
Mamma si comporta come nulla fosse e, dopo un primo periodo in cui era sempre triste, ora esce più di prima la sera con gli amici, va più spesso da parrucchiere ed ha ripreso anche la palestra. Insomma: in casa la si vede sempre meno.
Papà invece passa raramente da casa e quando trascorre la domenica oppure una piccola vacanza insieme ai figli fa sempre in modo che ci sia un altro papà con bambini, in modo che i tutti i ragazzini possano giocare insieme e non annoiarsi. Oppure non annoiare i grandi, ma questo in realtà non si è proprio capito bene...
Sembra insommma che nessuno dei due genitori abbia davvero interesse a ricreare con i propri figli quel calore ed unità familiare che entrambi a parole tanto rimpiangono. Per fortuna viene spesso la nonna, con cui un pochino si può parlare, che porta sempre ai nipoti dei bei regali e che quando arriva cucina tante cose buone, riempiendo la casa di profumi che a volte fanno persino dimenticare il posto vuoto che ora resta sempre a tavola.
Peccato che nemmeno a lei si possa chiedere che cosa è successo, perchè appena si capita sul discorso comincia a criticare tutto e tutti, come se non avesse mai potuto sopportare l'unione dei genitori e questa separazione non fosse che la prevedibile conseguenza di un errore di partenza, come lei aveva sostenuto fin dall'inizio.
Ad Emilio discorsi del genere non piacciono. Gli adulti fanno sempre le cose tanto complicate e parlano solo per sfogarsi, senza cercare delle soluzioni, senza badare a chi ascolta. Vorrebbe dire la sua Emilio, spiegare che prima di parlare e di scegliere bisognerebbe pensare anche a chi sta al loro fianco... Ma non ci può fare niente: accuse e ripicche emergono inevitabilmente, ripetutamente, con poche differenze, sia a casa di mamma che a casa di papà.
Tutti parlano sopra gli altri e nessuno vuole ascoltare, figuriamoci se mai può passare per la testa di un adulto prestare attenzione ad un ragazzino di tredici anni (...va be', dai, quasi: tredici meno un mese!). E poi, a ben pensarci, che avrebbe lui da dire, se non che questa separazione gli pesa sul cuore come un macigno e che preferirebbe che tutto tornasse come prima?
Forse nemmeno lui potrebbe farci niente e se ne starebbe comunque zitto anche se qualcuno mai si sognasse di chiedergli come sta e cosa pensa... Quando i grandi cominciano sterilmente a recriminare tanto vale tapparsi le orecchie e fingere di sparire, oppure chiudersi in camera ad ascoltare musica o persino a tentare di studiare...
Sì, perchè a scuola comunque Emilio continua ad essere attento e studioso come sempre. Ha ben chiaro che ognuno ha un compito nella vita da portare avanti seriamente. In fondo anche se ora vivono in case diverse papà non ha certo smesso di lavorare ne' mamma di riordinare le loro camere o di accompagnare i figli ad allenamento o a ripetizione!
Già, le ripetizioni: Emilio non riesce a studiare da solo. Per quanto gli interessino alcune materie ha proprio difficoltà a mettere insieme le lettere e le parole scritte sul libro di testo ed a trasformarle nella sua testa in frasi di senso compiuto. Gli hanno da poco diagnosticato la dislessia, così c'è un insegnante che quasi tutti i pomeriggi "gli semplifica la vita" aiutandolo a leggere i testi che deve studiare.
Non che sia proprio facilissimo. Si fa fatica e poi lui da questa storia del maestro speciale si sente in verità un po' mortificato, tanto che ai suoi amici ha raccontato che sono solo normali ripetizioni. Ma almeno, da quando i suoi genitori hanno capito che i suoi scarsi risultati non sono dovuti alla mancanza di impegno, hanno smesso di rimproverarlo per la sua pigrizia e di appioppargli scappellotti e castighi ad ogni brutto voto. E lui si sente lo stesso un po' più stupido dei compagni, ma non più tanto come prima...
