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raviolo ad ossobuco: cosa non si fa per l'MTC!

Ho letto il tema dell'MTC di novembre. Ho aperto il frigo e mi è sembrato naturale proseguire nei miei programmi, adattando la ricetta che avevo già in mente al tema della sfida. Era "giustissima" per i requisiti richiesti. D'altronde niente succede per caso... Ecco perché, una volta tanto, presento la ricetta in apertura di calendario. Avrò eventualmente tempo poi per una seconda proposta, magari un po' più meditata, ma d'istinto oggi parto così! 

Gli ossibuchi sono uno dei rari piatti preparati ogni tanto con buona volontà e piacevolissimi risultati da mia madre. Ne faceva due varianti: una con erbe ed acciughe (che al momento tralasciamo) ed una con pomodoro e limone, ispirata agli ossbüs in gremolada, classica ricetta lombarda e ticinese.

In casa veniva preparata così, ignorando i gesti tecnici dei cucinieri provetti e le sfumature codificate dalla tradizione ufficiale. Il sapore risultava alla fine leggermente diverso da quello "giusto", quello che ho conosciuto poi in trattoria o a casa di famiglie più avvezze alla cucina... ma era un sapore buonissimo: era il gusto di casa mia! 

Lo ripropongo qui come personale "ricetta della memoria" per contribuire all'MTC n. 52, che offre i raieu cu-u tuccu di Monica e Luca, del blog Fotocibiamocome esempio di pasta ripiena con condimento a lunga cottura, simbolo della grande tradizione italiana dei "primi importanti" e tema di questa puntata.

Poi magari arriverò anche con una versione più creativa se faccio in tempo, perché le idee sono già in movimento. Ma la prima ricetta che mi è venuta voglia di cucinare è una reinterpretazione a "primo importante" degli ossibuchi di casa che ho tanto amato, già in programma per il pranzo della domenica.

Per ricreare il più possibile il tipico sapore della mia infanzia seguo pedissequamente l'ingenua versione appuntata sul quaderno delle ricette dell'adolescenza. Gli adattamenti qua e là, specificati tra parentesi, sono piccole modifiche legate allo scopo scopo "ravioli e sugo MTC".  E do ai ravioli la forma che caratterizza l'aspetto dell'ingrediente principale: l'anello di osso che racchiude il midollo. Così diventano:



Raviö ad ossbüs cun la sò pucia - Raviolo ad ossobuco con il suo sugo

Partiamo come prima cosa con la ricostruzione degli originali:

Ossibuchi della mia infanzia
ingredienti per 4 persone (dosi come piatto a sé):
4 ossibuchi di manzo (non vitello…) da c.a  300 g l'uno
300 g di pelati tagliuzzati (io 650 g di salsa ristretta homemade*)
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro (qui omesso)
2 cipolle
2 carote
1 limone
1 spicchio di aglio
500 ml scarsi di brodo di dado (qui 400 ml di brodo vegetale homemade**)
1 bicchiere scarso di vino bianco
2 o 3 cucchiai di farina
2 foglie di alloro
2 rametti di prezzemolo
70 g di burro
sale
pepe bianco al mulinello
[Optional1 lattina di piselli in scatola (nel caso io surgelati, uniti 10 minuti prima di spegnere, ma qui non li ho usati)]

Tritare grossolanamente cipolle e carote; sbucciare e pestare leggermente l’aglio. 

Incidere gli ossibuchi sul perimetro con taglietti verticali in modo da interrompere le fasce di tessuto che tenderebbero a farli arricciare in cottura; eliminare eventuali briciole di osso che la segatura dello stinco potrebbe aver lasciato nella polpa e infarinarli.

Sciogliere 40 g di burro in un ampio tegame e rosolarvi gli ossibuchi in un unico strato a fuoco medio-alto per 7 o 8 minuti, in modo che si colorino bene su tutti i lati.


