Passa ai contenuti principali

Lucania con intruso varesino...

Sono stata onoratissima di aderire a IO CHEF, contest per blogger promosso dalla Federazione Italiana Cuochi in occasione del loro congresso annuale e segnalato in rete dalla entusiasta Teresa di Scatti Golosi

Ho testato prima (come qui e qui), anche un po' dietro le quinte, alcuni prodotti tipici della Basilicata che mi avevano particolarmente stuzzicato. In specifico le melanzane di Rotonda, leggermente più sode e meno dolci di quelle viola, ed il ficotto, mosto di fichi più caramellato e dunque decisamente più amarognolo di quanto mi aspettassi.

Poi sono partita in quarta con una ricetta ben precisa in testa. Ma (in questo caso) purtroppo vivo a Varese... e il fascino della scoperta dei sapori lucani è stato un po' attutito dalla delusione di non trovare in commercio la maggior parte dei fantastici pesci dell'elenco proposto, a parte seppie, polpi, triglie e qualche volta pesce sciabola e rombo, di cui non è però sempre mediterranea la provenienza. 

Vero che non abito in una località di mare, vero che qui non c'è mai stata una vera tradizione di cucina di pesce se non per qualche antico piatto di lago (purtroppo oggi quasi completamente perso, sia nelle tradizioni familiari sia nella ristorazione locale), ma l'assoluto disinteresse di consumatori e di commercianti qui in zona nei confronti della varietà dell'offerta ittica, della stagionalità e della sostenibilità della pesca è davvero desolante.

Avessi potuto avrei scelto il sauro, pesce tra l'altro apprezzatissimo dalla cucina popolare giapponese di cui sono estimatrice e dunque per me decisamente "familiare", con una interpretazione sui gusti aspri. Ma nei supermercati quasi nemmeno sanno di cosa si tratta ed in pescheria dicono che non hanno richiesta... O allargavo la ricerca su Milano o cercavo un'alternativa.

Ripiego allora sulla gallinella, di cui trovo solo filetti: pazienza, almeno ho un punto di ri-partenza certamente di stagione per la mia ricetta. Che ora assume un tono più dolce, perché ci inserisco con decisione un ingrediente "regionale" sia per Lombardia che per Basilicata, e assolutamente di stagione anch'esso. 

Un intruso per modo di dire, insomma, talmente comune qui da vederne dalla mia finestra anche una pianta nel giardino del vicino, talmente diffuso in Basilicata... da essere la base proprio del ficotto! E finalmente ho la sensazione che la mia terra possa legarsi a doppio filo alla mia stramba declinazione settembrina di cucina lucana...


Bocconcini di gallinella e fichi con cialde dolci di melanzana di Rotonda

ingredienti per 8 pezzi:
4 filettini di gallinella (circa 200 gr. in tutto)
2 fichi (quelli locali qui sono neri) a media maturazione
1 piccola melanzana di Rotonda
1/2 cucchiaino di ficotto (+ qualche goccia per il decoro)
2 o 3 fette di pane di Matera spesse 5 mm.
1 limone non trattato
3 cm. di stecca di vaniglia
1 mazzetto di timo di montagna
70 gr. di zucchero semolato
4 cucchiai di olio extravergine lucano
pepe nero al mulinello
sale

Mettere lo zucchero in un tegame di acciaio con 50 gr. di acqua; incidere il pezzetto di stecca di vaniglia per il lungo, raschiarne i semi e metterne la maggior parte nel tegame. 

Portare a leggera ebollizione e cuocere circa 20 minuti a fuoco basso, fino a che si forma uno sciroppo chiaro ed abbastanza denso. Spegnere ed unirvi il ficotto, mescolando bene.

Miscelare  la stecchetta aperta di vaniglia ed i semini rimasti all'olio, insieme a mezzo cucchiaino di succo di limone, mezzo cucchiaino di scorza grattugiata finissima, una leggera macinata di pepe, 2 o 3 rametti di timo ed un pizzico di sale; lasciar riposare.

Spinare con cura i filetti di gallinella con una pinzetta e tagliarli in due per il lungo, in modo da ottenere otto strisce di pesce; metterle a marinare nell'olio aromatizzato. 

Tagliare la melanzana a fette sottilissime di circa 1 mm, spennellarle su entrambi i lati con lo sciroppo al ficotto tiepido o freddo, stenderle su una teglia foderata con un tappetino di silicone o con carta forno 



e cuocerle a 160° per circa 15 minuti in forno ventilato, voltandole a metà cottura, fino a che si sono trasformate in chips croccanti. Far raffreddare su una gratella.

Ritagliare dal pane otto dischetti da 5 cm. di diametro e tostarli in una padella antiaderente con qualche goccia appena dell'olio aromatizzato, levando dal tegame appena sono dorati da entrambi i lati. Raffreddare su una gratella e disporre i dischetti su una placca da forno foderata con tappetino di silicone o carta forno.

Sbriciolare la mollica di pane dei ritagli e tostarne un paio di cucchiaiate nel tegame ormai asciutto, quindi frullarla grossolanamente o pestarla per ottenere un pangrattato un po' irregolare, da insaporire con un cucchiaino di foglie di timo e una presa di scorza di limone grattugiata finissima.

Lavare e asciugare bene i fichi e tagliarli in quattro spicchi ciascuno (e se dovessero essere proprio insapori, come a volte qui succede, zuccherarne appena appena la polpa); avvolgere ogni nastro di gallinella attorno ad uno spicchio di fico, la pelle del pesce all'esterno, legare eventualmente con refe da cucina quelli un po' più corti che rischierebbero di aprirsi in cottura e deporli ciascuno sopra un dischetto di pane.



Spolverizzare gli involtini con le briciole di pane aromatizzate, terminare con una goccia di olio profumato 


e cuocere a 160° in forno ventilato per circa 15 minuti, fino a che la gallinella è morbida e la panatura in superficie bella dorata.

Disporre i bocconcini nei piatti individuali (eliminando il refe dove c'è), infilare una cialda dolce di melanzana in ogni rotolino, quindi decorare il piatto con altre melanzane e rametti di timo, scorza di limone, una spolveratina di pepe,  qualche goccia di ficotto puro e qualche goccia di sciroppo.



Con la ricetta dei bocconcini di gallinella e fichi con cialde dolci di melanzane di Rotonda partecipo al contest Io Chef...

...sperando di aver reso un poco di onore con questo modesto piatto ai gustosissimi prodotti della terra lucana, 


di cui ho utilizzato qui, come si vede nel "ritratto di famiglia" degli ingredienti lucano-varesini: melanzane di Rotonda, ficotto, pane di Matera e olio extravergine lucano.

  • rivoli affluenti:
  • tutte le altre ricette "scatenate" da questa proposta lucana: qui in rete e qui su facebook
  • PS: le cialde dolci di melanzane sono interessantissime servite, insieme a dei più tradizionali biscottini, per accompagnare un tè agli agrumi o per decorare dei dolcetti di melanzane come questi.

Commenti

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!