Il mio 2009 è cominciato in Giappone. I mesi precedenti e a seguire sono stati parecchio impegnativi, ma quella piccola oasi di realtà a parte ha dato un senso a tutto. Quello, in fondo, cercavo durante la visita al tempio il primo dell'anno: un senso, o almeno la capacità di accettare anche quello che un senso sembra non averlo.
Rinunciare a capire per me è stato un traguardo. Ho ringraziato questa intuizione, ho perdonato il mio limite e ho ripreso contatto con la realtà quotidiana, ri-cercando e poi ri-trovando la serenità delle piccole cose.
Cucinare per me fa parte proprio del senso minuto della vita. Intuire cosa si cela dietro la forma "spontanea" degli ingredienti, ipotizzarne combinazioni e trasformazioni, agire sulla materia "naturale" come un alchimista, come un artista, mi da la sensazione di incontrare concretamente ciò che mi circonda, mi mette in relazione diretta con la terra, le stagioni, le storie e le geografie, alimenta il mio senso di appartenenza a questo luogo e momento e mi aiuta a vivere con meraviglia ogni giorno sotto questo cielo, dentro a questo mondo che fatico a "capire".
Cucinare è anche una forma di relazione. Offrire e condividere ciò che preparo diventa un messaggio personale di apertura, di cui dedizione e cura sono solo il sottofondo. Naturalmente il cibo e la tavola raccontano qualcosa di me, sono una mediazione fatta di citazioni, armonie, memoria, stupore, ma il convivio è di più. E' una forma di relazione complessa, che mi permette di annusare/ascoltare/vedere/toccare chi mi circonda anche attraverso il senso del gusto, che assume così una interessantissima valenza di comunicazione.
La mia vita non è in questo blog, ma mi piace l'idea di riportarcene qualche frammento per guardarne più avanti l'effetto "dall'esterno"... E mentre concludo questo post mi rendo conto di una cosa semplice, ora evidentissima: il vizio di "capire" sarà duro da abbandonare davvero...
Cucinare per me fa parte proprio del senso minuto della vita. Intuire cosa si cela dietro la forma "spontanea" degli ingredienti, ipotizzarne combinazioni e trasformazioni, agire sulla materia "naturale" come un alchimista, come un artista, mi da la sensazione di incontrare concretamente ciò che mi circonda, mi mette in relazione diretta con la terra, le stagioni, le storie e le geografie, alimenta il mio senso di appartenenza a questo luogo e momento e mi aiuta a vivere con meraviglia ogni giorno sotto questo cielo, dentro a questo mondo che fatico a "capire".
Cucinare è anche una forma di relazione. Offrire e condividere ciò che preparo diventa un messaggio personale di apertura, di cui dedizione e cura sono solo il sottofondo. Naturalmente il cibo e la tavola raccontano qualcosa di me, sono una mediazione fatta di citazioni, armonie, memoria, stupore, ma il convivio è di più. E' una forma di relazione complessa, che mi permette di annusare/ascoltare/vedere/toccare chi mi circonda anche attraverso il senso del gusto, che assume così una interessantissima valenza di comunicazione.
La mia vita non è in questo blog, ma mi piace l'idea di riportarcene qualche frammento per guardarne più avanti l'effetto "dall'esterno"... E mentre concludo questo post mi rendo conto di una cosa semplice, ora evidentissima: il vizio di "capire" sarà duro da abbandonare davvero...
- rivoli affluenti:
- chiedersi perchè: Lella Ravasi Bellocchio, La lunga attesa dell'angelo, Raffaello Cortina Editore
- abitare il proprio luogo e tempo: Martin Heidegger, "Costruire abitare pensare", in Saggi e Discorsi, Mursia Editore
- cucina e comunicazione: Massimo Montanari, Il cibo come cultura, Editori Laterza
Tu che rinunci a capire e che definisci questa idea un traguardo?
RispondiEliminaMa benvenuta al nastro di partenza...
e tu non dici niente???? così... lo devo venire a sapere per caso? ma che tipa....
RispondiElimina@evelyne:... beh... pensavo di rimanere un po' in sordina per prenderci bene la mano, ma poi senza volere la bomba è scoppiata...
RispondiElimina@ acquaviva: e meno male!!! ti seguirò attentamente... come potrei non farlo??!?
RispondiElimina@eveline: certo, come potresti non farlo? E' anche un po' colpa tua se ho provato il gusto di veder pubblicata una mia ricetta...
RispondiEliminaColpa? Quale colpa? Direi merito, ingrata...
RispondiEliminagrazie Virò....
RispondiEliminaMeno male invece che hai cominicato a scorrere ;-) (e non ti fermare eh)
RispondiElimina@dada: ok... e vediamo che succede!
RispondiEliminaarrivo un anno più tarDe, via @sgirolimetto.
RispondiEliminaringrazio però esserci aRRivata.
@adriana: tanto non ci corre dietro nessuno... Benvenuta.
RispondiEliminaNon ricordo attraverso quali blogs sono stata condotta qui. eppure vorrei ringraziare qualcuno di avermi fatto fare questa bella scoperta. Mi piace come e quello che scrivi. Chissà forse un po' mi identifico con alcune cose che racconti. e poi la scelta: hai colpito nel mio vivo, cibo e via della seta (o oriente) due forti amori della mia vita... a presto, Ste di palepinkradish
RispondiElimina@ste: se ami anche tu viaggiare attraverso il cibo sia nel tempo che nello spazio che nella filosofia dei popoli... mi sa che ci incroceremo spesso.
RispondiEliminaSe mi guardo bene-bene dentro, con la luce spenta per non farmi vedere, devo purtroppo riconoscere che il mio abbandono al sentire è inversamente proporzionale al mio vizio di capire. Interessanti i tuoi rivoli affluenti...
RispondiElimina^_^
roberta
@roberta: sono passati anni da questo primo post ma il vizio di capire continua a cercare il sopravvento. Lasciarsi vivere con semplicità è una cosa difficilissima...
RispondiEliminaChe bello, come scrivi bene...c'è una melancolia nelle cose che dici, che mi ricorda alcuni scrittori che amo. Sono molto contenta di aver scoperto il tuo blog, mi aiuterà nel mio percorso di vita, per capirmi meglio anch'io, visto che condivido amore per i viaggi e cucina ed altro, forse..
RispondiEliminagrazie per aver aperto una porta sul tuo bel mondo!