Levare la carne dal tegame, sciogliervi il resto del burro a fuoco medio, versarci cipolle e carote e rosolare per 5 minuti fino a che le cipolle sono un po' trasparenti, quindi sfumarle con il vino facendo ben evaporare.


Versare nel tegame la salsa di pomodoro e il brodo, unire l’aglio, l’alloro, i gambi di prezzemolo privati delle foglie (i miei non li usavano) e, quando è tutto ben caldo, rimettere nel tegame gli ossibuchi.

Salare, pepare (io non ho aggiunto sale perché erano già saporiti sia brodo che salsa ed ho messo il pepe solo a fine cottura), coprire bene la carne con la salsa e cuocere a fuoco medio-basso, coperto, per un paio di ore (unendo eventualmente i piselli ben scolati a mezz’ora dalla fine).

Poi (e qui stiamo già preparando la salsa anche per i ravioli) si passa il sugo al passaverdure. Mia mamma però lo faceva raramente, se non c'erano ospiti serviva la salsa bella grezza; io per lo più semplifico eliminando alloro e steli di prezzemolo e frullando il resto con il frullatore ed immersione. 

(OPS... mi accorgo solo ora di non aver fotografato gli ossibuchi cucinati!)

Teoricamente si rimette la carne nel sugo, si regola di sale (e pepe), si unisce la scorza del limone tritata fine (non grattugiata, deve restare un po' "rustica"), il succo del limone (qui solo un cucchiaino) e le foglie del prezzemolo tritate, e si lascia insaporire qualche minuto.

Nell'usanza familiare si serve sopra del risotto giallo all’onda con abbondante sugo di cottura e una spolveratina di grana, ma ovviamente in questo caso ci si ferma dopo aver passato la salsa, perché la si riscalda ed aromatizza solo alla fine, mentre cuociono i ravioli. Con gli ossibuchi veri e propri invece passiamo alla fase raviolosa:

La farcia
La carne spolpata dagli ossibuchi cotti di cui sopra ed il midollo scavato dal centro delle loro ossa costituiscono la base del ripieno. Da 2 ossibuchi (gli altri ce li siamo pappati comme il faut) ho ricavato circa 350 g di carne, eliminando il grosso delle cartilagini ma non tutte, che la loro consistenza è una delle libidini di questo taglio e anche dopo il tritacarne restano riconoscibili. 

Ho recuperato poi circa 15 g di midollo dalle ossa, che è la vera poesia degli ossibuchi e che in questo caso cede alla farcia dei ravioli la sua grassa e profumata golosità.

Se l'ossobuco in casa si serve con il risotto... ho pensato di citarlo nel ripieno. Inizialmente l'idea era di preparare la sfoglia dei ravioli con farina di riso e zafferano, ma in conclusione mi divertiva di più una piccola digressione orientale. 

Così ho preparato una specie di mochi, un gnocco giapponese di riso dalla consistenza morbida e un po' elastica, aromatizzato allo zafferano: volevo "ricostruire" l'idea di chicchi di riso giallo cotti per dare sofficità al ripieno, però non volevo che vi ci sciogliessero ma creassero delle "isolette" allo zafferano a sé stanti. 

Un tocco fresco con un po' di caprino lombardo, formaggina fresca di capra leggermente acidula, ed il ripieno è pronto...

ingredienti per 8 pezzi (4 o 8 persone):
350 g di carne degli ossibuchi, 
15 g di midollo degli ossibuchi
120 g di farina di riso glutinoso
150 g di caprino lombardo
1 cucchiaino di stimmi di zafferano ***
sale


(***questi pistilli, da me amatissimi per ragioni familiari,
non potevano mancare in una ricetta del cuore...)
Scaldare 120 ml di acqua (io al microonde a 900 w per 45 secondi) e mettervi a bagno lo zafferano e un pizzichino di sale, lasciando riposare una mezz'oretta in modo che l'acqua diventi bella dorata. 

