Una coppia di amici deliziosi parte per un viaggio di piacere in Germania. Alle 4 del mattino inizia la loro avventura: insieme ad un'altra quarantina di persone per bene per tre giorni si dedicano a riempirsi gli occhi di panorami sconosciuti dal finestrino di un pullman, pranzando al sacco per non perdere tempo e toccando più mete possibili, in modo che il denaro faticosamente risparmiato per la vacanza venga investito nelle cose essenziali all'interno del tour.
Ad esempio una delle priorità sono i regalini da portare a chi è rimasto a casa... E se c'è quell'amica appassionata di cucina che ti chiede, se possibile, di reperirle una radice fresca di rafano perchè non accontentarla?! Ecco dunque che durante un tour guidato i nostri eroi adocchiano un mercatino di campagna, si staccano dalla comitiva e si tuffano su quelle bancarelle piene di verdure dalle forme e dai nomi misteriosi...
Eh sì, perchè l'amica distratta non ha pensato di fornire loro il nome tedesco della famosa radice ne' una sua sommaria descrizione. Così quando vedono una grossa radice bianca e regolare con il suo bel cartellino tedesco con scritto radi... si convincono di aver trovato quello che cercano, tralasciano le contorte radichette marroncine che stanno loro a fianco sotto l'inospitale etichetta di merretich e si fanno incartare un paio di quei giganti chiari. Poi scorrazzando orgogliosamente il prezioso bottino per tutto il resto del tour su e giù per la Foresta Nera e si pregustano l'aria soddisfatta dell'amica golosa alla vista del prezioso involto.
Naturalmente al loro rientro si organizza subito una serata tedesca e quando arriva il momento della consegna dei regali il viso dell'amica si illumina di gioia: "dite la verità, avete fatto apposta... invece delle radici tedesche mi avete portato quelle giapponesi!"
Diciamo che si casca un po' dal pero tutti quanti a vicenda ed infine si stabilisce che sì, in Germania si coltivano molte più radici rispetto all'Italia e che la bancarella di quel mercatino era davvero irresisitibile... ma anche che il Tedesco e l'Italiano sono due lingue assolutamente differenti, e che i due viaggiatori mai avrebbero pensato di cercare il rafano o cren sotto merretich, ne' tantomeno, leggendo radi, di star acquistando in realtà una radice di daikon, la rapa giapponese...
Così alla fine quella sera i wurstel e la birra portati dalla Germania sono stati accompagnati da senape e patate, mentre è stata organizzata una successiva cena a tema daikon, che è diventeta quindi una serata giapponese. Che dire: anche volendo sfuggire al mio destino nipponico... questi mi insegue e mi ripiglia inesorabile, anche passando a forza dalla Germania!
Ecco dunque qualche ricettina della serata, che tra le altre cose ha contemplato un paio di versioni di tsukemono, le tipiche verdure crude marinate che i Giapponesi consumano in accompagnamento al riso bianco ad inizio o a fine pasto. In queste ricette il daikon volendo può essere sostituito con dei rapanelli.
In presenza di una radice intera e fresca, meglio utilizzare per gli tsukemono la parte della punta se si vogliono più piccanti o l'estremità dalla parte delle foglie se si vogliono più dolci, mentre la parte centrale è la più adatta alla cottura. Con la punta ho preparato questi bastoncini:
Daikon marinato al limone
400 gr. di daikon
1/2 limone
4 cucchiai di aceto di riso
3 cucchiai di zucchero
1 cucchiaio di mirin
2 cucchiaini di sale
Pelare il daikon e tagliarlo a bastoncini lunghi circa 5 cm.; metterli in un sacchetto di plastica per alimenti (tipo quelli per surgelare) insieme al sale, chiudere bene e"stropicciare" il sacchetto tra le mani in modo che il sale penetri bene nella verdura, lasciando poi riposare per mezz'ora.
Levare il daikon dal sacchetto e spremerlo in modo da eliminare più acqua possibile, quindi tamponarlo con carta assorbente e versarlo in un sacchetto pulito.
