Passa ai contenuti principali

doppia sfida di pasta e pomodoro

Torno all'MTC immersa in un periodo convulso, colpevole di aver saltato la sfida precedente sul pan di spagna (farò penitenza infornando a tutto spiano durante l'estate delle E-saltate...), ancora più colpevole di aver letto solo stamattina le regole della sfida sulla pasta al pomodoro proposta da Paola di Fairies' Kitchen, scoprendo con orrore che da questa puntata il termine non è più il 28 ma... oggi!

La cosa in realtà gioca a favore della coerenza della sfida, perché un condimento di pasta sciuè sciuè (e questo termine sarà l'unico vero cenno di napoletanità del mio post), preparato in poco tempo e con ingredienti semplici che sono già in casa, è in verità l'unico che posso mettere insieme all'ultimo momento. 

Peccato per la pasta fatta in casa, cui per questioni evidenti sono costretta a rinunciare. Sono però dotata di una bella confezione di spaghettoni ruvidi gragnanesi da un metro, di quelli trafilati al bronzo ed essiccati appesi (anche se non proprio alla tramontana campana come voleva l'usanza antica), che per l'occasione direi possono decisamente dire la loro...

So che nella ricetta che propongo c'è ben poco altro di napoletano ed in generale di mediterraneo, visto che avrei deciso di riprodurre per l'occasione la pasta al pomodoro della mia infanzia, quella che preparava mia madre. E, come forse qualcuno già sa, mia madre è svizzera di padre francese. 

Non solo: è una donna che ha sempre lavorato a tempo pieno nonostante i tre figli, veloce e pratica, che non ama particolarmente cucinare ma cerca di farlo con efficienza, come "corretta" ed efficiente è stata ogni cosa organizzata da lei. 

La sua tecnica di cottura della pasta era semplice: spaghetto fine (Barilla, unica marca mai presa in considerazione, "formato del 3", che cuoce più velocemente), massimo 80 g a testa, calato in acqua bollente salata, timer del forno puntato sul tempo indicato sulla confezione a stabilire la durata della cottura. 

Spaghetto rimestato una sola volta, mentre si apparecchiava, scolato al suono del timer senza bisogno di assaggi, rituffato nella pentola vuota e condito con "il sugo". Detto sugo era preparato prima, ovviamente, la mattina appena alzata, e poi semplicemente scaldato a pranzo durante la cottura della pasta. 

Per quello esisteva una prassi più complessa ma altrettanto strutturata: la base era cipolla strutta in metà burro e metà olio, poi aggiunti salsa, concentrato di pomodoro e acqua, poi sale e zucchero, poi vino rosso, un goccio di latte, foglia di alloro, mezzo dado sbriciolato e a volte qualche altra erba, a volte pepe, a volte niente. Cuocere una mezz'oretta et voilà. Questo è quello che lei aveva imparato da sua madre e che ci è stato insegnato come condimento al pomodoro per la pasta...

Al mio ultimo anno delle medie la famiglia, però, si trasferì in una casa con un piccolo giardino, dove mio padre cominciò a coltivare un orto. Pomodori compresi. E fu la svolta.

Con mia sorella, prese dalla disperazione di un vitto un pochino troppo standardizzato, durante le vacanze estive ci dicemmo che sì, in fondo eravamo grandi abbastanza per provare ad aiutare la mamma in cucina, e partimmo proprio dalla "pasta al sugo", osando spaghetti di formato maggiore (ovvero "quelli del 5") e condimento preparato con i pomodori freschi dell'orto.

I primi esperimenti furono degli ibridi, perché coi perini tagliuzzati coesistevano ancora latte e dado e cose varie, ma poco per volta si riuscì a venirne a capo e ne uscì una ricetta un pochino più vicina al concetto di "pasta al pomodoro" come la intendevano gli Italiani "normali". Tranne per una piccola ma fondamentale nota...