Nel frattempo sminuzzare la carne e passarla un paio di volte al tritacarne, unendovi poi il midollo.

Versare goccia a goccia nella farina di riso l'acqua oramai a temperatura ambiente, mescolando fino ad ottenere un impasto abbastanza morbido, che ricorda grossomodo la consistenza della ricotta.

Avvolgerla in carta fata (o altra pellicola adatta alla cottura), disporla su una gratella di plastica dentro un contenitore da microonde con 1 dito di acqua sul fondo, chiudere e cuocere a vapore al microonde a 900 w per 8 minuti. 


(In alternativa credo si possa cuocere normalmente a vapore sul fornello o nella vaporiera, ma non ne conosco i tempi perché non ci ho ancora provato.)

Tagliuzzare lo gnoccotto di riso e ridurlo in pezzettini minuti come chicchi di riso, quindi unirlo alla carne; impastare bene insieme al caprino e regolare, se serve, di sale.

La sfoglia
A questo punto degli ossibuchi con risotto è rimasto fuori solo un elemento: il grana grattugiato. Ovviamente va nella sfoglia, che, per completare la citazione della mia famiglia allargata, prende spunto da quegli scialatielli napoletani che hanno formaggio e latte nell'impasto. Pasta consistente, adatta ad uno spessore di sfoglia non sottilissimo, come quella dei raieu, ed al gusto corposo del ripieno.

Aggiungo anche alla sfoglia un accenno di prezzemolo e limone, la gremolada (anche se da manuale per chiamarla così mancherebbe l'aglio) che in questo caso ancora non era arrivata ad aromatizzare la carne perché riservata al sugo.

ingredienti:
150 g di semola di grano duro (più qualche cucchiaio per la spianatoia)
100 g di farina 0
150 ml c.a di latte intero
20 g di grana padano stagionato, grattugiato

1 cucchiaino di prezzemolo tritato

1/2 cucchiaino di scorza di limone, grattugiata finissima
1 cucchiaio di olio extravergine
sale
pepe al mulinello


Setacciare le farine e mescolarle a grana, prezzemolo, scorza di limone, un pizzico appena di sale, una bella grattata di pepe e l'olio; unire il latte a filo quanto basta per ottenere una massa uniforme, soda e non troppo asciutta.

Lavorare con energia per una ventina di minuti (con la planetaria 8-10 minuti), 
unendo latte o semola se serve regolare la consistenza dell'impasto, che deve essere morbido e maneggevole ma ben asciutto.


Coprire con un panno e lasciar riposare per un'oretta, perché respiri senza prendere polvere, quindi stendere l'impasto su una spianatoia infarinata in una sfoglia rettangolare da circa 25 x 50 cm, spessa circa 3 mm.



Dividere la sfoglia in 8 strisce larghe circa poco più di 6 mm, distribuirvi sopra il ripieno per tutta la lunghezza, pennellare con una goccia di acqua o di latte la pasta libera e chiuderla in un lungo raviolo, sigillando bene anche sui lati e tenendo la giunta verso l'alto. 



Arrotolare i ravioli ad anello, unirne le estremità pressando bene e disporli sulla spianatoia infarinata. Coperti con il canovaccio possono restare fuori dal frigo anche un paio di ore, se non si preparano in giornate d'estate torrida.



Il sugo
Di fatto è già pronto: una volta passato/frullato il fondo di cottura degli ossibuchi basta scaldarlo in un ampio tegame ed unirvi le foglie di prezzemolo tritate, 1 cucchiaino di succo di limone ed una presa di scorza tritata fine fine.

Il piatto
Lessare i ravioli deponendoli con delicatezza nell'acqua fremente, leggermente salata, con l'aiuto di un ragno, magari non tutti insieme. Risulta più comodo un tegame bello largo. Sobbollire per 5 minuti, scolare sempre con il ragno e adagiare nella padella del sugo.

