Quando ho deciso di cambiare casa sapevo per esperienza che il trasloco mi avrebbe fatto chiedere dove cavolo avevo tenuto tanta roba in così poco spazio e soprattutto come avrei potuto farla stare nella casa nuova senza che da dimora si trasformasse in un caotico magazzino.
Ero psicologicamente preparata e credevo di poter risolvere brillantemente il problema anche grazie ad una inconsueta "determinazione al distacco", cui mi ero allenata con grande anticipo e che mi avrebbe permesso di lasciarmi alle spalle almeno una parte del volume totale di cose da re-stipare. E quella parte del piano in effetti ha funzionato...
Non ero preparata invece a due eventi che si sono presentati all'improvviso proprio negli stessi giorni: il trasloco del mio ufficio e quello dei miei vecchi vicini di casa. Della prima sorpresa preferisco non parlare, dato che ha semplicemente aggravato la fatica fisica e mentale di imballaggi e trasporti vari. La seconda, invece, ha creato due pittoresche conseguenze che vale la pena di citare.
La mia ex vicina di casa è una signora un po' avanti con gli anni, abituata ad una vita di fasti e ricevimenti, ville in collina, mobili antichi, servizi di porcellana abbinati alle tovaglie di lino o ricamate e cameriere con crestine e guanti. Ultimamente la vita l'aveva portata a ritirarsi in un piccolo appartamento da comune mortale, ovvero in una casa speculare alla mia, sullo stesso pianerottolo.
Ci siamo sempre state simpatiche, anche perché si poteva parlare con gusto e piacere di tutti quei dettagli da galateo che io ho imparato in famiglia (ho la mamma svizzera...) e scarsamente messo in pratica ma che per lei sono stati quasi ragione di vita per oltre settant'anni.
Quando l'ho avvertita che avrei cambiato casa ho scoperto che anche lei avrebbe traslocato nello stesso periodo e che, come me, dove andava avrebbe dovuto fare a meno di quel garage che entrambe non abbiamo usato per l'auto perché troppo ingombro di "oggetti indispensabili".
Entrambe avremmo dovuto quindi lasciarci alle spalle qualcosa, ed abbiamo convenuto che, prima di offrirli ad altri o di buttarli via, ci saremmo mostrate reciprocamente i materiali da "abbandonare". Non so, onestamente, se per alimentare crudelmente il dolore da distacco con al condivisione dell'apprezzamento dell'oggetto, o con la segreta, infida speranza che l'altra ci convincesse della assoluta inalienabilità del pezzo...
Fatto sta che lei non ha preso niente di mio mentre io ho ereditato da lei alcuni vecchi stampini da dolce in alluminio (cosa di poco ingombro) e soprattutto... la sua raccolta completa de La Cucina Italiana, che ha collezionato e consultato per decenni a partire da quando era sposina!
Il che, tradotto in fatti, significa che alla pila delle mie masserizie si sono aggiunti cinque scatoloni pieni zeppi di riviste, al momento troneggianti in salotto al posto del tappeto che avrei voluto collocare davanti al divano, in attesa di inventarsi magicamente lo spazio che non c'è per un altro scaffale.
Ma soprattutto, significa che da qualche settimana ogni sera pesco a caso un paio di numeri della rivista e me li porto a letto da leggere per gustarmi un mondo intero di parole che ruotano attorno alla cucina dal '58 ad oggi. E che la cosa sta lasciando su di me un segno potente!
Interrompo infatti per un momento la serie di ricette giapponesi per assecondare la necessità impellente di cucinare qualcosa di "storico". Avevo pensato a piatti classici e opulenti, per la verità, ma il clima non si presta. Così decido di tuffare la mano nello scatolone di giugno-luglio-agosto (perché così sono genialmente inscatolate le riviste: non per annata ma per stagione!) e lasciare al caso l'anno, il mese e la pagina della ricetta di cui appropriarmi.
Non si va poi molto indietro... (nel senso che pesco un'anno in cui cucinavo già! E' il numero di agosto '99, sezione "verdure", ricetta di melanzane al pomodoro. Che prevederebbe le melanzane prima fritte e poi al forno e il pomodoro prima al forno e poi ristretto.
