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tris di roll in mood asiatico per MTC ma senza sushi, anche se sembra!


Per la mia nota predisposizione nipponica immagino tutti si aspettassero da me un post della serie "In principio fu il maki" nel misurarmi con un tema come i roller, proposti da Giovanna di Gourmandia per l'MTC n. 66 di questo maggio 2017 (tra parentesi: grande idea... sarà stata la forma dei numeri di questo MTC, il 66°, ad ispirargliela?). E invece no!

 Era chiaro per chi mi conosce che, non essendo io una modaiola incallita nella vita, tanto meno in ambito gastronomico, non ho avuto come prima immagine quella dei buffet degli happy hour metropolitani più trendy o quella dei bocconcini gourmet degli chef specializzati in finger food, come in verità avrebbe più opportunamente richiesto il tema! 

Ma non ho cavalcato nemmeno l'onda dei maki, il famoso "sushi arrotolato", ne' di tutta la famiglia di roll, giapponesi e non, da essi discendenti. Forse avrei presentato cose egregie, ma non mi sarei divertita davvero, senza ricerca.

Ho preso invece da subito la china dell'immensa, onnicomprensiva visione di infiniti cibi di strada e popolari asiatici, spesso arrotolati su se stessi per la semplice ragione di essere portati facilmente alla bocca con le mani. E su quella strada mi sono lasciata scivolare, pur senza citarne nessuno nella sua versione di nascita. Non ho pensato mai ai classicissimi wraps, in effetti... ma andiamo con ordine!

Le prime folgorazioni mi hanno spinto a leggere con avidità i dettagli del regolamento, temendo fossero bandite crêpe ed assimilabili, la possibilità di cottura dei rotolini una volta confezionati ed il numero di elementi possibile per la farcia. 

Per fortuna le regole permettono sia l'uso di crêpes sottili che la cottura dei rolls a vapore che l'utilizzo di farciture composte da anche tre elementi finiti, così tutte le mie ispirazioni più immediate ed istintive sono salve! Chiarisco solo un paio di brevi punti sulle prime due idee di partenza.

Riguardo alla prima occorrerebbe distinguere la Malaysia (o Gran Malesia), lo stato che occupa la parte più meridionale della Penisola Indocinese un tempo conosciuta come Malacca (quella che oggi, per intenderci, circonda Singapore...!), dalla Malesia (o Malaya), che indica una particolare area di quella nazione, geo-socialmente più ristretta. Qui le genti (ed i piatti) sono detti specificamente "malesi", mentre la più grande Malaysia accoglie abitanti e ricette  genericamente "malaisiani". 

Ho compreso la differenza visitando il padiglione Malaisiano di Expo 2015, che mi ha affascinato oltremodo, ma le complesse vicende politiche e culturali dell'area e l'utilizzo ambiguo nel tempo dei diversi nomi in Italiano, Inglese e Francese non aiutano ad essere chiari, comprendendo alcuni anche alcune isole che politicamente appartengono a Stati differenti o intendendo a volte la Malaysia come regione della Malesia.

Quello che importa a noi, però, è che in tutta la penisola "geografica", salendo anche in Cambogia e attraversando anche il mare fino a Sumatra, per raccogliere i sugosi curry locali si usa il roti jala, una sorta di  crêpe composta da fili sottili che viene piegata più volte ed intinta nelle salse, il cui nome significa, appunto, "pane a rete di pescatore". 

Difficile da realizzare senza un po' di pratica (che io non ho ancora), la mia versione semplificata e bicolore del roti jala malaisiano sarà dunque la "pelle" del mio primo involtino, che profuma di cocco e curcuma, avvolge una farcia vegetale ispirata al ripieno dei popiah (il vero e proprio involtino malaisiano!) e avrebbe dovuto posarsi su una rondella di jicama, uno dei pochi tuberi buonissimi sia cotti che crudi, ingrediente tipico, appunto, dei popiah. Non avendolo trovato ho optato per il daikon, radice asiatica meno dolce ma altrettanto adatto al consumo da crudo che con cottura e pure, con un pizzico di zucchero, a questi rotolini vegetali.

Il secondo roller, invece, si voleva ispirare ai delicatissimi sapori della raffinata cucina cinese partendo dagli shao-mai... quelli che gli pseudo-ristoranti cinesi in Italia spacciano per ravioli di gamberi, servono a forma di fiore con un pisellino surgelato in cima ed accompagnano con salsa di soia o piccante. 

