Dicono che il confronto con il dolore per una perdita passi attraverso cinque gradi: negazione, rabbia, patteggiamento, disperazione ed accettazione. Viviana probabilmente è rimasta alla fase della negazione fino a quel momento e si è forse digerita tutti gli altri in sordina, senza accorgersene.
Tazio, ex sole della sua vita, ex marito, al momento solo collega dello stesso studio (così era cominciata, tanti anni fa, in un volo di lavoro) e forse futuro amico, si è appisolato nel sedile accanto al suo in aereo, di ritorno dal loro viaggio a Madrid per conto dello studio.
Lo guarda dormire. Conosce tutto di lui. L'ispido della sua barba, le linee spiegazzate del suo viso un po' invecchiato, il suo respiro sommesso, il tremolio delle ciglia chiare nel sonno, il tono di voce che avrebbe avuto al risveglio. Viviana si chiede per quale scherzo del destino non abbia più funzionato tra loro, perché abbiano dovuto rinunciare all'intesa, al calore, alla pienezza di un rapporto che anche così, da compagni di lavoro, da turisti dell'amicizia, si fa ancora sentire fortemente.
Anche questa volta, come sempre negli ultimi tempi, la loro speciale sintonia personale terminerà all'atterraggio e non è nemmeno detto che si potrà ripresentare, visto che la trovano solo quando affrontano insieme un viaggio d'affari od un'occasione di lavoro fuori dal quotidiano, mai invece quando sono immersi in luoghi e memorie consueti.
Viviana si rende conto in quel momento di averlo perso davvero. Non hanno più un'unica vita condivisa, professione a parte. Lui non sarà mai di nuovo il suo uomo. Si nasconde nella rivista e piange lacrime sottili. Tazio apre gli occhi, le chiede "Che c'è?", accetta un cenno vago di rassicurazione e si rimette a dormire.
"Che c'è?", vuol sapere lui... C'è che Viviana inconsciamente ha trascorso gli ultimi mesi a negare con se stessa di essere stata lasciata definitivamente. A lui non sarebbero serviti a niente il tempo che gli passava in testa, le donne che avrebbe lasciato entrare nel suo letto per sapere se si poteva ancora divertire o innamorare, la solitudine di una casa vuota quando ti accade una cosa che vorresti condividere con chi la sa capire nel tuo stesso modo. Ne' sarebbe servito a niente a lei fingere di non vivere solo in superficie ed essere invece ferma nel profondo, a sperare ed aspettare.
Nell'antichità le vedove dalle lunghe chiome si rapavano a zero, annullavano bellezza e cura di sé per rendere evidente agli altri il loro dolore. Lei ha fatto quasi lo stesso, illudendosi che servisse a se stessa più che al resto del mondo. Come se avesse una colpa da espiare, come se trascurarsi fosse la punizione per non averlo saputo invogliare a restare. Come se mostrarsi indifferente al proprio corpo potesse farle ignorare anche l'anima dolorante.
Come se la bruttezza servisse da barriera contro qualsiasi improbabile approccio di terzi. Come se un aspetto dimesso avesse potuto dire a lui "guarda quanto soffro per te, ti accorgi di quanto ti amo? Ti va di tornare ad una vita in cui ci curavamo e guarivamo a vicenda?"
Tutto questo è stato un'unico, lunghissimo periodo di negazione. Ed in volo sopra la "loro" Spagna Viviana vede come sia inevitabile cessare di sperare, di aspettarlo, di considerarsi parte di lui. Rabbia, patteggiamento, disperazione: sono ora tutti oltre la negazione, tutti messi a tacere. Ognuna di queste esperienze è passata attraverso questi mesi vuoti come se lei avesse tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo, ed ogni sentire ne è stato smorzato. E si ritrova ora ad averli superati con la sensazione ingiusta ed irreale che non avessero valore.
Tutti gli stadi del dolore filtrati attraverso il velo di un'attesa, che ora è terminata. La negazione sembra aver fagocitato anche il resto. Dicono che non si tratti di fasi successive ma di esperienze anche contemporanee, che per ciascuno in modo personale arrivano, si mescolano, vanno, a volte ritornano. Da qui ora, dall'alto di quel cielo spagnolo, Viviana si rende conto di aver percepito solo il rifiuto a terminare davvero la loro storia, e se ne accorge dopo un tempo infinito, guardando lui dormire mentre sono sospesi per aria in mezzo a degli sconosciuti, con il cuore a pezzi, senza poter più dire "noi".
