Passa ai contenuti principali

giapponese anzichenò

Ovvio: appena ho visto che la ricetta per l'MTC di marzo di Menù Turistico, consisteva nelle crêpes proposte dal blog di Giuseppina ho pensato subito ai maki, cioè ai rotolini del sushi. Cioè la prima  immagine di involtino che oramai la mia mente filo-giapponese riconosce come archetipo di qualsiasi cibo che presupponga un arrotolamento o una farcitura...

Poi mi sono data una calmata ed ho cercato di convincermi che non posso sempre spingermi a tutti i costi ad oriente... Niente, non c'è stato verso: la fantasia tornava sempre lì! Dopo una lunga lotta intestina ho optato per una mediazione: utilizzare ingredienti totalmente nostrani ma secondo il pensiero giapponese.

Ne sono usciti formalmente due maki, uno davvero sushi (inteso nel senso letterale della parola giapponese, che significa "riso condito"), l'altro per niente, entrambi ovviamente dalle fattezze assolutamente nipponiche. A partire proprio dalla crêpe, che se nella ricetta ricalca quasi pedissequamente quella dell'MTC, nella forma invece segue il principio giapponese che se voglio ottenere un involtino a cilindro perfettamente uniforme in ogni suo punto non ha senso utilizzare un materiale da involto a cerchio: è molto meglio un rettangolo!

In questo caso ho usato il padellino rettangolare per frittate giapponesi che" casualmente" ho in casa (e che ovviamente ha lo stesso formato dei fogli di alga nori che servono per i sushi...). In sua mancanza basta fare delle crêpes tonde grandi e tagliarle poi in rettangoli da 13 x 18 cm.

Altro concetto giapponese fondamentale in cucina, qui ripreso abbastanza integralmente, è che ogni cibo ha un suo proprio sapore, il quale armonizza inseme agli altri in bocca senza bisogno di miscelarlo anche in cucina. Così entrambi i miei maki vengono farciti con ingredienti separati tra loro, che concorrono a formare il gusto specifico del piatto ad ogni boccone con la potenza individuale.

E, sempre per restare nel pensiero gastronomico giapponese, in cui la carne è entrata nell'uso comune da poco più di un centinaio di anni e che non contempla dessert a fine pasto, entrambe le proposte utilizzano pesce e verdure ma, anche dove appare un ingrediente dolce, non significa che alla fine si tratti di  un dessert.

Anche la presentazione delle crêpes farcite si rifà ai concetti di impiattamento giapponese, che prediligono linee grafiche, armonia tra le forme, assenza di decori che non siano parte edibile del piatto, assonanze o contrasti armoniosi tra il colore del cibo e quello del contenitore. In specifico, poi, i maki sono una preparazione che mette in mostra le cromie e le consistenze di ciò che contiene, per questo generalmente non vengono decorati ma semplicemente accompagnati a lato da salse od aromi.

E veniamo dunque alla preparazione delle crêpes. Piccola precisazione: a parte la forma, mi discosto dalla ricetta proposta da Giuseppina anche per il fatto di incorporare il burro fuso all'impasto delle crêpes invece di usarlo per ungere il padellino. Essendo questa una pastella relativamente "magra", rischia di seccare in cottura, specie se si vogliono crêpes molto sottili. Se le si aggiunge il burro, questo non solo con il calore "suda" evitando che la crêpe attacchi al tegame, ma aiuta anche a mantenerla morbida ed elastica dopo la cottura, in modo che sia facile piegarla od arrotolarla senza che si crepi.


Le crêpes
con queste dosi ne ho ottenute 9 rettangolari più 9 tonde diametro 15 cm. (che non ho usato)
150 gr. di farina 0
2 uova medie
350 ml. di latte intero
30 gr. di ghee (burro chiarificato)
1/2 cucchiaino di sale

Setacciare la farina con il sale; diluire il latte con 50 ml. di acqua; fondere il burro senza farlo colorire (io l'ho messo al microonde a 900w per 30 secondi e l'ho poi lasciato riposare fino a fusione completa) e lasciarlo intiepidire.

