E' da quando abbiamo cominciato a seguire il gironzolare di Marco Polo che il cantore Enrico non vede l'ora di arrivare ad Hang Zhou per farsi preparare la ricetta del pollo del mendicante! E questa volta la vivandiera può ben accontentarlo, visto che Marco sta per lasciare la Cina definitivamente e l'occasione merita davvero un piatto speciale...
E poi siamo perfetti anche dal punto di vista storico: anche se i testi ufficiali cominciano a citare questo piatto solo sotto l'imperatore Chien Lung, che regnò dal 1736 al 1795, il suddetto pollo era certamente già diffuso all'epoca di Marco Polo, visto che si dice sia nato ad Hang Zhou intorno al 200 d.C.
Numerosissime le varianti della leggenda che spiega l'origine del curioso nome di questo piatto; tutte hanno in comune un mendicante in possesso di un pollo ma non di un tegame in cui cucinarlo... Il pollo finì per essere ricoperto di creta e posto sulle braci, qualcuno dice sotto terra: la creta si indurì mantenendo all'interno tutti gli aromi e l'umidità della carne, che risultò profumata e tenerissima.
Secondo un'altra leggenda il pollo venne avvolto negli stracci sporchi di fango del mendicante e cosse sotto l'impietoso sole estivo, in una ulteriore versione invece il pollo venne sotterrato intero sulla riva argillosa di una palude per nasconderlo al legittimo proprietario.
Tornato il giorno dopo po per dissotterrarlo, il ladro mendicante non riuscì più a ripulire il pollo dal fango e lo pose sul fuoco così com'era, piume e fango compresi. Rompendo poi la crosta di terra cotta che si era formata, il pollo si trovò automaticamente spiumato perchè le sue penne rimasero imprigionate nella creta, così il mendicante ebbe a disposizione un pollo completamente pulito e cotto alla perfezione.
Tanto lo entusiasmò che decise di ripetere l'operazione, smise di fare il mendicante e cominciò a vendere polli cotti nella creta a tutto il villaggio e da lì, di bocca in bocca, la fama di questa specialità raggiunse anche la corte dell'imperatore.
Qualcuno invece racconta che questa prelibatezza venne offerta direttamente dal mendicante all'imperatore che passava di lì per caso, il quale lo apprezzò talmente da chiedere al suo capocuoco di farne una ricetta di corte. Altri sostengono invece che il mendicante stesso divenne poi imperatore, e c'è chi addirittura pensa che il pollo fosse stato rubato proprio all'imperatore e cotto sotto terra per non farne sentire il profumo alle guardie che stavano cercando il ladro.
Ad ogni modo la leggenda trova sempre il modo di trasformare la cottura casuale di un semplice pollo in un piatto nobilissimo, degno di un re, che nel tempo si è naturalmente evoluto ed ha raffinato sia l'aromatizzazione che la tecnica di cottura.
Le ricette attuali prevedono in genere un a marinata preventiva del pollo, un ripieno (di solito a base di verdure o di carne di maiale e funghi, ma c'è chi ci mette anche gamberi, carni miste e salumi), una veste di foglie di loto a contatto con la pelle per profumarne le carni e tenerle separate dalla creta, un telo di lino (nei ristoranti popolari anche un foglio di giornale) che spalmato di creta ne mantiene lo spessore regolare. Le ricette dei ripieni, poi, naturalmente sono ancora più numerose delle versioni della leggenda...
Ciò che hanno in comune tutte le ricette è una lentissima e dolce cottura a bassa temperatura, con la polpa del pollo che finisce per staccarsi naturalmente dalle ossa, ed un tipico rito di servizio del pollo: la crosta di creta viene rotta di fronte ai commensali con un martello di ottone, la tela di lino viene tagliata e si adagia l'involto di foglie di loto su un piatto da portata estraendolo dalla crosta di creta. Una volta sulla tavola si aprono le foglie di loto, si taglia il pollo sulla schiena e se ne elimina la spina dorsale, servendolo poi ben aperto per mostrarne il ripieno.
A me mancano giusto alcune componenti: le istituzionali sei libbre di fango di palude di Hang Zhou (o, in mancanza di quello, sei libbre dell'argilla che sigilla i contenitori del vino Hsiu Hsin), le foglie fresche di loto, la pazienza e la manualità per privare un pollo cotto della spina dorsale senza ridurlo in un ammasso completamente informe...