Miscelare due cucchiai di succo di limone con l'aceto e lo zucchero, rimenstando perchè si sciolgano bene, e versare sul daikon insieme alla scorza del 1/2 limone grattugiata fine o tagliata a julienne finissima.
Chiudere il sacchetto e lasciar riposare un'altra oretta, rivoltando il sacchetto ogni tanto perchè il daikon sia coperto di liquido da tutti i lati.
Al momento di servire scolare le fettine e disporle a mucchietti in piattini o ciotoline individuali, eventualmente decorando con altre scorzette di limone. Si conserva nella marinata per due o tre giorni.
Con la parte vicina alle foglie invece ho preparato questi:
Bocconcini di daikon alla soia
400 gr. di daikon in un pezzo intero
1 foglio 10x10 cm. di alga kombu
80 ml. di salsa di soja
2 cucchiai di mirin
ritagliare l'alga in quadretti di 1 cm e unirli alla soja, versando il tutto in un sacchetto di plastica per uso alimentare.
Pelare il daikon, dividerlo in due per il lungo ottenendo due lunghi semicilindri, appoggiarli sul tagliere dal lato piatto e con un coltello lungo e sottile tagliarne la superficie curva in fettine sottilissime leggermente diagonali, senza però arrivare fino in fondo.
Unire i due mezzi daikon alla soia, chiudere il sacchetto e lasciar riposare un'oretta, girando il sacchetto ogni tanto perchè la verdure resti immersa su tutti i lati.
Scolare il daikon dalla soja, tagliarlo a fettine spesse 7 o 8 mm, disporle in numero dispari in piattini individuali e servire decorando con i quadratini di alga.
Ad esempio una delle priorità sono i regalini da portare a chi è rimasto a casa... E se c'è quell'amica appassionata di cucina che ti chiede, se possibile, di reperirle una radice fresca di rafano perchè non accontentarla?! Ecco dunque che durante un tour guidato i nostri eroi adocchiano un mercatino di campagna, si staccano dalla comitiva e si tuffano su quelle bancarelle piene di verdure dalle forme e dai nomi misteriosi...
Eh sì, perchè l'amica distratta non ha pensato di fornire loro il nome tedesco della famosa radice ne' una sua sommaria descrizione. Così quando vedono una grossa radice bianca e regolare con il suo bel cartellino tedesco con scritto radi... si convincono di aver trovato quello che cercano, tralasciano le contorte radichette marroncine che stanno loro a fianco sotto l'inospitale etichetta di merretich e si fanno incartare un paio di quei giganti chiari. Poi scorrazzando orgogliosamente il prezioso bottino per tutto il resto del tour su e giù per la Foresta Nera e si pregustano l'aria soddisfatta dell'amica golosa alla vista del prezioso involto.
Naturalmente al loro rientro si organizza subito una serata tedesca e quando arriva il momento della consegna dei regali il viso dell'amica si illumina di gioia: "dite la verità, avete fatto apposta... invece delle radici tedesche mi avete portato quelle giapponesi!"
Diciamo che si casca un po' dal pero tutti quanti a vicenda ed infine si stabilisce che sì, in Germania si coltivano molte più radici rispetto all'Italia e che la bancarella di quel mercatino era davvero irresisitibile... ma anche che il Tedesco e l'Italiano sono due lingue assolutamente differenti, e che i due viaggiatori mai avrebbero pensato di cercare il rafano o cren sotto merretich, ne' tantomeno, leggendo radi, di star acquistando in realtà una radice di daikon, la rapa giapponese...
Così alla fine quella sera i wurstel e la birra portati dalla Germania sono stati accompagnati da senape e patate, mentre è stata organizzata una successiva cena a tema daikon, che è diventeta quindi una serata giapponese. Che dire: anche volendo sfuggire al mio destino nipponico... questi mi insegue e mi ripiglia inesorabile, anche passando a forza dalla Germania!