Certo che... se si imparassero le cose senza doverle studiare... quanti sarebbero nella vita gli argomenti interessanti da approfondire! A lui sono sempre piaciuti il calcio, prima grande passione da sempre e, si spera, suo lavoro quando sarà grande, ma anche tanto il mare e le navi, e poi lo diverte capire come sono fatte dentro le cose e come funzionano e gli piacerebbe saperci mettere le mani per poterle aggiustare quando si rompono.
E poi gli piace fotografare. Non ha ancora ben capito come funzionano le fotocamere più grosse della sua, ma pensa che qualcuno potrebbe spiegarglielo anche senza dover andare a scuola per leggerlo sui libri. Se non diventerà un calciatore magari potrebbe fare il fotografo di moda, così viaggerebbe per il mondo come con le navi ma sarebbe anche sempre in mezzo a modelle e belle ragazze. A dir la verità c'è una ragazzina della sua classe che gli piacerebbe pure... ma quelle un pochino più grandi sono più interessanti e soprattutto più sviluppate!
Anche se forse con le donne è meglio andarci piano, come ha intuito da qualche stralcio di conversazione tra papà ed i suoi amici. Mica che ad un certo punto ti rovinino la vita scodellandoti un figlio imprevisto o facendosi mantenere a sbafo! Non la capisce bene Emilio questa storia dei soldi e dell'impegno dei figli, però papà la ripete spesso. Forse è questo il vero motivo per cui se ne è andato.
In realtà comunque non ne è sicurissimo perchè, quando la mamma parla al telefono con la sua amica, sembra invece che la colpa sia tutta del marito, eterno ragazzino che non vuole crescere, che crede a quarant'anni suonati di poter far va vita del ventenne e che 99 su 100 non la racconta giusta sulla "innocente amicizia" con quella sua collega... Oddio, non che i discorsi di mamma siano tanto più comprensibili di quelli di papà. A parte la conferma che le donne portano guai, naturalmente...
Emilio ha tutte queste cose in testa mentre coglie i fichi dall'albero della nonna. Pomeriggio di tarda estate, pochi giorni alla fine della vacanza. Aria calda, cicale che friniscono, mani appiccicose, una delle quali è sempre serrata sulla scala per tenersi ben saldo in equilibrio mentre l'altra si tende verso i rami più carichi.
Emilio guarda i suoi fratellini ai piedi dell'albero, uno che coglie i fichi dai rami più bassi e l'altro che cerca di raccogliere con un cestino i frutti maturi che gli altri gli lanciano. Solo Emilio sta sulla scala perchè il fico ha i rami traditori, gli hanno spiegato una volta: si spezzano quando meno te lo aspetti e sono molto pericolosi se ti ci appoggi senza pensarci. Ci vuole un ragazzino abbastanza maturo per un lavoro così, i piccolini non possono certo farlo!
I bimbi di tanto in tanto rubano qualche fico dal cesto e si impastricciano tutti per cercare di sbucciarli e mangiarli. Lui si sente più grande e giudizioso di loro però, quindi ad un certo punto scende dalla scala, sceglie per loro i frutti migliori, non più di un paio a testa, spiega poi pazientemente che i fichi acerbi fanno il latte dal picciolo e portano il mal di pancia, che quelli troppo maturi, un po' aperti sul fondo, potrebbero contenere vespe o formiche. Meglio quindi mangiare quelli che lui ha selezonato e lasciare tutti gli altri nel cestino, ci penserà poi la nonna a controllarli per farne una bella marmellata.
Se la vita fosse così semplice come cogliere un cesto di fichi, si dice Emilio, con regole facili da spiegare, facili da seguire, con brutte conseguenze che arrivano solo quando le si ignora, queste regole...
Peccato non riuscire a studiare, pensa poi, perche in fondo potrebbe non essere nemmeno male da grande fare il maestro. Potrebbe così rimanere in un mondo di bambini e per lavoro spiegare facili regole, di fichi e di vita, che finalmente anche lui nel frattempo magari ha capito...
