Cosa si intende per "eleganza"? Se ne potrebbe discettare per ore, a maggior ragione se reduci da uno spettacolo come quello a cui ho assistito qualche settimana fa a Cambridge...
Pigro pomeriggio di un giugno turista, in pellegrinaggio tra le architetture degli storici college della cittadina e tra la gente che li popola, tutto a testimonianza di un modo antico e sempiterno di fare cultura, che è la somma di trasmettere conoscenze ed insegnare ad interpretarle per metterle a frutto nella vita vera.
Mi accolgono vicoli silenziosi (il cartello è un divieto di parcheggio per biciclette),
bianche tende sul lungofiume, vestite a festa in attesa degli ospiti per una festa serale,
scene bucoliche nel cuore della cittadina, in cui placide mucche pascolano a fianco dei perfetti prati rasati dei college,
languide passeggiate in barca su cui saggi studenti arrotondano la settimana prestandosi come gondolieri,
soste rilassate per due chiacchiere ed una foto, un po' lontani dalla pazza folla...
E... mi accorgo che con l'avvicinarsi dell'imbrunire, lo spirito dei giovani studenti che incrocio per strada cambia. Ci metto un po', ma poi capisco: incombe il sabato sera. Occorre mettersi eleganti, impegnarsi in trucco, parrucco e selezione degli accessori e dirigersi incontro ad amici e fidanzati, pronti per godersi una serata ricca di promesse, da sempre la più importante della settimana.
Eccoli allora i giovani studenti inglesi, che emergono dai raffinati college in tutto il loro splendore. Ovviamente ciascuno testimone di una specifica, esclusiva interpretazione del concetto personale di "eleganza"...
Abiti lunghie tacchi alti per le ragazze
ma naturalmente anche minigonne e pochette coordinate;
smoking (e trombette) per i maschietti più formali,
oppure la divisa del proprio college, magari da riordinare dopo un momento di sosta con la sigaretta prima di tuffarsi nel gorgo degli eventi mondani.
Ma basta anche solo una giacca, non importa se di lana o di lino, se sportiva od elegante, da giorno o da sera, invernale o estiva... basta questa sera apparire (e dunque sentirsi) vestiti in modo speciale!
E poi c'è chi, troppo giovane per avere il permesso di uscire la sera, ha appallottolato la mise per la serata in uno zaino e si studia vie di fuga alternative...
Medito mente cammino per le stradine di Cambridge, senza riuscire a decidere che parole potrebbero essere appropriate per questa improbabile sfilata di abiti "eleganti". Non so comprendere se si tratti di confusione dovuta alla giovane età dei protagonisti, alla mancanza di informazione/educazione al gusto ed all'occasione, alla consapevole volontà di trasgredire alle regole più formali, visto che è estate e l'anno scolastico si sta concludendo... o semplicemente se sono io una vecchia superata che non capisce i nuovi canoni dell'eleganza.
Ero rimasta, chissà come, legata al vecchio concetto che ogni occasione suggerisca un suo tipo di abbigliamento ed ancora vivevo nell'ingenua convinzione che l'Inghilterra fosse a culla del "saper vestire" maschile. Che roba! Quanto sono inadeguata...
Per riprendermi da questo momento di spiazzante perplessità cerco rifugio in qualcuno degli archetipi inglesi della zona, tipo il canottaggio e (naturalmente per me) la cucina. E ritrovo fiducia imbattendomi in un paio di elementi oramai considerati del "classici" di Cambridge: per la tradizione il programma degli allenamenti di canottaggio del King's College
Per l'innovazione l'inizio della fila (sono le 18 del pomeriggio) davanti al ristorante italiano di Jamie Oliver...
Sì, be', ecco... un classico contemporaneo, Jamie Oliver, una forma di cultura anche la sua, alternativa a quella accademica dei college ma non per questo meno formativa. Però personalmente ho bisogno di ritrovarmi nella cucina britannica classica, quella che magari fa storcere un po' il naso agli Italiani meno avvezzi ad uscire dalla tradizione nostrana ma che per me è insieme rassicurazione e rifugio.
E dopo l'overdose di celebrazioni del mito nascente William+Kate perché non rispolverare un mito già acquisito e stabile, come la stessa regina Elisabetta e le sue conseguenze culinarie? Siamo a giugno, il mese in cui lei preferisce festeggiare il suo compleanno ma soprattutto il mese in cui celebra l'anniversario della sua incoronazione.
