Vento, vento, vento! Oggi vento, che strapazza tutto: foglie arancioni turbinano sul fondo terso del cielo azzurrissimo, gli occhi lacrimano investiti dall'aria inaspettatamente fresca, i capelli si spettinano come si sentissero liberi di andarsene dove gli pare... Quanto è bello e raro entrare veramente in contatto con gli elementi?
Da ragazzina adoravo i temporali: mi munivo di stivaloni e cerata e me ne andavo a zonzo sotto la pioggia, così, con la sensazione di star facendo qualcosa di importante, con la piacevole certezza di essere comunque in parte padrona degli elementi, dato che dentro le mie bardature avevo il magico potere di non bagnarmi. Un po' come stare dietro i vetri di una casa calda e guardare la neve che cade silenziosa, oppure giocare con il fiato a nuvolette la mattina dopo una gelata riparati da sciarpone di lana e cappotti pesanti, o muoversi senza fretta in mezzo alla nebbia, quando tutto rallenta e perde definizione...
So che le mie sono percezioni "da città", che questa natura parziale e mediata è poca cosa rispetto all'originale, ma ritengo importante non perdere il legame con il mutare delle stagioni, per quanto attutito possa essere. Mi sconvolge per esempio l'abitudine ad avere in casa 22° costanti ogni mese dell'anno o la moda che propone fogge diverse ma stessi materiali ad ogni stagione. I ragazzini non trovano più in senso in maglie e pantaloni di lana invece che di cotone e riscaldamento e aria condizionata sono loro complici ottusi nell'azzerare le differenze. Per chi è cresciuto così quanto diventa più difficile apprezzare delle stagioni le sfumature, le luci, le ruvidità, le leggerezze e anche i sapori ed i profumi degli alimenti tipici?
Noi non siamo separati del mondo! Heidegger la chiamava la Quadratura: "C'è un'unità originaria entro la quale i Quattro: terra e cielo, i divini e i mortali, sono una cosa sola. La terra è quella che servendo sorregge, che fiorendo dà frutti [...], il cielo è il cammino arcuato del sole, il vario apparire della luna nelle sue diverse fasi, il luminoso corso delle stelle, le stagioni dell'anno e il loro volgere, la luce e il declino del giorno, il buio e il chiarore della notte, la clemenza e l'inclemenza del tempo, l'addensarsi delle nuvole e l'azzurra profondità dell'etere. [...]I divini sono i messaggeri che ci indicano la divinità. Nel sacro dispiegarsi della loro potenza, il dio appare nella sua presenza o si ritira nel suo nascondimento.
[...]I mortali sono nella Quadratura in quanto abitano. Ma il tratto fondamentale dell'abitare è l'aver cura.[...] I mortali abitano in quanto essi salvano la terra [...]. Salvare non significa solo strappare da un pericolo, ma vuol dire propriamente liberare qualcosa per la sua essenza propria. Salvare la terra è più che utilizzarla [...] e non l'assoggetta [...]. I mortali abitano in quanto accolgono il cielo come cielo. Essi lasciano al sole e alla luna il loro corso [...], non fanno della notte giorno ne' del giorno un affannarsi senza sosta. I mortali abitano in quanto attendono i divini come divini. Sperando, essi li confrontano con l'inatteso e insperato.
[...] Come attuano i mortali l'abitare inteso come un tale aver cura? Di questo i mortali non sarebbero mai capaci, se l'abitare fosse solo un soggiornare sulla terra, sotto il cielo, davanti ai divini, insieme ai mortali. L'abitare invece è già sempre un soggiornare presso le cose. L'abitare come aver cura preserva la Quadratura in ciò presso cui i mortali soggiornano: nelle cose.[...] L'abitare ha cura della Quadratura in quanto porta l'essere di questa nelle cose."
Lo spazio della Terra, il tempo del Cielo, l'inaspettato del Divino, il quotidiano Mortale... non c'è separazione: come possiamo ritenercene estranei?! E come possiamo pensare di non essere legati alla natura ai suoi tempi ed ai suoi elementi?! E in contatto strettissimo con gli elementi naturali allora è il cibo di oggi: il mare delle vongole, la terra delle cime di rapa, lo spirito aereo e volatile del sakè, il fuoco a legare tutto in un piatto unico, con un piacevolissimo bilanciamento tra il dolce delle vongole e l'amaro della verdura. Una "quadratura"?!
