Passa ai contenuti principali

il manzo ai tre mandarini cinese che porta fortuna

Il cinese è una lingua affascinante, a cui credo mi avvicinerò appena sarò venuta almeno un pochino a capo di quella giapponese. A parte i dialetti locali e la antica, a volte persistente, differenza di registro nel linguaggio colto rispetto a quello popolare, il cinese ufficiale che si parla ovunque è il mandarino moderno, relativamente semplice a livello grammaticale ma per noi complicatissimo nei toni e nelle pronunce. 

Lo stesso sistema di trascrizione in caratteri occidentali, che si chiama Pinyin, è quasi più complesso da praticare rispetto all'impararsi a memoria gli infiniti caratteri della scrittura ideografica cinese, perchè nella cultura cinese la fonetica è fondamentale quanto la lingua e la scrittura. Tutte infatti entrano sono parte integrante nel gioco delle tradizioni e simbologie che si intrecciano nelle abitudini della vita quotidiana  e nella cucina cinese, legata a doppio filo quindi a credenze e superstizioni popolari.

I suoni delle parole sono fondamentali anche nel raccontare il piatto di oggi, che in mandarino (lingua) si chiama chen pi niu rou, ovvero manzo alla scorza di mandarino (frutto). Gli agrumi sono infatti in Cina un simbolo di buon auspicio proprio per i loro nomi: la parola "arancia", chéngzi, assomiglia al suono di "successo", chénggong, mentre "mandarino", putonghua, suona come "fortuna", che in Pinyin si scrive yùnqì ma nella pronuncia, chiusa, veloce ed un po' nasale, ci assomiglia molto.

In un tessuto sociale che fonda molte delle proprie convinzioni di vita sul valore simbolico di suoni, ideogrammi ed oggetti, gli agrumi diventano quindi decorazioni benauguranti tipicamente legate all'anno nuovo, che in Cina segue il calendario lunare e cade ogni volta in date diverse, tra la fine di gennaio e la prima metà di febbraio. Lo stesso scambio di mandarini, di cui in Cina si coltivano molte differenti varietà, è in quel periodo un dono tipico di buona fortuna.

La ricetta di oggi appartiene alla gastronomia nobile, è un piatto ricercato ed un pochino più laborioso rispetto alla linearità della cucina cinese popolare, che spesso prepara una serie di ingredienti freschi in piccoli bocconi, li unisce progressivamente nel wok e li salta velocemente con eventuali aromi, completando con salse e/o legando con amido.

A differenza di un semplice manzo saltato, questo piatto pesca la sua sottile ed ineguagliabile gamma di profumi da tre modi differenti di trattare i mandarini, che richiedono un minimo di attenzione ma che creano un sapore unico nel fondo di cottura ed accompagnano con toni diversi ogni boccone di carne. 
Anche l'accortezza di infarinare uno per uno i bocconcini di carne fa spendere un po' di tempo ma permette, specie a che è alle prime armi con la cottura nel wok ed il suo caldo respiro di mantenere ogni pezzo staccato dall'altro e di avere alla fine già presente in pentola la giusta quantità di amido che permette alla salsa di legare alla giusta consistenza, restando fluida e lucida.

Una forma di "mandarino da cucina" difficile da trovare in Italia è il chen pi, la scorza di mandarino secca, tradizionalmente essiccate al sole per circa 4 settimane e poi arricchite da una maturazione che leva loro dolcezza e colore e dona grande intensità nell'aroma. Sono largamente apprezzate nella cucina e nella medicina cinesi e costituiscono l'ingrediente agrumato principale del piatto di oggi. Per fortuna, giocando d'anticipo almeno una settimana prima, possiamo facilmente prepararcele in casa. Prima si preparano più possono maturare. Le mie hanno un anno.

