Quando si è saputo chi fosse il vincitore dell'MTC di febbraio ero molto combattuta: non sapevo se sperare che quel Murzillo Saporito di Valeria proponesse un tema legato alle sue origini partenopee oppure che ci conducesse in Gran Bretagna, la sua attuale patria d'adozione.
Se io sono in parte chiaramente Japanese inside e anche, spesso altrettanto chiaramente, Neapolitan inside, è in verità la mia parte British inside che emerge maggiormente, in questo periodo dell'anno, fatto di cieli mutevoli, giornate tutte drizzle e freddolino costante nelle ossa. Ecco perché la sua scelta dell'Afternoon Tea per la sfida MTC n. 71, quella di marzo, mi ha mandato totalmente in visibilio.
Quasi ogni volta che mi sono recata in Gran Bretagna, quando non mi sono infilata in un tea garden di paese o nella sala di tè di un grande hotel metropolitano, ho trovato modo di farmi invitare all'afternoon tea da gentili padrone di casa, sia in idilliaci villini di campagna rivestiti di rose rampicanti che in eleganti appartamenti londinesi. Ho battuto il Paese palmo a palmo, oserei dire (mi manca solo di far bene la Scozia), raccogliendo esperienze, ricette e chincaglieria da tavola in ogni dove.
Ma soprattutto, che le mie ospiti fossero Gallesi, delle Midlands o della costa meridionale, sempre mi sono divertita a giocare con loro alla signora, ancora di più di quanto facessi da bambina... forse proprio perché loro si prendevano tremendamente sul serio! E mi raccontavano di tutto, regalandomi segreti che mai avrebbero rivelato all'amica del cuore ed apprezzando a dismisura che una straniera conoscesse le regole base di quel rito di condivisione, accoglienza e gusto del pettegolezzo elegante sopra delle tazzine delicate e fumanti.
Ho raccontato alcune delle emozioni provate e dei trucchi imparati in quelle occasioni in un articolo per MTC apparso un paio di anni fa per la sfida dei biscotti, in cui spiegavo come la selezione di ciò che sarà sulla tavola (o vassoio) di un invito per il tè debba partire non solo dal tema e dall'atmosfera dell'incontro ma, soprattutto, dalle caratteristiche del tè scelto, ai cui toni di acidità, dolcezza, tannicità, corpo, equilibrio e persistenza al palato ogni accompagnamento dovrà abbinarsi con garbo ed armonia.
Ora è giunto il momento di mettere in pratica i consigli ricevuti e ricambiare tutti i loro favori, accogliendo idealmente ognuna di quelle gentili signore (anzi... i loro mariti, come vedremo più avanti!) al mio personale afternoon tea. Il quale, come ogni invito che si rispetti, ha ovviamente un suo specifico tema.
Per questo lascio alle giudici e ad esperti più preparati di me la spiegazione di tutta la parte legata all'organizzazione generale, ai segreti per scelte ed abbinamenti perfetti, ad apparecchiature, gesti e riti, mentre qui parlerò prevalentemente del tè selezionato per il mio party personale e cosa, come e perchè gli ruoterà attorno.
Tutto parte da un'osservazione quasi casuale: nei dettami di Alessandra il latte, lei dice, va "rigorosamente" versato nella tazza sempre e comunque dopo il tè. Secondo Valeria a volte il latte si può versare prima, perché si scaldi gradualmente la miscela "tè/latte se l'infuso è preparato nella teiera. In Gran Bretagna la questione è molto discussa e non ha ragioni geografiche, come capita ad esempio la confettura prima o dopo il clotted cream negli scones, bensì storiche.
Il vero motivo per cui anticamente si consigliava di versare il latte nella tazza prima del tè mi è stato rivelato anni fa da Giuliana Orme, una gentile signora londinese che ai tempi stava proprio scrivendo un libro sull'afternoon tea; aveva iniziato qualche anno prima quasi per gioco a dare lezioni su come invitare per il tè a casa.
Secondo lei nei tea room restavano condivisione e piacevolezza ma si perdeva il senso dell'accoglienza di un home party, che è composto di tanti deliziosi dettagli personali, e con i suoi corsi si proponeva di porvi rimedio, riportando in auge gli afternoon tea casalinghi. Visto il successo riscosso dalle sue lezioni in seguito ha pure aperto un sito per favorirne la conoscenza anche al di là del passaparola degli amici, ed ora sembra non fermarsi più!
Si chiacchierava sorseggiando un Royal Blend creato da Fortnum & Mason nel 1902 per Edoardo VII, mentre da una alzatina a fianco occhieggiavano i suoi deliziosi bocconcini da tè home made, e nel versare il latte dentro il mio tè mi diceva di quanto le prime porcellane europee fossero fragili e quelle orientali costose, e di come quindi si preferisse avere un po' di latte a temperatura ambiente nella tazza prima di versarvi il tè bollente per evitare rotture dovute allo shock termico.
Con il tempo il rito M.I.F. (milk in first) divenne una formalità snob per sottolineare quanto prezioso fosse il proprio servizio da tè, aborrito dunque da chi guardava alla nobiltà d'animo più che al denaro. Curiosamente è rimasta questa abitudine, soprattutto nel Nord, nelle famiglie in cui l'afternoon tea è davvero abituale, tanto da aver sviluppato un occhio più che esperto nel preparare nella tazza la giusta quantità di latte rispetto al tipo di tè che gli andrà aggiunto.
Ricordare questo aneddoto mi ha spinto a partire dal latte nel costruire il mio menù, chiedendomi non solo quale dei tè apprezzati dai Britannici venga davvero valorizzato da questo ingrediente, ma anche cosa avrei servito io se mi fossi ritrovata ad organizzare un afternoon tea di prima epoca con un servizio di quelle antiche tazze.
La risposta è complessamente semplice: i primi tè arrivarono in Gran Bretagna negli anni '60 del XVII secolo grazie alla consorte portoghese del re Carlo II, ed erano di provenienza cinese; nonostante l'Impero nei secoli successivi ne sviluppasse la coltivazione in India e da lì prevalentemente lo importasse, e nonostante la tradizione del "tè delle cinque" ora sconsigli vivamente tè che non siano indiani, la mia scelta cade così su un tè cinese, secondo le priorità temporali dettatemi dalla storia del rapporto tra britannici e tè, che è, ho deciso quasi mio malgrado, il mio filo conduttore.
Sì ma... come scegliere il tè giusto? Scrutando nell'infinito universo dei tè cinesi c'è da dire che in patria di solito non vengono affatto serviti con il latte, tranne ad Hong Kong (dove hanno imparato proprio dagli Inglesi!), o sulle montagne ai confini con il Tibet, come il celeberrimo tè di Pemagul al burro. Quindi per la mia visione British di un tè cinese ne devo selezionare uno che:
1) sia diffuso largamente anche in Occidente
2) sia valorizzato dal sapore del latte secondo i canoni di un palato britannico
3) sia adatto ad essere accompagnato da vivande classiche del British afternoon tea.
Ho faticato un pochino, mi sono incasinata per bene la vita ed alla fine la mia scelta è caduta sullo Yan Zhengshan Xiaozhong... ovvero il nome cinese di quel tè nero affumicato famosissimo in Occidente come Lapsang Souchong!
Tè ovviamente di montagna, viene coltivato prevalentemente sui monti Wuyi Shan nel nord del Fujian, l'area della Cina di fronte a Taiwan. La zona era da sempre famosa per i tè Oolong e la leggenda narra che nella seconda metà del XVII secolo un esercito di passaggio occupò il villaggio di Tongmu per un paio di giorni, costringendo i coltivatori a rifugiarsi sulle montagne ed abbandonare all'aria le foglie appena raccolte senza poterle lavorare subito.