Ecco dunque qualche ricettina della serata, che tra le altre cose ha contemplato un paio di versioni di tsukemono, le tipiche verdure crude marinate che i Giapponesi consumano in accompagnamento al riso bianco ad inizio o a fine pasto. In queste ricette il daikon volendo può essere sostituito con dei rapanelli.
In presenza di una radice intera e fresca, meglio utilizzare per gli tsukemono la parte della punta se si vogliono più piccanti o l'estremità dalla parte delle foglie se si vogliono più dolci, mentre la parte centrale è la più adatta alla cottura. Con la punta ho preparato questi bastoncini:
Daikon marinato al limone
400 gr. di daikon
1/2 limone
4 cucchiai di aceto di riso
3 cucchiai di zucchero
1 cucchiaio di mirin
2 cucchiaini di sale
Pelare il daikon e tagliarlo a bastoncini lunghi circa 5 cm.; metterli in un sacchetto di plastica per alimenti (tipo quelli per surgelare) insieme al sale, chiudere bene e"stropicciare" il sacchetto tra le mani in modo che il sale penetri bene nella verdura, lasciando poi riposare per mezz'ora.
Levare il daikon dal sacchetto e spremerlo in modo da eliminare più acqua possibile, quindi tamponarlo con carta assorbente e versarlo in un sacchetto pulito.
Miscelare due cucchiai di succo di limone con l'aceto e lo zucchero, rimenstando perchè si sciolgano bene, e versare sul daikon insieme alla scorza del 1/2 limone grattugiata fine o tagliata a julienne finissima.
Chiudere il sacchetto e lasciar riposare un'altra oretta, rivoltando il sacchetto ogni tanto perchè il daikon sia coperto di liquido da tutti i lati.
Con la parte vicina alle foglie invece ho preparato questi:
Bocconcini di daikon alla soia
400 gr. di daikon in un pezzo intero
1 foglio 10x10 cm. di alga kombu
80 ml. di salsa di soja
2 cucchiai di mirin
ritagliare l'alga in quadretti di 1 cm e unirli alla soja, versando il tutto in un sacchetto di plastica per uso alimentare.
Pelare il daikon, dividerlo in due per il lungo ottenendo due lunghi semicilindri, appoggiarli sul tagliere dal lato piatto e con un coltello lungo e sottile tagliarne la superficie curva in fettine sottilissime leggermente diagonali, senza però arrivare fino in fondo.
Unire i due mezzi daikon alla soia, chiudere il sacchetto e lasciar riposare un'oretta, girando il sacchetto ogni tanto perchè la verdure resti immersa su tutti i lati.
Scolare il daikon dalla soja, tagliarlo a fettine spesse 7 o 8 mm, disporle in numero dispari in piattini individuali e servire decorando con i quadratini di alga.
Si conservano nella marinata per un paio di giorni, ma le fettine tagliate se rimesse nella soja la assorbiranno in modo uniforme, perdendo l'effetto bicolore ed insaporendosi in modo più marcato. Conviene piuttosto conservare le fettine in frigo coperte da pellicola e consumarle entro 12 ore.
- rivoli affluenti:
- queste e altre ricette di tsukemono in: Seiko Ogawa, Easy Japanese Pickling. In five minutes to one day, Graph-Sha Ltd.
- la foto dei tagli del daikon è tratta dal libro: Annual events of Japan and recipes of dishes, Natsume Japan
In effetti dalla foto dell'interno sembrano molto simili al rapanello, anche lui è un po' pungente come sapore.
RispondiEliminaNooooooo tutto questo è incredibile, tu davvero non puoi fuggire dalla nipponicità!!!
RispondiEliminaLa storia è divertentissima,immagino la faccia dei due che hanno portato la radice...
E alla fine, grazie a questa "svista", tu ti sei potuta sbizzarrire in tutta la tua giapponesità, e tutti loro godere di due fantastiche cene!
(mmmh ci sarebbero gli estremi per pensare che lo abbiano fatto apposta :P)
Ma lo sai che il daikon non l'ho mia provato???
