Passa ai contenuti principali

ekiben alla croata per il Summer Box di Dole


Periodo di spostamenti, chi per vacanza chi per necessità. E se i viaggi sono lunghi uno snack fresco e salutare può essere molto utile. Ci ha pensato Dole, che mi chiede di inventarmi una Summer Box di "cibo da viaggio" con la sua meravigliosa frutta.



La prima cosa in assoluto che mi viene in mente sono gli ekiben giapponesi, ovvero quei bento (schiscette) con specialità stagionali della zona che vengono venduti in ogni stazione ferroviaria nipponica. da consumare durante il viaggio in treno. Ovviamente hanno lo scopo, oltre che di ristorare i viaggiatori, di diffondere in tutto il Paese la conoscenza delle specialità gastronomiche locali. 

Qui, ad esempio, l'ekiben della stazione di Kobuchizawa, nella prefettura di Yamanashi, che pur non affacciandosi sul mare è la patria dell'awabi, l'abalone, tradizionalmente conservato nella soia (...un po' come nel nostro Piemonte, senza mare, dove molti piatti contemplano le acciughe sotto sale!).



Quello che mi diverte però non è cucinare giapponese ma inventare un mio personale ekiben immaginando di prepararlo per un viaggio estivo in treno... in Croazia! Lì ho avuto occasione di assaggiare parecchi piatti secondo me assolutamente compatibili con il concetto di cibo da viaggio fresco, leggero e salutare ricercato da Dole; molti di essi sono assolutamente declinabili, con un po' di fantasia, in accostamenti con la frutta, per un "ekiben alla croata" forse poco tradizionale ma certamente interessante.

Gli ingredienti croati che ho scelto come protagonisti di questo insolito bento sono tre, molto semplici:



1) blitva, le bietole, adorate d'estate dai Croati e servite praticamente in ogni occasione, di solito mescolate a riso nell'interno, come qui sopra, o a patate sulla costa, condite o saltate con olio e aglio (e vuoi che sul filo giapponese dell'ispirazione non le pensi con il riso?!).






2) il pollo, piletina, a citare l'amore croato per le carni grigliate in generale, anche se qui la scelta cade su di una carne bianca e leggera, spesso usata in Croazia d'estate, soprattutto nella parte del petto, unita a fresche insalate (qui con zucchine grigliate, olive nere ed arancia).



3) il turoš, un piccolo formaggio conico tipico delle regioni croate più a nord, certamente l'elemento meno conosciuto dei tre, di cui vale la pena parlare un po' più a fondo, che nella foto fa bella mostra di sè sul banchetto di un mercato contadino.

Nella Croazia settentrionale il confine con l'Ungheria favorisce l'uso della paprika e la somiglianza dei nomi per diversi cibi. In questo caso il formaggio ungherese detto túró è in realtà una formaggina fresca; per il turoš croato, invece, si parte dalle grosse briciole di latte cagliato che si separano dal siero che vengono salate, profumate di paprika, modellate a forma di piccoli coni e poi fatte asciugare al sole o tramite affumicatura.

Ne deriva un formaggio dalla polpa bianca e rossa, compatto, asciutto, sapido e profumatissimo, che di solito si consuma con pane giallo e cipollotti crudi ma che, secondo me, si presta benissimo ad essere sbriciolato o grattugiato e miscelato ai piatti più disparati.



E qui si inserisce il mio concetto di ekiben: come in un classico bento da viaggio giapponese raccolgo nello stesso contenitore tre diversi piatti, uno a base di amidi, uno a base di proteine ed uno (o più assaggi) a base di vitamine. Ci sommo lo spunto di Dole che mi stimola a sfruttare al massimo la frutta per rendere fresca ed appetitosa ciascuna di queste tre pietanze. Quindi, cari classici croati, preparatevi ad accogliere tra voi limone, ananans e banana!



