Passa ai contenuti principali

città vacanziera, tra mare e monti

Per chi resta in città questi giorni sembrano un po' vacanzieri anche se si continua a lavorare. I ritmi sono più lenti, le persone appaiono un filo più rilassate, il traffico si rivela quasi inesistente, le serate si scoprono lunghe e pigre.

Anche se il tempo libero a disposizione è lo stesso di prima in questo periodo mi sento meno pressata dagli impegni quotidiani e, per una strana magia, meno concentrata sui problemi che so si ripresenteranno a settembre, alla ripartenza dell'intero carrozzone, ma che per il momento paiono quasi sospesi in un limbo ovattato che ne attutisce la presenza: per la prossima quindicina di giorni voglio concentrarmi solo su pensieri rilassanti e positivi.

Naturalmente nel mio caso chi da subito ne guadagna è la cucina, che si districa tra lavoro e faccende ed altri doveri della giornata ritagliandosi qua e là piccole isole produttive in modo da arrivare alla fine con dei piatti sviluppati "a puntate" e ricomponibili in un momento proprio alla sera, quando la luce comincia a calare ed arriva il momento per rilassarsi davvero.

E' il caso di questa ricetta di ispirazione vagamente americana (*), con le cozze pulite ed aperte la mattina prima di uscire, gli spiedini composti durante una brevissima pausa pranzo e la cottura realizzata con calma a cena, nello stesso tempo che ci si impiega per apparecchiare la tavola. Il tema è ovviamente molto vacanziero ed easy: unisce mare (cozze e basilico) e monti (speck e burro) all'italiana (aglio, rosmarino, pane), è divertente sia da preparare che nell'aspetto, piace a grandi e piccini e si mangia con le mani...


Spiedini croccanti di cozze e speck
ingredienti per 12 spiedini:
1,5 kg. di cozze
12 fette di speck lunghe come gli spiedini
3 o 4 cucchiai di pangrattato
2 spicchi di aglio
4 o 5 rametti di prezzemolo
1 ciuffetto di rosmarino
4 foglie di basilico
4 cucchiai di vino bianco secco
20 gr. di burro (o 3 cucchiai di olio extravergine, ma c'è un pochino meno gusto...)

 Lasciare a bagno le cozze in acqua salata per un'oretta, quindi spazzolarle bene sotto l'acqua corrente con una paglietta, levare il bisso e rimetterle a bagno in abbondante acqua pulita fino a che sono tutte nettate, eliminando quelle aperte.

Mettere a bagno 12 spiedini di legno da 20 cm. in acqua fresca per almeno una mezz'ora in modo che poi non si brucino con il calore della cottura.

Sbucciare l'aglio e schiacciarlo leggermente con la lama del coltello di piatto; lavare ed asciugare le erbe,  mettere da parte i gambi del prezzemolo e tritarne le foglie con gli aghi di rosmarino e le foglie di basilico, unendole poi al pangrattato.

Scaldare in un tegame 1/3 del burro con l'aglio ed i gambi di prezzemolo, versarvi le cozze scolate e cuocere a fiamma decisa per un paio di minuti.

Sfumare con il vino bianco, incoperchiare e lasciar cuocere a fiamma media per un altro paio di minuti, fino a che le cozze si sono tutte aperte. Eliminare le cozze che sono rimaste chiuse e sgusciare le altre.

Fondere il resto del burro senza farlo friggere, meglio se a bagnomaria (io uso il microonde a 900 w per 25 secondi e lascio poi riposare altri 30 secondi prima di levare dal forno) e lasciarlo intiepidire.

Immergervi le cozze poche per volta, strizzarle delicatamente e rotolarle una per una nel pangrattato, in modo che se ne ricoprano uniformemente; disporle quindi su un vassoio o un tagliere ordinandole in 12 file, in modo che ogni fila, che andrà poi sullo spiedino, abbia lo stesso numero di cozze. Saranno indicativamente 9 o 10 per fila.

Tagliare per il lungo le fette di speck in tre strisce di uguale larghezza e infilare l'estremità di una striscia di speck su uno spiedino.

Infilare poi una cozza panata, avvolgerla parzialmente con lo speck e reinfilare la striscia nello spiedino, ripetendo l'operazione con un'altra cozza in modo che lo speck formi una sorta di serpentina sullo spiedino tra una cozza e l'altra.

Quando la striscia di speck è terminata nello stesso punto iniziare con la successiva e formare allo stesso modo 12 spiedini completi. Per ogni spiedino si utilizzano tre striscette di speck e una decina di cozze.

Conservare gli spiedini in frigo coperti fino al momento di servire e cuocere all'ultimo minuto sulla griglia, sulla piastra o, come me, in una padella antiaderente ben calda per 4 o 5 minuti, rivoltandoli perchè tocchino la piastra da tutti i lati e servendo appena il pane delle cozze è dorato ed i nastri di speck croccanti.


Con il liquido di cottura delle cozze filtrato ed il burro fuso avanzato si può preparate un ottimo risotto, da servire sotto gli spiedini stessi o da solo, decorato eventualmente con qualche cozza intera tenuta da parte, briciole di speck croccanti e fettine di limone. Attenzione: se il liquido delle cozze è molto salato è meglio diluirlo con acqua fresca e non utilizzare un formaggio stagionato per la mantecatura finale ma un paio di cucchiai di mascarpone o di ricotta.

Con i resti del risotto mescolati ad un uovo, poi, si possono farcire i mezzi gusci vuoti delle cozze e metterli a gratinare a 200à per 5 minuti, servendoli caldi o a temperatura ambiente come fingerfood. Gli spiedini stessi funzionano come fingerfood o aperitivo per 12 persone , meglio in questo caso usare spiedinetti più corti con 5 o 6 cozze per ciascuno; vista la velocità con cui spariscono, come piatto principale è meglio considerare 3 o 4 spiedini lunghi a testa, mentre ne bastano 1 o 2 se serviti come primo piatto in abbinamento al risotto.


PS: sorry, le foto sono molto improvvisate ma il tutto è sparito prima che ci fosse il tempo di rendersene conto e di scattare qualcosa di meglio...
  • rivoli affluenti:
  • l'abbinamento di frutti di mare e salumi è un gusto tipico nordamericano. L'esempio più famoso è il clam chowder, zuppa di vongole e bacon tipica di Boston, ma esistono anche gli spiedini di capesante e bacon di Long Island o il chili di fagioli neri vongole e salsicce diffuso in tutta l'area Ovest. Queste ed altre curiose ricette "mare-monti" americane in: Carla Capalbo, Laura Washburn, The Best of America. Traditional Regional Recipes, Lorenz Books

Commenti

  1. hai ragione, anche rimanendo in città i ritmi sono migliori. che dire di questi spiedini? io adoro sia le cozze che lo speck, adoro anche come li hai prepaparti, non posso che segnarli in attesa di poterli provare :)

    RispondiElimina
  2. @erica: una volta pulite le cozze il più è fatto, davvero è una ricetta da niente.

    RispondiElimina
  3. Bellissimi,ed un monito a chi detesta la cucina americana...Questi spiedini surf n'turf
    sparirebbero in un nanosecondo chez moi.
    Un salutone!

    RispondiElimina
  4. @edit.pilaff: eccola l'intenditrice!

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!