Invece ho un sacco di verdure freschissime, gentilmente offerte dall'orto di un'amica generosa, che userò (in barba alle decine di ricette del pollo alla creta di Hang Zhou che ho archiviato da quando ho capito che saremmo passati anche da qui) per farcire la mia personale versione ortolana del:
1 pollo intero da circa 1,2 kg. già pulito
100 gr. di lonza di maiale
50 gr. di salsiccia cinese (questa)
5 funghi shijtake (o cremini scuri)
2 cipollotti sottili o una cipolla novella
300 gr. di foglie di biete (al posto del loto)
6 baccelli di piselli (o 35 gr. di piselli sgranati)
1/2 zucchina
1 pezzetto di zenzero fresco da circa 4 cm.
6 cucchiai di salsa di soia
3 cucchiai di vino di riso cinese (o sherry)
2 cucchiai di olio di arachidi
1 cucchiaino di olio di sesamo
1/2 cucchiaio di zucchero
2 stelle di anice
1/2 cucchiaino di mix 5 spezie cinese in polvere (il mix più comune contiene anice, semi di finocchio, cannella, chiodi di garofano, zenzero e/o pepe di Sichuan)
pepe di Sichuan in polvere (o pepe bianco)
sale
Fiammeggiare il pollo per eliminare ogni residuo di piume, sciacquarlo per bene ed asciugarlo con carta assorbente.
Scaldare in un pentolino 4 cucchiai di salsa di soia con 2 cucchiai di vino di riso, 1 stella di anice e 1 cucchiaino di zenzero grattugiato con il suo succo. Appena prende bollore spegnere e lasciare in infusione fino a che il composto è freddo.
Massaggiare con questa marinata il pollo sia all'esterno che all'interno, chiuderlo in un contenitore ermetico e farlo riposare in frigo almeno 5 o 6 ore, meglio tutta la notte.
Se si usano funghi secchi farli rinvenire in acqua tiepida per una ventina di minuti . Se sono shijtake scottarli poi con qualche cucchiaio dell'acqua di ammollo filtrata per 10-15 minuti, fino a che sono morbidi, quindi scolarli ed eliminarne i gambi.
Tritare la carne di maiale grossolanamente al coltello, tritare finemente i cipollotti, sgranare i piselli, tagliare i funghi e la zucchina a dadini grandi come i piselli, ridurre un cubetto di zenzero da 2,5 cm. a julienne, sciacquare bene le biete dalla terra, scegliere una dozzina di foglie grandi e belle che serviranno ad avvolgere il pollo e tagliare le altre a strisce.
Cuocere la salsiccia a vapore (o a bagnomaria) per 5 o 6 minuti, quindi sciacquarla, spellarla e ridurla a dadini.
In un ampio tegame scaldare l'olio di arachidi e rosolarvi per 1 minuto i cipollotti con lo zenzero.
Unire le carni e le verdure e saltare a fuoco deciso per un paio di minuti, fino a che il maiale è completamente schiarito.
Versare nel tegame 2 cucchiai di salsa di soia, 1 cucchiaio di vino cinese, 1/2 cucchiaio di zucchero, l'olio di sesamo, mix di 5 spezie e la seconda stella di anice sbriciolata e far insaporire, sempre a fuoco vivace, per altri 2 o 3 minuti, fino a che è tutto ben legato.
Regolare se serve di sale, pepare, miscelare bene, spegnere e lasciar raffreddare il composto. Intanto accendere il forno a 190 °C statico.
Scottare per 1 minuto a vapore le foglie intere di biete, in modo che si ammorbidiscano leggermente, ed eliminarne i gambi, quindi distenderne un paio su un foglio di carta fata (o carta forno, o alluminio).
Rimassaggiare il pollo con la marinata, eliminandone po l'eccesso e la stella di anice, quindi farcirlo con il ripieno raffreddato, chiudere se serve le aperture con degli stecchini ed adagiarlo sulle biete stese con la parte del petto verso l'alto.
Coprire quindi il pollo con il resto delle biete, avvolgendolo il più strettamente possibile anche sui fianchi, quindi chiudervi sopra la carta fata, cercando di sigillare il pollo quasi ermeticamente e legando con spago da cucina.
