Passa ai contenuti principali

biscotti alle patate dolci cioccolato bianco... e (ancora!) arancia


Il tema del pranzo dell'altro giorno, per la verità, sarebbe stato quello delle patate: un menù di otto portate (tutte micro, o non saremmo sopravvissuti!) in onore degli 80 anni della festeggiata, tutte a base di patate. 'Che di quello, alla fine, è golosa la nostra neo-ottantenne svizzera...

Ma, come è oramai noto, questo volente o nolente è per me il periodo delle arance. Ho faticato parecchio a resistere alla tentazione di trasformare il tema conduttore del convivio nell'accoppiata patate-arance, visto che, a conti fatti, in realtà l'arancia sarebbe stata bene quasi con tutto. Ma ce l'ho fatta. Quasi per intero...

Ebbene sì: la mano agrumata mi è scappata solamente con il cocktail di apertura e nei dolcetti da accompagnare al dessert. Un peccatuccio veniale, di ispirazione un pochino americana. Giusto per chi mi chiedeva se con le arance avrei sfornato anche qualcosa di dolce. Questo, appunto!


Biscotti morbidi di patate dolci al cioccolato bianco e arancia
per circa 16 pezzi da 8 cm (o una trentina da 4 cm):
1 patata dolce da circa 220 g
160 g di farina 0
160 g di zucchero
110 g di burro (più una noce per la teglia)
80 g di cioccolato bianco
1/2 arancia 
1 uovo
1 bustina di lievito per dolci
1/4 di cucchiaino di cannella in polvere
1/4 di cucchiaino di zenzero in polvere
1 pizzichino di sale

Sbucciare la patate dolce, tagliarla a cubotti da 2 cm e cuocerla al microonde a vapore a 900 w per 10 minuti, lasciar quindi riposare senza scoperchiare per 5 minuti. 

In alternativa lavare bene la patata dolce con la buccia, asciugarla e sforacchiarla su tutti i lati con una forchetta; metterla in una teglia su carta forno e cuocerla a 200 °C per circa 40 minuti, fino a che un coltello penetra facilmente nella parte più spessa. Far raffreddare quanto basta per sbucciarla.

Schiacciare la patata nello schiacciapatate e far raffreddare  bene la polpa. Una volta fredda dovrebbe pesare circa 160 g.

Setacciare la farina con il lievito, le spezie e il sale. Lavorare a lungo burro e zucchero fino a che formano una crema spumosa (io con il gancio a foglia della planetaria per 4 minuti).

Grattugiare 1 cucchiaino di scorza di arancia molto fine; spremerne il succo, filtrarlo e misurarne 2 cucchiai. Sbattere l’uovo con il succo e la scorza d’arancia.

Unire l'uovo al purè di patate dolci, mescolare bene quindi incorporarli alla miscela di burro. Unire poi poco per volta il mix di farina al composto, mescolando con cura.

Spezzettare il cioccolato in quadratini grandi come piselli ed unirli a pioggia al compost, mescolandoli con delicatezza perchè si distribuiscano in modo uniforme.

Disporre il composto a cucchiaiate ben distanziate su una teglia imburrata.


Cuocere in forno ventilato a 180 °C (o in forno statico a 200°C) per circa 20 minuti, fino a che i biscotti sono leggermente dorati in superficie ma ancora morbidi.

 Lasciar raffreddare su una gratella e conservare in scatola di latta se li si vuol mantenere morbidi, in un sacchetto di carta per farli indurire.

  •  rivoli affluenti:
  • per chi fosse curioso, il menù era composto da: 
  • Cocktail analcolico all'arancia con focaccine di patate, cipolle rosse e datterini
  • Sgonfiotti di patate e taro al miso, con salsa di prezzemolo
  • Formine di patate d'autore (schiacciate) con bottarga
  • Vellutata di patate alle mandorle e vaniglia
  • Gnocchetti di patate multicolori al burro nero e semi di papavero
  • Piccole patate ripiene di gamberi e speck
  • Cestini di patate fritte con insalata alle mele e uova di quaglia
  • Bavarese ai pistacchi e cioccolato bianco con biscotti morbidi di patate.
  • Ovviamente, ad accompagnare il tutto (e a formare lo "0" che insieme alle 8 portate componeva il numero 80): pane di patate e farina bigia con semi di sesamo nero.

Commenti

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!