Come quel pomeriggio dell'estate scorsa, altrettanto in volo sempre tra Spagna ed Italia, quando Tazio le aveva confermato di non voler più continuare con lei, di ritorno da una vacanza a due fatta di silenzi, di vuoti, di occhi duri. Sembra oramai secoli fa ed è invece poco più di un anno.
Non crede di essere riuscita a smettere di amarlo davvero, comunque, anche se forse la decisione di Tazio è stata quella giusta. Lui dentro Viviana c'è sempre, attecchito come una pianta dalle radici forti, caparbiamente indifferente a tutti i lati negativi di un rapporto che in due non hanno saputo sistemare. E questa fedeltà del cuore, mai suscitata prima da nessuno in una persona di valore come lei, probabilmente rappresenta pure un riconoscimento del valore di un uomo come lui.
Viviana ha imparato, in questo tempo sospeso tra due voli sopra la Spagna, a smorzare dolori e delusioni, questo è vero, e a camminare vicino a lui anche se non più al suo fianco; sta imparando pure a lasciarlo andare nei gesti e nei pensieri, evitando il più possibile rimpianti e movimenti bruschi. Quando ci riesce.
Potrebbe chiamarla rassegnazione. Non sa se saprà capire invece la strada dell'accettazione come la vogliono i manuali, sempre che per lei esista. Quella che significa svuotare anche il cuore. Per questo una decisione ora la prende lei: rifiuterà per un po' altre trasferte con lui, magari chiedendo pure ai grandi capi di cambiarle incarico, routine, ufficio. Per un po'. Incrociarlo di meno, smettere definitivamente l'abitudine a lui.
Soffocare un amore che è difficilissimo trasformare in un altro tipo di affetto: ecco ciò che in realtà le viene chiesto dalla vita. Riuscirà ad essergli amica davvero, con il tempo? Forse nemmeno serve. Per ora, a testa alta, ha solo un cuore che batte per lui con tutte le sue cicatrici e la sua volontà di fare meglio. E ci ha messo tempo. Da fuori può sembrare una vittoria parziale, ma il valore profondo che ha per Viviana è semplice e grande: la cessazione della dedica a lui della propria vita.
Lei sa che le vanno bene i processi lenti, basta che servano. Non è certa che per lei il lutto per la loro storia d'amore terminerà davvero con l'accettazione da manuale, lei onestamente ci spera. Le piacerebbe un domani vivere un altro amore corrisposto, che al momento le sembra impossibile, improbabile, lontanissimo. E che, nel caso, dovrà essere molto diverso, senza paragoni.
Loro sono stati una vera meraviglia insieme. Emozioni e fulgore e potenza e complicità. La storia le ha regalato molta bellezza, prima della parte sofferente e dell'ultimo anno di limbo. Ora Viviana si prenda il suo nuovo tempo e si accetti come è, zazzera accorciata ed informe compresa, e sappia ancora vivere sola, ogni giorno più leggera. Volare sola, volare serena.
E che lei, ma in fondo anche Tazio, siano fortunati nei nuovi incontri, se ci saranno, e sappiano curare nel modo giusto le future storie perché durino una vita. E magari sappiano pure raccontarsele, queste vite nuove, tra qualche anno, su un altro aereo di lavoro, ognuno nel proprio volo, attraverso quel cielo, chi lo sa, magari di nuovo spagnolo, 'che la vita è un cerchio.
Tutti i trucchi di preparazione li ho invece ereditati da un amico spagnolo che della tortilla di patate aveva fatto il suo cavallo di battaglia da studente, per conquistare ragazze ed amici. Cielo tondo di Spagna, cuori svolazzanti in ogni dove, apertura.
Tortilla de patatas con gambas y pimenton - Frittata di patate con gamberi e paprika affumicata
ingredienti per 4 persone:
4 uova grandi
3 o 4 patate (circa 600 gr.)
1 cipolla rossa
150 gr. di gamberetti crudi sgusciati
250 gr. di di olio extravergine
1 cucchiaio di paprika dolce affumicata
sale
Sbucciare le patate, tagliarle a cubettini, sciacquarle bene sotto l'acqua corrente, asciugarle e salarle. Tritare grossolanamente la cipolla e ridurre i gamberetti a dadini.