Capovolgere l'involto ed avvolgerlo strettamente in un secondo foglio di carta fata, facendo in modo che le giunte dei fogli non coincidano con quelle inferiori, e legare infine il tutto con spago da cucina.
Mettere il pollo (con il petto in alto, se ci si ricorda da che lato è...) su una placca da forno e cuocere a 190 °C per 1 ora, quindi abbassare la temperatura a 100 °C e cuocere altri 20 minuti, quindi lasciar riposare nel forno spento almeno altri 10 minuti (ma meglio un'ora).
Trasferire il cartoccio in un piatto di servizio e portare a tavola, liberare la parte superiore del pollo dalla carta fata e delle foglie di bieta e servire nei piatti individuali, accompagnando una porzione di carne con qualche foglia della copertura di bieta, un paio di cucchiai di ripieno ed con un po' del sugo di fondo.
Se avanza del ripieno non utilizzato se ne possono fare degli involtini in foglie di bieta crude e rosolarli velocemente in padella con 1 filo di olio di arachidi e qualche goccia di soia, oppure usarlo come fosse un ragù, eventualmente miscelato agli avanzi del pollo sminuzzati, e condirci degli spaghettini di soia o del riso bianco a vapore, saltando tutto insieme con un filo di olio.
(* le verdure fresche dell'orto sono una mia licenza. Di solito nel ripieno non ci sono piselli, zucchine e biete ma castagne, germogli di bambù, semi di loto, cavolo cinese bok choy fresco o marinato nella senape, vari tipi di cipollotti e porri ed altre delizie molto cinesi...)
E poi siamo perfetti anche dal punto di vista storico: anche se i testi ufficiali cominciano a citare questo piatto solo sotto l'imperatore Chien Lung, che regnò dal 1736 al 1795, il suddetto pollo era certamente già diffuso all'epoca di Marco Polo, visto che si dice sia nato ad Hang Zhou intorno al 200 d.C.
Numerosissime le varianti della leggenda che spiega l'origine del curioso nome di questo piatto; tutte hanno in comune un mendicante in possesso di un pollo ma non di un tegame in cui cucinarlo... Il pollo finì per essere ricoperto di creta e posto sulle braci, qualcuno dice sotto terra: la creta si indurì mantenendo all'interno tutti gli aromi e l'umidità della carne, che risultò profumata e tenerissima.
Secondo un'altra leggenda il pollo venne avvolto negli stracci sporchi di fango del mendicante e cosse sotto l'impietoso sole estivo, in una ulteriore versione invece il pollo venne sotterrato intero sulla riva argillosa di una palude per nasconderlo al legittimo proprietario.
Tornato il giorno dopo po per dissotterrarlo, il ladro mendicante non riuscì più a ripulire il pollo dal fango e lo pose sul fuoco così com'era, piume e fango compresi. Rompendo poi la crosta di terra cotta che si era formata, il pollo si trovò automaticamente spiumato perchè le sue penne rimasero imprigionate nella creta, così il mendicante ebbe a disposizione un pollo completamente pulito e cotto alla perfezione.
Tanto lo entusiasmò che decise di ripetere l'operazione, smise di fare il mendicante e cominciò a vendere polli cotti nella creta a tutto il villaggio e da lì, di bocca in bocca, la fama di questa specialità raggiunse anche la corte dell'imperatore.
Qualcuno invece racconta che questa prelibatezza venne offerta direttamente dal mendicante all'imperatore che passava di lì per caso, il quale lo apprezzò talmente da chiedere al suo capocuoco di farne una ricetta di corte. Altri sostengono invece che il mendicante stesso divenne poi imperatore, e c'è chi addirittura pensa che il pollo fosse stato rubato proprio all'imperatore e cotto sotto terra per non farne sentire il profumo alle guardie che stavano cercando il ladro.
Ad ogni modo la leggenda trova sempre il modo di trasformare la cottura casuale di un semplice pollo in un piatto nobilissimo, degno di un re, che nel tempo si è naturalmente evoluto ed ha raffinato sia l'aromatizzazione che la tecnica di cottura.