Almeno non ci sono gelatina, tartufo, panna o cuori di palma... Quante cose si capiscono delle "mode" culinarie saltabeccando di epoca in epoca con un minimo di consapevolezza storica! Ma ne parlerò altrove, oggi ho solo voglia di cucinare.
Mantengo gli aromi molto schietti e tradizionali della ricetta originale e provo a darne una versione più semplice e fresca, alleggerendo le cotture e lasciando marinare qualche ora l'insieme al posto di usare i fornelli, in modo che i sapori si intensifichino senza bisogno per me di patire troppo il caldo. Questo è ciò che ne esce...
Melanzane al forno con marinata di pomodoro
ingredienti per 4 persone (o per 2, se piatto unico):
2 melanzane globose da c.a 350 g l'una
3 pomodori maturi, in tutto c.a 400 g
2 spicchi di aglio
1/2 cucchiaio di origano secco
2 cucchiai di aceto di riso (o altro aceto delicato)
1/2 cucchiaino di zucchero
8 cucchiai di olio extravergine
sale
pepe nero al mulinello
Tagliare in due per il lungo le melanzane, inciderne profondamente la polpa con dei tagli a griglia, spolverizzare di sale, massaggiare delicatamente la superficie della polpa perché penetri e lasciar riposare in un colapasta con la polpa verso il basso per una ventina di minuti.
Nel frattempo tritare grossolanamente i pomodori mantenendone acqua e semi e tagliare a filetti l'aglio.
Ungere il fondo di una teglia con 1 cucchiaio di olio, versarci sopra i pomodori con il loro liquido, spolverizzare di sale e con parte dell'origano, distribuirvi metà dell'aglio e condire con un altro cucchiaio di olio.
Strizzare delicatamente le melanzane e, senza sciacquarle, disporle nella teglia con la polpa verso l'alto. Distribuire sulle melanzane il resto dell'aglio e dell'origano e ungere ogni mezza melanzana con 1 cucchiaio di olio, "spalmandolo" con il dorso di un cucchiaio perché penetri anche nei tagli.
Infornare la teglia sul ripiano alto e cuocere a 200 °C in forno statico per circa 30 minuti. Nel frattempo scaldare l'aceto con lo zucchero fino a che sobbolle e lo zucchero si è sciolto (io ho usato il microonde, cuocendo a 900 w per 30 secondi).
Versare i pomodori e tutto il fondo di cottura in un passaverdure e passare il tutto fino ad ottenere un liquido rosato. Unire l'aceto caldo e versare il tutto sulle melanzane ancora calde, facendo penetrare bene il liquido nelle fessure della polpa.
Lasciar raffreddare, coprire e far riposare un paio d'ore prima di servire. Ancora migliori dopo 24 ore, conservate in frigo e levate un'oretta prima di metterle in tavola, accompagnate da una cucchiaiata ancora della loro salsina al pomodoro.
Ero psicologicamente preparata e credevo di poter risolvere brillantemente il problema anche grazie ad una inconsueta "determinazione al distacco", cui mi ero allenata con grande anticipo e che mi avrebbe permesso di lasciarmi alle spalle almeno una parte del volume totale di cose da re-stipare. E quella parte del piano in effetti ha funzionato...
Non ero preparata invece a due eventi che si sono presentati all'improvviso proprio negli stessi giorni: il trasloco del mio ufficio e quello dei miei vecchi vicini di casa. Della prima sorpresa preferisco non parlare, dato che ha semplicemente aggravato la fatica fisica e mentale di imballaggi e trasporti vari. La seconda, invece, ha creato due pittoresche conseguenze che vale la pena di citare.
La mia ex vicina di casa è una signora un po' avanti con gli anni, abituata ad una vita di fasti e ricevimenti, ville in collina, mobili antichi, servizi di porcellana abbinati alle tovaglie di lino o ricamate e cameriere con crestine e guanti. Ultimamente la vita l'aveva portata a ritirarsi in un piccolo appartamento da comune mortale, ovvero in una casa speculare alla mia, sullo stesso pianerottolo.
