Ho scritto tanto del mio rapporto con l'arte futurista e ne ho fatto un riassunto sul Calendario del Cibo Italiano proprio oggi, nella Giornata Nazionale della Cucina Futurista, presentando la strampalata ma meditata ricetta di uno spaghetto con rose e ciliegie.
GIOSTRA D'ALCOOL
polibibita dell'aeropittore futurista Prampolini
2/4 di vino barbera
1/4 di cedrata
1/4 di bitter Campari
Nel liquido vengono immersi, infilati in uno stecchino, un quadrato di formaggio e un quadrato di cioccolata.
Non ho però parlato del bere futurista, che è parte importante del Formulario Futurista, ovvero del ricettario che raccoglie le ricette all'interno del manifesto La Cucina Furturista pubblicato da Marinetti e Fillìa (nome d'arte del poeta e pittore Luigi Colombo) nel 1932.
Anche se tutti conoscono questo documento, in pochi sanno che la prima cena futurista avvenne molto prima, precisamente a Trieste la sera del 12 gennaio 1910, un anno dopo la pubblicazione del famoso Manifesto dell'Arte Futurista. Si trattò di un menù all'incontrario, dove si principiava dal caffè e dalla frutta dell'avvenire e si terminava con l'antipasto di demolizioni ma le pietanze erano in verità abbastanza tradizionali, nonostante avessero ricevuto nomi fantasiosi e venissero, appunto, presentate in ordine inverso.
Piatti e bevande futuristi in realtà restano solo immaginari fino alla Grande Guerra, come nel Manifeste de la cuisine futuriste del cuoco Jules Maincave dove apparivano piatti decisamente "interventisti" come le costolette d'attacco da cucinare con il fuoco stesso del nemico, ed è con l'articolo "Culinaria futurista" pubblicato sulla rivista Roma Futurista nel 1920 che si cominciano a precisare forme, colori ed impiattamenti, per incidere concretamente sul "nuovo aspetto" del cibo. Sembra che dietro lo pseudonimo di Irba futurista si nascondesse un'autrice donna.
Fino a che, nel 1930, Marinetti pubblica l'articolo "Manifesto della Cucina Futurista" sulla Gazzetta del Popolo, quotidiano torinese, ripreso poi da Umberto Notari su La Cucina Italiana nel 1931. Lì si comincia a dichiarare il rito dei pasti non come monotona routine ma come una potenziale nuova forma d'arte descrivendo la necessità di presentazioni eccentriche, miscele di sapori insolite, giochi di consistenze e di temperature, e propugnando l'abolizione di classici "pesanti" e antichi come la pastasciutta o le posate.
Questi concetti fondanti verranno poi ampliati nel detto manifesto del '32e e corredati di ricette, quindi spiegati "igienicamente" nel '34, sempre da Marinetti e dal pittore e regista Arnaldo Ginna, e ripresi ancora nel '38, quando oramai la situazione economica volgeva al peggio, illustrandoli come soluzione fantasiosa alla scarsità di mezzi in un articolo di Marinetti sulla rivista Scena Illustrata.
I cocktail, aborrendo le parole straniere, sono reinventati dai Futuristi come polibibite, da godersi da soli o in compagnia, come momento di diletto artistico, seduti ai tavolini di un quisibeve, il nuovo nome per i bar. Le ricette, ideate da artisti di vario genere e non da barman, rasentano a volte il surreale ma ci sono anche miscele che con il tempo ad occhi contemporanei possaimo dire abbiano acquisito una certa aura di buon senso.
Ad esempio il Simultanea, polibibita del futurista Dott. Vemazza, è un mix di Vernaccia, vermouth ed acquavite che viene accompagnato da uno stuzzichino di datteri farciti di mascarpone all'Aurum e avvolti in prosciutto crudo e lattuga su uno stecchino con peperoncini rossi sott'aceto riempiti di parmigiano a scaglie. Interessante la nota che accompagna la ricetta: Se si introdurrà lo stecchino nel bicchiere, appariranno sul liquido gli occhi di grasso depositati dal prosciutto: in questo caso la polibibita potrà essere intitolata "quel porco che fa l’occhietto".
Una ricetta più ambigua, invece, ha la disluce tra gli ingredienti, ovvero una luce il cui colore è ritenuto complementare al sapore di un certo cibo/bevanda/ingrediente. Pur essendo da bere, questa ricetta viene considerata un piatto e prevede di essere accompagnata da una polibibilta. E' il Latte alla luce verde, formula (cioè "ricetta") della Signorina Germana Colombo, in cui si invita a sciogliere del miele in latte freddo, unirvi acini di uva nera e ravanelli rossi e sorbire mentre una disluce verde illumina la scodella. Contemporaneamente va bevuta una polibibita vera e propria, ottenuta miscelando acqua minerale, birra e succo di more.
Il cocktail La polibibita che ho deciso di proporre qui, che secondo me potrebbe fungere da aperitivo prima degli spaghetti del Calendario, conserva una sua buffa ma profonda credibilità ed è un tutt'uno con il suo "stuzzichino"... nel senso che la decorazione del bicchiere in realtà va immersa nel contenuto per gustare tutto insieme.
A me è piaciuto molto: anche se lo spiedinetto una volta intinto nel cocktail non ha lasciato davvero alcun profumo alla bevanda, sgranocchiarsi poi i due bocconi che lo compongono colanti di tutti gli umori aromatico-alcolici di questa polibibita ha sinceramente un suo perchè.
Forse è il fatto di tenerli separati, cominciando dal salato e terminando col dolce e sarebbe stato più futurista mangiare-bere tutto insieme, ma non ho osato tanto. Suppongo che avrei per lo meno dovuto provare a morsicare insieme formaggio e cioccolato per vivere intensamente e pericolosamente fino un fondo l'esperienza da vera futurista!
Ne lascio descrivere la preparazione in prima persona all'autore, il pittore Enrico Prampolini, che però sulle modalità consumo non ci ha lasciato consigli:
GIOSTRA D'ALCOOL
polibibita dell'aeropittore futurista Prampolini
2/4 di vino barbera
1/4 di cedrata
1/4 di bitter Campari
Nel liquido vengono immersi, infilati in uno stecchino, un quadrato di formaggio e un quadrato di cioccolata.
- rivoli affluenti:
- le ricette sono tratte da: Filippo Tommaso Marinetti, Fillìa, La cucina futurista, 1932, il cui capitolo Formulario futurista, ovvero quello con le ricette, è anche on line
- le notizie sulle pubblicazioni storiche sono tratte da: Giordano Bruno Guerri, "Piatti come quadri" in La Cucina Italiana n. 11 di novembre 2004
- tra le immagini del libro sullo sfondo delle prime foto, quella dai toni blu sulla destra è un dipinto di Luigi Russolo, il musicista futurista di cui parlo nel Calendario. Il dipinto a sinistra è invece di Umberto Boccioni e quello in alto di Ardengo Soffici
- nell'ultima foto sia le sculture in basso che il dipinto in alto sono di Boccioni.
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