Le ricette attuali prevedono in genere un a marinata preventiva del pollo, un ripieno (di solito a base di verdure o di carne di maiale e funghi, ma c'è chi ci mette anche gamberi, carni miste e salumi), una veste di foglie di loto a contatto con la pelle per profumarne le carni e tenerle separate dalla creta, un telo di lino (nei ristoranti popolari anche un foglio di giornale) che spalmato di creta ne mantiene lo spessore regolare. Le ricette dei ripieni, poi, naturalmente sono ancora più numerose delle versioni della leggenda...
Ciò che hanno in comune tutte le ricette è una lentissima e dolce cottura a bassa temperatura, con la polpa del pollo che finisce per staccarsi naturalmente dalle ossa, ed un tipico rito di servizio del pollo: la crosta di creta viene rotta di fronte ai commensali con un martello di ottone, la tela di lino viene tagliata e si adagia l'involto di foglie di loto su un piatto da portata estraendolo dalla crosta di creta. Una volta sulla tavola si aprono le foglie di loto, si taglia il pollo sulla schiena e se ne elimina la spina dorsale, servendolo poi ben aperto per mostrarne il ripieno.
A me mancano giusto alcune componenti: le istituzionali sei libbre di fango di palude di Hang Zhou (o, in mancanza di quello, sei libbre dell'argilla che sigilla i contenitori del vino Hsiu Hsin), le foglie fresche di loto, la pazienza e la manualità per privare un pollo cotto della spina dorsale senza ridurlo in un ammasso completamente informe...
Invece ho un sacco di verdure freschissime, gentilmente offerte dall'orto di un'amica generosa, che userò (in barba alle decine di ricette del pollo alla creta di Hang Zhou che ho archiviato da quando ho capito che saremmo passati anche da qui) per farcire la mia personale versione ortolana del:
Jiàohuā tóngjī - Pollo del mendicante (senza creta...)
ingredienti per 4/6 persone:1 pollo intero da circa 1,2 kg. già pulito
100 gr. di lonza di maiale
50 gr. di salsiccia cinese (questa)
5 funghi shijtake (o cremini scuri)
2 cipollotti sottili o una cipolla novella
300 gr. di foglie di biete (al posto del loto)
6 baccelli di piselli (o 35 gr. di piselli sgranati)
1/2 zucchina
1 pezzetto di zenzero fresco da circa 4 cm.
6 cucchiai di salsa di soia
3 cucchiai di vino di riso cinese (o sherry)
2 cucchiai di olio di arachidi
1 cucchiaino di olio di sesamo
1/2 cucchiaio di zucchero
2 stelle di anice
1/2 cucchiaino di mix 5 spezie cinese in polvere (il mix più comune contiene anice, semi di finocchio, cannella, chiodi di garofano, zenzero e/o pepe di Sichuan)
pepe di Sichuan in polvere (o pepe bianco)
sale
Fiammeggiare il pollo per eliminare ogni residuo di piume, sciacquarlo per bene ed asciugarlo con carta assorbente.
Scaldare in un pentolino 4 cucchiai di salsa di soia con 2 cucchiai di vino di riso, 1 stella di anice e 1 cucchiaino di zenzero grattugiato con il suo succo. Appena prende bollore spegnere e lasciare in infusione fino a che il composto è freddo.
Massaggiare con questa marinata il pollo sia all'esterno che all'interno, chiuderlo in un contenitore ermetico e farlo riposare in frigo almeno 5 o 6 ore, meglio tutta la notte.
Se si usano funghi secchi farli rinvenire in acqua tiepida per una ventina di minuti . Se sono shijtake scottarli poi con qualche cucchiaio dell'acqua di ammollo filtrata per 10-15 minuti, fino a che sono morbidi, quindi scolarli ed eliminarne i gambi.
Tritare la carne di maiale grossolanamente al coltello, tritare finemente i cipollotti, sgranare i piselli, tagliare i funghi e la zucchina a dadini grandi come i piselli, ridurre un cubetto di zenzero da 2,5 cm. a julienne, sciacquare bene le biete dalla terra, scegliere una dozzina di foglie grandi e belle che serviranno ad avvolgere il pollo e tagliare le altre a strisce.
Cuocere la salsiccia a vapore (o a bagnomaria) per 5 o 6 minuti, quindi sciacquarla, spellarla e ridurla a dadini.
In un ampio tegame scaldare l'olio di arachidi e rosolarvi per 1 minuto i cipollotti con lo zenzero.