Ci siamo sempre state simpatiche, anche perché si poteva parlare con gusto e piacere di tutti quei dettagli da galateo che io ho imparato in famiglia (ho la mamma svizzera...) e scarsamente messo in pratica ma che per lei sono stati quasi ragione di vita per oltre settant'anni.
Quando l'ho avvertita che avrei cambiato casa ho scoperto che anche lei avrebbe traslocato nello stesso periodo e che, come me, dove andava avrebbe dovuto fare a meno di quel garage che entrambe non abbiamo usato per l'auto perché troppo ingombro di "oggetti indispensabili".
Entrambe avremmo dovuto quindi lasciarci alle spalle qualcosa, ed abbiamo convenuto che, prima di offrirli ad altri o di buttarli via, ci saremmo mostrate reciprocamente i materiali da "abbandonare". Non so, onestamente, se per alimentare crudelmente il dolore da distacco con al condivisione dell'apprezzamento dell'oggetto, o con la segreta, infida speranza che l'altra ci convincesse della assoluta inalienabilità del pezzo...
Fatto sta che lei non ha preso niente di mio mentre io ho ereditato da lei alcuni vecchi stampini da dolce in alluminio (cosa di poco ingombro) e soprattutto... la sua raccolta completa de La Cucina Italiana, che ha collezionato e consultato per decenni a partire da quando era sposina!
Il che, tradotto in fatti, significa che alla pila delle mie masserizie si sono aggiunti cinque scatoloni pieni zeppi di riviste, al momento troneggianti in salotto al posto del tappeto che avrei voluto collocare davanti al divano, in attesa di inventarsi magicamente lo spazio che non c'è per un altro scaffale.
Ma soprattutto, significa che da qualche settimana ogni sera pesco a caso un paio di numeri della rivista e me li porto a letto da leggere per gustarmi un mondo intero di parole che ruotano attorno alla cucina dal '58 ad oggi. E che la cosa sta lasciando su di me un segno potente!
Interrompo infatti per un momento la serie di ricette giapponesi per assecondare la necessità impellente di cucinare qualcosa di "storico". Avevo pensato a piatti classici e opulenti, per la verità, ma il clima non si presta. Così decido di tuffare la mano nello scatolone di giugno-luglio-agosto (perché così sono genialmente inscatolate le riviste: non per annata ma per stagione!) e lasciare al caso l'anno, il mese e la pagina della ricetta di cui appropriarmi.
Non si va poi molto indietro... (nel senso che pesco un'anno in cui cucinavo già! E' il numero di agosto '99, sezione "verdure", ricetta di melanzane al pomodoro. Che prevederebbe le melanzane prima fritte e poi al forno e il pomodoro prima al forno e poi ristretto.
Almeno non ci sono gelatina, tartufo, panna o cuori di palma... Quante cose si capiscono delle "mode" culinarie saltabeccando di epoca in epoca con un minimo di consapevolezza storica! Ma ne parlerò altrove, oggi ho solo voglia di cucinare.
Mantengo gli aromi molto schietti e tradizionali della ricetta originale e provo a darne una versione più semplice e fresca, alleggerendo le cotture e lasciando marinare qualche ora l'insieme al posto di usare i fornelli, in modo che i sapori si intensifichino senza bisogno per me di patire troppo il caldo. Questo è ciò che ne esce...
Melanzane al forno con marinata di pomodoro
ingredienti per 4 persone (o per 2, se piatto unico):
2 melanzane globose da c.a 350 g l'una
3 pomodori maturi, in tutto c.a 400 g
2 spicchi di aglio
1/2 cucchiaio di origano secco
2 cucchiai di aceto di riso (o altro aceto delicato)
1/2 cucchiaino di zucchero
8 cucchiai di olio extravergine
sale
pepe nero al mulinello
Tagliare in due per il lungo le melanzane, inciderne profondamente la polpa con dei tagli a griglia, spolverizzare di sale, massaggiare delicatamente la superficie della polpa perché penetri e lasciar riposare in un colapasta con la polpa verso il basso per una ventina di minuti.
