Ogni cosa si riprende dentro il proprio moto dopo le feste. Chi riparte lentamente, ancora stordito dall'inconsueto riposo, chi invece ne esce rivitalizzato, pieno di energia e buoni propositi. Non so esattamente con che spirito si sia rimesso in marcia Marco Polo, fatto sta che questa volta ci accompagna tra le aspre lande del Tibet.
La prima esperienza gastronomica in cui sarà incappato, una volta entrato in contatto con la popolazione locale, è comunque certamente il po-cha, o bo-cha, letteralmente "tè tibetano". Si tratta di una bevanda calda e salata a base di tè nero e burro di yak che i Tibetani bevono a piè sospinto ed offrono immancabilmente ai propri ospiti. E' salutare ed energizzante, adatta a mantenere il calore corporeo nei freddi climi montani, smorza la fame, aiuta la digestione... ed evita anche la screpolatura delle labbra, mantenendole morbide a lungo!
Ma indipendentemente da tutte queste buone qualità, è proprio il gusto di questa bevanda che appartiene intrinsecamente al DNA tibetano. Il sapore in verità è abbastanza spiazzante per un occidentale che si aspetta un tè come lo conosciamo noi, ma se invece si pensa di scaldarsi con una zuppina invernale profumata e confortante... ecco che si compie la magia e possiamo cogliere anche noi esattamente lo spirito e la golosità con cui in Tibet viene consumata.
Po cha - Tè al burro tibetano
ingredienti per 4 tazze:
2 cucchiaini colmi di tè nero tibetano della zona di Pemagul (*)
30 gr. di burro di yak (o burro leggermente salato)
80 ml.di latte di yak (o metà latte intero e metà panna liquida)
sale
Il metodo antico di preparazione prevede di versare il tè in acqua bollente e lasciar sobbollire per diverse ore con un pizzico di soda fino ad ottenere un liquido scuro e ristretto, chiamato chaku, che va filtrato ed usato come base per i tè della giornata.
Ogni volta che si desidera bere il po cha si aggiunge un po' di chaku a dell'acqua bollente e vi si miscelano latte e burro agitandoli a lungo in un'apposita zangola di legno detta chandong.
Gli stessi Tibetani però hanno ora semplificato il procedimento tradizionale: portare ad ebollizione un litro di acqua, spegnando appena comincia a fremere; versarvi il tè, riaccendere il fuoco e lasciar sobbollire per un paio di minuti, quindi filtrarlo.
A questo punto il tè andrebbe versato nella zangola; non avendola sempre sottomano (!) si possono tranquillamente usare un frullatore a tenuta termica oppure uno shaker. Io per semplificare drasticamente ho riversato il tè filtrato nel pentolino ed ho usato un frullatore ad immersione.
Unire al tè il burro, il latte, la panna ed il pizzico di sale a gusto (in Tibet è apprezzato un sapore decisamente salato) e frullare per due o tre minuti. Si dice che più a lungo il tè viene agitato migliore sia il suo gusto finale.
Se serve scaldare di nuovo il tè sul fuoco e servire bollente con la sua bella schiumetta in superficie, tenendo il caldo la teiera con il resto della bevanda perché più è caldo il tè maggiore è il riguardo dimostrato all'ospite.
In segno di reciproca cortesia la tazza va sempre porta e presa con entrambe le mani, il tè va bevuto in singoli sorsi lenti e separati, il padrone di casa deve riempire la tazza dell'ospite ogni volta che cala il livello del tè, l'ospite a sua volta dovrebbe berne almeno tre tazze per dimostrarsi davvero grato e cortese ed al momento del commiato nel fondo della tazza deve sempre lasciare un goccio di tè non consumato.
(* Altri tè comunemente usati sono prodotti nella regione dello Han, come il Fu Cha dello Hunan, il Tou Cha dello Yunnnan o il Ta Cha di Sechuan. Ho anche letto che molti tibetani che vivono all'estero si trovano bene anche con due bustine di tè Lipton in confezione gialla... Io sono rimasta nel mezzo, usando un tè nero cinese abbastanza "mild", il Luk-on Cha.)
La prima esperienza gastronomica in cui sarà incappato, una volta entrato in contatto con la popolazione locale, è comunque certamente il po-cha, o bo-cha, letteralmente "tè tibetano". Si tratta di una bevanda calda e salata a base di tè nero e burro di yak che i Tibetani bevono a piè sospinto ed offrono immancabilmente ai propri ospiti. E' salutare ed energizzante, adatta a mantenere il calore corporeo nei freddi climi montani, smorza la fame, aiuta la digestione... ed evita anche la screpolatura delle labbra, mantenendole morbide a lungo!