Un'ultima considerazione e poi si passa in cucina: se nella tradizione croata il formaggio è di solito servito come antipasto, il pollo come piatto unico e le biete col riso come contorno, in quella italiana il riso sarebbe un primo, il pollo un secondo e il formaggio con la frutta un dessert da fine pasto; invece in quella giapponese si considera il bento un'entità unica, spiluccando  liberamente qua e là tra i vari scomparti senza un ordine preciso.

Così vorrei venisse gustato questo strano ekiben croato, che vuole essere uno snack, non un pasto completo, con dosi sono ridotte e soprattutto con la frutta che lega il viaggio delle tre preparazioni in meraviglioso e leggero continuum, sia ideale che di gusto. Ed è tutto naturalmente gluten free, molto saporito e pochissimo condito e, in due ricette su tre, vegetariano.

Ogni persona ha tutto porzionato e suddiviso, ben ordinato in una scatola per alimenti a chiusura ermetica (anche se non ha il fascino dei contenitori a tema giapponesi va benissimo, siamo in treno in Croazia, quello che conta è il contenuto!), una serie di vere e proprie summer box da impilare tutte insieme dentro una borsa termica.

Ogni summer bento è pensato per poter essere consumato servendosi di un cucchiaino (o di un paio di bacchette!), per il resto occorre solo il pianetto ribaltabile di un treno a cui appoggiare la scatola, una bibita fresca e due chiacchiere in relax sulla prossima meta, mentre ci si gode il panorama che scorre al di là del finestrino. Più comodo di così...



Viaggio in Croazia con summer ekiben: biete al riso e limone, insalata di ananas e pollo grigliati, banane in dip di formaggio alla paprika

ingredienti per 6 persone:

per le biete:
80 g di riso integrale
200 g di bietole da taglio (oppure la parte verde di 400 g di biete da costa, come ho fatto io)
1 limone 
1 spicchio di aglio
2 cucchiai di olio extravegine
sale
pepe nero al mulinello

Lasciare a mollo il riso integrale mentre si porta ad ebollizione l'acqua di lessatura; intanto tagliare le bietole  a pezzetti.

Salare leggermente l'acqua bollente, unirvi lo spicchio d'aglio sbucciato, il succo di mezzo limone e la sua scorza tagliata a nastro (solo la parte gialla); versarvi il riso e cuocere 25 minuti.

Unire al riso le bietole e cuocere 8-10 minuti, quindi scolare e far freddare allargando il tutto su un telo pulito. 

Eliminare la scorza di limone cotta e l'aglio ed unire al riso l'altro mezzo limone, prima tagliato a fettine sottili e poi ridotto in triangolini. Condire con olio, pepe e, se serve, sale, e tenere in frigo coperto.


per il pollo:
mezzo petto di pollo, c.a 200 g
250 g di polpa di ananas, al netto di buccia e torsolo
1 cetriolo
1 rametto di rosmarino
1 ciuffetto di aneto
1 cucchiaino di olio extravergine
sale

Tritare finemente 80 g di polpa di ananas e mescolarla, insieme al suo succo, con gli aghi di rosmarino e le foglioline di aneto leggermente tritati.

Eliminare dal pollo eventuali nervi, ossicini e filamenti, talgiarlo in due in orizzontale in modo che non abbia uno spessore superiore al centimetro e massaggiarne tutta la superficie con il composto di ananas tritato e poi farlo marinare coperto per una decina di minuti.

Intanto tagliare il resto dell'ananas a fettine spesse mezzo centimetro. Eliminare buccia e semi del cetriolo, tagliarlo a dadini di mezzo centimetro, spolverizzare di sale e lasciarlo scolare, perchè perda l'acqua amara.

Scaldare molto bene una piastra e disporvi le fette di ananas ed il pollo liberato dalla marinata (oppure usare una griglia) e spalmato con un filo di olio. 

Cuocere il pollo senza muoverlo il tempo che impiegano le fette d'ananas a dorarsi per bene su entrambi i lati, circa 5 o 6 minuti in tutto. trasferire l'ananas grigliato in una ciotolina per raccoglierne i succhi.