I monarchi britannici hanno una tradizione di piatti celebrativi appositamente studiati per queste occasioni. Nel giugno 1953, oltre ai banchetti di corte e ad altri pranzi ufficiali, per la salita al trono di Elisabetta vennero allestite tavolate nelle strade: tutto il popolo festeggiò la nuova regina mangiando, bevendo e seguendo la cerimonia dell'incoronazione sui pochi schermi televisivi disponibili e soprattutto alla radio.
Marguerite Patten, esperta di storia della cucina inglese (che avevo già citato qui) ed anche in quella di corte, racconta come in quasi tutte le feste, popolari e non, organizzate in occasione dell'evento, venisse servito un piatto speciale, entrato nella storia inglese come il Coronation Chicken, il Pollo dell'Incoronazione. Si tratta sostanzialmente di un'insalata estiva di pollo ed albicocche profumata con una maionese al curry.
Dove in Gran Bretagna la tradizione vuole albicocche secche oppure sciroppate (ognuno ha il suo concetto di "stagionalità", evidentemente, oltre che di "eleganza"...), qui preferisco partire dalla frutta fresca, usando in verità percoche. Ho anche fatto alcune altre piccole varianti rispetto alla traccia suggerita dalla Patten, tra cui tostare le mandorle, ridurre la quantità originaria di curry e preparare la maionese al momento...
Coronation Chicken - Pollo dell'Incoronazione
ingredienti per 6 persone:
1 pollo da circa 1 kg
2 belle percoche (c.a 400 gr.) oppure circa 450 gr. di albicocche
30 gr. di mandorle a filetti o altra frutta secca
1 carota
1 piccola cipolla
150 gr. di maionese inglese *
2 cucchiai di panna da montare
1 punta di cucchiaino di pasta di curry verde (oppure 1/2 cucchiaino di curry Madras in polvere)
4 o 5 gambi di prezzemolo
1 rametto di dragoncello
4 o 5 grani di pepe
3 cucchiai scarsi di zucchero
sale
per la presentazione:
1 cetriolo
1 cespo di insalata fresca
Disporre il pollo in una casseruola con carota, cipolla, dragoncello, gambi di prezzemolo, grani di pepe ed una presa di sale, coprire a filo con acqua a temperatura ambiente, chiudere con un coperchio, portare a bollore e lessare per circa 30 minuti, quindi spegnere e lasciar raffreddare il pollo nel suo brodo.
Nel frattempo lavare molto bene il cetriolo e tagliarlo a rondelle finissime con la buccia, mettendolo a scolare una decina di minuti su un tagliere inclinato leggermente spolverizzato di sale, quindi sciacquarlo sotto l'acqua corrente e tamponarlo bene con carta da cucina.
Mondare l'insalata e, se è a foglie grandi, ridurla a julienne. Tostare le mandorle in un tegamino antiaderente e levarle dal fuoco appena profumano e cominciano a colorire.
Lavare bene le percoche, tagliarle a spicchi e quindi a tocchetti, e saltarle in un ampio tegame con lo zucchero e 4 cucchiai di acqua fino a che si sono insaporite e leggermente ammorbidite e cominciano appena a caramellare.
Levare subito le percoche dal fondo, e raccogliere un paio di cucchiai dello sciroppo di cottura e, prima che si solidifichi, stemperarvi il curry ed incorporare a filo alla maionese.
Montare leggermente la panna, che deve essere un po' gonfia ma non per forza sodissima ed unirla alla maionese mescolando delicatamente; regolare la salsa di sale e riporre in frigo.
Privare il pollo della pelle (io l'ho levata prima della cottura in modo da ottenere un brodo meno grasso, però la carne a diretto contatto con gli aromi tende a scurirsi leggermente, quindi è meno bella da presentare), eliminare le ossa e ridurne la polpa a dadini grandi quanto quelli delle percoche.
Miscelare il pollo e le percoche fredde alla salsa insieme alle mandorle (tranne un paio di cucchiai), mescolando bene e lasciando riposare una ventina di minuti almeno a temperatura ambiente perché si insaporisca ( ma anche 4-6 ore in frigo).