Scaldare l'olio (tranne un cucchiaio) in un tegame antiaderente con i bordi un po' alti fino a che è ben caldo, circa 180°, versarvi le patate e distribuirle sul fondo in modo uniforme in modo che restino tutte completamente immerse nell'olio, quindi cuocerle a fuoco deciso fino a che cominciano a formare una crosticina chiara.
Unire allora la cipolla e far cuocere fino a che è morbida. Ci vorranno un paio di minuti.
Sbattere nel frattempo le uova in una ciotola resistente al calore con una presa di sale sale ed unirvi i gamberetti; stemperare la paprika nell'olio tenuto da parte ed incorporarla alle uova (è una spezia che non si scioglie nell'acqua ma nell'olio, se la si unisce direttamente alle uova rischia di formare grumi).
Raccogliere patate e cipolle con una schiumarola scolandole il più possibile dall'olio e versarle nelle uova, rimestando subito con energia.
Mettere da parte l'olio cotto (che potrà essere filtrato, conservato al buio e riutilizzato un altro paio di volte per la stessa preparazione), lasciandone nella padella un paio di cucchiai a velare il fondo e riportare sul fuoco.
Versarci il composto di uova nel tegame e cuocere a fuoco alto fino a quando si è formata una crosticina sul fondo; abbassare quindi la fiamma e lasciar rapprendere bene, scuotendo ogni tanto la padella per assicurarsi che si cuocia in modo uniforme e non attacchi sul fondo.
Quando il fondo è dorato e la frittata quasi tutta rappresa rovesciarla con l'aiuto di un coperchio e dorarla anche sull'altro lato.
Servire a tavola tiepida o fredda, accompagnata da un filo di salsa di pomodoro al prezzemolo o da una punta di maionese.
Piccole curiosità: a Cordoba è un punto di orgoglio preparare la frittata altissima usando tegami cilindrici dai bordi di anche 10 cm.; a Toledo (ovviamente nella versione tradizionale, senza gamberi e con pepe invece di paprika) la servono fredda con pane, pomodori ed un filo di olio... come colazione, insieme con il caffelatte.
Qui l'ho invece tagliata a dadotti e servita come fingerfood, decorando ogni dadino con una fogliolina di menta, basilico o coriandolo. In questa versione sarebbe ancora meglio usare un tegame dai bordi un po' più alti della solita padella, in modo che la frittata sia spessa almeno 3 cm.
(PS: così con la mia versione della tortilla di patate recupero pure il primo MTC ufficiale... l'unica puntata a cui non avevo ancora contribuito! Ma quanti cerchi si chiudono in questo post?!)
Tazio, ex sole della sua vita, ex marito, al momento solo collega dello stesso studio (così era cominciata, tanti anni fa, in un volo di lavoro) e forse futuro amico, si è appisolato nel sedile accanto al suo in aereo, di ritorno dal loro viaggio a Madrid per conto dello studio.
Lo guarda dormire. Conosce tutto di lui. L'ispido della sua barba, le linee spiegazzate del suo viso un po' invecchiato, il suo respiro sommesso, il tremolio delle ciglia chiare nel sonno, il tono di voce che avrebbe avuto al risveglio. Viviana si chiede per quale scherzo del destino non abbia più funzionato tra loro, perché abbiano dovuto rinunciare all'intesa, al calore, alla pienezza di un rapporto che anche così, da compagni di lavoro, da turisti dell'amicizia, si fa ancora sentire fortemente.
Anche questa volta, come sempre negli ultimi tempi, la loro speciale sintonia personale terminerà all'atterraggio e non è nemmeno detto che si potrà ripresentare, visto che la trovano solo quando affrontano insieme un viaggio d'affari od un'occasione di lavoro fuori dal quotidiano, mai invece quando sono immersi in luoghi e memorie consueti.
Viviana si rende conto in quel momento di averlo perso davvero. Non hanno più un'unica vita condivisa, professione a parte. Lui non sarà mai di nuovo il suo uomo. Si nasconde nella rivista e piange lacrime sottili. Tazio apre gli occhi, le chiede "Che c'è?", accetta un cenno vago di rassicurazione e si rimette a dormire.