Sbattere le uova in un'ampia terrina fino a che sono perfettamente amalgamate e, sempre rimestando, versarci alternativamente una parte della farina, una del latte e una di burro (unita a filo sottile) fino a che sono completamente assorbite, continuando fino ad esaurimento ingredienti.

Coprire la terrina e mettere la pastella in frigo a riposare per almeno un'oretta (io l'ho lasciata tutta la notte). La sua consistenza deve essere abbastanza liquida, tipo quella della panna da montare.

Per cuocere le crêpes versare fuori dal fuoco in un padellino antiaderente ben caldo circa mezzo mestolino di pastella, ruotando il pentolino perché la pastella si distribuisca velocemente in uno strato sottile ed uniforme, quindi metterlo sul fuoco (medio) e dimenticarlo fino a che i bordi della crêpe cominciano a dorare ed il centro è morbido ma non più liquido.


Si capisce quando la crêpe è pronta per essere voltata quando smuovendo il padellino la crêpe si solleva. A quel punto o la si fa saltare al volo o la si solleva con una paletta o, anche più semplicemente, la si prende di lato con le dita e la si capovolge nel tegame. Da qui la cottura è molto più breve e dipende dallo spessore della pastella e dalla potenza del fuoco. In media comunque non più di un minuto.

Impilare le crêpes a mano a mano che vengono pronte e lasciarle poi raffreddare coperte prima dell'utilizzo, in modo che evitino di seccare eccessivamente. Si conservano in frigo per un paio di giorni oppure surgelate (meglio se separate da fogli di carta forno o pellicola) per un paio di mesi.

E veniamo alle ricette vere e proprie, cominciando con quella che può sembrare a prima vista più giapponese ma che nei sapori è davvero mediterranea:


Futomaki - Involtino "grande" di gallinella alle verdure
ingredienti per 4 persone:
4 crêpes rettangolari
250 gr. di filetti di gallinella di mare
280 gr. di riso Roma
250 gr. di taccole (ma anche asparagi. Mi sono venuti in mente dopo...)
150 gr. di foglie di cavolo nero (in stagione) o altra verdura a foglia verde
200 ml. di salsa di pomodoro
2 spicchi di aglio
2 cucchiai di vino bianco secco
1 cucchiaio di semi di sesamo
3 steli di prezzemolo
2 cucchiai di olio extravergine
1 cucchiaio di aceto bianco
1/2 cucchiaino di zucchero
sale

Preparare la salsa dorando uno spicchio d'aglio sbucciato in un cucchiaio di olio, unendovi il pomodoro e le foglie del prezzemolo tritate, regolando di sale e lasciando cuocere per una mezz'oretta.

Lavare il riso sotto acqua corrente per un paio di minuti fino a che l'acqua esce limpida, scolarlo bene e metterlo in pentola con 360 ml. di acqua fresca, i soli gambi del prezzemolo ed un pizzico di sale.

Coprire, portare a bollore e cuocere, senza mai aprire il coperchio, per 10 minuti, quindi spegnere e, sempre senza aprire, lasciar riposare il riso 20 minuti.

Scaldare l'aceto a sufficienza perché lo zucchero vi si sciolga e lasciar raffreddare, quindi versare il riso in un'ampia ciotola, unire l'aceto e mescolare con un cucchiaio di legno bagnato, da sotto a sopra, in modo che il riso si insaporisca ma non si schiacci, rimanendo "spumoso".

Mondare le taccole, scottarle in acqua bollente salata per 8-10 minuti e tuffarle in acqua ghiacciata per mantenerne il colore brillante.

Cuocere a vapore le foglie di cavolo nero (io al microonde per 6 minuti a 900w) e salarle leggermente.

Scaldare l'olio in padella con uno spicchio di aglio schiacciato, unirvi il pesce dalla parte della pelle e cuocere a fuoco vivo un minuto fino a che sotto è dorato.