In verità questi bocconcini nascono in Mongolia come ravioli chiusi, con farcitura di montone e zenzero; quel ripieno poi nella la cucina cantonese viene sostituito da un mix di maiale gamberi e funghi, che a sua volta, nello Hunnan, viene avvolto da una sfoglia aperta in forma di fiore, fino ad arrivare ad Hong Kong, dove per la farcia dei ravioli a fiore si usano solo pesce e gamberi.

La decorazione tradizionale di uno shao-mai a fiore ha diverse varianti ma la più diffusa è un puntino centrale rosso o arancione, colori di fortuna e felicità, per cui in Cina si usano prevalentemente carote, rapanelli o uova di granchio. Piselli o edamame, in origine, erano usati più per la versione giapponese di questi ravioli, che da quelli derivano e che si chiamano, guarda un po', shumai

Altrettanto diverso dai canoni italiani è l'accompagnamento dei ravioli cinesi: una volta cotti a vapore non vengono di solito coperti di salse ma, al più, delicatamente profumati da qualche goccia di aceto di riso.

La mia passione personale per il Giappone, però, mi invita a prendere con decisione la strada degli shumai, il cui ripieno non è mai un trito ma piuttosto una "pasta" di carne o di pesce: a Yokohama, città dalla grande comunità cinese, sono tipici i ravioli di solo maiale, altrove si usa spesso un misto di maiale e gamberi o di solo pesce, ma ne ho assaggiati anche di agnello! 

L'accompagnamento per tutti è, quasi sempre, curiosamente pungente, di solito a base di senape al wasabi. Ad avvolgere questa farcia pastosa e a cuocere a vapore insieme ad essa, per me, oggi, non la classica sfoglia sottile di acqua e farina ma un insospettabile foglio di alga nori... così mi tolgo dalle scatole anche l'icona estetica dei maki giapponesi e non ne parliamo più! 

E la senape, in questo caso, con un tocco di wasabi e qualche profumo più fresco, finisce nel frollino su cui si adagia il mio roll di mare.



Per la terza ricetta, dopo verdure e pesce, arriva la carne, E, senza cedere agli infiniti spunti di pollo, quale migliore visione orientale per questo tema dell'insalata di manzo tailandese? In genere è un tripudio di verdure fresche e croccanti che si mescolano sottili fettine di carne, prima arrostita e poi marinata, sempre molto saporita e succosa. Vi si uniscono infine dei sottili spaghettini, in parte lessati e in parte fritti, e tante erbe fresche.

Prima avevo pensato di usare come ripieno la carne, sminuzzata e miscelata ad alcune verdure,  e farcirci dei cetrioli tagliati a tronchetti e svuotati; a termine di regolamento però non ero sicura che si potesse considerare un vero e proprio roller un "esterno" con questa forma "rigida", così ho invertito le parti ed ho usato la carne all'esterno con verdure ed erbe, variamente distribuite, come farcitura.

Per tenerle insieme, però, così avevo bisogno di qualcosa di cremoso ed aggregante e non potevo pensare ad una formaggina perchè in Thailandia il formaggio non è affatto apprezzato ne' diffuso. Ho optato allora per un "formaggio di riso", una crema ricavata da riso integrale fermentato addensata con farina di carrube ed agar agar (...e che avrei dovuto  preparare in casa, se avessi avuto il tempo. Mi riprometto di farlo appena riesco!). 

Ed i noodle? Ovvio: fanno da base ai roll sotto forma di frittellina, e da decorazione in versione croccante.



Detto questo sull'ultima ricetta, che chiude il tris delle mie proposte a tema asiatico... basta: per oggi la finisco qui. Sono stata brava, dai... almeno al terzo roll non ho appioppato quasi nessuna digressione storico-geografica!

