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Visualizzazione dei post da marzo, 2013

fideuà: destini mediterranei incrociati

Se mi si parla di cucina da cambusa posso unicamente rispondere che non ho grande esperienza di barche. Vivo da sempre lontano dal mare è l'unica volta che sono entrata in contatto con la navigazione è stato per via di un vecchio moroso, che aveva insieme la barca ed il mal di mare... La prima volta che mi ha portato in un porto ligure a vedere questa sua imbarcazione, tutto orgoglioso del nuovo acquisto,   dopo un'oretta trascorsa tra molo galleggiante e ponte della barca,   in una giornata di mare assolutamente tranquillo , lui è quasi svenuto. La seconda volta che siamo saliti sulla sua barca eravamo in compagnia di uno skipper, visto che il novello proprietario non era provvisto di patente nautica. Non so esattamente dove l'avesse reperito, ma nel giro di prova in mare questo genio di skipper è riuscito a perdere l'ancora durante la navigazione e, rientrando in porto, a rovinare il fianco della barca vicina durante la manovra di ormeggio... La terza volta che 

superficialmente gluten-free

Si ha un bel parlare di celiachia qui in rete. Poi se la questione non ti tocca da vicino sostanzialmente resta tutto una sfida teorica, una serie di belle pagine scritte con animo lontano anni luce dal problema reale. Così capita che ti piomba in casa un ospite inaspettato, che ci tieni a coccolare perché si tratta di una bella persona, e che ti manda nel panico perché  è davvero intollerante al glutine. Non si tratta più di esperimenti virtuali: hai tra le mani il benessere di qualcuno... e cominci a tremare! La ricetta di oggi è ciò che sono riuscita a mettere insieme all'ultimo minuto con quanto avevo in casa (...comprese alcune decorazioni che per l'ansia sono rimaste sul piano della cucina!).  Un piatto unico: si andava di fretta, è vero, ma soprattutto non me la sentivo di rischiare su più fronti. Quindi una bella insalata di riso tiepida e poi frutta. A fingere di avere la coscienza tranquilla... Per il riso mi sono un po'  ispirata ad una ricetta della Malesi

piselli tra inverno e primavera

Nevica di nuovo. Così mi rendo conto di quanto fosse finta la spesa primaverile che ho fatto ieri: asparagi, piselli nel baccello, fragole... L'illusione della saggezza di una cucina di stagione seppellita da questi fiocchi di neve, che con candore frantumano la sensazione di essere nel giusto e rivelano quanto sia costruito anche il banco del mercato. Qui in effetti non siamo zona da chilometro zero. Se penso all'orto di mio padre vedo zucchine solo da giugno ad agosto e pomodori solo da luglio a settembre. E anche la sagra degli asparagi di Cantello, uno dei pochi veri vanti della gastronomia varesotta, in effetti si svolge sempre a fine maggio... Rapita dalla globalizzazione del concetto di stagione ho perso di vista la realtà dei fatti. Da dove mi illudo arrivino queste fragole insapori, questi asparagi giganti che ho riposto nel frigo ieri tutta orgogliosa, quando nonostante la temperatura bassa il sole splendeva accogliente e cantavano pure gli uccellini sui rami? 

dolce e salato, come quattrocento anni fa

A Milano è in corso una mostra inaugurata il 28 febbraio e che termina domani: vicolo Ciovasso n. 1, dal martedì al venerdì tra le 14 e le 19. Ospitata dalla sede dell'Associazione Culturale Arte Giappone, questa è una mostra molto speciale, dolce e salata insieme, come la vita. Una mostra che accompagna le riflessioni del cuore. Al posto di parlare io del secondo anniversario del terremoto giapponese lascio che siano le parole di presentazione di questa mostra, in tutta la loro appassionata sobrietà, ad esprimere quello che molti, giapponesi e non, oggi sentono dentro: "Dopo due anni dalla devastazione nel nord est del Giappone dell’11 marzo 2011, l’oblio del mondo è l’angoscia più paralizzante della speranza, là dove è indispensabile credere nella 'reale idea di fratellanza'. 'Non dimenticateci, abbiamo paura di essere abbandonati', così ripetono le popolazioni che subirono il terremoto e maremoto giapponese.  Chi perde tutto si nutre anche di pens

il caso e la zuppa portoghese

Ero l'altra sera in compagnia di un'amica che ha vissuto molti anni in Portogallo e discorrevamo di quali fossero i piatti caratteristici portoghesi che mediamente sono poco conosciuti dalla cucina più biecamente turistica.  Ad entrambe è subito venuto in mente il porco à Alentejana , un fantastico spezzatino di maiale con vongole, ma poi il discorso si è spostato sulla francesinha , un enorme sandwich onnicomprensivo, caratterizzato, nella versione più diffusa, da una salsa alla birra. Seconda la mia amica però la ricetta è originaria di Pòvoa de Varzim, dove per la franchesinha Poveira  la salsa è sorprendentemente a base di Porto e brandy... Ho rimosso questi discorsi per qualche giorno, riservandomi la sperimentazione di una francesinha corroborante e consolatoria ad un prossimo momento di sconforto. Ma poi ho scoperto l' Abbecedario Culinario Europeo  creato da Aiuolik della Trattoria Muvara ... Che per di più arriva dopo quello italiano  e quello iniziale , racc

la ricchezza povera delle rape

Ultimamente mi sono ritrovata a fare spesso dei ragionamenti sui cibi  locali, di stagione e "poveri", tra pici toscani conditi col nulla, cipolle salutari, gustose e semplici insieme, cucina di frattaglie dove niente dell'animale deve andare sprecato. Tutto questo cucinare con la mente nel ritorno alle origini degli stili culinari  mi ha spinto a chiedermi quale ingrediente tradizionale fosse presente fino a qualche tempo fa e si sia poi perso nel nulla senza apparente motivo, povero e buono e sostanzialmente accantonato. Ad esempio in famiglia abbiamo una minestra di riso latte e rape  (a volte anche con patate o piselli), che cita abitudini sia lombarde che ticinesi, ed in zona sono diffuse le insalate di rape crude. Ma si fatica a trovare le rape in commercio qui, nonostante sia il periodo giusto...  Così non è invece in Giappone, dove questa tipica verdura invernale non è stata soppiantata  quasi totalmente  dalla patata come in Italia ed è anzi altamente con

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!