Coprirli delicatamente con la salsa perché si colorino e poi trasferirli nei piatti individuali, uno o due ravioli a testa; mettere al centro di ogni anello una bella cucchiaiata di sugo e terminare con un'ulteriore tocco di scorza di limone e prezzemolo, più una spolveratina di pepe al mulinello. 



Ad accompagnare il piatto funziona bene il vino bianco usato in cottura, che regge forse meglio di un rosso i profumi agrumati che per primi arrivano al naso. 

Con questa ricetta partecipo all'MTC n. 52...



PS: nel caso si prevedano due ravioli a porzione, che ne fa in questo caso quasi un piatto unico, si possono confezionare un anello grande ed uno piccolo concentrici (30 e 18 cm la lunghezza delle strisce di pasta di partenza). Ci vuole in questo caso un po' di cura in più perché il raviolo grande in cottura fatica a rimanere bello e lessato è più difficile da trasferire. 

Nel piatto si adagiano i due anelli uno nell'altro, si spolvera di prezzemolo e limone lo spazio tra i due anelli e si riempie di il sugo il centro del raviolo interno. 



NB: 
* La salsa era stata preparata in casa qualche mese fa con pomodori, sale, basilico e origano, cotti allo sfinimento, passati e cotti di nuovo fino a ridurre il volume della metà. 

**Il brodo è stato fatto il giorno prima con: cipolla, carota, sedano, porro, aglio, alloro, grani di pepe e un goccio di salsa di soia. Sobbollito per un'ora, lasciato raffreddare, filtrato e conservato in frigo.


  • rivoli affluenti:
  • per una ricetta più corretta degli ossibuchi alla milanese, ci si può gustare un testo interessante ed attendibile, magnificamente scritto nel '73 e da poco riedito: Gianni Brera, Luigi Veronelli, La Pacciada. Mangiarebere in Pianura Padana, BookTime, 2014, ISBN: 978-88-6218-247-8.
  • con la tazza di farcia avanzata, miscelata ad un un uovo e a un cucchiaio di grana, si possono formare delle polpettine, da passare nel pangrattato e friggere (ovviamente) nel burro. Sostanzialmente dei mondeghili di ossobuco...

Commenti

  1. Senti, io e te dobbiamo parlare. Seriamente.
    :)))))
    Per il ripieno (più o meno, diciamo l'ingrediente principe) ed il sugo ho avuto la stessa tua idea... ma tu sei decisamente avanti. E di brutto pure. Ma proprio tanto.
    Tanto.
    Tanto.
    Ed io non posso fare altro che inchinarmi. Sei immensa!!

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  2. ho le lacrime agli occhi di fronte a questo piatto di pura poesia che mi scatena un amarcord famigliare pazzesco. Io andavo matta per l'ossobuco, mi centellinavo la carne intorno all'osso e il riso di contorno per poi arrivare al momento agognato di succhiare "comme il faut" il midollo dal buco dell'osso, che goduria!! Il tuo raviolo a forma di ossobuco è uno spettacolo, ti pare poco originale? non direi proprio, anzi!! sei fantastica!!

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  3. ogni volta che passo qui (cioè ogni volta che pubblichi e tutte le volte che avverto il desiderio di allargare i miei orizzonti), mi sento una vera capra ignorante. La tua conoscenza sconfinata, il tuo unire tradizione innovazione mi lasciano sempre a bocca aperta. Chapeau, Annalena. Dal sugo alla forma del raviolo, non c'è nulla che non trovi perfetto!

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  4. Noooo.. Era esattamente quello che volevo fare io!!! 😂😂 tu impeccabile come sempre!!

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  5. Ciao Annalena, sono una fan sfegatata dell'ossobuco ( e tua :-) ) questa vengo a leggermela con calma (gnocco di riso&Co.) e quando ci reincontreremo mi racconterai dove trovi il tempo per fare ma soprattutto per scrivere e spiegare così bene le tue creazioni. Buona giornata.