Quando i soldati se ne andarono i contadini pensarono che il raccolto fosse andato perso: le foglioline del prezioso tè erano ossidate, umide e spezzate e, per poterle presentare comunque al mercato, gli artigiani provarono ad avviarne l'essiccazione e coprirne le magagne tostandole sopra dei rami di pino, legno resinoso che, oltre ad asciugarle, inaspettatamente le affumicò pure.
Affranti, portarono lo stesso il tè al mercato convinti di offrire merce rovinata... ma lì dei mercanti Olandesi la apprezzarono tantissimo, ne fecero incetta e tornarono con nuove ordinazioni. Così sembra cominciò il successo nel mondo del Lapsang Souchong, Gran Bretagna compresa.
C'è da dire che anche in Cina viene appezzato il tè affumicato, che esiste pure in altre varietà, ma quello prodotto per il consumo interno ha un aroma di fumo molto più delicato rispetto a quello destinato all'esportazione.
Considerato in Gran Bretagna un tè "per specialisti", il Lapsang Souchong non appare spesso negli afternoon tea classici ne' in quelli estivi all'aperto proprio perchè ha un gusto impegnativo, più autunnale che primaverile, più legnoso che floreale, relativamente poco femminile (come si dice anche di certi vini, secondo me a torto!) e che si presta agli stessi abbinamenti gastronomici di un buon whisky invecchiato, come grandi carni, pesci grassi e preparazioni complesse... non per niente era il preferito di Wiston Churcill!
Di solito si serve con appena una goccia di latte, per ammorbidirne leggermente i toni ma lasciare liberi di esprimersi tutti i suoi articolati profumi, e pochi sono i dolci che la tradizione inglese abbina a questo tè, a parte quelli a base di cioccolato fondente. Ma, guarda un po' il caso, per la selezione delle portate di accompagnamento del mio tea party mi vengono in soccorso entrambi gli MTC precedenti, in cui ho ragionato proprio su affumicatura e whisky!
Ovvio che il mood di questo afternoon tea sarà prettamente maschile, quindi, "siore e siori", mi accingo ad offrire un Gentleman's Tea, con appena un accenno orientale che parte dal profumo del tè e sfiora qualche stoviglia del mix and mach della mia tavola.
Sempre partendo dalla storia, comincio ricordando che la tanto citata Duchessa di Bedford nel 1840 inizialmente, per rompere il digiuno, con il tè si fece servire semplicemente pane e burro. Solo in seguito comparvero gli scones coi loro completamenti e solo dagli anni '80 di quel secolo il "rito" prese il sopravvento sull'iniziale concetto di spuntino, arricchendo l'occasione di gesti, stoviglie, oggetti, abiti e cibi speciali, compresi torte e biscotti, entrati poi tutti nella tradizione e ben raccontati nei post della sfida.
Appena conosciuto il tema di questo MTC avevo istintivamente pronte in canna sia variazioni sul tema biscotti all'inglese che sul tema torte inglesi, secondo me i più "facili da pensare" perché molto familiari all'immaginario comune nell'accostarsi ad una tazza di tè fuori dalla Gran Bretagna.
Ma la scelta del tema storico, che mi fa procedere per "data di ingresso" di una consuetudine nel mondo specifico del British tea, mi spinge ad accompagnare la mia cup of tea con sandwiches e focaccine, citati non solo in ordine di presenza storica ma anche in ordine di consumo. Almeno per quello che ho imparato nei miei pomeriggi britannici... ma ovviamente in Gran Bretagna anche sul fatto che si sbocconcelli prima il salato e poi ci si dedichi al dolce le abitudini non sono sempre concordi!
Resta da stabilire per questi due stuzzichini, ovviamente mantenendone i sapori ben centrati sul gusto e sulla tradizione inglesi, la definizione di "compatibilità" con un Lapsang Souchong al latte. Cosa molto più semplice di quanto sembri, perchè se infuso in dosi leggere (vedi sotto) fino a che il liquido assume un tono rosso ambrato, questo tè ha sentori di fumo di legna (ma va?!), sottobosco, frutta secca, caramello, frutti di bosco scuri e, secondo alcuni, anche un po' di soia e di bacon!
Ma poi è proprio il latte, da cui è partito tutto, a fare da filo conduttore, perchè per la famiglia delle focaccine al posto del più famoso Devonshire Scone al forno celgo il Drop Scone scozzese, ricco di latte nell'impasto, cotto su una piastra di ghisa ed aperto a confrontarsi anche con molti aromi dell'immaginario collettivo anglosassone.
Lo rivedo nelle dimensioni e in alcuni dettagli ma a ricetta di partenza è quella servita alla Regina Elisabetta a Balmoral e da lei passata personalmente al presidente americano Eisenhower, che lì fu suo ospite nel 1959!
Per adattarla all'occasione, oltre a confezionare questi scones in dimensioni ridotte dato che non sono gli unici a comparire sulla tavola, scelgo di personalizzarne il sapore perchè entri facilmente in sintonia con il mio tè e penso anche a profumare il burro che l'accompagna.
Includo nella pastella qualche goccia di golden syrup, secondo i consigli di una anziana signora scozzese che, mi raccontava orgogliosa, con i suoi drop scones "truccati" aveva vinto parecchi contest locali. Ad accompagnarli, insieme al burro avevo pensato ad una confettura di fragole e rabarbaro homemade ma questo stelo è praticamente impossibile da trovare qui e ora.
Come i germogli per i sandwich, d'altronde, tenuto conto che emergo da una pessima influenza che mi ha tenuto parecchio a letto, le circostanze hanno annientato ogni tentativo di provare a far germinare in casa i semi di senape per ottenerne i germogli o di andarmene bella bella un'oretta in Svizzera, dove si trovano tranquillamente sia il rabarbaro surgelato che il crescione fresco. Rimedio per gli scones con una composta di frutti neri profumata allo Scotch whisky, mentre per i sandwich mi rassegno alla rucola.
E passiamo, appunto, ai sandwich: decido che le farciture raccontino un gusto tutto British mentre il pane voglio abbia sempre una sua logica inglese ma strizzi l'occhio anche al mondo del tè cinese; così penso ad un pane al latte che contenga anche... piselli! Legume amatissimo dai Britannici (mushy peas, pea soup, pea salad, pease pudding, pea fritters...) è altrettanto apprezzato in Cina, dove la coltivazione dei piselli è antichissima ed il loro consumo spesso legato a leggende e significati simbolici, tanto che si usano i piselli verdi perfino nei biscottini salati del Capodanno.
Inoltre, nella storia del tè all'inglese classico, i sandwich hanno sempre ripieni molto semplici e sottili: è il pane, quello bianco soprattutto, in passato il più costoso e delicato, ad essere protagonista. Ecco perchè sposto l'attenzione sul "contenitore" più che sul contenuto: un pane ai piselli, morbido e profumato, potrebbe certamente stupire gli ospiti di un tea party delle origini, oltre a donare aroma delicato e cromia originale ai paninetti, una volta messo in relazione agli strati dei ripieni.
Questi ultimi sono sì di palato molto inglese, con taglio "maschile" come teoricamente chiede il Lapsang Souchong, ma mantengono l'idea originaria del "pane e burro", quindi più tea finger velati di una crema aromatica che veri e propri "panini farciti", e cromaticamente restano piacevolmente armonizzati al verde delicato del pane.
Si tratta delle evoluzioni di due "aromatizzatori" molto apprezzati nella cucina britannica anche come basi di farcitura di sandwiches ma poco conosciuti all'estero proprio per il loro gusto intenso e "maschile". La citazione di riferimento per la crema rosa è il Gentleman's Relish, una sorta di burro di acciughe di cui avevo parlato qui, quella per la crema gialla è una variante del tema egg sandwich basata sul Marmite & Butter Sandwich di Giorgio VI.
Questo finger, di pane bianco spalmato con burro aromatizzato con 1/4 di Marmite, figura tra i diversi sandwich che Marguerite Patten racconta furono serviti, insieme ai dolci, durante i vari Coronation Tea Party che si tennero nel 1937 per festeggiare la salita al trono di Giorgio VI, padre dell'attuale regina Elisabetta. Tale sandwich divenne poi di gran moda in tutto il Regno Unito negli anni '50.