Tris di roll in mood asiatico: 



1) Roll bicolori al cocco con farcia vegetale, su daikon marinato, in stile malaisiano



ingredienti per 20 bocconcini:
per l'involucro:
10 g di polvere di cocco (*)
50 g di farina
1 uovo
1/2 cucchiaino di curcuma in polvere
1/2 cucchiaino di polvere di pandano (**)
2 cucchiai di olio di arachidi
sale

per la farcitura e la base:
1 daikon da circa 500 g
2 o 3 carote. in tutto c.a 150 g
250 g di fagiolini
1 grosso scalogno o 2 piccoli, in tutto c.a 80 g
1 spicchio di aglio
160 ml di brodo vegetale (***)
40 g di arachidi sgusciate e spellate
1 limone
2 cucchiai di salsa hoisin
2 cucchiai di olio di arachidi
zucchero
sale
pepe nero al mulinello

per il decoro:
1 piccola cipolla
2 cucchiai di farina
1/2 bicchiere di olio di arachidi
sale

Per i simil-roti jala setacciare la farina con sale e curcuma; sbattere l'uovo; sciogliere la polvere di cocco in 150 ml di acqua tiepida e miscelarvi l''uovo (* se non si trova la polvere di cocco usare 80 ml di latte di cocco diluito in 70 ml di acqua). Versare il composto nella farina insieme a 1 cucchiaio di olio e mescolare con una frusta fino a che è tutto ben amalgamato e senza grumi.

Filtrare la pastella, versarne un quarto in una bottiglietta con il tappo a beccuccio ed unire la polvere di pandano (** se non si trova usare polvere di spinaci o colorante verde). Coprire con pellicola e lasciar riposare le due pastelle mezz'ora in frigo.

Scaldare una padella rettangolare, ungerla con una pezzuola intinta nell'olio, versarvi il composto verde creando una griglia (o altro disegno a piacere) di fili sottili e cuocere per poco meno di un minuto, fino a che la pastella è rappresa.



Coprire a quel punto con un mestolino di pastella gialla stendendo in uno strato uniforme e sottile e cuocendo per poco più di un minuto. Voltare la crêpe, cuocerla sull'altro lato un altro minutino e trasferirla in un piatto, Ri-ungere la padella, e ripetere fino ad esaurimento della pastella. Dovrebbero uscire 5 rettangoli da 17 x 13 cm, di cui 4 gialli a righe verdi e l'ultimo, a pastelle invertite, verde a righe gialle.


Per le basi tagliare 300 g daikon dalla parte del ciuffo di foglie (dove la polpa è più dolce, lo spiegavo meglio qui), sbucciarlo con il pelapatate, tagliarlo in 20 rondelle spesse 5 mm e metterlo in una ciotola. Condire con una presa di sale, un pizzico di zucchero, una grattata di pepe ed il succo del limone, coprire e tenere in frigo a marinare  fino all'uso (ma non più di un paio d'ore).



Ridurre il resto del daikon a dadini e le carote a rondelle; spuntare i fagiolini, sceglierne 60 tra i più lunghi e ridurre gli altri a tocchettini. Portare  a bollore il brodo (*** preparato prima, leggero e in chiave asiatica, con cipolla, aglio, carota e zenzero) e sciogliervi 1/2 cucchiaio di salsa hoisin.

Tritare aglio e scalogno ed appassirli olio caldo. Unire le verdure sminuzzate ed anche i fagiolini interi, rosolare tutto un paio di minuti quindi unire il brodo, coprire, abbassare la fiamma e cuocere per circa 10 minuti, e poi altri 15 minuti scoperto a fiamma leggermente più alta, fino a che le verdure sono molto morbide.

Levare i fagiolini interi e immergerli nella salsa hoisin rimasta perchè se ne rivestano bene. Scolare a fondo il resto delle verdure (conservando il brodo) e frullarle grossolanamente. 

Tagliare a tocchetti la patata sbucciata, cuocerla a vapore sopra il brodo delle verdure (io al microonde a 900 w per 4 minuti), passarla allo schiacciapatate, unirla alle verdure frullate e regolare di sale.

Tostare le arachidi in un tegamino antiaderente fino a che profumano, Far freddare e frullarle con una presa di zucchero e un pizzico di sale.

Stendere una crêpe  con il decoro verso il basso su un foglio di pellicola per alimenti e spalmarla con la crema di verdure. Rotolare un paio di fagiolini nella granella di arachidi, disporle su uno dei lati corti ed arrotolare strettamente il tutto, aiutandosi con la pellicola. 



Sigillare il rotolino strettamente, preparare allo stesso modo altri 4 rotoli e tenerli in frigo fino al servizio.