Il maggior fascino sta nella completezza della sua sapidità, nonostante non vengano aggiunti ne' sale ne' salsa di soia... Concessione al gusto occidentale sono il pepe e la quantità del burro, che in Giappone si usa più spesso di quanto si pensi ma sempre in dosi pressoché "simboliche". Di fatto se si sostituisce al sake del vino bianco e dell'olio al burro la ricetta appare completamente mediterranea...
1 kg. vongole
400 gr. cime di rapa
2 spicchi d'aglio
6 cucchiai di sake
25/30 gr. di burro
pepe bianco al mulinello
Lasciare per almeno mezz'ora le vongole a bagno in abbondante acqua molto salata in modo che rilascino la sabbia, quindi sciacquarle bene sotto l'acqua corrente sfregandone una manciata per volta tra le due mani.
Da ragazzina adoravo i temporali: mi munivo di stivaloni e cerata e me ne andavo a zonzo sotto la pioggia, così, con la sensazione di star facendo qualcosa di importante, con la piacevole certezza di essere comunque in parte padrona degli elementi, dato che dentro le mie bardature avevo il magico potere di non bagnarmi. Un po' come stare dietro i vetri di una casa calda e guardare la neve che cade silenziosa, oppure giocare con il fiato a nuvolette la mattina dopo una gelata riparati da sciarpone di lana e cappotti pesanti, o muoversi senza fretta in mezzo alla nebbia, quando tutto rallenta e perde definizione...
So che le mie sono percezioni "da città", che questa natura parziale e mediata è poca cosa rispetto all'originale, ma ritengo importante non perdere il legame con il mutare delle stagioni, per quanto attutito possa essere. Mi sconvolge per esempio l'abitudine ad avere in casa 22° costanti ogni mese dell'anno o la moda che propone fogge diverse ma stessi materiali ad ogni stagione. I ragazzini non trovano più in senso in maglie e pantaloni di lana invece che di cotone e riscaldamento e aria condizionata sono loro complici ottusi nell'azzerare le differenze. Per chi è cresciuto così quanto diventa più difficile apprezzare delle stagioni le sfumature, le luci, le ruvidità, le leggerezze e anche i sapori ed i profumi degli alimenti tipici?
Noi non siamo separati del mondo! Heidegger la chiamava la Quadratura: "C'è un'unità originaria entro la quale i Quattro: terra e cielo, i divini e i mortali, sono una cosa sola. La terra è quella che servendo sorregge, che fiorendo dà frutti [...], il cielo è il cammino arcuato del sole, il vario apparire della luna nelle sue diverse fasi, il luminoso corso delle stelle, le stagioni dell'anno e il loro volgere, la luce e il declino del giorno, il buio e il chiarore della notte, la clemenza e l'inclemenza del tempo, l'addensarsi delle nuvole e l'azzurra profondità dell'etere. [...]I divini sono i messaggeri che ci indicano la divinità. Nel sacro dispiegarsi della loro potenza, il dio appare nella sua presenza o si ritira nel suo nascondimento.
[...]I mortali sono nella Quadratura in quanto abitano. Ma il tratto fondamentale dell'abitare è l'aver cura.[...] I mortali abitano in quanto essi salvano la terra [...]. Salvare non significa solo strappare da un pericolo, ma vuol dire propriamente liberare qualcosa per la sua essenza propria. Salvare la terra è più che utilizzarla [...] e non l'assoggetta [...]. I mortali abitano in quanto accolgono il cielo come cielo. Essi lasciano al sole e alla luna il loro corso [...], non fanno della notte giorno ne' del giorno un affannarsi senza sosta. I mortali abitano in quanto attendono i divini come divini. Sperando, essi li confrontano con l'inatteso e insperato.
[...] Come attuano i mortali l'abitare inteso come un tale aver cura? Di questo i mortali non sarebbero mai capaci, se l'abitare fosse solo un soggiornare sulla terra, sotto il cielo, davanti ai divini, insieme ai mortali. L'abitare invece è già sempre un soggiornare presso le cose. L'abitare come aver cura preserva la Quadratura in ciò presso cui i mortali soggiornano: nelle cose.[...] L'abitare ha cura della Quadratura in quanto porta l'essere di questa nelle cose."
Lo spazio della Terra, il tempo del Cielo, l'inaspettato del Divino, il quotidiano Mortale... non c'è separazione: come possiamo ritenercene estranei?! E come possiamo pensare di non essere legati alla natura ai suoi tempi ed ai suoi elementi?! E in contatto strettissimo con gli elementi naturali allora è il cibo di oggi: il mare delle vongole, la terra delle cime di rapa, lo spirito aereo e volatile del sakè, il fuoco a legare tutto in un piatto unico, con un piacevolissimo bilanciamento tra il dolce delle vongole e l'amaro della verdura. Una "quadratura"?!