Al momento di servire disporre in un piatto da portata l'insalata a striscioline e le fettine di cetriolo, versarvi al centro l'insalata di pollo formando quasi un cono e decorare con le mandorle tenute da parte. Qui non ho seguito la presentazione classica perché ho preferito servire il Coronation Chicken in ciotole individuali.
* La maionese all'inglese, a differenza di quella nostrana, preferisce l'aceto al limone e contiene anche un pizzico di zucchero ed una punta di senape. Nella ricetta qui sopra si possono usare 150 gr. di maionese normale aggiungendo 1 cucchaio di salsa di senape e 1/2 cucchiaino di zucchero. Oppure la si può fare in casa, tanto ci vogliono meno di dieci minuti. Questo il metodo che ho usato io:
Maionese inglese
In un contenitore cilindrico in cui entri il frullatore ad immersione mettere:
1 uovo e 2 tuorli a temperatura ambiente,
2 cucchiai di aceto bianco o di mele,
un pizzico di sale,
1/2 cucchiaino di zucchero,
1/2 cucchiaino di senape in polvere
1 spolverata di pepe bianco.
Versare sopra alle uova tanto olio di mais (o metà mais e metà extravergine**, ma il sapore non è molto inglese...) quanto ne serve ad eguagliare il volume delle uova, quindi cominciare a frullare muovendo il frullatore in alto ed in basso ed anche ruotando.
Quando il composto si è amalgamato e comincia ad ispessirsi aggiungere altro olio a filo, fino a raggiungere una bella consistenza soda e leggera. La quantità esatta dell'olio dipende dalle uova; le mie erano medie e ne hanno assorbito in tutto circa 300 ml.
Conservare in frigo ben coperto fino al momento dell'utilizzo e consumare entro un paio di giorni. Con queste dosi si ottengono circa 400 gr. di maionese.
Pigro pomeriggio di un giugno turista, in pellegrinaggio tra le architetture degli storici college della cittadina e tra la gente che li popola, tutto a testimonianza di un modo antico e sempiterno di fare cultura, che è la somma di trasmettere conoscenze ed insegnare ad interpretarle per metterle a frutto nella vita vera.
Mi accolgono vicoli silenziosi (il cartello è un divieto di parcheggio per biciclette),
bianche tende sul lungofiume, vestite a festa in attesa degli ospiti per una festa serale,
scene bucoliche nel cuore della cittadina, in cui placide mucche pascolano a fianco dei perfetti prati rasati dei college,
languide passeggiate in barca su cui saggi studenti arrotondano la settimana prestandosi come gondolieri,
soste rilassate per due chiacchiere ed una foto, un po' lontani dalla pazza folla...
E... mi accorgo che con l'avvicinarsi dell'imbrunire, lo spirito dei giovani studenti che incrocio per strada cambia. Ci metto un po', ma poi capisco: incombe il sabato sera. Occorre mettersi eleganti, impegnarsi in trucco, parrucco e selezione degli accessori e dirigersi incontro ad amici e fidanzati, pronti per godersi una serata ricca di promesse, da sempre la più importante della settimana.
Eccoli allora i giovani studenti inglesi, che emergono dai raffinati college in tutto il loro splendore. Ovviamente ciascuno testimone di una specifica, esclusiva interpretazione del concetto personale di "eleganza"...
Abiti lunghie tacchi alti per le ragazze
ma naturalmente anche minigonne e pochette coordinate;
smoking (e trombette) per i maschietti più formali,
oppure la divisa del proprio college, magari da riordinare dopo un momento di sosta con la sigaretta prima di tuffarsi nel gorgo degli eventi mondani.
Ma basta anche solo una giacca, non importa se di lana o di lino, se sportiva od elegante, da giorno o da sera, invernale o estiva... basta questa sera apparire (e dunque sentirsi) vestiti in modo speciale!
E poi c'è chi, troppo giovane per avere il permesso di uscire la sera, ha appallottolato la mise per la serata in uno zaino e si studia vie di fuga alternative...
Medito mente cammino per le stradine di Cambridge, senza riuscire a decidere che parole potrebbero essere appropriate per questa improbabile sfilata di abiti "eleganti". Non so comprendere se si tratti di confusione dovuta alla giovane età dei protagonisti, alla mancanza di informazione/educazione al gusto ed all'occasione, alla consapevole volontà di trasgredire alle regole più formali, visto che è estate e l'anno scolastico si sta concludendo... o semplicemente se sono io una vecchia superata che non capisce i nuovi canoni dell'eleganza.