Le altre due forme di mandarino presenti in questa versione del chen pi niu rou, che nella ricetta tradizionale non compaiono perchè tutto l'aroma agrumato è affidato alle scorze secche, sono il succo fresco (al cui posto di solito si usa l'acqua di ammollo delle scorze secche) e i mijian guo pi, scorzette candite che spesso si consumano come snack, specie sotto Capodanno. 

A differenza dei canditi classici italiani, nella preparazione in questo caso rientra anche la frittura e si conservano nel loro olio per qualche giorno al massimo. Non di facile reperibilità in Italia, per  prepararle in casa basta un attimo; non sono sostituibili con i nostri classici canditi, ma siccome la ricetta più tradizionale non li prevede si possono anche omettere, così come il succo fresco: nel caso, meglio usare almeno 7-8 scorze secche e aumentare leggermente la dose di zucchero nella salsa.

La speziatura originale prevede abbondanti peperoncini di differenti varietà, soprattutto quelle molto aromatiche che qui è difficile trovare, ed il pungente pepe di Sichuan. Per chi non ama troppo il piccante (come me) ovviamente la dose dei peperoncini può essere ridotta, ma per compensare la perdita di aromi io arbitrariamente introduco una mezza stella di anice: non assomiglia ai succulenti profumi dei peperoncini originali ma almeno è coerente con le aromatizzazioni classiche cinesi.

Attenzione: qualsiasi sia la quantità utilizzata, in ogni caso meglio non incidere i peperoncini per il lungo e privarli dei semi, come verrebbe spontaneo in un piatto italiano per attutirne la piccantezza. Parte del gusto tradizionale del piatto consiste infatti nel succhiarne i peperoncini interi, che se lasciati integri rilasciano nel fondo di cottura una interessantissima varietà di aromi e meno piccantezza che se venissero tagliati.

Si può accompagnare il manzo ai mandarini con del riso bianco, meglio però servito in una ciotola a parte: il riso non è infatti da considerare un contorno (come per noi un purè, che starebbe nello stesso piatto) ma un accompagnamento, come per noi il pane Qualsiasi strada si percorra, sia per gli aromi che per il riso, in ogni caso invitate i commensali a raccogliere ogni boccone di carne con qualche filo di scorzetta: daranno il meglio! E a pensare cinese, così che in questo periodo i mandarini ci portino un po' di fortuna.
CHUN PI NIU ROU (MY WAY) - MANZO AI TRE MANDARINI (QUASI) CINESE
per le scorze essiccate (meglio almeno 1 settimana prima):
3 mandarini biologici 

Lavare bene i mandarini con una spazzola vegetale, asciugarli perfettamente e sbucciarli. Seccarne le scorze in un essiccatore, se lo si ha, oppure nel forno a 100 °C per un'ora e mezza/due. Ma anche, con un po' di pazienza, lasciandole avvolte in carta da cucina sopra il calorifero per 3 o 4 giorni. 

Si conservano poi tranquillamente per un anno in un vasetto di vetro ben chiuso e rientrano in diverse ricette tradizionali cinesi; conviene quindi produrne più di quante ne servono per il piatto di oggi, per cui basterebbero le scorze ricavate da un solo mandarino.

per le scorze candite :
1 mandarino biologico                                    
1/2 cucchiaio di zucchero
1 cucchiaino di olio di arachidi

Lavare bene il mandarino con una spazzola vegetale, asciugarlo perfettamente, eventualmente spremerne il succo e conservarlo in frigo per usarlo nella preparazione del manzo. Grattare via l'albedo dalle bucce con un coltellino e tagliare la scorza arancione a julienne abbastanza fine.

Preparare uno sciroppo trasparente con lo zucchero in 1/2 cucchiaio di acqua, senza rimestare, spegnendo quando si è formato uno sciroppo trasparente, che non deve colorire.