Marmellata di fichi e lime con profumo di Rum
ingredienti per due vasetti da circa 200 ml:
750 g di fichi maturi
2 lime possibilmente non trattati
240 g di zucchero
4 cucchiai di Rum
Lavare ed asciugare accuratamente i fichi, quindi tagliarli in quarti senza sbucciarli e metterli in una casseruola di acciaio.
Lavare bene i lime, grattugiare finemente la scorza di uno fino ad ottenere circa due cucchiai di filini sottilissimi ed unire le scorzette ai fichi.
Pelare entrambi i lime al vivo e tagliarne la polpa a rondelle, unendola ai fichi.
Passare la composta al passaverdure con disco a fori medi per eliminare il grosso dei filamenti ma mantenere il "crocchiarello" dei semini.
Rimettere la composta nel tegame asciutto, mescolarvi lo zucchero, quindi accendere a fuoco basso e, dal momento in cui riprende il bollore, cuocere circa 7 o 8 minuti, quel che basta allo zucchero per sciogliersi bene ed al composto per raggiungere la densità propria della marmellata.
Nel frattempo sterilizzare i vasetti (45 secondi al microonde massima potenza oppure 6 minuti nel forno a 150°) e versare il rum in un pentolino di acciaio.
Quando la marmellata è pronta levare i vasetti dal forno ed accendere il fuoco sotto il rum fino a che quasi sobbolle, quindi incendiare il liquore e versarne un cucchiaio in ogni vasetto mentre ancora fiammeggia.
Roteare un vasetto per volta (attenzione: scotta! Meglio usare un bel un guanto da cucina) in modo che il liquore infiammato si distribuisca bene su tutte le pareti, "disinfettandole" ed aromatizzandole.
Dividere la marmellata calda nei vasetti badando a non sporcarne i bordi (qui manca la foto perchè le mani erano impegnate a far tutto velocemente, con cura e ... senza scottarsi!)
Versare il liquore rimasto (che anche fuori dal fuoco starà continuando a bruciare) sopra la marmellata, chiudere con cura i vasetti, avvolgerli in un panno pesante di spugna o di lana e lasciarli raffreddare lentamente, anche 24 ore, fino a che sono a temperatura ambiente.
(Quando tra un mesetto l'assaggerò, credo che la prima cucchiaiata andrà spalmata su pane tostato e burro inglese, quello bello giallo e leggermente salato, ma il resto del vasetto probabilmente verrà utilizzato per qualche utilizzo salato... Lascio dunque il nome "marmellata" per capirci, almeno fino a che non le trovo un uso diverso...)
- rivoli affluenti:
- per pensare, almeno ogni tanto, come ragazzini: Silvia Vegetti Finzi, Anna Maria Battistin, L'età incerta. I nuovi adolescenti, Mondadori
- un luogo pieno di consigli pratici sulla dislessia: il dis-blog
- l'abitudine (geniale!) di passare i vasetti per le marmellate con il liquore caldo l'ho imparata da una ricetta di qualche anno fa (anche se in quel caso usavano il Cognac) pubblicata in: Sale & Pepe, settembre 1996, pag. 92
Sai che qua un famoso pediatra mediatico diceva: a los niños hay que decir la verdad...ai bambini si deve dire la veritá.
RispondiEliminaSi ma quale? Se i neanche noi adulti siamo capaci di capire perché facciamo le cose che facciamo e a volte lo facciamo perché non riconosciamo le veritá degli altri.
E bravo il dodic..no tredicenne che ti ha spinto a scrivere questo post, perché le parole sono importanti solo quando sono dette...Baci
Meraviglia di post.. Un racconto che sembra venire da Calvino.. E proprio stamattina all'alba ho preso il primo fico da un albero in mezzo ai vigneti.
RispondiEliminaSintonie impreviste :-) Buona giornata!
Un post da non dimenticare.
RispondiEliminaGrazie e bentornata.
Un abbraccio speciale....
Che bel post ...e non solo per i fichi. bentornata! Aspettiamo anche qualche cosa sulla tua vacanza.
RispondiEliminaHo letto di Emilio tutto d'un fiato... ho il "groppo" in gola... sei davvero brava a raccontare emozioni!