Per il decoro tagliare la cipolla a velo separando bene ogni fettina, passarle nella farina, friggerle poche per volta in olio caldo fino a che sono dorate e croccanti, scolare su carta assorbente e salare delicatamente.

Poco prima di servire scolare e tamponare il daikon marinato con carta da cucina, tagliare ogni rotolino in 4 rondelle (saranno tutti roll alti i miei, come si usa in Oriente), 



disporle sulle fette di daikon e decorare con una presa di cipolle croccanti.
...

2) Roll di alghe e pesce a vapore, su frollini alla senape, in stile giapponese


ingredienti per 12 bocconcini:
per i roll:
2 fogli quadrati di alga nori
500 g di polpa di pesce bianco (per me platessa) 
2 albumi
2 cucchiai di sake
2 cucchiai di salsa di soia
1 cucchiaio di succo di limone
8 g di zenzero fresco
2 foglie di shiso (***)
1/8 di cucchiaino di pepe sansho
foglie di cavolo cinese per i cestelli a vapore

per i frollini alla senape:
120 g di farina 00
70 g di burro (a pezzettini morbidi)
1 tuorlo
1/2 lime
1 foglia di shiso
1 cucchiaio di semi di senape
1/2 cucchiaino di senape in polvere
zucchero
sale

Per i biscotti di base tagliare a dadini il burro e lasciarlo ammorbidire a temperatura ambiente. Nel frattempo setacciare la farina con la senape in polvere e unire una presa di sale e una di zucchero. Unire i dadini di burro alla farina con metà dei semini di senape, la foglia di shiso tagliata a striscioline sottilissime, la scorza di 1/4 di lime, lavorando in punta di dita per amalgamare bene tutti gli ingredienti ed ottenere un composto sbriciolato.

Unire infine il tuorlo e 1 cucchiaino o 2 di succo di lime, lavorando velocemente fino a formare un impasto unico, morbido e liscio. Formare un cilindro compatto da 5 cm di diametro, rotolarlo negli altri semi di senape, avvolgerlo in pellicola  e lasciarlo in frigo un'ora.

Accendere il forno ventilato a 170 °C. Tagliare il rotolo in c.a 15 fettine tonde da 4 mm e distribuirle su una placca rivestita da carta forno Cuocere 20 minuti e far freddare su una gratella. 


Per i rotolini grattugiare finemente quasi tutto lo zenzero e tritare grossolanamente l'ultima fettina. Tritare finemente le foglie di shiso. Frullare la polpa di pesce, ben nettata da pelle e lische, con sakè, salsa di soia e zenzero grattugiato fino a formare una pasta morbida ed omogenea. Unire gli albumi, lo zenzero a pezzettini, un pizzico di pepe sansho e lo shiso, mescolando bene. Il ripieno può essere preparato un paio d'ore in anticipo e tenuto in frigo, perchè i sapori si amalgamino.

Spalmare metà del composto su un foglio di alga nori appoggiato su una stuoietta con il lato lucido in basso, poi, arrotolare strettamente per formare un cilindro compatto. 



Ripetere con gli altri ingredienti e tagliare ogni rotolo il 6 rondelle, disponendole nei cestini per la cottura a vapore foderati con foglie di cavolo cinese sforacchiate.

Chiudere bene, disporli su acqua già bollente e cuocere per circa 30 minuti. 



Far raffreddare i roll scoperti (o l'alga si spappola) e servire a temperatura ambiente, ogni rotolino adagiato sopra un frollino.
...

3) Roll di manzo scottato e insalata di verdure, su cialde di noodle, in stile tailandese


ingredienti per 12 bocconcini:
per i rotolini:
500 g di scamone di manzo in una fetta unica alta circa 3 cm
200 g di formaggio di riso
1/4 di peperone rosso
1/4 di peperone giallo (stessa verdura di due colori vale uno, vero?!)
1/2 cetriolo 
1 cipollotto rosso dolce
1 peperoncino rosso fresco
1 lime
2 cucchiai di salsa di soia
1 cucchiaio di zucchero di canna
½ cucchiaio di nam pla (****)
6 rametto di coriandolo 
4 rametti di menta

per le cialde e il decoro:
50 g di spaghetti trasparenti di soia
1 uovo
2 cucchiai di farina di riso
250 ml di olio di arachidi
sale

Spennellare la carne su tutti i lati con una cucchiaiata di olio, salare leggermente e cuocerla su una piastra calda 5 minuti per parte, in modo che resti ben scottata fuori ma ancora leggermente al sangue all'interno. 



