Passa ai contenuti principali

colazione di viaggiatori e regine

Oggi a Marco Polo la vivandiera vuol parlare di colazioni tradizionali. Sarà che la raccolta di Valentina l''ha spinta ad una breve ricerca in materia, sarà che ne è uscita con tante curiosità del gusto da soddisfare sia storiche che geografiche... fatto sta che oggi si le presenta una ghiotta occasione. Perché Marco Polo è approdato in Yemen, Paese dai mille volti, patria della mitica Regina di Saba.

Così ecco che si va con tutta la carovana alla scoperta della colazione tipica del luogo: il fatout, di origine popolare ma molto apprezzato anche nelle classi alte. Fatto curioso, gli ingredienti base di questo piatto sono il pane del giorno prima, cosa comune a moltissime tradizioni di tutto il mondo (presente i french toast o le migas spagnole, per dire?), e le uova, altrettanto diffuse, pure se a noi Italiani un filo meno familiari. Così come molte sono le ricette internazionali di pane e uova saltati, anche se non tutti poi le consumano a colazione.

Tornando alle colazioni, la mattina quasi tutte le culture concordano che ci si debba preparare alle fatiche di un duro giorno di lavoro con una bella carica di energia ed il popolo che accoglie il nostro Marco, oggi come settecento anni fa, naturalmente non è da meno.

Cosa c'è di meglio dunque che offrire ad un ospite questa robusta colazione yemenita per dargli il benvenuto e fargli cominciare bene la giornata?! Chissà se anche il delicato palato della Regina di Saba e quello curioso del nostro viaggiatore veneziano la avranno apprezzata quanto me...

Tra l'altro il fatout ha il vantaggio di essere davvero semplice e veloce da preparare. Volendo, in versione "plane" senza aromi per  i meno fanatici dei sapori mediorientali, è di fatto davvero molto familiare anche a noi come mix di sapori... Ma, speziato o meno, oggi poco importa. Quel che conta qui è, indiscutibilmente la sostanza!

Così stamane ci ho provato davvero: niente latte e biscotti, ma un bel bicchiere di kefir leggermente salato con a fianco questa meravigliosa ed energetica delizia yemenita. E se il buongiorno si vede dal mattino...


Fatout - Uova e pane alla yemenita
ingredienti per 2 persone:
1 pane pitta arabo (c.a 80 gr.)
3 uova
2 cucchiai di burro (meglio se chiarificato, l'arabo samneth)
1 cucchiaino di zhug * (più quello per accompagnare)
1/2 cucchiaino di hulba **
sale

Ridurre il pane a piccoli bocconcini. Sbattere grossolanamente le uova con le due paste speziate ed un pizzico di sale, rompendone il tuorlo ma senza miscelarle completamente.

Scaldare il burro a fuoco medio in un tegame in cui ci stia il pane in un solo strato (oppure in due tegamini individuali)  fino a che il burro è ben sciolto.

Saltare il pane nel burro, rimestando con una spatola fino a che è ben dorato.
Unire le uova nel tegame e continuare a rimestare, strapazzando le uova fino alla consistenza desiderata (a me piacciono abbastanza sode).

Servire subito ben caldo, nel tegame stesso o in piatti individuali, accompagnando a piacere con un cucchiaino a testa di zhug.


* lo zhug è una pasta speziata a base di pomodoro utilizzata in moltissimi piatti yemeniti e costituisce ai giorni nostri un po' l'aroma distintivo di questa cucina (Marco Polo probabilmente si sarà accontentato delle sole spezie...). Si conserva tranquillamente in frigo per settimane e, se non si acquista pronto in un negozio specializzato, si può preparare anche in casa. Io faccio così:

Pestare in un mortaio:
6 spicchi di aglio
1 cucchiaino di pepe nero
1cucchiaino di semi di cumino
1 cucchiaino di semi do coriandolo
1 cucchiaino di bacche di cardamomo
1/2 cucchiaino di peperoncino in fiocchi
1 cucchiaino di sale.

Miscelare bene il tutto a 150 gr. di triplo concentrato di pomodoro e conservare in frigo dentro un barattolo di vetro ben chiuso.


**  Lo hulba sarebbe il fienogreco, pianta da noi poco impiegata in cucina ma fondamentale nel mondo mediorientale. In Yemen viene usato sotto forma di pasta, immancabile condimento per  insalate ma anche salsa di accompagnamento per carni o semplice dip da servire con il pane.

Si prepara pestando 2 cucchiai di semi di fieno greco e poi lasciandoli a bagno in due tazze di acqua fredda  4-6 ore (ma anche tutta la notte). Si scola poi dall'acqua e si batte la crema rimasta insieme ad un pizzico di sale con un apposito attrezzo di legno o in un frullatore fino a che la pasta diventa bella gonfia e spumosa. Questo è l'impasto base, perfetto per le nostre uova. C'è chi lo aromatizza con un pizzico di peperoncino o qualche goccia di succo di limone

Se l'impasto è troppo compatto si può diluire riaggiungendo poca acqua dell'ammollo oppure succo di limone, qualche goccia per volta, fino ad ottenere la consistenza desiderata. La pasta base si conserva qualche giorno in frigo in un contenitore ben chiuso.

Quando entra in altri piatti in genere si usa questa versione semplice, ma per essere servito come salsa adi accompagnamento l'impasto base dello hulba viene arricchito anche con pomodori freschi tritatissimi, foglie di coriandolo, peperoncino fresco, cipollotti e/o aglio frullati e con spezie in polvere come cardamomo, curcuma e pepe.

Io in verità stamattina ho preparato tutto al volo. Avevo già dello zhug in frigo ma non avendo previsto  una colazione così non ho messo a bagno per tempo i semi di fieno greco ieri sera, così mi mancava lo hulba. Ho ovviato semplicemente aggiungendo al composto di uova una piccola presa di foglie tritate di fieno greco.

  • rivoli affluenti:
  •   le parole di una scrittrice italo-yemenita per una lettura davvero approfondita della storia e delle logiche di quella nobile e complessa nazione: Farian Sabahi, Storia dello Yemen, Bruno Mondadori

Commenti

  1. devo dire che è una colazione insolita, mi dispiace solo non provarla, deve essere molto nutriente, ciao

    RispondiElimina
  2. mi piacerebbe provare questa colazione, ciao

    RispondiElimina
  3. Io la proverei anche ra, leprime immagini mi fanno ritornare alla mente il Kaki age che replicherò presto visto il successo.
    Per fare questo non ho il peperoncino in fiocchi ma posso "adattarmi"?
    Ciao.

    RispondiElimina
  4. @flavio: e chi ti impedisce di provarla?! Magari sparatela ad ora di pranzo, così fa meno impressione... Se il problema invece sono le spezie strane puoi anche prepararti lo zhug con quelle italiane e sostituire il fienogreco con origano o timo. E' comunque un piatto buonissimo!

    @orodorienthe: e allora buttati. E... che tè ci abbineresti?

    @libera: usa tranquillamente il peperoncino in polvere senza metterlo nel mortaio o, ancora meglio, un pezzettino di peperoncino fresco tritato finissimo.

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!