Quello che conta è che comunque torni tutto: tè sandwiches e scones, accomunati dall'uso del latte, dominati dall'armonia degli aromi decisi del Lapsang Souchong, legati dalla folle convinzione che un mio afternoon tea sia profondamente britannico solo se sa legarsi consapevolmente alla storia e se sa includere qualche dettaglio che parla di altri mondi. E che non bisogna per forza essere vecchie signore romantiche per gustarsi un tè delle cinque in tutta la sua elegante e britannica personalità.
Ok, è tutto deciso: mando gli inviti, preparo ogni cosa ed apparecchio per bene, evitando scientemente stoviglie inglesi di cui abbondo perchè questo è un tè per gentleman moderni, quindi sobrio design, tocchi di Cina e decoro floreale solo accennato, tutto tono su tono, giusto per gradire. Poi accendo l'acqua per il tè e mi siedo: ora devo solo attendere gli ospiti e decidere a chi di loro credere quando ci sarà da scegliere se versare il latte nella tazza prima o dopo il tè. Ma sono le 16 in punto... suonano alla porta: vado!
Il mio Gentleman's Afternoon Tea d'epoca:
- Lapsang Sochuong al latte
- Sandwich di Pane ai Piselli con Burro di Gamberi al Macis, e Cetrioli
- Sandwich di Pane ai Piselli con Crema di Uova al Marmite, e Cheddar
- Drop Scones al Timo
- Burro Speziato all'Arancia
- Composta di Frutti Neri allo Scotch
per il tè:
Lapsang Sochuong in foglie
latte intero, a temperatura ambiente
zucchero semolato
Far correre per qualche istante l'acqua corrente per ossigenarla, quindi riempire il bollitore e portarla ad un bollore leggero, poco più del fremito. Con una parte sciacquare e riscaldare la teiera ed introdurvi 3 g di tè a testa più una porzione per la teiera.
Versare 180 ml di acqua bollente a testa direttamente sul tè, scuotere velocemente in tondo la teiera e chiudere, tenendo il resto dell'acqua in caldo (nel mio caso è tutto impilato su un rechaud).
Servire il tè, versandolo eventualmente attraverso un filtro, dopo 3 minuti di infusione.
Riempire di nuovo la stessa teiera versando acqua caldissima sopra lo stesso tè per un secondo giro, in cui l'intrigante Lapsang Sochuong esprimerà aromi differenti.
Ognuno poi si servirà a piacere del latte e addolcirà o meno il tè a gusto con lo zucchero nella propria tazza. Questo tè reggerebbe bene anche zucchero di canna, ma a me sembra abbia già sufficiente personalità così.
Il tocco di classe sarebbe preparare delle piccole zollette di zucchero in casa (bagnando appena lo zucchero e pressandolo poi in stampini fino a che asciuga), ma per l'influenza non ce l'ho fatta a coordinarmi anche su questo. Nel caso si usino zollette, comunque, indispensabile servirle con un paio di pinze da zucchero!
ingredienti per i sandwich:
per per un pane di piselli (sufficiente per circa 12 coppie di fette utili, ovvero 24 sandwich a finger):
400 g di piselli sgranati (oggi per forza surgelati)
350 g di farina 0, più un pugno per la spianatoia
120 g di farina tipo Manitoba
7 g di lievito secco di birra (o 25 g fresco)
250 ml di latte
40 g di burro salato
zucchero
sale
Scaldare i piselli in tegame con 20 g di burro, 100 ml di acqua, un pizzico di sale e mezzo di zucchero, cuocendo una decina di minuti, fino a che i piselli sono molto morbidi ed il fondo evaporato. Passarli al passaverdure per eliminare le bucce ed ottenere una purea liscia e compatta.
Sciogliere il lievito nel latte tiepido insieme a 1 cucchiaino di zucchero, unire la crema di piselli e un paio di cucchiai di farina 0. Lasciar lievitare una mezz'oretta, fino a che il liquido schiuma.
Setacciare il resto della farina con la Manitoba e 1/2 cucchiaino di sale. Unirvi il lievito, 15 g di burro fuso riportato a temperatura ambiente ed impastare, unendo latte o farina se servono, per ottenere una pasta morbida ed elastica.
Lavorare nella planetaria altri 6 o 7 minuti (o 20 a mano), poi coprire e far riposare due ore in luogo tiepido. Quando l'impasto è raddoppiato lavorarlo di nuovo e far lievitare altre due ore coperto.
Sgonfiarlo di nuovo, arrotolarlo a cilindro e metterlo con la giunta verso il basso in uno stampo a cassetta leggermente imburrato da 25 x 9 cm.
Infornare a 210 °C per 15 minuti, spruzzandone leggermente la superficie con acqua un paio di volte nei primi 5 minuti; abbassare a 190 °C e cuocere altri 25-30 minuti, fino a che la crosta è dorata e battendo lo stampo da sotto suona "vuoto".
Far raffreddare bene su una gratella e, se non si usa subito, conservare per massimo un paio di giorni in un sacchetto di carta dentro un sacchetto di plastica.
Poco prima di servire tagliarlo in fettine spesse 5 o 6 mm,
privandole poi della crosta a due a due, in modo che ogni coppia formi la base di un paio di sandwich.
per la farcia rosa ai gamberi (circa 16 fingers):
350 g di gamberi freschi
2 filetti di acciuga sotto sale
90 g circa di burro salato
1/2 cucchiaino di dragoncello
macis in polvere
pepe nero al mulinello
1 cetriolo
Sgusciare i gamberi, privarli del budellino nero e tritarli al coltello: si dovrebbero ottenere circa 90 g di polpa. Mettere in un tegame lo stesso peso di burro e scioglierlo a fuoco molto dolce.
Sciacquare le acciughe dal sale, tamponarle e tritarle finissime; versarle nel tegame del burro insieme ai gamberi, al dragoncello e a una presa di macis. Cuocere un paio di minuti, in modo che i gamberi si insaporiscano e diventino opachi ma non friggano.
Lasciar raffreddare, coprire e tenere in frigo, levandolo una mezz’oretta prima dell'uso in modo che il burro si ammorbidisca e diventi spalmabile. Poco prima di servire tagliare il cetriolo al velo.
Spalmare il burro sulla prima di pane; disporvi sopra il cetriolo a fettine sottilissime, chiudere con la seconda fetta di pane e tagliare in due stick.
per la farcia gialla alle uova (10-12 fingers):
2 uova
40 g di cream cheese
20 g di maionese
1 cucchiaino e mezzo di Marmite
1 piccola carota da 30 g c.a
2 noci
rucola
cheddar ora 25 g a stick
Rassodare le uova, passarne i tuorli al setaccio e tritare gli albumi; miscelarle entrambi a cream cheese, Marmite e maionese.
Grattugiare la carota e tritare finemente le noci, unendo poi tutto alla crema.
Ridurre il cheddar a listarelle. Spalmare la crema sulla prima fetta di pane, disporvi sopra qualche fogliolina di rucola ed il cheddar; coprire con la seconda fetta e tagliare in due stick.
Se non si servono subito, conservare tutti i sandwich coperti con un tovagliolo di carta umido.
Se io sono in parte chiaramente Japanese inside e anche, spesso altrettanto chiaramente, Neapolitan inside, è in verità la mia parte British inside che emerge maggiormente, in questo periodo dell'anno, fatto di cieli mutevoli, giornate tutte drizzle e freddolino costante nelle ossa. Ecco perché la sua scelta dell'Afternoon Tea per la sfida MTC n. 71, quella di marzo, mi ha mandato totalmente in visibilio.