Ma indipendentemente da tutte queste buone qualità, è proprio il gusto di questa bevanda che appartiene intrinsecamente al DNA tibetano. Il sapore in verità è abbastanza spiazzante per un occidentale che si aspetta un tè come lo conosciamo noi, ma se invece si pensa di scaldarsi con una zuppina invernale profumata e confortante... ecco che si compie la magia e possiamo cogliere anche noi esattamente lo spirito e la golosità con cui in Tibet viene consumata.
Po cha - Tè al burro tibetano
ingredienti per 4 tazze:
2 cucchiaini colmi di tè nero tibetano della zona di Pemagul (*)
30 gr. di burro di yak (o burro leggermente salato)
80 ml.di latte di yak (o metà latte intero e metà panna liquida)
sale
Il metodo antico di preparazione prevede di versare il tè in acqua bollente e lasciar sobbollire per diverse ore con un pizzico di soda fino ad ottenere un liquido scuro e ristretto, chiamato chaku, che va filtrato ed usato come base per i tè della giornata.
Ogni volta che si desidera bere il po cha si aggiunge un po' di chaku a dell'acqua bollente e vi si miscelano latte e burro agitandoli a lungo in un'apposita zangola di legno detta chandong.
Gli stessi Tibetani però hanno ora semplificato il procedimento tradizionale: portare ad ebollizione un litro di acqua, spegnando appena comincia a fremere; versarvi il tè, riaccendere il fuoco e lasciar sobbollire per un paio di minuti, quindi filtrarlo.
A questo punto il tè andrebbe versato nella zangola; non avendola sempre sottomano (!) si possono tranquillamente usare un frullatore a tenuta termica oppure uno shaker. Io per semplificare drasticamente ho riversato il tè filtrato nel pentolino ed ho usato un frullatore ad immersione.
Unire al tè il burro, il latte, la panna ed il pizzico di sale a gusto (in Tibet è apprezzato un sapore decisamente salato) e frullare per due o tre minuti. Si dice che più a lungo il tè viene agitato migliore sia il suo gusto finale.
Se serve scaldare di nuovo il tè sul fuoco e servire bollente con la sua bella schiumetta in superficie, tenendo il caldo la teiera con il resto della bevanda perché più è caldo il tè maggiore è il riguardo dimostrato all'ospite.
In segno di reciproca cortesia la tazza va sempre porta e presa con entrambe le mani, il tè va bevuto in singoli sorsi lenti e separati, il padrone di casa deve riempire la tazza dell'ospite ogni volta che cala il livello del tè, l'ospite a sua volta dovrebbe berne almeno tre tazze per dimostrarsi davvero grato e cortese ed al momento del commiato nel fondo della tazza deve sempre lasciare un goccio di tè non consumato.
(* Altri tè comunemente usati sono prodotti nella regione dello Han, come il Fu Cha dello Hunan, il Tou Cha dello Yunnnan o il Ta Cha di Sechuan. Ho anche letto che molti tibetani che vivono all'estero si trovano bene anche con due bustine di tè Lipton in confezione gialla... Io sono rimasta nel mezzo, usando un tè nero cinese abbastanza "mild", il Luk-on Cha.)
In realtà può essere molto divertente cercare una collocazione a questa bevanda nella nostra routine gastronomica... Io l'ho pensata che come merenda sinoira (per i non piemontesi: una merenda tarda che si estende a cena) ad accompagnare focaccine salate, yogurt densi e salumi e devo dire che funziona, ma può piazzarsi tranquillamente al posto di un consommé in una cena un po' fusion od anche per colazione corroborante, come sarebbe normale in Tibet. Perché porre limiti alla fantasia? E poi ci rimangono le labbra morbide...
- rivoli affluenti:
- per il Tibet niente libri di cucina, filosofia, religione, politica o viaggio ma un unico, fantastico testo su tutti: Fosco Maraini, Segreto Tibet, Corbaccio.
uh uh! Attenzione a chiedere in Tibet il burro di Yak. In realtà la femmina dello yak si chiama Dri (un po' come da noi toro e vacca) e dire burro di yak pare abbia un significato piuttosto disdicevole. ahahahah
RispondiEliminaMi ricorda tanto le zuppone di lardo e latte di mio nonno...!