RispondiEliminanon aggiungo altro!...se non ceh ti ruberei questa fantastica marmellata!:)
bacioni!
@glu.fri: ogni tanto mi chiedo... ma che cavolo ci stai a fare al di là dell'oceano invece di abitare qui a fianco, che se uno ha voglia di schioccarti un bel bacione sulla guancia deve solo attraversare la strada?!
RispondiElimina@stef: già, Calvino... Ma perchènon ne abbiamo ancora parlato? Buoni vigneti...
@edith pilaff: non sono ancora del tutto "tornata", solo non potevo non scrivere questa cosa. L'alternativa sarebbe stata quella di impicciarmi fattivamente di fatti degli altri oltre la misura del buon senso...
@enrico: mi sa che in fatto di reportage dal Regno Unito la blogsfera sta facendo indigestione... ma attento a stimolarmi, che se attacco anch'io rischio di non fermarmi più. E allora non c'è più Giappone o Marco Polo che tenga...
@terry: per la marmellata fai pure. Le emozioni in effetti non sono per forza correlate alla ricetta, ma dopo aver colto con Emilio e la sua nonna tutti quei fichi dovevo pure farci qualcosa...
E' inutile! Tutte le volte che passo da te resto sempre con lo stesso dubbio: vale la pena tornare per la ricetta o per il post che l'accompagna? Dubbio inutile, alla fine: vale comunque la pena tornare a farti visita!
RispondiEliminaCiao
@illuppoloselvatico: senti... non so come dirtelo: ho passato un'intera giornata nelle librerie antiquarie di Hay on Wye...
RispondiEliminaNon credo sarebbe abbastanza un post per ogni singolo libro che ho preso, per non parlare di ciò che ho dovuto lasciare sugli scaffali... E te lo dico perchè so che mi puoi capire!
Mi sto appena ora riprendendo dalla Sindrome di Stendhal che ne è derivata. Casomai ti avverto quando sarò sufficientemente lucida per cominciare a raccontarne qualcuno. Magari ti può interessare, che dici?
Hay on Wye? Il principato dei libri?
RispondiEliminaLibrerie a parte(hai detto niente!), quel posto è la dimostrazione pratica che quando qualcuno parla di "economicamente non sostenibile" riferito alla cultura ha un cervello non più grande di una fava di tonka :-)
Fammi sapere quando cominci!
Ciao
Deve maturare il tempo giusto per Calvino...
RispondiEliminaCome per i fichi ;-)
@illuppoloselvatico: sai che ho trovato una mappa di vari paesini/libreria sparsi per l'Europa come Hay on Wye? Ce n'è uno anche in Italia!
RispondiEliminaAppena ho scremato le idee credo proverò a tracciare una personale impressione del luogo ed una cronaca della valigia di libri assurdi che mi sono portata a casa!
@stef: te la immagini una marmellata di Calvino? A colazione per tutti i bambini, spalmata sul pane. E quasi si può fare a meno di mandarli a squola, da tanto imparano ad ogni morso...
hem... scuola... (deve essere la botta del rientro improvviso al lavoro)
RispondiEliminaCiao, un saluto e complimenti sempre per gli interessanti post.
RispondiEliminaEnrico
@lefrancbuveur: grazie Enrico, sei sempre gentile
RispondiEliminaQuando torni a deliziarci???
RispondiEliminaFrancesca
@francesca: sto furiosamente cercando di riorganizzarmi dietro le quinte perchè ho un mare di idee, poco tempo per scrivere e poco spazio per cucinare... Ma credo davvero tra un paio di giorni AL massimo di rientrare efficacemente nei ranghi...
RispondiEliminammm... libri a parte ... tornando ai fichi e alle marmellate. Cosa ne dici di un gemellaggio tra le nostre ricette? Se può interessarti, trovi le istruzioni qui.
RispondiEliminahttp://illuppoloselvatico.wordpress.com/ricette-gemellate-2/
Ciao!
Che paura, non mi appariva la casella dei commenti, per un attimo ho pensato che fossero chiusi!