Ero rimasta, chissà come, legata al vecchio concetto che ogni occasione suggerisca un suo tipo di abbigliamento ed ancora vivevo nell'ingenua convinzione che l'Inghilterra fosse a culla del "saper vestire" maschile. Che roba! Quanto sono inadeguata...
Per riprendermi da questo momento di spiazzante perplessità cerco rifugio in qualcuno degli archetipi inglesi della zona, tipo il canottaggio e (naturalmente per me) la cucina. E ritrovo fiducia imbattendomi in un paio di elementi oramai considerati del "classici" di Cambridge: per la tradizione il programma degli allenamenti di canottaggio del King's College
Sì, be', ecco... un classico contemporaneo, Jamie Oliver, una forma di cultura anche la sua, alternativa a quella accademica dei college ma non per questo meno formativa. Però personalmente ho bisogno di ritrovarmi nella cucina britannica classica, quella che magari fa storcere un po' il naso agli Italiani meno avvezzi ad uscire dalla tradizione nostrana ma che per me è insieme rassicurazione e rifugio.
E dopo l'overdose di celebrazioni del mito nascente William+Kate perché non rispolverare un mito già acquisito e stabile, come la stessa regina Elisabetta e le sue conseguenze culinarie? Siamo a giugno, il mese in cui lei preferisce festeggiare il suo compleanno ma soprattutto il mese in cui celebra l'anniversario della sua incoronazione.
I monarchi britannici hanno una tradizione di piatti celebrativi appositamente studiati per queste occasioni. Nel giugno 1953, oltre ai banchetti di corte e ad altri pranzi ufficiali, per la salita al trono di Elisabetta vennero allestite tavolate nelle strade: tutto il popolo festeggiò la nuova regina mangiando, bevendo e seguendo la cerimonia dell'incoronazione sui pochi schermi televisivi disponibili e soprattutto alla radio.
Marguerite Patten, esperta di storia della cucina inglese (che avevo già citato qui) ed anche in quella di corte, racconta come in quasi tutte le feste, popolari e non, organizzate in occasione dell'evento, venisse servito un piatto speciale, entrato nella storia inglese come il Coronation Chicken, il Pollo dell'Incoronazione. Si tratta sostanzialmente di un'insalata estiva di pollo ed albicocche profumata con una maionese al curry.
Dove in Gran Bretagna la tradizione vuole albicocche secche oppure sciroppate (ognuno ha il suo concetto di "stagionalità", evidentemente, oltre che di "eleganza"...), qui preferisco partire dalla frutta fresca, usando in verità percoche. Ho anche fatto alcune altre piccole varianti rispetto alla traccia suggerita dalla Patten, tra cui tostare le mandorle, ridurre la quantità originaria di curry e preparare la maionese al momento...
Coronation Chicken - Pollo dell'Incoronazione
ingredienti per 6 persone:
1 pollo da circa 1 kg
2 belle percoche (c.a 400 gr.) oppure circa 450 gr. di albicocche
30 gr. di mandorle a filetti o altra frutta secca
1 carota
1 piccola cipolla
150 gr. di maionese inglese *
2 cucchiai di panna da montare
1 punta di cucchiaino di pasta di curry verde (oppure 1/2 cucchiaino di curry Madras in polvere)
4 o 5 gambi di prezzemolo
1 rametto di dragoncello
4 o 5 grani di pepe
3 cucchiai scarsi di zucchero
sale
per la presentazione:
1 cetriolo
1 cespo di insalata fresca
Disporre il pollo in una casseruola con carota, cipolla, dragoncello, gambi di prezzemolo, grani di pepe ed una presa di sale, coprire a filo con acqua a temperatura ambiente, chiudere con un coperchio, portare a bollore e lessare per circa 30 minuti, quindi spegnere e lasciar raffreddare il pollo nel suo brodo.
Nel frattempo lavare molto bene il cetriolo e tagliarlo a rondelle finissime con la buccia, mettendolo a scolare una decina di minuti su un tagliere inclinato leggermente spolverizzato di sale, quindi sciacquarlo sotto l'acqua corrente e tamponarlo bene con carta da cucina.