Nel frattempo tritare grossolanamente i pomodori mantenendone acqua e semi e tagliare a filetti l'aglio.
Ungere il fondo di una teglia con 1 cucchiaio di olio, versarci sopra i pomodori con il loro liquido, spolverizzare di sale e con parte dell'origano, distribuirvi metà dell'aglio e condire con un altro cucchiaio di olio.
Strizzare delicatamente le melanzane e, senza sciacquarle, disporle nella teglia con la polpa verso l'alto. Distribuire sulle melanzane il resto dell'aglio e dell'origano e ungere ogni mezza melanzana con 1 cucchiaio di olio, "spalmandolo" con il dorso di un cucchiaio perché penetri anche nei tagli.
Infornare la teglia sul ripiano alto e cuocere a 200 °C in forno statico per circa 30 minuti. Nel frattempo scaldare l'aceto con lo zucchero fino a che sobbolle e lo zucchero si è sciolto (io ho usato il microonde, cuocendo a 900 w per 30 secondi).
Versare i pomodori e tutto il fondo di cottura in un passaverdure e passare il tutto fino ad ottenere un liquido rosato. Unire l'aceto caldo e versare il tutto sulle melanzane ancora calde, facendo penetrare bene il liquido nelle fessure della polpa.
Lasciar raffreddare, coprire e far riposare un paio d'ore prima di servire. Ancora migliori dopo 24 ore, conservate in frigo e levate un'oretta prima di metterle in tavola, accompagnate da una cucchiaiata ancora della loro salsina al pomodoro.
- rivoli affluenti:
- la ricetta originale si chiamava "Mezze melanzane infornate", pubblicata su La Cucina Italiana di agosto 1999 a pagina 63.
Penso che sia meglio che io passi e ti spiego. Fare con i pomodori in scatola sicuramente non ha lo stesso sapore ma io pomodoro fresco cotto mi fa ritornare la gastrite e non chiedermi perchè non lo capiscono manco i dottori, Pomodori in scatola, passati o altro si, pomodori freschi anche scottati NO provato più volte.
RispondiEliminaInoltre a parte panate e fritte le melanzane non sono il mio forte di maritozzo si ma stavolta passa anche lui :-))
Buona serata e buona fine settimana.
(sei forte quando scrivi)
PS. Dimenticavo la raccolta della Cucina Italiana mia è andata al macero...naturale. Tenuta in scaffali nello stanzino ove c'era il boiler (scaldabago acqua) che non essendo centralizzato si usava, si è rotto ed ha inondato tutto (danni anche al piano di sotto) e il tutto maceratosi in 48 ore...era il fine settimana e noi eravamo via :-(( ti lascio immaginare il resto. Ciaooo
EliminaUna bellissima ricetta, invitatnte sin dall'aspetto, ancora di più leggendone i passaggi e, direi, che non accusa minimamente la sua età.
RispondiEliminaSono sicura che saprai regalarci ancora altre "nuove" meraviglie attingendo a quelleriviste datate.
Buon fine settimana
@edvige: nooooo... io sarei impazzita! Mi è capitato due volte che mi morisse il computer con tutto quanto, di ricette e di lavoro, c'era dentro... ma i libri/riviste cartacei mi sembrano perdite ancora più gravi!
RispondiElimina@loredana: e già, non sai che idea mi sta frullando per la testa... devo solo verificare di avere abbastanza tempo ed energie...
sono nella fase melanzanosa anch'io...caviale o baba ganoush...oltre che ripiene di quello che...il frigo offre :) quindi questa versione profumata e pomodorosa s'ha da fare!! :)
RispondiEliminabellissima la collezione Vintage delle riviste....ma lo sai che forse mi arriva lo stesso regalo anche a me...incrocio le dita!
@ilaria: io in estate impazzisco per le melanzane, e pensare che da bambina proprio non mi piacevano! Per il tuo regalo: incrocio le dita anche io per te, ma preparati a fare decisamente spazio nella libreria!
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