Necessità impellente di un salume. Subito. E di una ricetta sobria ma che mi aiuti a non eccedere in malinconia. E di uno sfondo scuro, perchè il colore oggi è solo quello dell'essenza.
Dell'assenza. Da ieri, amico che mi hai insegnato a gustare i salumi oltre la superficialità e la golosità del giudizio del mio palato (troppo "familiare" per essere professionale), non potrò più chiederti nulla.
In realtà sono anche altre le cose che ho imparato da te, nel bene e nel male, di cibo e non.
Una però ti invidiavo, perchè sapevo che io non ce l'avrei mai fatta: la capacità di restare, tutto sommato, un bambino che gioca. Con i sapori, con i selfie, con le bellissime, con il colore delle bretelle, con la tua immagine sul lavoro, con il tuo percorso nella vita. Con le luminarie che rendono magico il piccolo castello di una piccola piazza di un piccolo paese sperduto nella pianura padana in una sera nebbiosa di metà dicembre.
Cerco sul cellulare una delle foto che abbiamo scattato insieme in un'occasione giapponese perchè quella volta mi era piaciuto tanto condividere gesti e sapori con te. Non la trovo. Troppo vecchia, è stata cancellata dal sistema "intelligente" che crede abbiano maggiore importanza le immagini recenti rispetto a quelle più datate.
Tutte le volte che ti ho rivisto dopo, a differenza tua, non mi sembrava valesse la pena di fotografarti: eri in veste ufficiale, stavi giocando il tuo ruolo, io ci entravo poco.
Non importa. Comunque non l'avrei pubblicata, la tua foto, oggi. Sono altri i canali che chiariranno con dovizia di particolari e di fotografie nei coccodrilli improvvisati all'ultimo quanto si sia rimasti tutti male che tu te ne sia andato, così giovane. E per qualcuno magri farà anche figo sottolineare, ora, che ti conosceva personalmente.
L'immagine personale di te che mi serve e mi basta è quella nel cuore. Il suono della tua voce è quello pubblico che racconta al microfono: "Attenti a questa qui: di Giappone ne sa tantissimo!", quello privato che si raccomanda all'orecchio: "Fammi uno squillo quando sei arrivata a casa".
Sfilacci di cavallo sul melone
Ricetta non ricetta. Altra forza non ho.
Tagliare un melone a fettine sottili. Condirlo con un pizzico appena di sale (e di zucchero, se non è ben dolce di suo) sciolto in qualche goccia di sake e far riposare 10 minuti.
Tagliare ogni fettina in due e nella zona larga praticare una incisione. Tagliare a lamelle della ricotta dura salata con un pelapatate e inserirle nei tagli del melone.
Deporre ogni fettina in un piattino da fingerfood o su un cucchiaio, disporvi sopra un ciuffetto di sfilacci di cavallo e servire. Accompagnare con sake freddo.
- rivoli affluenti:
- non abbiamo mai degustato insieme gli sfilacci. So che avresti apprezzato. Non ho altre parole.
Senza parole. Provo ad esserti vicino...fermandomi nel blog a rifarmi gli occhi e la mente :)
RispondiEliminaGambetto
RispondiEliminaXxxxxxxxx
RispondiEliminaKisses!!!
P.S. anche per la ricetta non ricetta
Un abbraccio .
RispondiEliminaDavide rimarrà nel cuore di tanti di noi in maniera indelebile, soprattuto per chi l'ha conosciuto di persona
RispondiEliminaOra le sue parole, i suoi sorrisi, i suoi insegnamenti si amplificheranno inevitabilmente trasformandosi in un'eredità per chi la sa accogliere
E tu sei tra questi
Un grande abbraccio.
RispondiEliminaNon prendo abbastanza tempo per leggere voi, ma ogni volta imparo sempre un unico pacchetto! Io vado a godere di questa estate per fare tutto questo! Insomma tutto questo per dire voi grazie per tutti questi suggerimenti !!
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