"Che c'è?", vuol sapere lui... C'è che Viviana inconsciamente ha trascorso gli ultimi mesi a negare con se stessa di essere stata lasciata definitivamente. A lui non sarebbero serviti a niente il tempo che gli passava in testa, le donne che avrebbe lasciato entrare nel suo letto per sapere se si poteva ancora divertire o innamorare, la solitudine di una casa vuota quando ti accade una cosa che vorresti condividere con chi la sa capire nel tuo stesso modo. Ne' sarebbe servito a niente a lei fingere di non vivere solo in superficie ed essere invece ferma nel profondo, a sperare ed aspettare.
Nell'antichità le vedove dalle lunghe chiome si rapavano a zero, annullavano bellezza e cura di sé per rendere evidente agli altri il loro dolore. Lei ha fatto quasi lo stesso, illudendosi che servisse a se stessa più che al resto del mondo. Come se avesse una colpa da espiare, come se trascurarsi fosse la punizione per non averlo saputo invogliare a restare. Come se mostrarsi indifferente al proprio corpo potesse farle ignorare anche l'anima dolorante.
Come se la bruttezza servisse da barriera contro qualsiasi improbabile approccio di terzi. Come se un aspetto dimesso avesse potuto dire a lui "guarda quanto soffro per te, ti accorgi di quanto ti amo? Ti va di tornare ad una vita in cui ci curavamo e guarivamo a vicenda?"
Tutto questo è stato un'unico, lunghissimo periodo di negazione. Ed in volo sopra la "loro" Spagna Viviana vede come sia inevitabile cessare di sperare, di aspettarlo, di considerarsi parte di lui. Rabbia, patteggiamento, disperazione: sono ora tutti oltre la negazione, tutti messi a tacere. Ognuna di queste esperienze è passata attraverso questi mesi vuoti come se lei avesse tenuto gli occhi chiusi per tutto il tempo, ed ogni sentire ne è stato smorzato. E si ritrova ora ad averli superati con la sensazione ingiusta ed irreale che non avessero valore.
Tutti gli stadi del dolore filtrati attraverso il velo di un'attesa, che ora è terminata. La negazione sembra aver fagocitato anche il resto. Dicono che non si tratti di fasi successive ma di esperienze anche contemporanee, che per ciascuno in modo personale arrivano, si mescolano, vanno, a volte ritornano. Da qui ora, dall'alto di quel cielo spagnolo, Viviana si rende conto di aver percepito solo il rifiuto a terminare davvero la loro storia, e se ne accorge dopo un tempo infinito, guardando lui dormire mentre sono sospesi per aria in mezzo a degli sconosciuti, con il cuore a pezzi, senza poter più dire "noi".
Come quel pomeriggio dell'estate scorsa, altrettanto in volo sempre tra Spagna ed Italia, quando Tazio le aveva confermato di non voler più continuare con lei, di ritorno da una vacanza a due fatta di silenzi, di vuoti, di occhi duri. Sembra oramai secoli fa ed è invece poco più di un anno.
Non crede di essere riuscita a smettere di amarlo davvero, comunque, anche se forse la decisione di Tazio è stata quella giusta. Lui dentro Viviana c'è sempre, attecchito come una pianta dalle radici forti, caparbiamente indifferente a tutti i lati negativi di un rapporto che in due non hanno saputo sistemare. E questa fedeltà del cuore, mai suscitata prima da nessuno in una persona di valore come lei, probabilmente rappresenta pure un riconoscimento del valore di un uomo come lui.
Viviana ha imparato, in questo tempo sospeso tra due voli sopra la Spagna, a smorzare dolori e delusioni, questo è vero, e a camminare vicino a lui anche se non più al suo fianco; sta imparando pure a lasciarlo andare nei gesti e nei pensieri, evitando il più possibile rimpianti e movimenti bruschi. Quando ci riesce.
Potrebbe chiamarla rassegnazione. Non sa se saprà capire invece la strada dell'accettazione come la vogliono i manuali, sempre che per lei esista. Quella che significa svuotare anche il cuore. Per questo una decisione ora la prende lei: rifiuterà per un po' altre trasferte con lui, magari chiedendo pure ai grandi capi di cambiarle incarico, routine, ufficio. Per un po'. Incrociarlo di meno, smettere definitivamente l'abitudine a lui.