Il maggior fascino sta nella completezza della sua sapidità, nonostante non vengano aggiunti ne' sale ne' salsa di soia... Concessione al gusto occidentale sono il pepe e la quantità del burro, che in Giappone si usa più spesso di quanto si pensi ma sempre in dosi pressoché "simboliche". Di fatto se si sostituisce al sake del vino bianco e dell'olio al burro la ricetta appare completamente mediterranea...
VONGOLE E CIME DI RAPA AL SAKE
ingredienti per 4 persone come secondo, per 8 come assaggio:1 kg. vongole
400 gr. cime di rapa
2 spicchi d'aglio
6 cucchiai di sake
25/30 gr. di burro
pepe bianco al mulinello
Lasciare per almeno mezz'ora le vongole a bagno in abbondante acqua molto salata in modo che rilascino la sabbia, quindi sciacquarle bene sotto l'acqua corrente sfregandone una manciata per volta tra le due mani.
Nel frattempo mondare e lavare bene le cime di rapa, tagliarle a striscioline larghe un paio di cm. e cuocerle a vapore al microonde (cioè in un cestello sospeso sopra 2 dita d'acqua in un recipiente coperto) per 6 minuti a 900 w, oppure lessarle brevemente in acqua bollente e poi tuffarle un paio di minuti in acqua ghiacciata per mantenerne il colore, strizzandole infine bene dall'acqua.
Sciogliere il burro in un largo tegame ed unirvi l'aglio sbucciato e schiacciato, cuocendo a fuoco medio fno a che il burro comincia a profumare di aglio (ci vorrà meno di un minuto).
Versarvi le vongole, lasciar insaporire un minuto rimestando bene, quindi unire il sakè, coprire e lasciar aprire le vongole a vapore per circa un paio di minuti.
Quando le vongole sono tutte aperte unire le cime di rapa e padellare un paio di minuti a fuoco vivace perchè tutto si insaporisca bene, quindi servire con un'abbondante macinata di pepe fresco.
- rivoli affluenti:
- la quadratura: Martin Heidegger, "Costruire, abitare, pensare" in Saggi e Discorsi, Mursia Editore
- origini indicative della ricetta: Annual events of Japan and recipes of dishes (libro bilingue giapponese/inglese che non riporta in caratteri occidentali ne' il nome dell'autore ne' quello della casa editrice)
Questa "quadratura" orientale ad un partenopeo potrebbe sembrare una illusione ottica ingannevole...ma considerata la tua competenza in cucina e la stima maturata in questo poco tempo per il blog tutto, la terrò da conto per un momento di lucida follia! hahaha :-)
RispondiEliminaOvviamente citerò la fonte sia che saranno plausi sia sberleffi. Complimenti per il bel post e Buon vento ;-)
@gambetto: forse con Heidegger l'ho messa giù un po' dura, in sostanza mi piaceva l'idea di un'umanità non separata dalla terra sia negli elementi naturali che in quelli culturali...
RispondiEliminaLa ricetta viene un po' da lì, ma come dicevo l'aria orientale si trasforma facilmente in mediterranea se sostituisci il burro con l'olio, il sakè con il vino bianco e magari anche il pepe con un pizzico di peperoncino...
Il tuo lato partenopeo così è un po' meno diffidente?(P.S.: comunque alle vongole con il burro nemmeno io ci credevo... va provata per crederci!)
giorno dopo giorno migliori in tutto, anche nelle foto! vedere delle vongole - sono il mio piatto preferito!!!!! - già solo presentate così bene mi fa venire l'acquolina in bocca e siccome io con le vongole, cucinate da partenopea, con olio, aglio e peperoncino e un bel bicchiere di greco di tufo,condisco un bel piatto di spaghetti di gragnano cotti al dente.... non posso che essere curiosissima per questa diversa ricetta. onde per cui.... domani si prova!!!!
RispondiEliminaciao
@paola: decisamente un post filopartenopeo, a quanto pare, allora...
RispondiEliminaNo no...il mio lato partenopeo mi dice proprio di provarla con le stesse tue modalità. I cambiamenti vanno fatti per bene ed è sempre bello scoprire nuove declinazioni di ciò che mai avremmo pensato di variare. Un doppio grazie quindi ed alla prima occasione ti dico anche... ;-)
RispondiElimina@gambetto: che bello! Sono davvero interessata alla tua opinione.
RispondiEliminaGrazie mille, ti aggiornerò senza dubbio ;-P
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