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Visualizzazione dei post da luglio, 2021

teglia di melanzane e ceci alla faccia degli gnocchi improbabili

Mi ricordavo vagamente degli gnocchi di farina di ceci e semolino, che poi ho ritrovato sul numero di  maggio 2002 de La Cucina Italiana, anche se le proporzioni mi sono sembrate subito un po' strane. Diciamo che sono partita da lì e poi il mio esperimento mi ha portato in un'altra direzione.  Ovviamente le melanzane sono regine in questa cucina, visto che l'essere le attende trepidante per tutto l'inverno, quindi ho unito la mia curiosità per quegli strani gnocchi alla mia passione per le spezie ed alla sua venerazione per le melanzane, con il risultato che segue. D'altro canto melanzane e ceci funzionano benissimo con qualche profumo aggiuntivo, come in questa insalata marocchina  o addirittura in questa ricetta con formaggio svizzero . Il mix spezie che ho usato qui servirebbe tradizionalmente per i pichos moruno s, dei profumatissimi spiedini di carne che rappresentano un must della cucina andalusa, quella che tanto deve alle influenze della lunga dominazione a

tanti piccoli assaggi tricolori

Dopo aver seguito in tv tutte le partite dell'Europeo trasmesse dalla Rai, anche un po' mio malgrado, devo ammettere, si è arrivati alla finale e l'essere che mi vive a fianco ha preferito, non so se per scaramanzia o altro, che seguissimo anche l'ultimo incontro noi due soli, come avevamo fatto fino a quel momento.  E così, per non annullarmi completamente nel diluvio di calcio per me davvero insolito, ho dedicato la domenica della finale a preparare una serie di snack e piattini tutti tricolori, che ci avrebbero sostenuto durante il tifo, per poi festeggiare un buon risultato o consolarci di una sconfitta. Ricordo diverse altre cene tricolori in occasioni simili, anni fa, e allora si erano condivise sempre con amici. Sarà per quello che ho voluto abbondare in varietà: a compensare l'ancora scarso entusiasmo, purtroppo, per esperienze che coinvolgano un gruppo numeroso. Senza profferire verbo sull'esito dell'incontro, che altri più esperti di me dal punto d

una versione poco probabile della pasta alla Nerano

L'essere napoletano che mi vive a fianco non conosce gli spaghetti alla Nerano... ma  i colleghi di lavoro gliene hanno parlato e siccome ha sentito che dovrebbe esserci molto fritto mi ha chiesto di farglieli assaggiare. Caratteristica che differenzia gli spaghetti alla Nerano da della banale pasta con zucchine è la cremosità del condimento, ottenuta con l'impiego di Provolone del Monaco. Il formaggio deve questo nome agli ampi mantelli con cui si coprivano i pastori che fin dal '700 dai monti Lattari scendevano a Napoli per vendere i loro prodotti, manti che li facevano assomigliare a dei monaci. Per il nome del piatto, invece, sembra si debba ringraziare la trattoria Maria Grazia a Marina del Cantone, un paesino che si affaccia sul golfo di Nerano, proprio sulla punta della Costiera Amalfitana, che si dice sia stata la prima negli anni '50 ad aggiungere il provolone a pasta e zucchine fritte. Ne raccontavo meglio la storia qui . Il mio testo storico di riferimento p

un'idea vagamente thai di pollo melanzane cocco

Cerco sempre di essere coerente con le tradizioni locali, quando preparo un piatto tipico di una cultura gastronomica diversa dalla nostra, perchè la filologia culinaria è una forma di conoscenza per me, di rispetto storico per gli altri e anche di coerenza gustativa per offrire esperienze credibili a chi poi condivide con me l'assaggio.  Poi capitano i giorni in cui, invece, accosto gusti secondo ricordi vaghi, lontane letture magari di origine dubbia, assonanze casuali... e ne escono piatti che sembrano avere un loro  strano perchè, nonostante non appartengano alla storia e di fatto, nemmeno al palato di nessuno. E' il caso di questo pollo con melanzane e cocco, che parte da qualche vago spunto thai che mi è rimasto sul fondo della memoria ma che certamente thai non è, visto che, tanto per dirne solo una, le melanzane lì sono piccole come mirtilli e dal sapore più amaro ed intenso delle nostre! Ma anche solo l'idea d'insieme mi intriga, quindi vado di mio, aggiungendo

ravioli aperti a vapore cantonesi: un antistress naturale

Quando ti capita una giornata in cui devi farti passare il nervoso non c'è niente di meglio che dedicarsi in cucina a qualche operazione ripetitiva e leggermente complessa, che catturi la tua concentrazione e diventi una forma di antistress naturale.  A questo scopo si prestano perfettamente gli  siu mai , shumai , xiao mai , shāomai ,  xiumai ; la trascrizione di 烧卖 cambia a seconda del sistema di traslitterazione di riferimento e anche dell'epoca, ma sono tutti nomi che significano una cosa sola: “ravioli”, e in specifico sono i ravioli cinesi a vapore. Sono nati nel nord della Cina come parte dei dim sum (letteralmente “tocchi del cuore”), gli snack che fino dal X secolo si servivano nelle case da tè lungo la via della Seta. Hanno forme e ripieni e forme diverse ma i più famosi sono quelli aperti di Guangzhou, nel Canton, porto commerciale antico e ricco di scambi anche culturali. In Italia i ravioli aperti più diffusi sono quelli farciti di gamberi e decorati sulla cima

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!