Soffocare un amore che è difficilissimo trasformare in un altro tipo di affetto: ecco ciò che in realtà le viene chiesto dalla vita. Riuscirà ad essergli amica davvero, con il tempo? Forse nemmeno serve. Per ora, a testa alta, ha solo un cuore che batte per lui con tutte le sue cicatrici e la sua volontà di fare meglio. E ci ha messo tempo. Da fuori può sembrare una vittoria parziale, ma il valore profondo che ha per Viviana è semplice e grande: la cessazione della dedica a lui della propria vita.
Lei sa che le vanno bene i processi lenti, basta che servano. Non è certa che per lei il lutto per la loro storia d'amore terminerà davvero con l'accettazione da manuale, lei onestamente ci spera. Le piacerebbe un domani vivere un altro amore corrisposto, che al momento le sembra impossibile, improbabile, lontanissimo. E che, nel caso, dovrà essere molto diverso, senza paragoni.
Loro sono stati una vera meraviglia insieme. Emozioni e fulgore e potenza e complicità. La storia le ha regalato molta bellezza, prima della parte sofferente e dell'ultimo anno di limbo. Ora Viviana si prenda il suo nuovo tempo e si accetti come è, zazzera accorciata ed informe compresa, e sappia ancora vivere sola, ogni giorno più leggera. Volare sola, volare serena.
E che lei, ma in fondo anche Tazio, siano fortunati nei nuovi incontri, se ci saranno, e sappiano curare nel modo giusto le future storie perché durino una vita. E magari sappiano pure raccontarsele, queste vite nuove, tra qualche anno, su un altro aereo di lavoro, ognuno nel proprio volo, attraverso quel cielo, chi lo sa, magari di nuovo spagnolo, 'che la vita è un cerchio.
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Io della Spagna, visto che non posso prendermi il cielo di Granada, il vento di Madrid od il mare di Finisterra, oggi mi prendo il tondo di una tortilla, la cui ricetta classica ho qui arricchito con piccoli tocchi personali. Tutti i trucchi di preparazione li ho invece ereditati da un amico spagnolo che della tortilla di patate aveva fatto il suo cavallo di battaglia da studente, per conquistare ragazze ed amici. Cielo tondo di Spagna, cuori svolazzanti in ogni dove, apertura.
Tortilla de patatas con gambas y pimenton - Frittata di patate con gamberi e paprika affumicata
ingredienti per 4 persone:
4 uova grandi
3 o 4 patate (circa 600 gr.)
1 cipolla rossa
150 gr. di gamberetti crudi sgusciati
250 gr. di di olio extravergine
1 cucchiaio di paprika dolce affumicata
sale
Sbucciare le patate, tagliarle a cubettini, sciacquarle bene sotto l'acqua corrente, asciugarle e salarle. Tritare grossolanamente la cipolla e ridurre i gamberetti a dadini.
Scaldare l'olio (tranne un cucchiaio) in un tegame antiaderente con i bordi un po' alti fino a che è ben caldo, circa 180°, versarvi le patate e distribuirle sul fondo in modo uniforme in modo che restino tutte completamente immerse nell'olio, quindi cuocerle a fuoco deciso fino a che cominciano a formare una crosticina chiara.
Unire allora la cipolla e far cuocere fino a che è morbida. Ci vorranno un paio di minuti.
Sbattere nel frattempo le uova in una ciotola resistente al calore con una presa di sale sale ed unirvi i gamberetti; stemperare la paprika nell'olio tenuto da parte ed incorporarla alle uova (è una spezia che non si scioglie nell'acqua ma nell'olio, se la si unisce direttamente alle uova rischia di formare grumi).
Raccogliere patate e cipolle con una schiumarola scolandole il più possibile dall'olio e versarle nelle uova, rimestando subito con energia.
Mettere da parte l'olio cotto (che potrà essere filtrato, conservato al buio e riutilizzato un altro paio di volte per la stessa preparazione), lasciandone nella padella un paio di cucchiai a velare il fondo e riportare sul fuoco.
Versarci il composto di uova nel tegame e cuocere a fuoco alto fino a quando si è formata una crosticina sul fondo; abbassare quindi la fiamma e lasciar rapprendere bene, scuotendo ogni tanto la padella per assicurarsi che si cuocia in modo uniforme e non attacchi sul fondo.
Quando il fondo è dorato e la frittata quasi tutta rappresa rovesciarla con l'aiuto di un coperchio e dorarla anche sull'altro lato.