RispondiEliminaDevo ancora leggere tutto, ma soprattutto capire chi sono e dove sono, poi appena rinsavisco ritorno e recupero :-)
Un bacione grossissimo!!!
@illuppoloselvatico: mi sembra un'ottima idea. Ora scrivo brevemente dal lavoro perchè il computer di casa ha perso la connessione, appena mi sistemano gli ambaradani arrivo con i link operativi...
RispondiElimina@muscaria: pensa che sono rientrata da quasi una settimana e non ho ancora capito bene nemmeno io dove sono e che ci sto a fare...
Beh? Passiamo l'undici settembre così sotto silenzio, cianciando di fichi, ambardiani (?!), adolescenti e rientri?
RispondiEliminaNon penso proprio: c'è da festeggiare un anno di Acquaviva scorre ed un compleanno speciale (come tutti i tuoi compleanni d'altronde!)...
AUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!
(N.B.:Vietato odiarmi, in fondo potrei definirmi un po' la tua memoria storica!)
Auguroniiiiiiiiii!!!!! Chissà perché, ma ero convinta che questo blog esistesse più di un anno... sarà perché è stupendo leggerti? :-)
RispondiElimina(Grazie per la soffiata, Virò!)
@Muscaria: figurati...e il tuo quand'è? (così mi intrometto anche in quella data!)
RispondiElimina@acquaviva
RispondiEliminama possibile che ogni volta che dal 25 agosto leggo questo pensiero-lungo per Emilio ci trovi qualcosa di nuovo e sempre più struggente? Possibile! AUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIII
@virò
meno male che ci sei tu a sbroccare... grazie della segnalazione ( 25 marzo!) e il tuo?
@virò: ti rispondo con il prossimo post...
RispondiElimina@muscaria: che dire? Daltronde il tempo è solo una convenzione... e mi sembra che poche persone qui dentro possano definirsi "convenzionali"...
@iomilanese.laura: sì, sì, ho capito che è solo un modo carino di suggerirmi che sarebbe ora di arrivare con un altro post...
@acquaviva
RispondiEliminanoooooooooooooooooo! La mia arietta algida, sì, sì, come il gelato, non sempre corrisponde alle intenzioni. Anzi quasi mai! è proprio lì il bello. Io sono molto più sgarruppata e te lo direi con chiarezza. La mia sottolineatura invece era entusiasmo per le tante chiavi di lettura sempre differenti che attivano i tuoi post. Insomma era un complimentone! Se cambi l'ordine degli addendi... alle volte cambia il risultato! legge di laura.
La forza e la fragilità infinita di questi bellissimi ragazzini, che ci guardano seri, mentre annaspiamo, ci travestiamo, cerchiamo, facciamo cose...il loro sguardo serio e fiero, mentre noi, genitori, siamo incerti e zoppichiamo. Viene da abbracciarselo stretto, questo Emilio di tredici anni, meno un mese, responsabile e saggio, spaventato ma saldo, che osserva silenzioso genitori senza parole e certezze. Viene da abbracciarselo, e da proteggerlo. Così piccolo...per un mese ancora!
RispondiEliminaQuesto tuo post è bellissimo. Ha la stessa dolcezza morbida e un po' amara della marmellata di fichi.
Grazie!
Patrizia
@iomilanese.laura: attanta... algida e sgarrupata come sei vuoi che le tue leggi non diventino universali? Ci mettono un nanosecondo!
RispondiElimina@patrizia: ad essere sincera... altro che proteggerlo, me lo sarei portato proprio via!
@ Acquaviva: è una delle cose più ben scritte che io abbia mai letto negli ultimi tempi.
RispondiEliminaE' una realtà che tu hai descritto alla perfezione. Ci sono moltissimi Emilio al mondo, e tu sei riuscita a dargli una voce davvero speciale.
@ Virò: 29 gennaio (sono andata a controllare perché non me lo ricordavo!) è ancora presto, il mio blog è ancora un neonato :-D
@muscaria: è la voce di Emilio che parla, probabilmente è per quello che riesce a rendere bene l'idea...
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