Unire le carni e le verdure e saltare a fuoco deciso per un paio di minuti, fino a che il maiale è completamente schiarito.
Versare nel tegame 2 cucchiai di salsa di soia, 1 cucchiaio di vino cinese, 1/2 cucchiaio di zucchero, l'olio di sesamo, mix di 5 spezie e la seconda stella di anice sbriciolata e far insaporire, sempre a fuoco vivace, per altri 2 o 3 minuti, fino a che è tutto ben legato.
Regolare se serve di sale, pepare, miscelare bene, spegnere e lasciar raffreddare il composto. Intanto accendere il forno a 190 °C statico.
Scottare per 1 minuto a vapore le foglie intere di biete, in modo che si ammorbidiscano leggermente, ed eliminarne i gambi, quindi distenderne un paio su un foglio di carta fata (o carta forno, o alluminio).
Rimassaggiare il pollo con la marinata, eliminandone po l'eccesso e la stella di anice, quindi farcirlo con il ripieno raffreddato, chiudere se serve le aperture con degli stecchini ed adagiarlo sulle biete stese con la parte del petto verso l'alto.
Coprire quindi il pollo con il resto delle biete, avvolgendolo il più strettamente possibile anche sui fianchi, quindi chiudervi sopra la carta fata, cercando di sigillare il pollo quasi ermeticamente e legando con spago da cucina.
Capovolgere l'involto ed avvolgerlo strettamente in un secondo foglio di carta fata, facendo in modo che le giunte dei fogli non coincidano con quelle inferiori, e legare infine il tutto con spago da cucina.
Mettere il pollo (con il petto in alto, se ci si ricorda da che lato è...) su una placca da forno e cuocere a 190 °C per 1 ora, quindi abbassare la temperatura a 100 °C e cuocere altri 20 minuti, quindi lasciar riposare nel forno spento almeno altri 10 minuti (ma meglio un'ora).
(* le verdure fresche dell'orto sono una mia licenza. Di solito nel ripieno non ci sono piselli, zucchine e biete ma castagne, germogli di bambù, semi di loto, cavolo cinese bok choy fresco o marinato nella senape, vari tipi di cipollotti e porri ed altre delizie molto cinesi...)
- rivoli affluenti:
- la lunga cottura a bassissima temperatura in realtà è sconsigliata per il pollame intero, ecco perchè ho pensato ad una temperatura iniziale più alta e ad una fase solo successiva di "cottura di riposo". Per saperne di più in generale sulla tecnica delle basse temperature: Annemarie Wildeisen, Tenera è la carne... cotta a bassa temperatura, Guido Tommasi Editore.
che meraviglia e che nostalgia!!!!!!! Anche perchè se devo essere sincero anche a me ad hang zhou lo hanno servito avvolto non nella creta , ma nell'involucro di plastica da cucina . Non si può avere tutto, ma basta sognare. (solo una volta ho avuto l'onore del martelletto di ottone ma era ad Honk Kong al mandarin Hotel con prenotazione il giorno prima per consentire la cottura!)
RispondiEliminaQuesta ricetta è uno spettakolo, una delle più buone ricette di pollo che abbia mai letto. Saranno le molteplici leggende che circondano il pollo alla creta di un'aura di mistero (oltre che di uno strato di caolino), saranno le fresche verdure, sarà la pazienza che ci vuole per perparare ed assemblare il tutto, ma... MI PIACE, MI PIACE, MI PIACE!!!! Tu però la prossima volta cerca di procurarti quelle benedette sei libbre fango di palude di Hang Zhou o dell'argilla che sigilla i contenitori del vino Hsiu Hsin, che qui mica stiamo a pettinare le bambole!!! :-D
RispondiEliminaUn bacione.
Mapi (blogger non mi fa collegare col mio profilo...)
@enrico: vada per la carta da cucina, spero almeno che le foglie di loto loro te ce le abbiano messe, perchè il profumo è tutto un altro...
RispondiElimina@mapi: hai ragione, ho sbagliato tutto!
PS: mi era parso, non so come, di capirlo, che tu avessi un certo debole per le ricette non troppo "plane"...
Sì, vabbè, però tu hai la carta fata (che non sono mai riuscita a trovare da nessuna parte, escludendo ovviamente i negozi online) ed io ho la creta, come la mettiamo???
