Breve flash estemporaneo: nel post di Sigrid sul patè di fegatini, per colpa di un lettore monello si è scatenata in queste ore fra i lettori una simpatica compilation sui traumi infantili a tema gastronomico. In realtà ho anche io la mia parte di responsabilità, dato che ho fornito lo spunto iniziale raccontando per prima una delle esperienze traumatiche a cui mia mamma, di origine svizzera, lavoratrice fuori casa e moderatamente interessata alla cucina, aveva abituato noi figli quando ci sedevamo a tavola: la crema di carne spalmabile in tubetto, per noi ai tempi una vera golosità... Beata innocenza!
Questo invito all'outing mi ha subito ricordato che qualche tempo fa sempre Sigrid aveva indetto un concorso per il racconto della ricetta di infanzia a cui ci si sentiva più legati. Le mie riflessioni in realtà si erano rivelate più simili ad un testo comico che ad una dolce memoria di gesti e sentimenti... andando dunque completamente fuori tema ma scatenando moti di comprensione e di compatimento in molti dei lettori! Se ne trova ancora testimonianza qui, al post n. 62...
In famiglia c'è chi può testimoniare che quel raccontino non rappresenta affatto di un'esagerazione, anche se in realtà non è stato sempre un inferno: qua e là sono anche spuntati sulla tavola rari piatti con un'insolita apparenza di normalità. Oggi colgo la palla al balzo e approfitto del tema "memoria" e "frattaglie" per presentare una di quelle ricette "del cuore" che ho in mente di pubblicare da un po' ma che andava presentata con cura e delicatezza, al momento giusto, prorpio come i ricordi dei bambini...
N.B.: Vero che le interiora non sono magari proprio "normali" per molti, ma in una mentalità traumatizzata dalla guerra come quella di nostra madre ogni taglio di carne poco costoso rientrava nella logica normale degli acquisti, quindi è stata trasmessa a noi figli come, appunto, "normalità". Oggi dunque si va proprio di cuore in tutti i sensi.
Del cuore apprezzo soprattutto la consistenza e, per assurdo, il fatto che non abbia esattamente il sapore della "carne vera" (che a me così in purezza spiazza sempre un po', forse proprio perchè in casa una bella bistecca era una vera rarità), a maggior ragione se preparato con "l'ingrediente segreto" secondo la famosa ricetta della mamma: le acciughe.
A dir la verità lei usava tutto burro e le acciughe erano spremute dal consueto tubetto (in frigo non mancavano mai concentrato di pomodoro, crema di aglio e di cipolla, patè spalmabile, maionese, latte condensato, pasta di acciughe... ma come avrebbe fatto mia mamma senza i tubetti?!); qui invece io approfitto delle acciughe sotto sale che ho ricvevuto in regalo proprio da mio padre, accuratamente da lui dissalate ed ordinatamente messe sott'olio in un piccolo contenitore di vetro richiudibile.
Credo che come sua forma di personale reazione allo stile culinario di mia madre lui abbia istintivamente affinato il palato verso pochi sapori intensi ed autentici della sua personale infanzia veneta, tipo acciughe, formaggi, salumi e vini nostrani, che hanno un po' compensato la situazione generale e che hanno aiutato noi figli ad apprezzare anche i gusti più "elementari" e diretti. Così ora questo cuore unisce le due anime della cucina di casa della mia infanzia, a cui guardo con amore e tenerezza nonostante i suoi lati a volte traumatici. Un cuore pieno di affetto, insomma, come da manuale...
Un cuore anche pieno di cipolle però, che ho aumentato rispetto alla ricetta originale per puro gusto personale. Ne esiste anche una variante un pochino meno veneta e più svizzera che sostituisce alle acciughe un cucchiaio di senape rustica, da unire alla carne dopo la rosolatura, ma in famiglia la più gettonata era la prima variante, anche perchè mia mamma non ci ha rivelato da subito la presenza della pasta d'acciughe, che nella sua versione era poco "riconoscibile" tanto che lei l'ha sempre spacciata per il suo ingrediente segreto...