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  6. Sono semplicemente incantata da tutto quello che hai scritto.
    Parto da una frase all'inizio del post, "poi magari arriverò anche con una versione più creativa se faccio in tempo", e ti dico subito che le mie aspettative sono salite alle stelle: se rivisitando la tradizione hai creato una meraviglia del genere, non ho idea di che idea potrai mai partorire quando sarai in fase creativa.
    Inutile dire che nonostante la mia terronitas adoro il risotto con l'ossobuco e fin da bambina ho amato particolarmente il sapore del midollo, quindi questa tua versione mi piace da matti. Aggiungo che la citazione del risotto allo zafferano mi è piaciuta incredibilmente. Concludo ringraziandoti per questa meraviglia: qualche sfida fa avrei detto che hai ucciso la gara, oggi invece penso che tu abbia alzato l'asticella, come si conviene a una vera MTChallenger.
    Eccezionale. Punto.

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  7. Il raviolo a forma di ossobuco e con tutto all'interno il suo sapore...oltre che una ricetta del cuore mi pare una vera genialata!! x non parlare della ricostruzione dei chicchi di riso!! Che dire ....sei Superlativa!

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  8. da incorniciare!
    chissà la versione creativa !

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  9. Le ricette di famiglia sono sempre speciali. Se, poi, vengono reinterpretate con un tocco di genio diventano assolute meraviglie!

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  10. Ma che meraviglia!!!! Un piatto lontanissimo dai tradizionali della mia regione! E per questo ancora più apprezzato! Complimenti!

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  11. Racconto e ricetta a dir poco commoventi. Chapeau, Annalena!

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  12. @arianna: guardiamoci negli occhi alla pari (altro che immensa!) e parliamone...

    @cristina: ecco, condividiamo i veri piccoli lussi dell'infanzia... il midollo dell'ossobuco!

    @valentina: be', qui il merito però va soprattutto alla ricetta di famiglia... e per una volta che ne ho una vuoi non scodellarla all'MTC?!

    @tiziana: ma tu vai con la tua idea, tanto ognuno di noi, anche fosse obbligatorio il raviolo di ossobuco, ne darebbe una versione assolutamente personale!

    @libera: il tempo... faccio come tutti: me lo invento!

    @mapi: sì, tu dici così e poi salti fuori con prodezze assurde. Vedrai anche questa volta... ti aspetto al varco, sappilo!

    @ilaria: il bello è che, dopo tutta 'sta fatica, alla fine se chiudi gli occhi senti comunque il sapore del classico ossobuco e poco altro...

    @rosaria: se ti dicessi tutte le idee "creative" che mi sto appuntando allora sì che ci sarebbe da spaventarsi! Altro che cornice: attaccheresti direttamente me al muro...

    @Mariella: ad averle, le ricette di famiglia...

    @tamara: come le olive all'ascolana: un buon piatto di ossibuchi col risotto non si nega a nessuno!

    @giulia: a commuovermi sono io, altrochè, con tutti 'sti commenti positivi... E dire che ho davvero quasi improvvisato, mentre gli ossibuchi mi guardavano dal frigo...

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  13. Splendida proposta gli osso buchi sono sempre stati anche il mio piatto preferito e hai creato una meraviglia ........ io ho usato quelli di maiale e se non l'avessi già pubblicata esiterei nel farlo ......... mi piace moltissimo anche la forma

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  14. Sono senza parole... Stupenda la forma, il ripieno, la salsa stessa. E quell'idea dello gnocco di riso allo zafferano...rimango sempre di stucco, qui!
    Complimenti,
    Alice

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  15. Mamma mia!! Anche per te, una ricetta che riporta indietro bel tempo. Che meraviglia! Sei geniale!

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  16. @manu: perchè esitare? i tuoi ravioli allo stinco sono interessantissimi!