Avvolgere la carne in un foglio di alluminio e lasciar riposare una quindicina di minuti.

Per la marinata tagliare il peperoncino a rondelle (io ho eliminato i semi ma non è servito a molto...) e tritare finissimi le foglie di coriandolo e menta, mettendone da parte mezzo cucchiaio in tutto. Unire al grosso delle erbe il peperoncino, il succo del lime e metà della sua scorza grattugiata, lo zucchero, la salsa di soia e il nam pla (se non si trova usare 1 cucchiaino di colatura di alici diluita con 1 cucchiaino di acqua) e mescolare bene.

Tagliare la carne in una cinquantina di fette sottilissime e metterla a marinare nella salsina per una mezz'oretta. 



Intanto per le cialde separare un pugnetto di noodle dal gomitolo in cui di solito si presentano. Tuffare il resto in una ciotola di acqua bollente e lasciar riposare coperto per 5 minuti, fino a che sono morbidi e bianchi. Scolarli, passarli sotto acqua corrente per raffreddarli e lasciarli scolare bene. 

Sbattere l'uovo con la farina di riso e una presa di sale. Tagliuzzare i noodle con le forbici a pezzetti a circa 5 cm ed unirli alla pastella. Scaldare metà dell'olio in un tegame, versarci metà del composto e cuocere la "frittella di spaghetti" 4 o 5 minuti per parte, fino a che è bella dorata. Ripetere per formare un'altra grossa frittella; lasciarle freddare entrambe e con uno stampino tondo ricavarne una dozzina di cialde da 5 cm.


Scaldare 2 dita di olio in un piccolo tegame dai bordi altri e friggerci i noodle secchi, prima tagliati a pezzetti da 6 o 7 cm, tuffandoli poco per volta nell'olio caldo e scolandoli dopo pochi secondi, quando saranno gonfi, bianchi e croccanti, scolandoli su carta assorbente.

Ridurre i peperoni e il cetriolo a bastoncini sottili e condirli con una cucchiaiata della marinata. Tritare il cipollotto ed unirlo, insieme alle erbe tenute da parte, al formaggio, regolando di sale.

Stendere 6 fette di carne ben scolate dalla marinata, su un foglio di pellicola per alimenti accostandole sul lato lungo. Ripetere una seconda fila sovrapponendola leggermente alla prima, in modo da ricavare un rettangolo. Spalmare sulla prima metà di fette metà del formaggio, distribuirvi sopra metà di cetrioli e peperoni.



Arrotolare strettamente, in modo che la farcitura sia stretta all'interno e l'esterno sia composto da un doppio giro di carne senza farcitura. Ripetere con l'altra metà degli ingredienti; avvolgere i rotoli strettamente nella pellicola e tenere in frigo almeno un'ora (ma anche 8 ore) a compattare. 

Poco prima di servire, tagliare in 6 rondelle ogni rotolo, eliminare la pellicola e disporre sopra le cialde di noodle. 



Decorare con gli spaghettini croccanti e servire subito.
...
Con questo unico tris di ricette di mood asiatico partecipo allo sfiziosissimo sessantaseiesimo MTC. 




Le idee per una eventuale seconda proposta non mancherebbero, e spazierebbero in direzioni molto diverse dall'Oriente. E' solamente il tempo che mi tarpa le ali e mi fa fermare qui... ma forse è meglio così per tutti!

  • rivoli affluenti:
  • gli altri spettacolari roll che partecipano all'MTC tutti qui!
  • qui notizie più approfondite sullo jicama, nome internazionale di origine sudamericana del tubero che in Malaysia chiama ubi sengkuang o bengukuang e in Italia "rapa messicana" o "patata messicana" ma non va confusa, come a volte capita, con l'igname o la patata dolce (che, tra l'altro, si mangiano solo cotte!)

Commenti

  1. l'ho detto e lo ripeto, tu sei di un altro mondo! E di una classe inarrivabile!

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    1. no, va be', senti chi parla... Comunque urge ASSOLUTAMENTE cena comunitaria! Attendiamo la guarigione della malatina e provvediamo, direi.