Mondare l'insalata e, se è a foglie grandi, ridurla a julienne. Tostare le mandorle in un tegamino antiaderente e levarle dal fuoco appena profumano e cominciano a colorire.
Lavare bene le percoche, tagliarle a spicchi e quindi a tocchetti, e saltarle in un ampio tegame con lo zucchero e 4 cucchiai di acqua fino a che si sono insaporite e leggermente ammorbidite e cominciano appena a caramellare.
Levare subito le percoche dal fondo, e raccogliere un paio di cucchiai dello sciroppo di cottura e, prima che si solidifichi, stemperarvi il curry ed incorporare a filo alla maionese.
Montare leggermente la panna, che deve essere un po' gonfia ma non per forza sodissima ed unirla alla maionese mescolando delicatamente; regolare la salsa di sale e riporre in frigo.
Privare il pollo della pelle (io l'ho levata prima della cottura in modo da ottenere un brodo meno grasso, però la carne a diretto contatto con gli aromi tende a scurirsi leggermente, quindi è meno bella da presentare), eliminare le ossa e ridurne la polpa a dadini grandi quanto quelli delle percoche.
Miscelare il pollo e le percoche fredde alla salsa insieme alle mandorle (tranne un paio di cucchiai), mescolando bene e lasciando riposare una ventina di minuti almeno a temperatura ambiente perché si insaporisca ( ma anche 4-6 ore in frigo).
Al momento di servire disporre in un piatto da portata l'insalata a striscioline e le fettine di cetriolo, versarvi al centro l'insalata di pollo formando quasi un cono e decorare con le mandorle tenute da parte. Qui non ho seguito la presentazione classica perché ho preferito servire il Coronation Chicken in ciotole individuali.
* La maionese all'inglese, a differenza di quella nostrana, preferisce l'aceto al limone e contiene anche un pizzico di zucchero ed una punta di senape. Nella ricetta qui sopra si possono usare 150 gr. di maionese normale aggiungendo 1 cucchaio di salsa di senape e 1/2 cucchiaino di zucchero. Oppure la si può fare in casa, tanto ci vogliono meno di dieci minuti. Questo il metodo che ho usato io:
Maionese inglese
In un contenitore cilindrico in cui entri il frullatore ad immersione mettere:
1 uovo e 2 tuorli a temperatura ambiente,
2 cucchiai di aceto bianco o di mele,
un pizzico di sale,
1/2 cucchiaino di zucchero,
1/2 cucchiaino di senape in polvere
1 spolverata di pepe bianco.
Versare sopra alle uova tanto olio di mais (o metà mais e metà extravergine**, ma il sapore non è molto inglese...) quanto ne serve ad eguagliare il volume delle uova, quindi cominciare a frullare muovendo il frullatore in alto ed in basso ed anche ruotando.
Quando il composto si è amalgamato e comincia ad ispessirsi aggiungere altro olio a filo, fino a raggiungere una bella consistenza soda e leggera. La quantità esatta dell'olio dipende dalle uova; le mie erano medie e ne hanno assorbito in tutto circa 300 ml.
Conservare in frigo ben coperto fino al momento dell'utilizzo e consumare entro un paio di giorni. Con queste dosi si ottengono circa 400 gr. di maionese.
- rivoli affluenti:
- Marguerite Patten, The Coronation Cookbook, Hamlyn
- Marguerite Patten, A Century of British Cooking, Grub Street
- (** sull'uso dell'olio di oliva in Gran Bretagna c'è una storia interessantissima, su cui prima o poi voglio tornare. Alcune indicazioni in merito sono contenute nel secondo testo citato.)
Se non fosse per il fatto che da domani sono di nuovo a Londra, sarei costretta a chiedere assistenza psicologica all'Ambasciata di Inghilterra a Parigi, a causa del tuo post!
RispondiEliminaAnnaspo nei tuoi post...arrivo alla fine e tiro su aria fresca con le narici...e penso che proprio non ce la posso fare! :P ahahahahhahaha
RispondiEliminaIncredibile come si possa avere una visione 'leggermente' diversa...del mondo british. Considera che peggio degli inglesi il sabato sera proprio non c'è in europa. Magari li a Cambridge si perpetra una eccezione ma la mia esperienza made-in-england mi porta alla mente sabati sera fatti di fiumi di birra, risse, ragazze ridotte ai minimi termini alle toilette...e potrei continuare all'infinito. In modo del tutto provocatorio all'epoca ho pensato che in fondo la cultura british non è proprio un bel modello da esportare...tutt'ora con le dovute eccezioni lo penso...magari mi manca una gita a Londra di recente...