Un piccolo segreto operativo però c'è davvero: la cottura è talmente veloce e l'aroma tanto migliore quando è tutto bello caldo che è opportuno tenere gli ingredienti già tutti preparati vicino al fornello prima di cominciare ed i piatti su cui andrà posato pronti belli caldi in forno a 50°.
Cuore di vitello alle cipolle e acciughe
ingredienti per 4 persone:
500 gr. cuore di vitello
2 piccole cipolle
3 belle acciughe sott'olio (o 2 sotto sale)
1 nocciolina di burro
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di farina
sale
pepe al mulinello
Affettare al velo le cipolle. Scolare leggermente e tritare grossolanamente le acciughe (se si usano quelle sotto sale prima dissalarle, sciacquarle ed asciugarle bene). Mondare con cura la carne da pellicine e filamenti, ridurla a striscioline e passarla appena in un velo sottilissimo di farina.
In un largo tegame disporre le acciughe con due cucchiai del loro olio di conserva ed il burro (se si usano quelle sotto sale si può usare dell'olio extravergine), accendere a fuoco basso e lasciar sciogliere ed amalgamare bene il tutto fino a che le acciughe sono completamente disfatte.
Unire le cipolle e lasciarle consumare senza colorire, sempre a fuoco basso, fino a che sono diventate morbidissime.
Alzare la fiamma ed unire la carne, rimestando molto velocemente fino a quando il cuore si è leggermente scottato da tutte le parti, quindi versare sul fondo un bicchiere di acqua calda, abbassare la fiamma e lasciar cuocere fino a quando il cuore è tenero e la salsina si è addensata. Da quando il cuore tocca la padella ci vorranno, tra tutto, massimo 8-10 minuti.
Regolare se serve di sale, spoverare con il prezzemolo ed una macinata di pepe e servire subito, possibilmente su piatti caldi. Perfetto da servire con polenta fumante, con un purè appena profumato di rafano oppure con della verdura un po' amarognola ripassata in padella, che accompagna e contrasta il dolce della salsa di cipolle e acciughe.
Questo invito all'outing mi ha subito ricordato che qualche tempo fa sempre Sigrid aveva indetto un concorso per il racconto della ricetta di infanzia a cui ci si sentiva più legati. Le mie riflessioni in realtà si erano rivelate più simili ad un testo comico che ad una dolce memoria di gesti e sentimenti... andando dunque completamente fuori tema ma scatenando moti di comprensione e di compatimento in molti dei lettori! Se ne trova ancora testimonianza qui, al post n. 62...
In famiglia c'è chi può testimoniare che quel raccontino non rappresenta affatto di un'esagerazione, anche se in realtà non è stato sempre un inferno: qua e là sono anche spuntati sulla tavola rari piatti con un'insolita apparenza di normalità. Oggi colgo la palla al balzo e approfitto del tema "memoria" e "frattaglie" per presentare una di quelle ricette "del cuore" che ho in mente di pubblicare da un po' ma che andava presentata con cura e delicatezza, al momento giusto, prorpio come i ricordi dei bambini...
N.B.: Vero che le interiora non sono magari proprio "normali" per molti, ma in una mentalità traumatizzata dalla guerra come quella di nostra madre ogni taglio di carne poco costoso rientrava nella logica normale degli acquisti, quindi è stata trasmessa a noi figli come, appunto, "normalità". Oggi dunque si va proprio di cuore in tutti i sensi.
Del cuore apprezzo soprattutto la consistenza e, per assurdo, il fatto che non abbia esattamente il sapore della "carne vera" (che a me così in purezza spiazza sempre un po', forse proprio perchè in casa una bella bistecca era una vera rarità), a maggior ragione se preparato con "l'ingrediente segreto" secondo la famosa ricetta della mamma: le acciughe.