Servire a tavola tiepida o fredda, accompagnata da un filo di salsa di pomodoro al prezzemolo o da una punta di maionese.
Piccole curiosità: a Cordoba è un punto di orgoglio preparare la frittata altissima usando tegami cilindrici dai bordi di anche 10 cm.; a Toledo (ovviamente nella versione tradizionale, senza gamberi e con pepe invece di paprika) la servono fredda con pane, pomodori ed un filo di olio... come colazione, insieme con il caffelatte.
A differenza delle frittate italiane, nella tortilla l'uovo in realtà serva più da legante che altro, quindi non sembri strana in proporzione l'abbondanza delle patate.
(PS: così con la mia versione della tortilla di patate recupero pure il primo MTC ufficiale... l'unica puntata a cui non avevo ancora contribuito! Ma quanti cerchi si chiudono in questo post?!)
- rivoli affluenti:
- la teoria delle cinque fasi dell'elaborazione di un lutto è stata esposta per la prima volta da una psichiatra svizzera a fine anni '60 e da lì ampliata in generale alle reazioni di fronte al dolore: Elisabeth Kuebler Ross, La morte e il morire, Cittadella
- una versione fantasmagorica e visionaria di questo stesso processo di accettazione del dolore è alla base di un film che viene ricordato prevalentemente per altri aspetti: Bob Fosse, All that jazz, 1979.
Colpita e affondata da questo bellissimo post...e chi superati alcuni enta/anta non è passata (al femminile) per qualcuna di queste fasi ??
RispondiEliminaAffoghiamoci nella tortilla de patatas, icona gastronomica di una nazione...(el pincho de tortilla a toda hora..)
:)
RispondiEliminanon hai bisogno che ti dica cosa mi ha fatto pensare questo tuo racconto....
ed è cascato a fagiolo.
nulla accade per caso.
poi ti racconterò nei prossimi gg
bacio tresor e... gamba alta!
:)
@glu.fri: ma magari ci sono passati pure al maschile, solo che in genere la cosa lascia meno tracce. per quel che pè dato di vedere a me, intendo. Tortilla forever, concordo!
RispondiElimina@babs: appunto. Gli amici altrimenti a cosa servono?!
Salve! era da tempo che non passavo da questa parte :)
RispondiEliminaPerò che ricevimento: Tortilla!!!
Più di 10 anni ho vissuto in Catalunya e non ho mai mangiato i gamberetti "dentro de la tortilla"; questa sera preparerò questa tua ricetta.
Vi consiglio anche la tortilla con i carciofi, deliziosa.
Potete anche accompagnare i piccoli trance di Tortilla con fette di Pa' Tomaque: http://www.flickr.com/photos/encantadisimo/tags/pancontomate/
Saluti.
@adriana: bentornata. La tortilla classica davvero si presta a molte variazioni; gamberi e pimenton sono qui le mie aggiunte personali. A me sono piaciute ma attendo assolutamente un tuo commento da esperta! E grazie per l'idea dei carciofi, che mi fionderò golosamente a provare appena è stagione.
RispondiEliminabe', che dire... mi hai spiazzato e commosso. Quante ferite Viviana ci sono in giro? Forse ognuna di noi se ne porta una piccina nel cuore. Intanto mi hai fatto ricordare che ieri notte ho pianto di nuovo, non stavo sognando.
RispondiEliminaAlla faccia dei 5 gradi del confronto col dolore, io continuo a piangere e spero di essere il giorno dopo più leggera, come dici tu. Forse una mattina sarò così leggera da volare via, pensa che bello. E pure io vorrei volare nel cielo di Spagna. Grazie.
@mariuzza: conviene continuare a stemperare i cinque gradi del dolore nei centottanta del forno, che tenere mente e mani occupate è uno dei modi di volare un pochino più leggeri anche nel cuore
RispondiEliminale tue parole "toccano" davvero molti stati d'animo noti, ahimé troppo conosciuti ed indagati da molti di noi, non dico tutti perché l'introspezione non è poi così diffusa
RispondiEliminagrazie delle tue parole, anche la ricetta mi piace, le frittate grosse non le considero con la dovuta attenzione e invece sono un ottimo finger :)
@cinzia: a chi lo dici...
RispondiEliminaGrazie a te per i complimenti. Qui devo dire che il sapore di frittata si sente davvero poco, prevalgono decisamente gli altri gusti, per quello mi piace parecchio.