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  2. Io non ho mai mangiato sushi. Ho paura del pesce crudo sono stata intossicata una come. Lo auguro veramente al mio peggior nemico (si glielo auguro! Non sono ipocrita) e comunque non sono modaiola per nientesmco io, c'è un overdose di cucina asiatica, che palle. Trovo geniale le tue preparazioni che mi piacciono davvero tantissimo. 👏👏👏

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  3. Una "come" tradotto è "volta" (meglio se vado a dormire va)

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    1. e poi qui hai il vantaggio che ci sono alga e forma ma il pesce... è cotto!

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    2. Se posso aggiungere, visto che in Asia ci vivo... c'e' un'overdose di stronzate, non di cucina asiatica. Annalena e' la fulgida eccezione che conferma la regola. Sono anni che predica nel deserto, purtroppo: ma meno male che esiste :)

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    1. e no, almeno su quello di pesce una critica tua la voglio!

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  5. Affascinante, il tuo lavoro. La passione e lo studio che stanno dietro si tagliano con il coltello.
    Magari, un coltello giapponese....

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    1. il coltello era italiano ma ho adottato un trucco in effetti giapponese per i roll di pesce e quelli di verdura: far correre una goccia di acqua fredda sul filo della lama prima di ogni taglio.

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  6. sempre tanto da imparare qui...sempre un bel leggere e un bell'ammirare! Wowwwww

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    1. ogni tanto fin troppo: sono prolissa peggio di non so cosa!

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  7. Poesia pura dietro il tuo info e l'applicazione a questi meravigliosi roll. Io sono sempre affascinata dai tuoi piatti e come tu sali ne ho una miriade conservati in cartaceo o sulle usb ma purtroppo fin'ora ne ho fatte un paio le più semplici che poi non ho nemmeno fotografato facevano pena anche se erano buoni. Prendo anche questo forse uno alla volta.... Il sushi da noi non è consigliabile. Ho hai un pescatore di cui conosci tutto o è meglio lasciar perdere. Grazie carissima un abbraccio e buona serata.

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    1. per i roll di pesce comunque puoi usare qualsiasi pesce bianco e poi lo cuoci, quindi non dovresti aver niente da temere :-)

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  8. Una preparazione di altissima qualità. Complimenti.

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  9. Ciao Annalena, come ha scritto Cristina Galliti, sono anche io senza parole. Per una lunga lista di motivi: l'originalià dell'idea, la scelta degli ingredienti e gli abbinamenti in ogni preparazione, la realizzazione e le procedure (i simil-roti, la cottura della carne, le cialde, i frollini, e potrei continuare...). Ci sono tali e tante lavorazioni minuziose e appropriate. Ho adorato leggerti. Grazie!!!

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    1. era un tema troppo nelle mie corde per non mettermici per bene. E ringrazia solo che non ho il tempo per una seconda puntata!

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  10. Il tuo sito è meraviglioso! una molto buona continuazione auguro.

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  11. Ma prescindendo da tutte le cose bellissime che hai raccontato...vogliamo parlare della tua "frittatiera" quadrata e tutta l'invidia che mi suscita?!?!

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    1. un mio tipico souvenir... mica dal Giappone porto a casa per ricordo la boccia di neve con la pagoda dentro! Comunque ora le vendono anche qui la mia è una reliquia antica.

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  12. Che meraviglia..., mi sono persa in un bellissimo viaggio.

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    1. già, perchè il tuo viaggio in Iran invece... Stre-pi-to-so!

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  13. Per me hai vinto.
    Cioè, sto ancora prendendo appunti di geografia mentre leggo il tuo post e in un'altra scheda di chrome ho aperto un atlante. Credo che sia proprio questo lo spirito giusto per affrontare una sfida, apprendere e lasciarsi trasportare, coraggio che a me ancora manca.
    Posso solo dirti di avermi lasciata a bocca aperta.

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    1. mi diverte il tuo aprire l'atlante: quando si superano i confini conosciuti avere un'idea fisica di ciò di cui si sta parlando non ha prezzo.

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  14. Ma quante cose ho imparato in un solo post! Grazie mille, davvero.

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    1. no no, va ringraziato solo lo stimolo che nasce dall'MTC!