Quasi ogni volta che mi sono recata in Gran Bretagna, quando non mi sono infilata in un tea garden di paese o nella sala di tè di un grande hotel metropolitano, ho trovato modo di farmi invitare all'afternoon tea da gentili padrone di casa, sia in idilliaci villini di campagna rivestiti di rose rampicanti che in eleganti appartamenti londinesi. Ho battuto il Paese palmo a palmo, oserei dire (mi manca solo di far bene la Scozia), raccogliendo esperienze, ricette e chincaglieria da tavola in ogni dove.
Ma soprattutto, che le mie ospiti fossero Gallesi, delle Midlands o della costa meridionale, sempre mi sono divertita a giocare con loro alla signora, ancora di più di quanto facessi da bambina... forse proprio perché loro si prendevano tremendamente sul serio! E mi raccontavano di tutto, regalandomi segreti che mai avrebbero rivelato all'amica del cuore ed apprezzando a dismisura che una straniera conoscesse le regole base di quel rito di condivisione, accoglienza e gusto del pettegolezzo elegante sopra delle tazzine delicate e fumanti.
Ho raccontato alcune delle emozioni provate e dei trucchi imparati in quelle occasioni in un articolo per MTC apparso un paio di anni fa per la sfida dei biscotti, in cui spiegavo come la selezione di ciò che sarà sulla tavola (o vassoio) di un invito per il tè debba partire non solo dal tema e dall'atmosfera dell'incontro ma, soprattutto, dalle caratteristiche del tè scelto, ai cui toni di acidità, dolcezza, tannicità, corpo, equilibrio e persistenza al palato ogni accompagnamento dovrà abbinarsi con garbo ed armonia.
Ora è giunto il momento di mettere in pratica i consigli ricevuti e ricambiare tutti i loro favori, accogliendo idealmente ognuna di quelle gentili signore (anzi... i loro mariti, come vedremo più avanti!) al mio personale afternoon tea. Il quale, come ogni invito che si rispetti, ha ovviamente un suo specifico tema.
Per questo lascio alle giudici e ad esperti più preparati di me la spiegazione di tutta la parte legata all'organizzazione generale, ai segreti per scelte ed abbinamenti perfetti, ad apparecchiature, gesti e riti, mentre qui parlerò prevalentemente del tè selezionato per il mio party personale e cosa, come e perchè gli ruoterà attorno.
Tutto parte da un'osservazione quasi casuale: nei dettami di Alessandra il latte, lei dice, va "rigorosamente" versato nella tazza sempre e comunque dopo il tè. Secondo Valeria a volte il latte si può versare prima, perché si scaldi gradualmente la miscela "tè/latte se l'infuso è preparato nella teiera. In Gran Bretagna la questione è molto discussa e non ha ragioni geografiche, come capita ad esempio la confettura prima o dopo il clotted cream negli scones, bensì storiche.
Il vero motivo per cui anticamente si consigliava di versare il latte nella tazza prima del tè mi è stato rivelato anni fa da Giuliana Orme, una gentile signora londinese che ai tempi stava proprio scrivendo un libro sull'afternoon tea; aveva iniziato qualche anno prima quasi per gioco a dare lezioni su come invitare per il tè a casa.
Secondo lei nei tea room restavano condivisione e piacevolezza ma si perdeva il senso dell'accoglienza di un home party, che è composto di tanti deliziosi dettagli personali, e con i suoi corsi si proponeva di porvi rimedio, riportando in auge gli afternoon tea casalinghi. Visto il successo riscosso dalle sue lezioni in seguito ha pure aperto un sito per favorirne la conoscenza anche al di là del passaparola degli amici, ed ora sembra non fermarsi più!
Si chiacchierava sorseggiando un Royal Blend creato da Fortnum & Mason nel 1902 per Edoardo VII, mentre da una alzatina a fianco occhieggiavano i suoi deliziosi bocconcini da tè home made, e nel versare il latte dentro il mio tè mi diceva di quanto le prime porcellane europee fossero fragili e quelle orientali costose, e di come quindi si preferisse avere un po' di latte a temperatura ambiente nella tazza prima di versarvi il tè bollente per evitare rotture dovute allo shock termico.
Con il tempo il rito M.I.F. (milk in first) divenne una formalità snob per sottolineare quanto prezioso fosse il proprio servizio da tè, aborrito dunque da chi guardava alla nobiltà d'animo più che al denaro. Curiosamente è rimasta questa abitudine, soprattutto nel Nord, nelle famiglie in cui l'afternoon tea è davvero abituale, tanto da aver sviluppato un occhio più che esperto nel preparare nella tazza la giusta quantità di latte rispetto al tipo di tè che gli andrà aggiunto.
Ricordare questo aneddoto mi ha spinto a partire dal latte nel costruire il mio menù, chiedendomi non solo quale dei tè apprezzati dai Britannici venga davvero valorizzato da questo ingrediente, ma anche cosa avrei servito io se mi fossi ritrovata ad organizzare un afternoon tea di prima epoca con un servizio di quelle antiche tazze.
La risposta è complessamente semplice: i primi tè arrivarono in Gran Bretagna negli anni '60 del XVII secolo grazie alla consorte portoghese del re Carlo II, ed erano di provenienza cinese; nonostante l'Impero nei secoli successivi ne sviluppasse la coltivazione in India e da lì prevalentemente lo importasse, e nonostante la tradizione del "tè delle cinque" ora sconsigli vivamente tè che non siano indiani, la mia scelta cade così su un tè cinese, secondo le priorità temporali dettatemi dalla storia del rapporto tra britannici e tè, che è, ho deciso quasi mio malgrado, il mio filo conduttore.
Sì ma... come scegliere il tè giusto? Scrutando nell'infinito universo dei tè cinesi c'è da dire che in patria di solito non vengono affatto serviti con il latte, tranne ad Hong Kong (dove hanno imparato proprio dagli Inglesi!), o sulle montagne ai confini con il Tibet, come il celeberrimo tè di Pemagul al burro. Quindi per la mia visione British di un tè cinese ne devo selezionare uno che:
1) sia diffuso largamente anche in Occidente
2) sia valorizzato dal sapore del latte secondo i canoni di un palato britannico
3) sia adatto ad essere accompagnato da vivande classiche del British afternoon tea.
Ho faticato un pochino, mi sono incasinata per bene la vita ed alla fine la mia scelta è caduta sullo Yan Zhengshan Xiaozhong... ovvero il nome cinese di quel tè nero affumicato famosissimo in Occidente come Lapsang Souchong!
Tè ovviamente di montagna, viene coltivato prevalentemente sui monti Wuyi Shan nel nord del Fujian, l'area della Cina di fronte a Taiwan. La zona era da sempre famosa per i tè Oolong e la leggenda narra che nella seconda metà del XVII secolo un esercito di passaggio occupò il villaggio di Tongmu per un paio di giorni, costringendo i coltivatori a rifugiarsi sulle montagne ed abbandonare all'aria le foglie appena raccolte senza poterle lavorare subito.
Quando i soldati se ne andarono i contadini pensarono che il raccolto fosse andato perso: le foglioline del prezioso tè erano ossidate, umide e spezzate e, per poterle presentare comunque al mercato, gli artigiani provarono ad avviarne l'essiccazione e coprirne le magagne tostandole sopra dei rami di pino, legno resinoso che, oltre ad asciugarle, inaspettatamente le affumicò pure.
Affranti, portarono lo stesso il tè al mercato convinti di offrire merce rovinata... ma lì dei mercanti Olandesi la apprezzarono tantissimo, ne fecero incetta e tornarono con nuove ordinazioni. Così sembra cominciò il successo nel mondo del Lapsang Souchong, Gran Bretagna compresa.
C'è da dire che anche in Cina viene appezzato il tè affumicato, che esiste pure in altre varietà, ma quello prodotto per il consumo interno ha un aroma di fumo molto più delicato rispetto a quello destinato all'esportazione.