Il mio palato, sia per la pasta che per tutto il resto, è cresciuto comunque con prevalenza di burro rispetto all'olio e devo dire che l'abbinamento d'infanzia pomodori-burro è rimasto per me una golosità. Anche se oggi preparo sempre gli spaghetti al pomodoro con aglio e olio extravergine, ogni tanto il lusso di una salsa burrosa e cipollosa me lo concedo. 

E' questa lussuosa sensazione di consapevole infanzia che racconto oggi all'MTC, citando una delle mie prime "creazioni culinarie" di adolescente (ovviamente rivista per l'occasione, 'che non sono sciroccata proprio fino in fondo...), chiedendo venia ai puristi dello spaghetto ca' pummarola, sapendo che Paola, con quel nocciolino di burro di famiglia in mantecatura in una delle sue salse, saprà capirmi almeno un po'...



Spaghettoni al pomodoro burro e rosmarino con cipollotto croccante al curry

ingredienti per 2 persone:
180 g di spaghettoni lunghi artigianali
300 g di pomodorini a grappolo (peso esclusi i gambi)
1 cipollotto rosso 
1 piccolo rametto di rosmarino
2 cucchiai di semola di grano duro
20 g di burro
250 ml di olio per friggere (io ho usato arachide)
1 pizzichino di curry mild in polvere
sale
zucchero
pepe bianco al mulinello

Tagliare grossolanamente i pomodori a cubetti conservando a loro acqua; affettare molto finemente il cipollotto; miscelare il curry ad una presa di sale. 

Sciogliere il burro a fuoco medio, unire il rosmarino e i pomodori con la loro acqua, salare leggermente. Se i pomodori sono un po' acidi unire anche un pizzichino di zucchero.

Cuocere scoperto, sempre a fiamma abbastanza moderata, per una decina di minuti, rimestando spesso, fino a che i pomodori sono morbidi e sul fondo si è creata una salsina legata. Spegnere, levare il rosmarino e pepare delicatamente. 

Passare i cipollotti nella semola e friggerli nell'olio caldo; scolarli su carta assorbente e spolverizzare col sale al curry. 

Portare a bollore abbondante acqua bollente, salare e tuffarvi la pasta dalla parte della piega, premendo verso il basso gli spaghetti che spuntano via via che la parte immersa si ammorbidisce perché siano tutti coperti al più presto di acqua, e cuocere mescolando di tanto in tanto. 

Scolare la pasta ben al dente e versarla nel tegame dei pomodori, padellare per un minuto nella salsa fino a che gli spaghetti si sono bene insaporiti e servire, decorato con una nuvoletta di cipollotti croccanti, qualche ago di rosmarino e una leggera macinata di pepe.



Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 48


---
Pasta al pomodoro due, la vendetta...

La mia parte di famiglia napoletana ovviamente vedendo il burro è insorta. Già che sono in ballo aggiungo quindi al volo anche una versione di pasta al pomodoro ideata in collaborazione, perché (citazione) per l'MTC va presentata almeno una ricetta seria, con pomodoro rivisitato sì ma in modo accettabile!

Per fortuna anche questa versione richiede tempi davvero minimi e per oggi, tempo di mettere l'acqua a bollire, si pranza alla stessa tavola con due paste al pomodoro diverse, in una piccola disfida sui condimenti tutta familiare. 

Ecco quindi anche la seconda ricetta di casa acquaviva che partecipa all'MTC n. 48, che ha persino il nome deciso dalla parte napoletana:



I bucatini, la piastra, i pomodori e quant'altro

ingredienti per due persone:
240 g di bucatini (*)
3 pomodori tondi, circa 450 g circa in tutto
1 spicchio di aglio rosa
4 foglie di basilico
2 cucchiai di olio extravergine campano
sale
zucchero

Tagliare i pomodori a fette orizzontali spesse circa 1 cm; tritare grossolanamente il basilico; sbucciare e schiacciare leggermente l'aglio.