Voltare i filetti, cuocere un altro minuto e versare sul fondo il vino bianco, lasciandolo sfumare a fuoco medio, quindi salare e spegnere. Una volta tiepidi tagliarli a bastoncini delle dimensioni di un dito, eliminando eventuali spine residue (e la pelle, se si vuole. Io l'ho lasciata).

Tostare i semi di sesamo in un padellino antiaderente fino a cominciano a scoppietta re, levarli subito dal tegame e lasciar raffreddare.

Disporre una crêpe su una stuoietta da sushi o su un telo pulito, rivestirla con le foglie di cavolo ben asciutte lasciando circa 1 cm. scoperto su un lato lungo, e distribuirvi sopra il riso, che cotto in questo modo non si sgranerà ma resterà compatto a sufficienza per tenere poi in forma l'involino.


Adagiare sopra il riso una taccola per il lungo ed i bastoncini di gallinella, spolverizzare con il sesamo, premere un paio di chicchi di riso sul pezzetto di crêpe rimasto scoperto perché faccia da collante ed arrotolare, aiutandosi con la stuoietta a premere bene il cilindro.


Tagliare l'involtino in quattro pezzi, due a cilindro normale e due invece con taglio diagonale, disponendoli tutti in piedi sul piatto individuale e ripetere l'operazione con le altre crêpes.

Scaldare leggermente in forno o al microonde e servire con la salsa calda a parte (oppure a specchio sotto le crêpes oppure versarvela sopra, se non si cerca a tutti i costi un look jap). Questa semplicissima salsa di pomodoro è quella che gli Americani chiamano "marinara" ed accompagnano di solito al pesce fritto...


Queste crêpes si possono anche gustare a temperatura ambiente, insieme con la salsa tiepida oppure con un ciuffetto di maionese. In questo caso, creando involtini più piccoli (hosomaki), diventano tranquillamente dei fingerfood.
...

La seconda idea ha una base di carciofi, che di per sé ha un sapore adatto anche ad un dessert. Ecco perché qui si diverte tra due picchi estremi di dolce e salato...


Temaki - Involtino "a cono" di carciofi con bottarga e meringa
ingredienti per 4 persone:
4 crêpes rettangolari
2 carciofi sardi
2 piccole meringhe (*)
5 cucchiai di ricotta piemontese
1 cucchiaio di bottarga grattugiata
1 pezzetto di bacca di vaniglia da circa 4 cm.
1/2 cucchiaio di timo
6 grani di pepe nero
2 cucchiai di olio extravergine
sale
aceto bianco o succo di limone

Mondare bene i carciofi eliminando foglie dure e barbe interne e tagliarli in 4 spicchi, mettendoli man mano a bagno in acqua fredda acidulata con aceto o succo di limone per evitare che anneriscano.

Sciacquarli e scolarli bene, disporli in un tegame dove stiano in uno strato solo, versarvi un dito di acqua ed unire olio, pepe, timo, una presa di sale.

Incidere per il lungo la stecca di vaniglia, grattarne via i semini con la punta di un coltello ed unire ai carciofi sia i semi che la bacca aperta.

Coprire e cuocere a fuoco medio per circa 10-15 minuti fino a che i carciofi sono morbidi e profumati, scolandoli quindi dal liquido di cottura eventualmente rimasta.


Pestare in un mortaio la meringa fino a ridurla in polvere fine; mettere da parte mezzo cucchiaino di bottarga e miscelare il resto  alla ricotta, lavorando fino a che è bella soffice e spumosa.

Disporre una cucchiaiata di ricotta in un angolo di una crêpe senza superarne la diagonale, appoggiarci sopra due spicchi di carciofo sovrapposti e finire con una striscia di polvere di meringa.


Piegare la crêpe sopra al ripieno in tre passaggi, in modo da ottenere un cono.


Scaldare leggermente i coni al forno, distribuirli sui piatti individuali e decorarne la punta con un po' di meringa ed un pizzico della bottarga rimasta.


Questo il mio contributo fondamentalmente italiano, però giapponese anzichenò, all'MTC di marzo 2012...