RispondiEliminacaspita che post lungo ed istruttivo, è stato bello leggerlo hai scritto un sacco di cose interessanti!!
RispondiEliminae la ricetta poi... è meravigliosa
@muscaria: naturalmente la mettiamo che dividiamo! Si tratta solo di capire dove e quando, ma il come ed il perchè mi sembrano evidenti!
RispondiEliminaComunque di gente con la creta in casa devo ammettere che ancora non ne conoscevo, al massimo si arriva all'argilla ventilata...
@erica: grazie, in realtà ad incrociare tutte le leggende mi son divertita un sacco. Chissà poi come è andata veramente...
Bellissimo post.Mio marito mi ha raccontato che quando faceva il militare nell'isola di Lesbos la cottura del polllo sotto terra era stata la prova di una esercitazione.Al mattino si scavava una buca nel terreno, si accendeva il fuoco nella fossa ( di giorno per non farsi vedere dal nemico ) all'interno si metteva il pollo ricoperto di foglie di corbezzolo e avvolto successivamente di un'impasto di argilla e acqua.Si copriva il tutto con altra terra e si lasciava cuocere lentamente per dodici ore.Lui dice che questo è stato il migliore pollo che ha mangiato.Quante storie intorno a un pollo no? A presto.
RispondiElimina@annamaria: vedi come è piccolo il mondo? Si cuoce sotto terra tra i Cinesi del 200 d. C., i Pellerossa del 1500 e sulle isole greche del 21° secolo...
RispondiEliminaE' proprio vero che "storia" e "geografia" sono solo categorie convenzionali, si tratta sempre di "umanità", "cultura", "vita".
Comunque nel pieno di questo momento di frastornamento non sono sicura di averti da una parte già ringraziato per la fiducia...
Scusa ma ho appena letto la notizia su MT: congratulazioniiiiiiiiiiiii!!!!
RispondiEliminaPS: la mia è creta da modellato, per cui direi che va più che bene.
io tengo l'argilla per le maschere di bellezza: vista l'inefficacia allo scopo dichiarato, dici che almeno uno spiumaggio del pollo lo potrà garantire? ;-)
RispondiEliminaScherzi a parte: post bellissimo e ricetta grandiosa, anche in questa versione green. Per inciso, noi amiamo le lunghe cotture per la carne, ma col pollo non avevamo mai osato: quando si dice "capita a fagiolo"....
Ciao
ale
@muscaria: potremmo utilizzare la creta da modellato per chiudere il pollo dentro una faccia da Clooney, come quella che mi ha regalato MT insieme ad una tazzina di caffè (che tanto non posso bere)
RispondiElimina@alessandra: con il pollo e in generale i volatili interi la cottura a bassa temperatura non è prudente per via delle cariche batteriche, ma con un petto o altra media porzione disossata si può osare anche un 75° per 45-60 minuti. Coi fagioli, se ti casca...
Uno spettacolo! Il pollo automaticamente spiumato per via delle piume intrappolate nella creta mi fa pensare a Dorothy Hartley che racconta di porcospini cotti nello stesso modo,con eliminazione automatica degli aculei...
RispondiEliminaPenso che mi limitero' a sperimentare con il pollo!
Un bacione
@edith.pilaff: quantunque anche il procospino avrebbe un certo suo fascino...
RispondiEliminamai sentito il pollo cotto nella creta ma anche la tua versione è interessantissima!
RispondiEliminache meraviglia! e complimenti per l'mtchallenge!!! guarda che non puoi mica fare finta di niente eh??? ;-)
RispondiElimina@cristina.poverimabelli: guarda, sarei curiosa anch'io di riuscire veramente a cucinarlo per una volta con il sistema originale.
RispondiElimina@cristina: ...chi, io?! Secondo me le ho prese per sfinimento. Si saranno dette: se la premiamo almeno per un mese non dobbiamo temere i suoi disastri!
Con il fango del Paraná verrá uguale ??
RispondiEliminaMi piace la leggenda protocapitalistica del mendicanre che scopre il business del pollo alla creta...il gene del capitalismo é dapperttutto...
@glu.fri: perchè, la versione in cui il mendicante diventa egli stesso imperatore dove la lasci?!
RispondiEliminaIl fango del Paranà? Non so, che dici: dovrei venirlo a provare?