Considerato in Gran Bretagna un tè "per specialisti", il Lapsang Souchong non appare spesso negli afternoon tea classici ne' in quelli estivi all'aperto proprio perchè ha un gusto impegnativo, più autunnale che primaverile, più legnoso che floreale, relativamente poco femminile (come si dice anche di certi vini, secondo me a torto!) e che si presta agli stessi abbinamenti gastronomici di un buon whisky invecchiato, come grandi carni, pesci grassi e preparazioni complesse... non per niente era il preferito di Wiston Churcill!
Di solito si serve con appena una goccia di latte, per ammorbidirne leggermente i toni ma lasciare liberi di esprimersi tutti i suoi articolati profumi, e pochi sono i dolci che la tradizione inglese abbina a questo tè, a parte quelli a base di cioccolato fondente. Ma, guarda un po' il caso, per la selezione delle portate di accompagnamento del mio tea party mi vengono in soccorso entrambi gli MTC precedenti, in cui ho ragionato proprio su affumicatura e whisky!
Ovvio che il mood di questo afternoon tea sarà prettamente maschile, quindi, "siore e siori", mi accingo ad offrire un Gentleman's Tea, con appena un accenno orientale che parte dal profumo del tè e sfiora qualche stoviglia del mix and mach della mia tavola.
Sempre partendo dalla storia, comincio ricordando che la tanto citata Duchessa di Bedford nel 1840 inizialmente, per rompere il digiuno, con il tè si fece servire semplicemente pane e burro. Solo in seguito comparvero gli scones coi loro completamenti e solo dagli anni '80 di quel secolo il "rito" prese il sopravvento sull'iniziale concetto di spuntino, arricchendo l'occasione di gesti, stoviglie, oggetti, abiti e cibi speciali, compresi torte e biscotti, entrati poi tutti nella tradizione e ben raccontati nei post della sfida.
Appena conosciuto il tema di questo MTC avevo istintivamente pronte in canna sia variazioni sul tema biscotti all'inglese che sul tema torte inglesi, secondo me i più "facili da pensare" perché molto familiari all'immaginario comune nell'accostarsi ad una tazza di tè fuori dalla Gran Bretagna.
Ma la scelta del tema storico, che mi fa procedere per "data di ingresso" di una consuetudine nel mondo specifico del British tea, mi spinge ad accompagnare la mia cup of tea con sandwiches e focaccine, citati non solo in ordine di presenza storica ma anche in ordine di consumo. Almeno per quello che ho imparato nei miei pomeriggi britannici... ma ovviamente in Gran Bretagna anche sul fatto che si sbocconcelli prima il salato e poi ci si dedichi al dolce le abitudini non sono sempre concordi!
Resta da stabilire per questi due stuzzichini, ovviamente mantenendone i sapori ben centrati sul gusto e sulla tradizione inglesi, la definizione di "compatibilità" con un Lapsang Souchong al latte. Cosa molto più semplice di quanto sembri, perchè se infuso in dosi leggere (vedi sotto) fino a che il liquido assume un tono rosso ambrato, questo tè ha sentori di fumo di legna (ma va?!), sottobosco, frutta secca, caramello, frutti di bosco scuri e, secondo alcuni, anche un po' di soia e di bacon!
Ma poi è proprio il latte, da cui è partito tutto, a fare da filo conduttore, perchè per la famiglia delle focaccine al posto del più famoso Devonshire Scone al forno celgo il Drop Scone scozzese, ricco di latte nell'impasto, cotto su una piastra di ghisa ed aperto a confrontarsi anche con molti aromi dell'immaginario collettivo anglosassone.
Lo rivedo nelle dimensioni e in alcuni dettagli ma a ricetta di partenza è quella servita alla Regina Elisabetta a Balmoral e da lei passata personalmente al presidente americano Eisenhower, che lì fu suo ospite nel 1959!
Per adattarla all'occasione, oltre a confezionare questi scones in dimensioni ridotte dato che non sono gli unici a comparire sulla tavola, scelgo di personalizzarne il sapore perchè entri facilmente in sintonia con il mio tè e penso anche a profumare il burro che l'accompagna.
Includo nella pastella qualche goccia di golden syrup, secondo i consigli di una anziana signora scozzese che, mi raccontava orgogliosa, con i suoi drop scones "truccati" aveva vinto parecchi contest locali. Ad accompagnarli, insieme al burro avevo pensato ad una confettura di fragole e rabarbaro homemade ma questo stelo è praticamente impossibile da trovare qui e ora.
Come i germogli per i sandwich, d'altronde, tenuto conto che emergo da una pessima influenza che mi ha tenuto parecchio a letto, le circostanze hanno annientato ogni tentativo di provare a far germinare in casa i semi di senape per ottenerne i germogli o di andarmene bella bella un'oretta in Svizzera, dove si trovano tranquillamente sia il rabarbaro surgelato che il crescione fresco. Rimedio per gli scones con una composta di frutti neri profumata allo Scotch whisky, mentre per i sandwich mi rassegno alla rucola.
E passiamo, appunto, ai sandwich: decido che le farciture raccontino un gusto tutto British mentre il pane voglio abbia sempre una sua logica inglese ma strizzi l'occhio anche al mondo del tè cinese; così penso ad un pane al latte che contenga anche... piselli! Legume amatissimo dai Britannici (mushy peas, pea soup, pea salad, pease pudding, pea fritters...) è altrettanto apprezzato in Cina, dove la coltivazione dei piselli è antichissima ed il loro consumo spesso legato a leggende e significati simbolici, tanto che si usano i piselli verdi perfino nei biscottini salati del Capodanno.
Inoltre, nella storia del tè all'inglese classico, i sandwich hanno sempre ripieni molto semplici e sottili: è il pane, quello bianco soprattutto, in passato il più costoso e delicato, ad essere protagonista. Ecco perchè sposto l'attenzione sul "contenitore" più che sul contenuto: un pane ai piselli, morbido e profumato, potrebbe certamente stupire gli ospiti di un tea party delle origini, oltre a donare aroma delicato e cromia originale ai paninetti, una volta messo in relazione agli strati dei ripieni.
Questi ultimi sono sì di palato molto inglese, con taglio "maschile" come teoricamente chiede il Lapsang Souchong, ma mantengono l'idea originaria del "pane e burro", quindi più tea finger velati di una crema aromatica che veri e propri "panini farciti", e cromaticamente restano piacevolmente armonizzati al verde delicato del pane.
Si tratta delle evoluzioni di due "aromatizzatori" molto apprezzati nella cucina britannica anche come basi di farcitura di sandwiches ma poco conosciuti all'estero proprio per il loro gusto intenso e "maschile". La citazione di riferimento per la crema rosa è il Gentleman's Relish, una sorta di burro di acciughe di cui avevo parlato qui, quella per la crema gialla è una variante del tema egg sandwich basata sul Marmite & Butter Sandwich di Giorgio VI.
Questo finger, di pane bianco spalmato con burro aromatizzato con 1/4 di Marmite, figura tra i diversi sandwich che Marguerite Patten racconta furono serviti, insieme ai dolci, durante i vari Coronation Tea Party che si tennero nel 1937 per festeggiare la salita al trono di Giorgio VI, padre dell'attuale regina Elisabetta. Tale sandwich divenne poi di gran moda in tutto il Regno Unito negli anni '50.
Quello che conta è che comunque torni tutto: tè sandwiches e scones, accomunati dall'uso del latte, dominati dall'armonia degli aromi decisi del Lapsang Souchong, legati dalla folle convinzione che un mio afternoon tea sia profondamente britannico solo se sa legarsi consapevolmente alla storia e se sa includere qualche dettaglio che parla di altri mondi. E che non bisogna per forza essere vecchie signore romantiche per gustarsi un tè delle cinque in tutta la sua elegante e britannica personalità.
Ok, è tutto deciso: mando gli inviti, preparo ogni cosa ed apparecchio per bene, evitando scientemente stoviglie inglesi di cui abbondo perchè questo è un tè per gentleman moderni, quindi sobrio design, tocchi di Cina e decoro floreale solo accennato, tutto tono su tono, giusto per gradire. Poi accendo l'acqua per il tè e mi siedo: ora devo solo attendere gli ospiti e decidere a chi di loro credere quando ci sarà da scegliere se versare il latte nella tazza prima o dopo il tè. Ma sono le 16 in punto... suonano alla porta: vado!