Cuocere i pomodori su una piastra calda due o tre minuti per parte, in modo che si ammorbidiscano e si formi una crosticina leggermente bruciacchiata.

Salare leggermente, levare dalla piastra, sbucciarli (conservare la pelle, che verrà via facilmente come un nastro) e frullarli a crema. 


Scottare l'aglio nell'olio caldo fino a che comincia a dorare, quindi levarlo dal tegame.

Nell'olio profumato versare la crema di pomodori, insaporire un paio di minuti, spegnere, regolare di sale (e zucchero) se serve, quindi unire basilico tritato e mescolare. 

Lessare la pasta "al dente napoletano" (ovvero un po' duretta) in abbondante acqua salata, condire con la salsa e decorare con delle roselline fatte arrotolando le bucce arrostite dei pomodori. 



Dalla regia specificano che è vietatissima l'aggiunta di eventuale formaggio.
  • rivoli affluenti:
  • lo zucchero purtroppo è necessario per i pomodori del supermercato. Attendo i frutti dell'orto di mio padre per replicare con un gusto  naturalmente equilibrato...
  • (* notare la differenza di dosi per la pasta tra le due versioni...)
  • che dire d'altro? Per due note storiche sull'invenzione della pasta si può ripassare da qui

Commenti

  1. riesci sempre, anche in preparazioni relativamente + semplici ad aggiungere una nota di originalità che è soltanto tua!! ed è proprio il caso di dire...qui... acquolina scorre :))

    RispondiElimina
  2. Sono rimasta incantata dalle tue versioni, ma quel cipollotto croccante al curry che dona un tocco in più alla pasta al pomodoro, mi ha trafitto il cuore! :-P
    Baci
    Anna Luisa

    RispondiElimina
  3. @ilaria: grazie! queste mie lo sono di certo ma dalle specifiche dei post tecnici della redazione e dalle versioni che ho visto in giro non sono più così sicura che la pasta al pomodoro possa definirsi una preparazione "semplice"...

    @annalù:... di necessità virtù!

    @

    RispondiElimina
  4. Mi piacciono gli spaghettoni ed i bucat(i)oni ed anche il pomodoro burro lo adoro si vede che non sono napoletana...marito di padre si e dice che...meglio non ripetere.Preso nota un abbraccio e buona settimana,

    RispondiElimina
  5. @ edvige: questa volta come vedi hai subito pronto anche il piatto di riserva...

    RispondiElimina
  6. hahahahah ho notato la differenza delle dosi di pasta ancor prima che lo scrivessi!
    Adoro entrambe le tue versioni. Della prima mi ha rapito la croccantezza del cipollotto al curry e della seconda mi ispira tantissimo l'utilizzo della piastra per la cottura dei pomodori che secondo me dona un sentore in più che poi rende la pasta unica. Complimenti!

    RispondiElimina
  7. @saparunda: in effetti il profumo leggermente bruciacchiaticcio della seconda sarebbe esaltato da una griglia vera con tanto di carbonella, ma si fa quello che si può...

    RispondiElimina
  8. Quel cipollotto al curry mi piace da morire, per non parlare dei pomodori arrosto, che devono rendere speciale il sugo. Belle entrambe le proposte!!!

    RispondiElimina
  9. ahahahahah.. l'insurrezione napoletana mi ha fatto morire dal ridere. Con tanto di veto del formaggio :) Eh mi sa che sono dei capatosta i napoletani lì :) E io ti dirò che apprezzo entrambe le versioni, seppur con burro e cipollotti la prima :) Complimenti e grazie mille :)

    RispondiElimina
  10. @afrodita's kitchen: grazie, in effetti devo dire che è stata una bella lotta ma senza vincitori, perchè ce le siamo gustate entrambe con lo stesso piacere

    @paola: grazie e complimenti a te per l'idea geniale di una sfida così complessa

    RispondiElimina
  11. Je félicite beaucoup toutes les personnes qui veille au bon déroulement de ce blog
    telephone gay

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!