Passa ai contenuti principali

per il Calendario del Cibo Italiano: gli antipasti inediti di Rossini

Sul Calendario del Cibo Italiano oggi per la Giornata Nazionale di Gioachino Rossini in cucina racconto del suo controverso rapporto con Alexandre Dumas padre e di un probabile ultimo dispetto di quest'ultimo nei confronti dell'odiato musicista attraverso un dolce di carote all'arancia.


Qui invece voglio approfondire un dettaglio della biografia di Rossini per raccontare la storia, forse meno conosciuta, di un Rossini che aveva la musica nel sangue, suo malgrado. Molti infatti raccontano che il musicista si ritirò a vita privata a Parigi a soli trentasette anni, e teoricamente smise di comporre musica per i quasi trent'anni successivi. 

Se è vero che non diresse più concerti, non apparve più in pubblico durante le rappresentazioni delle sue opere e che si rifiutò di comporre nonostante ci fosse una ricca committenza disposta a compensarlo adeguatamente, di certo la musica non era sparita dalla sua vita, nonostante lui dichiarasse che la sua occupazione principale oramai fosse la gastronomia.

In verità continuò a comporre, semplicemente non rese più pubblici i suoi lavori, suonando solo nel privato della sua casa e per il piacere di una ristretta cerchia di amici e personalità ben selezionati. Probabilmente il ritiro dalle scene, dovuto ai suoi malanni fisici e psicologici, era compensato, in qualche modo esorcizzato, dalla verve che riusciva a metter e in questi brani e dallo stupore che riuscivano a suscitare nel suo ristretto pubblico. Un po' un modo alternativo di "fare salotto" e tenere comunque banco nella società che conta.

Esistono dunque di Rossini opere poco conosciute, ironiche e dissacranti, esattamente il linea con la sua intensa personalità, e che hanno musicalmente la stessa qualità delle sue opere maggiori, nonostante alcuni questi brani trattino piccolezze della vita quotidiana, come un viaggio in treno o la reazione del corpo all'olio di ricino, o si divertano a giocare con la musica, come un valzer "zoppo" con pause che ne interrompono la cadenza o un capriccio scaramantico che obbliga il pianista a premere i tasti solo con indice e mignolo formando le corna.

Rossini scrive oltre 150 composizioni strumentali e vocali, la maggior parte per pianoforte, che lui stesso definì Peccati di Vecchiaia, rimasti inediti a lungo e poi pubblicati postumi in 14 volumi. Il quarto di questi volumi si intitola Quatre hors d’oeuvres et quatre mendiants, ovvero Quattro antipasti e quattro dolcetti e raccoglie otto complessi e stravaganti brani a tema gastronomico. 

I quattro antipasti sono ravanelli, acciughe, cetriolini e burro, di cui ci occupiamo oggi e di cui non conosco esattamente il significato musicale, mentre per i mediants, dolcetti francesi a base di frutta secca o candita, ogni brano intitolato come un pasticcino ha un riferimento nascosto: quello a base di fichi secchi rappresenta i frati Francescani, quello alle mandorle i Carmelitani, quello con uva passa i Domenicani (anche se il brano è dedicato al suo pappagallino e contiene motivetti che parlano della sua tabacchiera e del vino Clairet) e quello alle nocciole gli Agostiniani, anche se il pezzo è dedicato alla sua cagnolina Ninì. 

Chissà quanto si divertì Rossini a musicare i suoi golosi bocconcini ottocenteschi... probabilmente almeno quanto faccio oggi io cercando di ricostruirne i sapori! Se del dolce ci si occupa nel Calendario, qui ora pensiamo agli antipasti e mettiamoci a tavola.
ANTIPASTI ROSSINIANI DI RAVANELLI, BURRO, CETRIOLINI E ACCIUGHE
le dosi di ogni ricetta sono per 4 persone, ma hanno tutte gli stessi ingredienti base:
ravanelli
cetriolini in agrodolce
acciughe sott'olio
burro, di qualità
parmigiano reggiano 12 mesi
prezzemolo
pane a fette (Rossini avrebbe usato certamente quello bianco fine, io lo preferisco ai cereali)
pepe nero al mulinello

1. TARTINE CLASSICHE
Lavorare 20 g il burro morbido con le foglie di 1 rametto il prezzemolo e 1 cetriolino tritati finissimi, 1/2 cucchiaio di  formaggio grattugiato e una grattatina di pepe. Tagliare 3 rapanelli a fettine molto sottili.

Ritagliare 4 fette di pane con coppapasta tondi da 7 cm, tostarle leggermente e farle freddare; spalmarle con il burro, disporvi sopra i rapanelli a corona e mettere al centro di ognuno un filetto di acciuga arrotolato, decorato con una fogliolina di prezzemolo.

2. RAVANELLI RIPIENI
Incidere profondamente 4 ravanelli con tagli incrociati a stella e tenerli un'oretta in acqua ghiacciata perchè si aprano.

Privare della crosta 4 fette di pane, appiattirle con il matterello, imburrarle leggermente sui due lati, disporle in stampini da muffin, premendo al centro perchè prendano forma di coppetta.

Passare in forno ventilato a 160 °C per circa 10 minuti, fino a che sono ben dorate. Levare dagli stampi e far freddare.

Tritare un filetto di acciuga e un cetriolino fino a ridurli in crema, poi mescolarli con 20 g di burro sciolto a bagnomaria, le foglie di un rametto prezzemolo tritate e pepe e lavorare con una frustina fino ad ottenere una spuma. 

Asciugare bene i rapanelli e farcirli con il burro aromatizzato, inserirli nelle coppette di pane croccante, decorare ciascuno con una scaglietta di parmigiano e servire. 
3. CIALDE CON SPUMA RICCA
Preparare la spuma di burro come la ricetta precedente ma unendovi anche un trito finissimo di 2 rapanelli.

Distribuire una cucchiaiata di formaggio grattugiato (circa 15-20 g) in un padellino caldo e formare una cialda croccante, da disporre subito  sopra una tazzina capovolta per dagli forma di ciotolina. Ripetere con altro parmigiano per formare 4 cialdine croccanti. Far freddare.

 Farcire le cialde con la spuma e decorare con una rondella di cetriolo o una fogliolina di prezzemolo. 
  • rivoli affluenti:
  • per riferimenti più dettagliati ai Peccati di vecchiaia di Rossini vedere qui
  • ... poi mi è venuta anche un'altra idea, in cui utilizzo gli avanzi di questa avventura per un piatto tutto diverso. Ma con Rossini non c'entra niente. Stay tuned

Commenti

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!