Il mio Gentleman's Afternoon Tea d'epoca:
- Lapsang Sochuong al latte
- Sandwich di Pane ai Piselli con Burro di Gamberi al Macis, e Cetrioli
- Sandwich di Pane ai Piselli con Crema di Uova al Marmite, e Cheddar
- Drop Scones al Timo
- Burro Speziato all'Arancia
- Composta di Frutti Neri allo Scotch
per il tè:
Lapsang Sochuong in foglie
latte intero, a temperatura ambiente
zucchero semolato
Far correre per qualche istante l'acqua corrente per ossigenarla, quindi riempire il bollitore e portarla ad un bollore leggero, poco più del fremito. Con una parte sciacquare e riscaldare la teiera ed introdurvi 3 g di tè a testa più una porzione per la teiera.
Versare 180 ml di acqua bollente a testa direttamente sul tè, scuotere velocemente in tondo la teiera e chiudere, tenendo il resto dell'acqua in caldo (nel mio caso è tutto impilato su un rechaud).
Servire il tè, versandolo eventualmente attraverso un filtro, dopo 3 minuti di infusione.
Riempire di nuovo la stessa teiera versando acqua caldissima sopra lo stesso tè per un secondo giro, in cui l'intrigante Lapsang Sochuong esprimerà aromi differenti.
Ognuno poi si servirà a piacere del latte e addolcirà o meno il tè a gusto con lo zucchero nella propria tazza. Questo tè reggerebbe bene anche zucchero di canna, ma a me sembra abbia già sufficiente personalità così.
Il tocco di classe sarebbe preparare delle piccole zollette di zucchero in casa (bagnando appena lo zucchero e pressandolo poi in stampini fino a che asciuga), ma per l'influenza non ce l'ho fatta a coordinarmi anche su questo. Nel caso si usino zollette, comunque, indispensabile servirle con un paio di pinze da zucchero!
ingredienti per i sandwich:
per per un pane di piselli (sufficiente per circa 12 coppie di fette utili, ovvero 24 sandwich a finger):
400 g di piselli sgranati (oggi per forza surgelati)
350 g di farina 0, più un pugno per la spianatoia
120 g di farina tipo Manitoba
7 g di lievito secco di birra (o 25 g fresco)
250 ml di latte
40 g di burro salato
zucchero
sale
Scaldare i piselli in tegame con 20 g di burro, 100 ml di acqua, un pizzico di sale e mezzo di zucchero, cuocendo una decina di minuti, fino a che i piselli sono molto morbidi ed il fondo evaporato. Passarli al passaverdure per eliminare le bucce ed ottenere una purea liscia e compatta.
Sciogliere il lievito nel latte tiepido insieme a 1 cucchiaino di zucchero, unire la crema di piselli e un paio di cucchiai di farina 0. Lasciar lievitare una mezz'oretta, fino a che il liquido schiuma.
Setacciare il resto della farina con la Manitoba e 1/2 cucchiaino di sale. Unirvi il lievito, 15 g di burro fuso riportato a temperatura ambiente ed impastare, unendo latte o farina se servono, per ottenere una pasta morbida ed elastica.
Lavorare nella planetaria altri 6 o 7 minuti (o 20 a mano), poi coprire e far riposare due ore in luogo tiepido. Quando l'impasto è raddoppiato lavorarlo di nuovo e far lievitare altre due ore coperto.
Sgonfiarlo di nuovo, arrotolarlo a cilindro e metterlo con la giunta verso il basso in uno stampo a cassetta leggermente imburrato da 25 x 9 cm.
Infornare a 210 °C per 15 minuti, spruzzandone leggermente la superficie con acqua un paio di volte nei primi 5 minuti; abbassare a 190 °C e cuocere altri 25-30 minuti, fino a che la crosta è dorata e battendo lo stampo da sotto suona "vuoto".
Far raffreddare bene su una gratella e, se non si usa subito, conservare per massimo un paio di giorni in un sacchetto di carta dentro un sacchetto di plastica.
Poco prima di servire tagliarlo in fettine spesse 5 o 6 mm,
privandole poi della crosta a due a due, in modo che ogni coppia formi la base di un paio di sandwich.
350 g di gamberi freschi
2 filetti di acciuga sotto sale
90 g circa di burro salato
1/2 cucchiaino di dragoncello
macis in polvere
pepe nero al mulinello
1 cetriolo
Sgusciare i gamberi, privarli del budellino nero e tritarli al coltello: si dovrebbero ottenere circa 90 g di polpa. Mettere in un tegame lo stesso peso di burro e scioglierlo a fuoco molto dolce.
Sciacquare le acciughe dal sale, tamponarle e tritarle finissime; versarle nel tegame del burro insieme ai gamberi, al dragoncello e a una presa di macis. Cuocere un paio di minuti, in modo che i gamberi si insaporiscano e diventino opachi ma non friggano.
Lasciar raffreddare, coprire e tenere in frigo, levandolo una mezz’oretta prima dell'uso in modo che il burro si ammorbidisca e diventi spalmabile. Poco prima di servire tagliare il cetriolo al velo.
Spalmare il burro sulla prima di pane; disporvi sopra il cetriolo a fettine sottilissime, chiudere con la seconda fetta di pane e tagliare in due stick.
per la farcia gialla alle uova (10-12 fingers):
2 uova
40 g di cream cheese
20 g di maionese
1 cucchiaino e mezzo di Marmite
1 piccola carota da 30 g c.a
2 noci
rucola
cheddar ora 25 g a stick
Rassodare le uova, passarne i tuorli al setaccio e tritare gli albumi; miscelarle entrambi a cream cheese, Marmite e maionese.
Grattugiare la carota e tritare finemente le noci, unendo poi tutto alla crema.
Ridurre il cheddar a listarelle. Spalmare la crema sulla prima fetta di pane, disporvi sopra qualche fogliolina di rucola ed il cheddar; coprire con la seconda fetta e tagliare in due stick.
Se non si servono subito, conservare tutti i sandwich coperti con un tovagliolo di carta umido.
ingredienti per i drop scones (circa 28 pezzi piccoli, una dozzina standard):
110 g di farina
120 ml circa di latte intero
1 uovo
1/2 cucchiaio di golden syrup
15 g di zucchero
1/2 cucchiaino di lievito chimico
1/2 cucchiaino di timo
sale
una nocina di burro per la piastra
Setacciare insieme un paio di volte farina e lievito, unire quindi lo zucchero, un pizzichino di sale e il timo e mescolare.
Versare il golden syrup e l'uovo sbattuto, mescolare bene ed unire il latte poco per volta, fino a che si forma una pastella densa che appena cola dal cucchiaio. Non bisogna mescolare molto ne' unire troppo latte o la miscela si allargherà troppo in cottura.
Scaldare molto bene una piastra di ghisa, ungerla leggermente con il burro e versarvi mezze cucchiaiate ben distanziate di composto (per un formato tradizionale un cucchiaio e mezzo circa), cuocendo per circa 3 minuti fino a che in superficie si formano delle bolle.
Girare con una spatola e cuocere sull'altro lato per circa 2 minuti, quindi impilare gli scones e tenerli coperti con un telo pulito, in modo che si mantengano caldi. Se di formato maggiore cuocere circa mezzo minuto in più per parte.
per il burro profumato (circa 30 dadini):
50 g burro salato a temperatura ambiente
1 cucchiaio di zucchero a velo
1 cucchiaino di scorza arancia grattugiata fine
1/4 di cucchiaino di cannella
1 pizzico di zenzero in polvere
1 pizzico di noce moscata appena grattata
1 pizzico di chiodi di garofano in polvere
Lavorare il burro con lo zucchero, la scorza e le spezie fino a che ha consistenza di pomata.
