No, il titolo esatto di questo post dovrebbe essere: quella volta che pensavo di tenere un corso di cucina giapponese ma, invece di insegnare ad altri, imparai io qualcosa di me stessa.
A differenza di numerose altre occasioni precedenti in cui mi era capitato di parlare in pubblico della cucina giapponese, questa volta non si trattava trattato di sola teoria: alle informazioni di tipo culturale avevo affiancato una dimostrazione pratica di cucina. Ovviamente casalinga, perchè quello è il mio livello!
Ecco come il katei ryori, la cucina domestica, è diventato argomento di discussione e modalità di condivisione ad un incontro tra appassionati e curiosi di Giappone: lì abbiamo sottolineato le differenze tra i piatti di casa e le arti culinarie degli chef professionisti dei ristoranti, lì ho evitato di nominare il sushi se non per raccontare quanta esperienza serva per avvicinarcisi in modo corretto, e sempre lì spero che i partecipanti abbiano fatto proprie alcune basi tecniche, come cottura del riso o preparazione del brodo dashi, che sono i punti di partenza della gastronomia nipponica, qualsiasi strada si scelga poi di percorrere.
Fino a qui sembra tutto semplice. Ma prima dell'incontro, quando mi è stato chiesto da Cinzia, l'organizzatrice dell'incontro a Casa Cortella, di scrivere le ricette per poterne lasciare copia a tutti i partecipanti, nonostante mi fossi prefissa di parlare poco e di cucinare molto non ho resistito alle tentazione di accompagnarle con un "minimo" di introduzione socio-culturale, che spaziava dalle origini della cucina giapponese alle sue regole interne modulate sul numero cinque, dai suoi ingredienti tipici al galateo che accompagna la scelta, la preparazione, la presentazione ed il consumo dei piatti che compongono il pasto che viene offerto a degli ospiti.
A discapito della volontà di essere sintetica e di legare lo scritto alla semplice occasione di una cena giapponese tardo autunnale tra amici, ne sono in verità usciti un testo ed un glossario non brevissimi. In effetti li avevo nella testa da un po' ma non mi ero mai presa la briga di metterli su carta, Rilettili poi però a mente fresca, mi sono resa conto che non contenevano che un decimo delle cose che mi sembravano indispensabili e che avrei voluto dire anche solo per introdurre il discorso della mentalità giapponese in cucina!
Così mi è nato un dubbio: forse occorre che io mi fermi un attino a riflettere su cosa fare di tutta una serie di conoscenze che ultimamente ho raramente occasione di mettere in pratica, sia in ambito giapponese che in altri campi, intendo, e magari anche che io mi avvii a prendere decisioni serie su cosa voglio davvero fare da grande.
Mentre ci rifletto pubblico le foto scattate durante l'incontro. Io ero talmente presa dal discorso che non ci ho proprio pensato, neppure quando poi ci siamo seduti a tavola per condividere l'assaggio delle nostre comuni fatiche. Ringrazio dunque Cinzia che le ha dotate di didascalie e pubblicate sulla pagina Facebook della sua scuola (da cui le ho prontamente scippate!), ma la ringrazio anche per la scossa interiore che mi ha provocato il presentarmi all'appuntamento sul Giappone, da lei fortemente voluto, costringendomi a queste riflessioni.
Per i più curiosi il menù dell'incontro è facilmente riassumibile e lo si vede quasi tutto nella foto di apertura:
yakikuri gohan, riso bianco con caldarroste
sumashi-jiro, brodo trasparente con decori di stagione
isobeage iwari, involtini fritti di sardine a alga nori
shiitake chawanmushi, crema di uova ai funghi
kabocha no sawayaka ni, zucca stufata al limone
horenso no ohitashi, spinaci conditi
kohaku namasu tsukemono, verdure bianche e rosse marinate con aceto
kaki kudamono, cachi freschi e sake caldo, serviti a chiusura (non in foto).
A differenza di numerose altre occasioni precedenti in cui mi era capitato di parlare in pubblico della cucina giapponese, questa volta non si trattava trattato di sola teoria: alle informazioni di tipo culturale avevo affiancato una dimostrazione pratica di cucina. Ovviamente casalinga, perchè quello è il mio livello!