A dir la verità lei usava tutto burro e le acciughe erano spremute dal consueto tubetto (in frigo non mancavano mai concentrato di pomodoro, crema di aglio e di cipolla, patè spalmabile, maionese, latte condensato, pasta di acciughe... ma come avrebbe fatto mia mamma senza i tubetti?!); qui invece io approfitto delle acciughe sotto sale che ho ricvevuto in regalo proprio da mio padre, accuratamente da lui dissalate ed ordinatamente messe sott'olio in un piccolo contenitore di vetro richiudibile.
Credo che come sua forma di personale reazione allo stile culinario di mia madre lui abbia istintivamente affinato il palato verso pochi sapori intensi ed autentici della sua personale infanzia veneta, tipo acciughe, formaggi, salumi e vini nostrani, che hanno un po' compensato la situazione generale e che hanno aiutato noi figli ad apprezzare anche i gusti più "elementari" e diretti. Così ora questo cuore unisce le due anime della cucina di casa della mia infanzia, a cui guardo con amore e tenerezza nonostante i suoi lati a volte traumatici. Un cuore pieno di affetto, insomma, come da manuale...
Un cuore anche pieno di cipolle però, che ho aumentato rispetto alla ricetta originale per puro gusto personale. Ne esiste anche una variante un pochino meno veneta e più svizzera che sostituisce alle acciughe un cucchiaio di senape rustica, da unire alla carne dopo la rosolatura, ma in famiglia la più gettonata era la prima variante, anche perchè mia mamma non ci ha rivelato da subito la presenza della pasta d'acciughe, che nella sua versione era poco "riconoscibile" tanto che lei l'ha sempre spacciata per il suo ingrediente segreto...
Un piccolo segreto operativo però c'è davvero: la cottura è talmente veloce e l'aroma tanto migliore quando è tutto bello caldo che è opportuno tenere gli ingredienti già tutti preparati vicino al fornello prima di cominciare ed i piatti su cui andrà posato pronti belli caldi in forno a 50°.
ingredienti per 4 persone:
500 gr. cuore di vitello
2 piccole cipolle
3 belle acciughe sott'olio (o 2 sotto sale)
1 nocciolina di burro
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1 cucchiaio di farina
sale
pepe al mulinello
Affettare al velo le cipolle. Scolare leggermente e tritare grossolanamente le acciughe (se si usano quelle sotto sale prima dissalarle, sciacquarle ed asciugarle bene). Mondare con cura la carne da pellicine e filamenti, ridurla a striscioline e passarla appena in un velo sottilissimo di farina.
In un largo tegame disporre le acciughe con due cucchiai del loro olio di conserva ed il burro (se si usano quelle sotto sale si può usare dell'olio extravergine), accendere a fuoco basso e lasciar sciogliere ed amalgamare bene il tutto fino a che le acciughe sono completamente disfatte.
Unire le cipolle e lasciarle consumare senza colorire, sempre a fuoco basso, fino a che sono diventate morbidissime.
Alzare la fiamma ed unire la carne, rimestando molto velocemente fino a quando il cuore si è leggermente scottato da tutte le parti, quindi versare sul fondo un bicchiere di acqua calda, abbassare la fiamma e lasciar cuocere fino a quando il cuore è tenero e la salsina si è addensata. Da quando il cuore tocca la padella ci vorranno, tra tutto, massimo 8-10 minuti.
Regolare se serve di sale, spoverare con il prezzemolo ed una macinata di pepe e servire subito, possibilmente su piatti caldi. Perfetto da servire con polenta fumante, con un purè appena profumato di rafano oppure con della verdura un po' amarognola ripassata in padella, che accompagna e contrasta il dolce della salsa di cipolle e acciughe.
- rivoli affluenti:
- sulla cucina di sussistenza a base di interiora interessantissimo il paragrafo "Influssi mitteleuropei e tendenze risparmiatrici" in: Carla Coco, Venezia in cucina, Editori Laterza
un salutino
RispondiElimina@robiciattola:... macccciao!!!