Si può servire così come spread; io ho preferito formare una mattonella spessa 5 mm, avvolgerla nella stagnola e farla rassodare in frigo.
per la composta di frutti neri:
100 g di more ( più una manciata per accompagnare)
100 g di mirtilli (più una maniata per accompagnare)
80 g zucchero
1/2 cucchiaio di Scotch whisky
pepe nero al mulinello
Mettere la frutta leggermente schiacciata, zucchero e Scotch in un tegame, far sciogliere lo zucchero, portare a bollore e cuocere poi a fuoco basso per 2 o 3 minuti.
Unire una gratta di pepe, frullare due cucchiai di composto e riversarlo nella composta. Trasferire in un vasetto di vetro, far freddare e conservare ben chiuso in frigo (si mantiene una settimana).
Al momento di servire versare la composta in una ciotolina ed intiepidirla al microonde.
Accompagnare i drop scones caldi con la composta tiepida, i dadini di burro freddo ed i frutti neri freschi.
E mentre le chicchere risuonano e le chiacchiere imperversano... con questo insieme di ricette partecipo al settantunesimo MTC a tema afternoon tea.
110 g di farina
120 ml circa di latte intero
1 uovo
1/2 cucchiaio di golden syrup
15 g di zucchero
1/2 cucchiaino di lievito chimico
1/2 cucchiaino di timo
sale
una nocina di burro per la piastra
Setacciare insieme un paio di volte farina e lievito, unire quindi lo zucchero, un pizzichino di sale e il timo e mescolare.
Versare il golden syrup e l'uovo sbattuto, mescolare bene ed unire il latte poco per volta, fino a che si forma una pastella densa che appena cola dal cucchiaio. Non bisogna mescolare molto ne' unire troppo latte o la miscela si allargherà troppo in cottura.
Scaldare molto bene una piastra di ghisa, ungerla leggermente con il burro e versarvi mezze cucchiaiate ben distanziate di composto (per un formato tradizionale un cucchiaio e mezzo circa), cuocendo per circa 3 minuti fino a che in superficie si formano delle bolle.
per il burro profumato (circa 30 dadini):
50 g burro salato a temperatura ambiente
1 cucchiaio di zucchero a velo
1 cucchiaino di scorza arancia grattugiata fine
1/4 di cucchiaino di cannella
1 pizzico di zenzero in polvere
1 pizzico di noce moscata appena grattata
1 pizzico di chiodi di garofano in polvere
Lavorare il burro con lo zucchero, la scorza e le spezie fino a che ha consistenza di pomata.
Si può servire così come spread; io ho preferito formare una mattonella spessa 5 mm, avvolgerla nella stagnola e farla rassodare in frigo.
Poi va tagliato a piccoli dadini, che si fondano appena appoggiati sui drop scones caldi.
per la composta di frutti neri:
100 g di more ( più una manciata per accompagnare)
100 g di mirtilli (più una maniata per accompagnare)
80 g zucchero
1/2 cucchiaio di Scotch whisky
pepe nero al mulinello
Mettere la frutta leggermente schiacciata, zucchero e Scotch in un tegame, far sciogliere lo zucchero, portare a bollore e cuocere poi a fuoco basso per 2 o 3 minuti.
Unire una gratta di pepe, frullare due cucchiai di composto e riversarlo nella composta. Trasferire in un vasetto di vetro, far freddare e conservare ben chiuso in frigo (si mantiene una settimana).
Al momento di servire versare la composta in una ciotolina ed intiepidirla al microonde.
Accompagnare i drop scones caldi con la composta tiepida, i dadini di burro freddo ed i frutti neri freschi.
E mentre le chicchere risuonano e le chiacchiere imperversano... con questo insieme di ricette partecipo al settantunesimo MTC a tema afternoon tea.
- rivoli affluenti:
- tutte le altre stupende proposte MTC per un afternoon tea nella pagina degli sfidanti
- il libro poi pubblicato dalla mia gentile ospite londinese è: Giuliana Orme, Afternoon Tea at Home - Made Simple, Canonbury Publishing LTD, 2008, ISBN 978-0-9555671-3-1
- le foto della ricetta della regina sono prese da qui
- Il libro che racconta dei tea party per Giorgio VI è: Marguerite Patten OBE, The Coronation Cookbook, Hamlyn, 2002, ISBN 0-600-60617-1
- interessante approfondire qui la storia di questo particolare tè cinese e delle sue varietà
- altri miei "cibi da tè" presenti nel blog, oltre al tangerin drizzle cake e ai fresh ginger shortbread linkati prima, ci sono anche la torta di ciliegie e nocciole ed i biscotti al burro salato.
- PS del 24.03.18: uh, cosa mi ha ricordato Twostella oggi! Un mia proposta di afternoon tea per il suo Afternoon Tea Awards, costola del suo delicato blog Il giardino dei ciliegi. Si tratta di una raccolta risalente a dieci anni fa, quando ancora non avevo un blog mio e davo fastidio in quello di altri! Una merviglia, quella iniziativa, simbolo di quanto fosse diverso il modo di stare in reste ed il senso dei blog. Mi piace di più come era allora.
mamma mia Annalena, sono sempre più ammirata. Un grandissimo lavoro oltre al bellissimo post con cui ci regali il tuo sapere. Grazie di cuore.
RispondiEliminaGrazie a te, che mi hai fato venire voglia di auto-invitarmi per il TUO Afternoon Tea!
Eliminaun WOW tea! ogni volta che ti leggo rimango incantata :)
RispondiEliminaGrazie Silvia, sei sempre troppo gentile!
EliminaGrazie, con te c'è sempre da imparare!
RispondiEliminaMa figurati! E' che quando un argomento mi pende non riesco a smettere di scrivere... dovrei imparare non tanto il dono della sintesi quanto quello della selettività!
Eliminaè sempre un vero piacere leggerti!
RispondiEliminaMi stupisco che davvero si leggano ancora post così lunghi e senza foto nella parte del testo prima della ricetta. Credo che siamo in pochi a vivere ancora questa questa dimensione "non instant" del web. Grazie
EliminaScherzi? Da te c'è così tanto da imparare e,poi, mi piace sempre tantissimo seguire la tua costruzione mentale di quello che andrai a preparare. E quel pane ai piselli me lo segno
EliminaSono incantata dalla sapienza edalla grazia di questo Gentlemen Tea.
RispondiEliminaSei semplicemente incredibile!
no va be' Mapi: guai a te se ripensi ad una virgola della tua idea iniziale! Io sproloquio ma tu cucini sul serio, quindi opera senza indugi, che fremo nell'attesa.
EliminaTi ho letto con attenzione e grande piacere, Annalena. Un tè bellissimo, al quale sarei onoratissima di partecipare.
RispondiEliminae io ti aspetterei a braccia aperte. E sono curiosa del tuo tè, con i dolci meravigliosi che sai sfornare tu!
EliminaSe non ti conoscessi mi faresti pagura! Hai il potere di fare post kilometrici nei quali mi ci perdo e godo, ci stò da dio e in più imparo e riesco ad immaginare ogni riga che scrivi.
RispondiEliminaQuesto post è una favola è il tuo ragionamento del perché gentilmente tea non fa una piega!
Non dico altro... mentalmente stò assaporando ogni cosa, ora sono ai Dropbox sconfessa con la composta tiepida e il burro freddo e .... mmmm!
Mai non avrei saputo scrivere un post breve sul tè all'Inglese: questo è solo un riassunto di quanto mi sarebbe venuto da dire, ho rischiato davvero di perdermi e tieni conto che ho del tutto ignorato il tema cake! Per fortuna mi conosci, altrimenti mi prenderesti per pazza.
EliminaPer fortuna ti conosco anche io e so quanto sia bello sedersi di fronte a te con una tazza di tisana fumante in mano ed ascoltarti mentre racconti di mondi lontani e cibi sconosciuti.