RispondiEliminamando le mie amiche in Germania a prenderlo!!! ....così magari loro a me portano il rafano!;) ...scemate che dico a parte... l'ho visto qui in giro, potrei provarlo!
Cmq chissà che bellezza aggirarsi per il mercatino.... in Inghilterra adoravo andar per mercati...anche lì così tante, radici....così tante verdure che qui non abbiamo!!! uff!!!!
buon fine settimana!:)
ciaoooo
Terry
Mai che ti capiti una radice di friariello napoletano, quello di una vlita greca o di un sedano pregiato francese...no eh?! :P
RispondiEliminaGiapponesi anche in Germania...roba che la comunità turca del posto, oramai quasi numericamente paragonabile a quella germanica, dovrebbe realmente sentirsi offesa di tanta esterofilia ahahahahaha :DDDDDD
@enrico: non mi intendo di botanica e forse sto dicento delle eresie ma credo che tra rapanelli, rape, daikon ed altre radici analoghe ci sia un qualche legame di parentela. Almeno in cucina, se non nell'orto...
RispondiElimina@muscaria: le loro facce stavano a metà tra contrizione e soddisfazione. Momenti indimenticabili...
A dire il vero comunque il loro daikon è cascato a fagiuolo, ero da troppi giorni lontana dai miei sapori "naturali"...
@terry: il daikon si trova abbastanza facilmente nei negozi etinici che vendono anche verdura. Anche qui a Varese, il che è tutto dire...
Per i mercatini inglesi invece... hai da fare tra il 18 giugno? Perchè se vuoi ti do un passaggio...
@gambetto: in realtà in Germania c'è la comunità giapponese più estesa d'Europa, tanto è vero che molti prodotti giapponesi, alimentari e non, che si trovano sul mercato italiano vengono importati dalla Germania. Le probabilità erano buone dunque...
E poi le foglie di vite ed il sedano me li procura l'orto dei miei. Dei firarielli invece dovvremmo parlare meglio...
Vabbè allora è una congiura...:P
RispondiEliminaMi ritiro sconsolato cantando litanie turche...
ahahahahaha
Interessanti ricette :)
RispondiEliminaSe mi perdoni l'intrusione ti segnalo una ricettina svelta con la quale facciamo a volte cena.
Sbucciare il daikon e tagliarlo a cubetti, max 2 cm. Farli saltare in olio, spolverandoli di paprika (dolce o no dipende dai gusti). Passarli su carta assorbente e salarli. Mangiarli accompagnati da yoghurt acido o da formaggio fresco e acidino.
F.to: l'intruso :)
Elegantissimo.Un ringraziamento particolare per i libri menzionati.
RispondiEliminaCiao e a presto..
@gambetto: litanie turche su tè alla mela, naturalmente...
RispondiEliminaGuarda invece che coi friggitelli potrei combinare qualunque cosa: non mi lasciare troppo libera, passami una ricetta neapolitana!
@corradoT: altro che intrusione, sai che i consigli altrui qui sono come manna (per restare sul mangereccio!).
Ho pubblicato solo parte del menù a base daikon dell'altra sera, tra i prossimi post apparirà dunque anche un daikon brasato che richiama la tua proposta nell'uso di spezie. Ma lo proverò anche come dici tu, non deve essere niente male.
@edit pilaff: sono profondamente convinta che senza libri non si vada da nessuna parte...
Ovviamente!!! eheheheehe
RispondiEliminaPS
Ok ci penso per la ricetta ;)
il destino e' cosi'...mai opporsi, se deve essere jap deve essere jap. Mo corro al barrio chino a vedere che radice mi tocca e poi ti faccio sapere, oddio vorrei tanto il daikom, vediano se la legge di attrazione funziona..
RispondiEliminaBesos
@glu.fri: sì, infatti mi è venuto proprio naturale seguire l''onda...
RispondiEliminaSe però al mercado chino spuntassero strane radici argentine tu sai che qui siamo aperti ad ogni destino possibile!