RispondiEliminaciao belessa..... non ce la posso fare, proprio il solo pensiero mi turba assai...... in compenso i tuoi racconti mi dilettano sempre! baci (non più infettivi!)
RispondiElimina@babs: per fortuna qui niente è obbligatorio per legge...
RispondiEliminaModem riparato! Sono tornata...e adesso mi devo rileggere tutto, con calma pero'...
RispondiEliminaMa lo sai che non mi ero resa conto di quanto si stesse male con l'idea di non poter accedere a Internet?!
Brutta però questa dipendenza, fino ad un anno fa non ne avrei risentito: tutta colpa tua...
@virò: pensa tu che paradosso!!!
RispondiEliminaA me per esempio, piace il fegato con l'alloro...
RispondiEliminail cuore non l'ho mai assaggiato...mhhhh ci penso.
@pagnottella: in realtà sia sapore che consistenza sono molto diversi: il cuore è più elastico e consistente del fegato ma di gusto meno invadente. Si possono cucinare nello stesso modo, quindi puoi provare la tua ricetta all'alloro e, se ti piace, casomai la racconti anche a me!
RispondiEliminaAcquaviva: ma questo e' uno dei miei piatti preferiti!! A volte aggiungo nel piatto un capperino tritato a coltello. A volte sfumo del vino bianco sulla cipolla. Con la polenta non l'ho mai provato, di solito ci mangio mezzo chilo di pane....
RispondiEliminaChe voglia di rifarlo mi hai fatto venire.... Il problema e' trovare del cuore di bestia davvero giovane :-)
@corradoT: infatti non uso quasi mai il vitello ma qui è indispensabile...
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
RispondiEliminaUno dei piatti migliori che sia comparso sulla nostra tavola durante l'infanzia....e ho detto tutto...come direbbe Totò (anzi Peppino per essere precisi). Anch'io continuo a cucinare il cuore in questo modo.
RispondiEliminaBellissima questa...non sai quanto mi 'ritrovo'...vedasi alla voce, fegato in fricassea, cervelletto olio&limone...
RispondiEliminaPost molto delicato malgrado le interiora...si vede che al cuor non si comanda in tutti i sensi vero?! ahahaha
PS1
Adoro tante cipolle...questa si che a quest'ora accellera l'appetito :)
PS2
Ma oggi non dovevamo vedere quella piccola sfida ;-P
@grei: per fortuna che qualcosa da salvare c'era...
RispondiElimina@gambetto: fegato, cervella... concordo su tutta la linea! Per la sfida attendo istruzioni da te! Facciamo che ti scrivo via mail...
Cuor di cipolla... si potrebbe chiamare così questa tua ricetta, che mi piace e che farò. Non ho ricordi d'infanzia legati a piatti del genere, ma concordo con te sulla gradevolissima consistenza del cuore... che non è una riflessione metafisica, ma una assai più materiale constatazione di bontà. Brava!
RispondiEliminaBuona serata
Sabrine
@sabrine: una riflessione metafisica sulla consistenza del cuore...ci potrebbe anche scappare prima o poi, visto che qui i discorsi prendono sempre le via più inaspettate!
RispondiEliminaBuona serata anche a te...
ma ciao,A. Ho letto come sempre con attenzione grande il tuo post e mi sono resa cono che pur "tuttivora" io adoro la cervella, mi piace molto il fegato, per il paté di fegatini di sigrid potrei fare qualcosa di insensato, senza dimenticare il rognoncino,le rane e le lumache, il cuore non l'ho mai assaggiato. Vedi danni della cucina della mamma. E allora? Allora, comperato il cuore rigorosamente di vitello,e anche le acciughe. Stasera provvedo a impiattare come dicono quelli che parlano bene. E per il resto...arrivederci!!!!!!!!!!! e grazie
RispondiEliminai sta per iomilanese-laura, questo fà i saldi a capocchia
RispondiElimina@iomilanese-laura: bella questa cosa che "ti ho aperto al cuore"...
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