    @alice: grazie, la salsa comunque è solo un merito di famiglia. Le perversioni gastronomiche che ne h derivato forse in parte sempre loro responsabilità.

    @antonella: ma va... muchéla!


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  17. La mia anima milanese è risorta nel leggerti. Anche se con il pomodoro io non l'ho mai mangiato, credo di essere stata svezzata con l'ossobuco...Per cui la tua ricetta la provo. SICURO!!!! Dire che mi hai commossa...è dire poco.
    Grande, grandissima e quando vincerai...GUAI A TE SE DICI CHE HAN SBAGLIATO!!!!
    Nora

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  18. @nora: sei una grande, posso dirtelo?! Tanti sorrisi...

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  19. E' stupenda tutta la ricetta, ma ancor di più che di base fosse annotata già dalla tua adolescenza...Annalena.... sono certa certissima (per come mi hai viziata ogni volta che ci siamo viste) che un giorno...forse nel Masonshire...questi li assaggerò... :* .o quanto meno lo speroooooooooooooooo

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  20. Davvero un'ottima proposta e pure molto fantasiosa. Direi anche non facile tenere insieme il raviolo-ossobuco in cottura, perché con quella forma a me si sarebbe rotto sicuro!!! ahahahah Il sapore lo immagino perché mi piace molto l'ossobuco e ne gradirei davvero un bel piatto ora. Un abbraccio, lidia

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  21. Incredibile che gli ossobuchi siano anche un piatto della mia infanzia, e non per tradizione famigliare, ma non so per quale motivo sono sempre stati l'unico piatto elaborato che mio padre si mettesse a cucinare. Proprio quelli con la gremolada.
    Quindi questo piatto che sa di casa tua me lo tengo stretto al cuore, perché sa anche un po' della mia infanzia.
    Bellissima prova, e assolutamente originale!

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  22. Ricetta, racconto, presentazione....tutto fantastico, originale e strepitoso! Mi segnerò questa ricetta......alessandra

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  23. @flavia: ok, e se sarà d'estate ce ne inventeremo pure una verisone estiva!

    @lidia: infatti, vanno adagiati nell'acqua con una schiumarola e così anche raccolti, per questo meglio evitare la versione gigante, perchè devi ripescarla con due palette e la cosa non è agevolissima

    @giulietta: gli ossibuchi in effetti sono un po' il profumo della casa d'infanzia di molti; magari è dovuto più all'epoca che alla regionalità della ricetta...

    @lalla: tanto più che è una ricetta in parte varesina...

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  24. Ma spettacolo!!!!
    Se tutte le tue prime idee sono queste dagli sempre libero sfogo!!!
    Complimenti!!!

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  25. Un post m e r a v i g l i o s o ed una ricetta trompe l'oeil, dove per un attimo ho davvero pensato di trovarmi di fronte ad un ossobuco vero. E se la realtà è che l'insieme è un piatto semplice non tecnicamente, ma perché fortemente radicato alla consuetudine familiare (ed il numero di ingredienti alla fine è minimo), io lo trovo incredibilmente sontuoso, raffinato, originale e non ultimo, geniale. Le idee più belle nascono sempre dalla memoria delle emozioni. Un forte abbraccio, Pat

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  26. @lisa: grazie anche dei punti esclamativi!

    @patrizia: parole sante. La seconda ricetta che sto preparando è in effetti più meditata, meno "istintiva", ma parte sempre da una memoria d'emozione. E' impossibile farne a meno, in cucina.