Ecco come il katei ryori, la cucina domestica, è diventato argomento di discussione e modalità di condivisione ad un incontro tra appassionati e curiosi di Giappone: lì abbiamo sottolineato le differenze tra i piatti di casa e le arti culinarie degli chef professionisti dei ristoranti, lì ho evitato di nominare il sushi se non per raccontare quanta esperienza serva per avvicinarcisi in modo corretto, e sempre lì spero che i partecipanti abbiano fatto proprie alcune basi tecniche, come cottura del riso o preparazione del brodo dashi, che sono i punti di partenza della gastronomia nipponica, qualsiasi strada si scelga poi di percorrere.
Fino a qui sembra tutto semplice. Ma prima dell'incontro, quando mi è stato chiesto da Cinzia, l'organizzatrice dell'incontro a Casa Cortella, di scrivere le ricette per poterne lasciare copia a tutti i partecipanti, nonostante mi fossi prefissa di parlare poco e di cucinare molto non ho resistito alle tentazione di accompagnarle con un "minimo" di introduzione socio-culturale, che spaziava dalle origini della cucina giapponese alle sue regole interne modulate sul numero cinque, dai suoi ingredienti tipici al galateo che accompagna la scelta, la preparazione, la presentazione ed il consumo dei piatti che compongono il pasto che viene offerto a degli ospiti.
A discapito della volontà di essere sintetica e di legare lo scritto alla semplice occasione di una cena giapponese tardo autunnale tra amici, ne sono in verità usciti un testo ed un glossario non brevissimi. In effetti li avevo nella testa da un po' ma non mi ero mai presa la briga di metterli su carta, Rilettili poi però a mente fresca, mi sono resa conto che non contenevano che un decimo delle cose che mi sembravano indispensabili e che avrei voluto dire anche solo per introdurre il discorso della mentalità giapponese in cucina!
Così mi è nato un dubbio: forse occorre che io mi fermi un attino a riflettere su cosa fare di tutta una serie di conoscenze che ultimamente ho raramente occasione di mettere in pratica, sia in ambito giapponese che in altri campi, intendo, e magari anche che io mi avvii a prendere decisioni serie su cosa voglio davvero fare da grande.
Mentre ci rifletto pubblico le foto scattate durante l'incontro. Io ero talmente presa dal discorso che non ci ho proprio pensato, neppure quando poi ci siamo seduti a tavola per condividere l'assaggio delle nostre comuni fatiche. Ringrazio dunque Cinzia che le ha dotate di didascalie e pubblicate sulla pagina Facebook della sua scuola (da cui le ho prontamente scippate!), ma la ringrazio anche per la scossa interiore che mi ha provocato il presentarmi all'appuntamento sul Giappone, da lei fortemente voluto, costringendomi a queste riflessioni.
Per i più curiosi il menù dell'incontro è facilmente riassumibile e lo si vede quasi tutto nella foto di apertura:
yakikuri gohan, riso bianco con caldarroste
sumashi-jiro, brodo trasparente con decori di stagione
isobeage iwari, involtini fritti di sardine a alga nori
shiitake chawanmushi, crema di uova ai funghi
kabocha no sawayaka ni, zucca stufata al limone
horenso no ohitashi, spinaci conditi
kohaku namasu tsukemono, verdure bianche e rosse marinate con aceto
kaki kudamono, cachi freschi e sake caldo, serviti a chiusura (non in foto).
- rivoli affluenti:
- Elencare i testi da cui ho preso spunti per la stesura della dispensa, invece, come volevo fare qui nei rivoli per attestare le mie fonti, si è rivelato decisamente complesso: dopo aver contato gli unidic libri ancora impilati sullo scrittoio e la trentina già riposti sul primo dei vari ripiani della mia libreria dedicati al Giappone, mi sono detta che anche questo fa parte dell'ordine mentale cui devo costringermi per definire una volta per tutte cosa farò da grande. E al momento ho rinunciato a citarli tutti qui.
Bellisimo articolo mi piacerebbe fare la crema di uova con i funghi, hai forse messo la ricetta?? Grazie e buona settimana.
RispondiEliminaCiao Edvige, per rispetto nei confronti della scuola non pubblico qui le ricette del corso, ma trovi nel mio bloh la stessa crema in versione estiva e in versione primaverile. Sono entrambi buoni spunti, basta sostituire gli ingredienti "decorativi" con qualcosa di più autunnale ed abbondare, appunto, con i funghi. Questi i due link: http://acquavivascorre.blogspot.com/2015/08/cucina-giapponese-casalinga-estiva.html e http://acquavivascorre.blogspot.com/2012/04/una-preghiera-implicita.html
RispondiEliminaGrazie cara amica vado a vedere subito i funghi shitake li trovo anche freschi. Buona giornata
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