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  15. Ogni lettura è una scoperta qui a casa tua, un lungo viaggio denso di emozioni.
    Sono una bambina con il naso spiaccicato su una vetrina di giocattoli. Solo una parola: GRAZIE!

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    1. maria teresa: la vetrina però era la tua, che con quattro roll hai allestito un buffet meraviglioso

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  16. Taci che per la prima volta posso risponderti con un minimo di competenza, questa volta. Vivo praticamente in Malesia (ma non diciamolo, ne' all'uno ne' all'altro), gli Shao-Mai sono immancabili in ogni dim sum (e ho perso il conto di quanti ne ho mangiati) ela cucina thai aleggia ovunque: nei nostri hawker market o nei food court c'e' sempre almeno uno stall tailandese, giusto per darti la misura della considerazione di questo cibo, da parte del governo singaporiano che gestisce la distribuzione dei posti. E la Van Pelt, naturalmente, munita di cellulare con scritto in 4 lingue "sono allergica alle arachidi" si gira a turno tutti quanti.
    La prima annotazione e' di tipo socio- culturale: non so se ai miei nuovi amici piacerebbero i tuoi rolls. I piu' ruspanti sono legatissimi alle ricette tradizionali, che riproducono in modo immutabile, da generazioni. E' il "problema" della comunita' che deve mantenere integra la propria identita': perche' e' vero che "one people, one nation, one singapura", ma e' altrettanto vero che il governo fa di tutto per preservare lingua, riti, usanze peculiari dei tre popoli che compongono questo Stato. E' il vero punto di forza della civilta' singaporiana, questa unita' nella diversita' e lo hanno capito da subito:logico che le varianti ci sono, ma sono nella "mano" del cuoco, non nella contaminazione. E questo vale anche per i ristoranti. Ci mancano ancora gli stellati, ma al momento quello che abbiamo visto variare e' la lista, non i piatti. La classe piu' alta, per contro, mangia burrata :) e su questo preferisco passare. C'e' pero' una piccolissima parte di una piccolissima middle class che respira cultura e cambiamento e che ci si butterebbe a pesce, su queste tue produzioni, trovandole geniali e rispettose nella rivisitazione che proponi. A chiudere le maglie della rete del roti jala, evidenziando comunque i posti dove c'erano i buchi, come i bravi restauratori di una volta, ci sei voluta tu :) , insomma. Aggiungo una cosa: leggerti e' sempre un arricchimento enorme- e questo ormai si sa. Ma leggerti sapendone un po' da' la misura di quanto profonde siano la tua preparazione, il tuo gusto, il tuo rispetto per gli altri. Se mai puo' esistere una cucina ecumenica, capace di tener conto di tutte le voci, questa passa per il tuo cervello, le tue mani e il tuo cuore. E questo blog, naturalmente. Eccezionale

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    1. e di tutto ciò ti dico una sola cosa: uno dei miei nonni era un antiquario dilettante, da cui credo mi venga la cura per il senso dei buchi dei tarli, come quello di Ruskin sulle pietre di Venezia sgretolate o quello di dei roti jala che dovrebbero cambiare nome se non raccontassero una rete. E ritrovare mio nonno dentro il tuo commento mi ha "commosso di me stessa" perchè della parte culturale ero abbastanza consapevole, di quella del cuore un pochettino meno.

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  17. Ecco, passare dopo Alessandra mi mette un po' ansia, perché a cucina asiatica, lo sai, sto a zero, però quello che fai ogni volta con i tuoi post è invogliare me a provare questo cibo lasciando proprio perdere tutti questi non piatti che ci propinano in Occidente e andare a scoprire la vera essenza della orientale. Intanto sono fiduciosa che faremo quella famosa cena, la vita quotidiana fa perdere un po' via nel concreto, ma i pensieri ci son sempre. I tuoi roll non li posso giudicare, parlerei a sproposito, ma lo studio che c'è dietro è meravigliosamente accattivante.

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    1. senti tu: taci! E poi organizziamo questa benedetta cena che non ne posso più di rivedervi!!!

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  18. Grande articolo e ottimo modo per blog troppo! Grazie per tutti i vostri consigli.

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  19. Buona atmosfera, buona presentazione, ecc ... E 'un piacere nel corso della giornata che venire in movimento ...

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MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!