Scaldare l'olio a fuoco basso, unire le scorzette, tostare 30 secondi quindi versarci lo sciroppo e lasciar consumare piano, sempre mescolando, fino a che le scorzette si glassano e asciugano. Spegnere e tenere da parte con il loro olio.

ingredienti per 4 persone:
600 g di polpa di manzo
2 mandarini
5 pezzi di scorza di mandarino secca    
1 cucchiaiata di scorza di mandarino candita
2 cipollini sottili
1 spicchio di aglio
1 dadino di zenzero grande come l'aglio
4 o 5 cucchiai di fecola di patate (o amido di mais)
3 cucchiai salsa di soia     
1 cucchiaio di vino di riso      
5 o 6 peperoncini rossi, possibilmente cinesi (io solo 2) 
1 cucchiaio di pepe di Sichuan in grani (io 1/2 cucchiaio)         
1 cucchiaio di zucchero
5 o 6 cucchiai di olio di arachidi
1/2 cucchiaio di olio sesamo
ev. riso bianco, per accompagnare

Tagliare la carne a fette sottili contro grana (può aiutare tenerla prima in freezer una mezz'ora) e poi ridurle a striscioline seguendo il senso della grana. Mescolare 1 cucchiaio di fecola con 1 cucchiaio di soia, il vino e 1 cucchiaino di olio di arachidi, mescolare alla carne e lasciar riposare mezz'ora. 

Spremere il succo dei mandarini (se ne ricavano circa 40-45 ml) e aggiungere acqua fredda fino ad arrivare a 80 ml totali. Se non si usa il succo fresco usare direttamente 80 ml l'acqua. 

Mettervi a bagno le scorze secche per circa 15-20 minuti  (non più di mezz'ora, o perdono l'aroma), poi scolarle conservando il liquido di ammollo, eliminarne delicatamente l'eventuale parte bianca e tagliarle a julienne. 

Tagliate finemente l'aglio a rondelle e lo zenzero a striscioline. Affettare sottili anche i cipollini, tenendo separate le rondelle bianche da quelle verdi. Se si usano peperoncini secchi metterli a bagno in acqua tiepida per una decina di minuti (volendo insieme alle scorze secche...).

Scolare delicatamente le fettine di carne, passarle singolarmente nella restante fecola perchè se ne ricoprano bene e distribuirle su un vassoio pulito. Mettere tutte le preparazioni e tutto ciò che serve vicino al fornello a portata di mano, prima di accendere il gas.

Scaldare a fuoco vivace 3 o 4 cucchiai di olio di arachidi nel wok e, prima che inizi a fumare, tuffarvi la carne ben allargata, mescolando subito in modo che i bocconi non si attacchino uno all'altro. Saltare 2 o 3 minuti a fuoco vivace, fino a che la carne è colorita su tutti i lati, quindi trasferirla sulla in un vassoio.

Abbassare leggermente la fiamma, grattare dal fondo dell wok eventuali rimasugli di fecola, unire un altro cucchiaio o due di olio e, quando è caldo, versarvi i peperoncini scolati, l'anice e i frani di pepe e saltare 30 secondi.

Unire quindi le scorzette secche, l'aglio e lo zenzero e, dopo altri 30 secondi, 2 cucchiai di salsa di soia, l'olio di sesamo, il succo di mandarino e lo zucchero.

Scalare bene il tutto a fuoco alto, poi rimettere nel wok il manzo ed eventuali suoi succhi; unire le scorze candite (tranne mezzo cucchiaio) con il loro olio e la parte chiara dei cipollini, padellando circa un minuto fino a che la salsa riveste completamente la carne, si asciuga e diventa bella lucida.
Trasferire nel piatto di portata (raramente in Cina si servono piatti individuali), decorare con i cipollini verdi e le scorze candite rimaste e servire ben caldo. 

Commenti

  1. L'abbinamento degli agrumi con la carne mi piace davvero tanto...è un po' il profumo della gremolada nell'ossobuco alla milanese, così...per dire...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. vero! Però qui devi aspettarti altro, visto che una parte dei mandarini è candita. Secondo me a voi piacerebbe molto. E poi avete l'essiccatore, non puoi non provarla!

      Elimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!