Eliminala prossima volta ci siederemo intorno ad un tavolo e parleremo di cakes, se ti andrà.
sentite facciamo tavola rotonda e prendiamoci un tea assieme, io perdo la nozione del tempo qua do ce Annalenna figuriamoci se ci sei anche tu Chiara!
EliminaChiara è oltre un anno che vi devo una cena! Mi sa che stanno maturando i tempi, che dici? Anche con un tè rinforzato, volendo, vero Mai?!
Eliminadimmi solo quando e ci sarò.
EliminaSono volata stesa sul divano a leggere questo meraviglioso post! Ma quanto sei brava??? Voglio questo thè. Assolutamente.
RispondiEliminaE quando arrivi te lo offro!
Eliminaogni volta un meraviglioso trattato di cultura e storia di gastronomia a cui aggiungi anche una incredibile esperienza personale. Che invidia per quelle frequentazioni british di cui hai fatto sapientemente tesoro!! Grazie per averci svelato il vero motivo del MIF ;-)
RispondiEliminaUno studio e una preparazione brillantissimi e un risultato impeccabile, come sempre!!
ps: sono d'accordo con te, mi arrabbio molto quando si parla di "vini femminili" grrrrr però è una definizione di comodo, rende bene l'idea della morbidezza e delicatezza così come il carattere "maschile" di questo tè, robusto e deciso!
sarà che a me i vini che in Italia definiscono "da donna" sono quelli dolci, che a me piacciono davvero poco!
EliminaRimango incantata di fronte a questo tuo bellissimo articolo ( chiamarlo post e riduttivo) sulle usanze del tea a partire dalla diatriba del latte che giustamente ha Delle basi storiche, ti ringrazio veramente per averci regalato questo tuffo storico
RispondiEliminaVerrei volentieri quella tazza di tè e continuerei ad immergersi nei tuoi racconti per conoscere di più
Grazie 😘
Manu se segui il link dell'articolo che avevo scritto sugli anbbinamenti tra tè e biscotti ci fai dento un passettino ulteriore.
Eliminaio sono rimasta splendidamente colpita... il pane con i piselli poi.. complimenti
RispondiEliminaquella del pane ai piselli è stata come una folgorazione: pensare a cibo per una sfida legata alla Gran Bretagna e vedere qualcosa a base di piselli è stato tutt'uno
EliminaPassare di qui e uscirne sempre arricchiti, mi permetto di dire migliori. Grazie super Annalena
RispondiEliminaPassare di qui e rimanerci per ore, se si vuole leggere tutto. No, dai, qui è dove ho veramente capito che devo contenermi.
EliminaMi sono riletta a schermo intero, fantastico io adoro il tè sapevo di cme è e deve venire presentato nel contesto dei luoghi da te citati e forse qualche raro...che conosce il rito anche qui sarebbe una gioia esserci ma, io credo che l'atmosfera di quelle case e di quelle signore che hai conosicuto e freguentato valgono da se la storia e non ci potrebbero essere alternative. Io ho avuto l'occasione di gustare Lapsang Souchong (Oolong) originale portato dai colleghi che viaggiavano e/o da quelli che risiedenti negli Stati Uniti avevano la possibilità di trovarlo. E' meraviglioso con quel sentore di affumicato e sempre gustato con una lacrima di latte e senza zucchero lo preferisco cosi. Certo a casa non potevo fare per me un rito.. ma qualche biscottino per accompagnare lo acquistavo. Ora trovo qualche volta questo tè affumicato con la dicitura (Olong) ma con una altro nome, secco e cosi come dalla tua immagine ma poi le foglie si allargano molto e dventano un verde sottobosco. Non ha lo stesso sapore dell'altro ma è quello che trovo ed ora non li trovo più.
RispondiEliminaSono un amante del tè e quando ho l'opportunità mi fornisco di qualche miscela pregiata anche indiana e russa. Non disdegno gli infusi ma è tutt'altra cosa.
Mi sarebbe piaciuto vedere le case, luoghi e conoscere le persone che hai incontrato (con un traduttore però) non sarei stata padrona della lingua come te per una lunga conversazone purtroppo...il tedesco si...
Grazie ancora ho appreso tantissime informazioni su questo splendido Afternoon Tea e stato un bel viaggio.
Buona serata cara un abbraccio.
Ogni volta che leggo un tuo racconto di luoghi, esperienze e persone penso sempre che è un vero peccato abitare così lontane! Uffa...
EliminaPosso sapere quali medicine ti hanno dato mentre avevi l'influenza?
RispondiEliminaE inoltre, sono ammesse anche le signore a questo gentlemen tea party?
Sono rimasta incollata allo schermo a leggere tutti i tuoi studi, le tue ricerche, i tuoi pensieri e devo dire che ad un certo punto le ricette passavano anche in secondo piano. Cioé avresti anche potuto non cucinare, non sono sicura che me ne sarei accorta. E invece hai pensato ad ogni minimo dettaglio, nulla e lasciato al caso, ogni ingrediente ha una sua ragione e logica. Sono davvero impressionata.
Ho dimenticato di dirti che se torni in Inghilterra un'altra volta fammelo sapere che ti seguo e cerco di imbucarmi in qualche tea party casalingo ;)
RispondiEliminaun abbraccio
Ovviamente le signore sono ammesse, soprattutto quelle che sanno apprezzare anche quei sapori "maschili" come tè affumicati, erbe nei dolci, acciughe, Marmite.
EliminaHo rischiato davvero di non cucinare, perchè ho scritto il post a pezzi, tra i fumi della febbre (e un po' si nota!) e non ho potuto fare spesa se non all'ultimo e solo nel supermercatino sotto casa. Sono un po' traballante pure ora ma mi sto forzando alla ripresa. Anche perchè prima o poi ci voglio certamente tornare, nella (perfida) Albione!
Caspita Annalena! Mi hai fatto viaggiare con il tuo post e il tuo splendido tea. Brava oltre ogni limite! E sottoscrivo quello che ha detto Mai (sulla pagura) e Valeria (sull'influenza) :)
RispondiElimina...ovvero che hai pagura che ti attacchi l'influenza? Allora per condividere un buon tè mi sa dovremo aspettare ancora un pochino ;-)
EliminaDopo questo post e questo afternoon tea si può aggiungere qualcosa? Sono semplicemente ammirata.
RispondiEliminasi può aggiungere che il tuo scented tea è una delle proposte che personalmente più mi sono piaciute in assoluto!
EliminaIl tuo pane "verde" me lo sto sognando di notte, perciò son tornata a lasciartelo per iscritto. Non cambia nulla alla tua bravura, ma è giusto riconoscertelo. Se avessi 1/8 della tua conoscenza, sarei felicissima ;-D
RispondiEliminaSonia
Invece di sognartelo fallo: poco impegno e tanta resa, specie ora che arrivano i piselli freschi!
EliminaSenza glutine non avrei la stessa resa, ma ci proverò ;-)
RispondiEliminaChi mi ferma più?!
l'unica esperienza di lievitati senza glutine che ho onestamente è quella della Red Velvet della vecchia sfida MTC, ma quando hai bilanciato l'umidità della purea di piselli introducendo il latte gradualmente, regolandoti in base al potere di assorbimento delle farine che usi, se già ne conosci le caratteristiche di lievitazione credo per il resto non ci siano difficoltà.
EliminaSenza glutine non avrei la stessa resa, ma ci proverò ;-)
RispondiEliminaChi mi ferma più?!
Un post magistrale. Non conta la lunghezza, se il contenuto è interessante non ci si rende conto del numero di parole che scorrono sotto i nostri occhi. Non avrei mai smesso di leggerti, così approfondito e centrato sul tema. Le ricette non sono certo da meno, una bella proposta!Complimenti, Chiara
RispondiEliminain quanto a ricette, invece, trovo che lo zenzero candito della vostra torta da solo surclassi tutto quello che ho preparato io!
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