Levare l'ananas dalla piastra, voltare il pollo e lasciarlo cuocere fino a che non si stacca (un altro paio di minuti), quindi levarlo dalla piastra, salarlo sui due lati, avvolgerlo in carta stagnola e farlo riposare una decina di minuti, in modo che termini di cuocere ma resti morbido e succoso.

Tagliare sia il pollo che l'ananas grigliati a dadini di mezzo centimetro, mescolarli al cetriolo ben scolato e tamponato, condire con i succhi emessi dell'ananas una grattata di pepe e, se serve, un pizzico di sale. Conservare in frigo.



per il formaggio:
2 banane
1 cipollotto rosso dolce da circa 50 g
250 g di ricotta fresca, ben scolata
60 g di turoš (sostituibile eventualmente con ricotta dura e paprika dolce affumicata)
1/2 limone
pepe nero al mulinello (facoltativo)

Tritare finemente il cipollotto e metterlo a bagno in una tazza d'acqua per qualche minuto. Intanto grattugiare il turoš.

Miscelare alla ricotta il turoš grattugiato ed il cipollotto ben scolato. Non dovrebbe servire sale perché il formaggio croato è già abbastanza sapido, ne' pepe perché è molto profumato di parlika, ma per entrambi va anche un po' a gusto. Io ho usato solo una grattatina di pepe per decoro, niente sale. Conservare in frigo.

Poco prima di preparare la summer box tagliare le banane a pezzettoni e irrorarle di succo di limone perché non anneriscano. Ma per chi è goloso di babane, come qualcuno qui a fianco di mia conoscenza, meglio aggiungere anche una banana a testa, protetta dal suo portabanana. La sbucceranno in viaggio, intingendola nel dip a mano a mano che se la gustano a morsi!



Poco prima di mettersi in viaggio distribuire i tre preparati e le banane a pezzi in quattro pirottini a testa, inserirli nelle scatole per alimenti, chiudere bene i coperchi ermetici ed infilare ogni summer box nella borsa termica, insieme a cucchiaini di plastica o bacchettine di bambù.  Uscendo di casa non dimenticare cartina geografica e occhiali da sole...


  • rivoli affluenti:
  • altri spunti interessantissimi per summer snack box spettacolari sul blog Dole e sulla relativa pagina facebook
  • la foto dell'ekiben è tratta dal libro: Aki Tomura, The Ultimate Japanese Travel Food, IBC Publishing, 2015, ISBN 978-4794603364

Commenti

  1. Molto interessante e ben assortito. Preferisco lo spiluccare alla giapponese. Non conosco quel formaggio a Trieste non vi arrivano salvo qualche salsa tipo ajvar che non è solo croato o slavo. Le carni si cè una grande macelleria che vende solo i prodotti dell'allevamento del titolare .
    .slavo però. Io sono solo di nascita croata du Abbazia ora Opatja e molte cose non.le ricordo non sono vissuta li salvo piccoli periodi a 6 anni ma c'erano ancora i nonni. Grazie di tutte queste info buona giornata e settimana.😚

    RispondiElimina
  2. Se magari ci fai una gita prossimamente, ad Opatja o Rijeka, questi formaggini li trovi sicuramente sui banchetti dei farmer's market. Ora voglio provare pure a farmeli in casa appena ho tempo, tanto sono buoni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se ci riesci e ne sono certa dimmi come fare.... Ti confesserò non sono mai più ritornata ad Abbazia ma prima o dopo la vorrei rivedere anche se i ricordi saranno molto diversi e sbiaditi dopo oltre 60anni. Pensa che la mamma era nata a Rijeka/Fiume quella volta era italiana e lei risultava appunto italiana io invece per un breve periodo apolide :( . Buona settimana e estate. bacioni.

      Elimina
    2. la partenza dovrebbe essere simile a questa, per il resto quando ho studiato e capito ti faccio un fischio! https://acquavivascorre.blogspot.com/2009/12/di-necessita-virtu.html

      Elimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!