RispondiEliminaA me ha fatto venire subito in mente il té e latte che mi dava mia nonna, quando ero bambina...in effetti il burro di Yak, o di Dri, non è usatissimo, qui sulla Riviera Ligure! Però bisognerà provare, seguendo i tuoi consigli! Mi sà che potrebbe essere davvero ottima come corroborante in serate gelide e piovose...
RispondiEliminaBeh,al te' col latte ci sono decisamente abituata,ma qui entriamo in nuovi territori,che comunque mi attraggono non poco....
RispondiEliminaPassero' ad Hackney Farm a vedere se hanno degli yak,altrimenti per me si aprira' la strada del Lipton!
@ Viro':mi piacerebbe sapere di piu' sulle zuppone del nonno...
:)
Ma lo sai che è proprio intrigante questa zuppetta di the salato con burro, latte e panna? La vedo davvero bene con delle belle focaccine.
RispondiEliminaTrovo piuttosto facilmente il the Tuo Cha, la prima volta che focacceggio la faccio!
Un bacione e buon anno.
@enrico: in genere nei ricettari "tradotti" in lingue occidentali viene citato lo yak, credo citando la specie più che il sesso dell'animale probabimente per rendeere immediata la riconoscibilità dell'animale agli stranieri. La tua precisazione è preziosissima, soprattutto se ci si reca davvero in Tibet!
RispondiElimina@virò: lo zuppone di mio nonno la mattina a colazione prevedeva caffelatte, uovo crudo, molto zucchero ed un bel pezzo di burro...
Di lardo non ho memoria, ciò non toglie che una nocciolina di burro nel latte ed orzo della mattina (io il caffè non lo posso bere) ogni tanto io me lo concedo davvero... però senza sale!
@patrizia: in effetti nemmeno qui il burro di yak/dri è merce comune... Comunque il burro salato danese lo sostituisce egregiamente e produce occhiature decisamente più minuscole sulla superficie della bevanda. Il che è percettivamente più confortante!
@edith.pilaff: dai, posso venirci anch'io con te in Inghilterra a caccia di yak?!
@mapi: pensavo il sapore mi perpledesse di più, invece devo ammettere che c'ha un suo perchè. Sarà che io per il salato ho una certa predisposizione...
Se ci provi davvero voglio assolutamente sapere che ne pensi!
E ma la tua ricetta di zuppone era quella della colazione del mattino, quella con il lardo era quella della sera!
RispondiElimina@Edith...guarda, più che una ricetta vera e propria (che di per sè sarebbe stato un miscuglio abominevole di tutto ciò che di commestibile c'era nei paraggi) forse le zuppone erano più una filosofia di vita; un po' della serie "il colesterolo è un'invenzione dei medici, tutto ciò che mi piace mi fa star bene, non complichiamoci la vita in elaborazioni complesse..."
Mio nonno era un grande...
virò: nella tazzona mattutina ho dimenticato le fettazze di pane duro! C'erano anche nella cena?
RispondiEliminabuona sera....
RispondiEliminache bello quando passo di qua c'è sempre il calore del focolare.
oggi però vorrei anche essere l'ospite con il tè in mano.
⌒ . ⌒
Adriana.
@adriana: saresti una dei pochi coraggiosi, ma non credo ti pentiresti!
RispondiEliminaMentre leggevo qualcosa non tornava. Come è possibile che non mi viene una battuta?! :P
RispondiEliminaE'presto detto per tanto tempo ho fatto colazione con mia nonna con pane abbrustolito sul fuoco con olio o con burro e sale...motivo per il quale nel mio caffe&latte navigavano sempre a vista pezzetti di burro che 'buttavo' giù con grande golosità!
Detto così sembro una fogna lo so eheheheheh ma credimi che il tuo tè corretto non mi ha minimanete spiazzato...certo forse per me è più per la colazione...sempre però con pane cafone caldo bruciacchiato eh! :))))))
@gambetto: ma era mio nonno napoletano inside o tua nonna veneta inside?! Certo che se mettiamo il tuo commento insieme a quello di virò ed alle mie risposte finiamo per scoprire che siamo tutti una unica grande famiglia "interregionale"!
RispondiEliminaEhehehehehe quello di certo!! :DDD
RispondiEliminaCe puoi giura' !
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RispondiElimina@yizucrap: thank you for your kind comment. I have to delete it for its advertising links I can't accept. You're free to write here any comment you like but, please, with no commercial links. Thank you.
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