  • rivoli affluenti:
  • se in altre circostanze forse chiederei anche scusa perché parlo sempre di Giappone, il pressoché totale silenzio che ha avvolto l'anniversario del terremoto dell'11 marzo scorso mi ha lasciato inquieta. Questo forse è anche un modo personale di calmare l'animo e rinnovare la dedizione. Come questo video.
  • (* meringhe fatte in casa senza problemi? Ovviamente queste...)

Commenti

  1. Hai avuto una bella fantasia, brava !

    RispondiElimina
  2. * In questo caso ho usato il padellino rettangolare per frittate giapponesi che" casualmente" ho in casa *

    Esatto... casualmente!!!!!!
    (Avrei voluto vedere la tua faccia mentre lo scrivevi)

    Detto questo mi hai fatto venire una fame bestia, mi attirano da matti tutte e due!
    Mi incuriosisce in particolare l'abbinamento carciofo-bottarga-meringa (per la presenza della meringa ovviamente) devo provarlo!

    RispondiElimina
  3. Belin, la Mus mi ha preceduta...:-)
    Non mi inoltro nel periglioso terreno delle similitudini relative alla faccia- ma mi limito solo a dire che scomodare la filosofia giapponese per umiliarci tutte con l'utilizzo del padellino rettangolare (che ho giusto visto l'altro giorno a Roma e ho lasciato lì, all'ultimo minuto, pensando che non mi sarebbe mai servito a niente....) ecco, quanto meno una "faccia come il fondo della padella" non te lo toglie nessuno :-))))
    (cito i fescennini, ovviamente :-))) chi di oriente ferisce... di occidente perisce :-)
    sto scappando, in zone tue, per i commenti "seri" passo dopo :-)
    ciao

    RispondiElimina
  4. @giovanna: grazie, sei molto gentile.

    @muscaria: ho avuto qualche scrupolo in effetti, poi ho deciso di mettere il "casualmente" tra virgolette,giusto per pudore.

    @alessandra: te l'avevo detto che secondo me questo MTC era più che altro una questione di "forma".
    Fescenninievoluti: ho giusto visto una sfida di improvvisatori rap italiani su MTV. Chissà se esiste qualcosa di simile anche in Giappone o se sono fermi al punk...

    RispondiElimina
  5. Okay..mi sono innamorata al primo sguardo, adesso cosa devo fare per assaggiare quel temaki?
    :)

    RispondiElimina
  6. @giulia: oltre a cuocere carciofi e pestare meringhe, intendi? Posso sempre spedirtene un paio. Mi fa paicere non essere l'unica pazza qua dentro che apprezza un certo stile di food pairing...

    RispondiElimina
  7. Ma no dai...le meringhe nei salati no!

    A parte l'improbabile accostamento tutto il discorso nipponico sul rispetto del cibo durante la preparazione mi piace e, nonostante abbia la cucina che grida aiuto, soffocata da quintalate di accrocchetti, il padellino quadrato mi manca come l'aria!

    RispondiElimina
  8. ciao cara, era tanto che non venivo a trovarti, il tuo cono mi ha rapita, fantastico, carciofi bottarga e meringa....che meraviglia e che finezza, copio immediatamente, ho avanzato delle crêpes :-)
    ciao
    Cris

    RispondiElimina
  9. @virò: mai dire mai...

    @cris: credo che il problema del riciclo delle crèpes in esubero sia assolutamente comune sul web in questi giorni!

    RispondiElimina
  10. ehi sai che anche in Laos ho trovato un tipo di alga (khài paen) fatta come l'alga nori, raccolta nel fiume e fatta essiccare su telai quadrati , poi la servono anche da sola fritta con semi di sesamo.

    RispondiElimina
  11. @enrico: ma che acquolina mi fai venire?! Qui mi sa che urge un nuovo convivio di aggiornamento.

    RispondiElimina
  12. eh magari, adesso sono un po' incasinato , ma si deve fare eh!

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!