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  27. Ciao Annalena!
    La prima cosa che mi ha colpito senza aver letto la ricetta è stata la forma che hai dato al raviolo, voler ricreare l'ossobuco era già un'idea geniale ma poi direi che, dopo aver letto la ricetta, credo che non solo quella sia la genialità. Sei riuscita a rivisitare un piatto della tradizione, in particolare un secondo, trasformandolo in un primo delle feste:una sfoglia, per me molto particolare, con latte e olio aromatizzata con formaggio, limone e prezzemolo che racchiude un ripieno di ossobuco con un tocco di oriente..il mochi a pezzetti per ricreare l'illusione del riso! Dici che nella seconda proposta sarai ancora più creativa...mamma mia!!! Complimenti davvero...ottima proposta!
    Un abbraccio
    monica

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  28. Cosa posso dire io adesso che non abbiano già detto loro e bene? Anche perchè sono ammutolita. Sei partita dalla tradizione lombarda, quella di casa tua, passando per gli scialatielli fino al mochi giapponese (e qui sai che hai toccato un nervo scoperto). Tutto mi è piaciuto della ricetta. Ogni passaggio ho imparato qualcosa. Persino la salsa di soia nel brodo! Dieci minuti di applausi e son fin pochi.

    RispondiElimina
  29. io ho l'ossobuco sul fuoco, te lo dico e sto già pensando di tirare la sfoglia.
    Se mi chiedi qual è in assoluto il cibo che amo di più al mondo, quello che solo a pensarci sento la salivazione aumentare e il cuore battere, ecco, ti dico il midollo, mangiato con un pezzetto di pane. Non avevo mai pensato a metterlo in un raviolo, ma mi hai illuminato e stasera mangeremo questi ravioli. grazie

    RispondiElimina
  30. @monica: grazie, vedrai quante altre sorprese troverai nelle proposte di tutto questo MTC. Alla fine vedrai che saranno altri i ravioli che ti ricorderai...

    @manu ela: aspettiamo la tua ricetta, prima di decantare tanto la mia...

    @chiara: nooooo... li fai davvero così?! voglio assolutamente sapere che ne pensi allora!!! Graaaande...

    RispondiElimina
  31. Questa ricetta è talmente bella che mi fa commuovere!!! È così geniale, a partire dalla forma del raviolo, per non parlare della sfoglia con gli aromi e il parmigiano, che lascia senza parole. Hai saputo dare una nuova forma ad una ricetta della tradizione, mantenendo tutti gli ingredienti base, trasformandoli con tecnica e originalità! Da standing ovation!

    RispondiElimina
  32. @afrodita: sono io che mi commuovo ai tuoi commenti... Grazie!

    RispondiElimina
  33. Un'idea splendida che mi fa tornare in mente dei ricordi pazzeschi. Sento odori di quand'ero bambina, i vetri appannati della cucina di mia mamma, il suo grembiule. Niente scalda il cuore come questo piatto. Sull'originalità della forma manco a dirlo, braverrima.

    RispondiElimina
  34. mia dai.. che meraviglia!!!!!!!
    anche per me l'ossobuco profuma di gramolata... ma i tuoi ravioli o ossibuchi rivisti sono uno spettacolo di bontà!
    elisa

    RispondiElimina
  35. ok questo ripieno è interessantissimo e questa ricetta la replicherò sicuramente, mi hai messo una curiosità che fermi tutti!

    RispondiElimina
  36. @monica: be'... anche tralasciando gli ossibuchi, come vedi tra il tuo lardo, il mio burro e l'olio di Patrizia di ripieni che scaldano il cuore qui ce ne sono parecchi...

    @elisa: eh, la potenza dei profumi...

    @greta: diciamo che se ti fai un boccone di ossobuco con risotto, anche senza tutta la trafila del raviolo il sapore lo incontri praticamente uguale!

    RispondiElimina
  37. battito Meraviglioso! Vorrei apprendista mentre si modifica la sito, come posso sottoscrivere un sito web blog? L'account mi ha aiutato un accordo accettabile. Ero stato un po 'a conoscenza di questa tua trasmissione offerto brillante concetto chiaro.

    RispondiElimina
  38. Excelente artigo que me deu pistas reais para os meus itens para mim. Vou testar a partir do próximo artigo. Para dizer que eu mesmo colocar a página em seus favoritos.
    obrigado

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Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!