PS
Adesso sono pronto ad essere posto in ginocchio davanti alla foto della regina...non oso pensare insieme a Muscaria quale pena potreste infliggermi :P ahahahahaha
1 - La tua versione della ricetta e' senz'altro migliore, e di molto, a quella classica inglese. Anche se resto perplesso su quella maionese "drogata" di panna e sciroppo di zucchero. Mentre invece il curry (Madras, per me) "ci sta".
RispondiElimina2 - Hai un occhio da fotografa niente male: tu vedi, dove gli altri guardano. Complimenti.
3 - Il concetto di eleganza varia a seconda della coltura, bisogna accettarlo come ce lo presentano. Certo che a volte si fa fatica :)
CIAO :)
PS - visto ora un orrore di scrittura. Per fortuna coltura e cultura hanno la stessa radice, dal latino "cultus", che tiene a "Colere", coltivare. Ma sono dovuto andare a controllare....
RispondiEliminaBella ricetta!
RispondiEliminaBella questa "fotografia" della vita inglese!
Che nostalgia per Cambridge! Ero una studentessa universitaria quando ci sono andata l'ultima volta, ma se la memoria non mi inganna il concetto di eleganza non è cambiato un granché ^_^.
RispondiEliminaIl Coronation Chicken mi intriga come pochi... :-9
@ Gambetto: lascio alla padrona di casa la scelta della condanna, io porto l'attrezzatura :P
RispondiElimina@muscaria: ecco sì, brava, lascia pure qui tutti noi a languire e vattene a Londra come assaggiatrice di cockney fish & chips...
RispondiEliminaPer la condanna di Gambetto che ci inventiamo? Fustigate con la rucola, gelato al wasabi o una settimana in ufficio con una bella giacca a scelta tra le due dell'ultima foto?
@gambetto: logiche di abbigliamento a parte... io le foto le ho scattate nel tardo pomeriggio, PRIMA che la serata avesse inizio. Poi son ripartita e per fortuna me ne è stato risparmiato l'esito finale!
PS: io non ti vorrei nemmeno castigare per le tue divergenze di opinione culinarie, ma come vedi le la folla a chiederlo...
@corrado.t: ti assicuro che la salsina così combinata (che in origine prevedeva lo sciroppo della lattina di albicocche) da sola è alquanto inquietante ma miscelata al resto recupera un suo perchè.
Con la maionese fatta in casa, lasciata un pochino più lenta di quella industriale molto solida, secondo me la panna si può pure evitare, anche se diverse salse classiche anni '60/'80 prevedevano il mix panna+majo.
Tra coltura della cultura ed orrore dell'errore hai fatto un capolavoro freudiano davvero da adorazione, che ha espresso il tuo pensiero ancor più chiaramente. Giura che non l'hai fatto apposta, sotto sotto...
@lerocherhotel: è solo una mia visione, ma grazie.
@mapi: speriamo almeno evolva quello di "stagionalità"! Intanto gustiamoci 'sto pollo con le albicocche fresche, che, concordo, al palato è intrigantissimo oltre ogni dire.
No, e' stata una pura svista.
RispondiEliminaL'acoppiata errore-orrore e' invece voluta. Ti assicuro che quando ho letto "coltura" ho avuto orrore. Per uno come me che tiene molto alla correttezza di scritto e parlato e' stato un piccolo colpo.
(Io sono tra quelli che usano il congiuntivo: uno snob, ai giorni d'oggi?)
Un descrizione davvero particolare ed originale!Attraverso la tua spiegazione e le foto allegate si riesce a viaggiare con la mente!Che dire!Chissà se un giorno potrò mai andarci!
RispondiEliminaOra mi faccio cambiare la carta di identità e sotto la voce "lavoro" ci faccio mettere: Assaggiatrice di cockney fish & chips!
RispondiEliminaPer Gambetto direi di non porci limiti, perché non tutte e tre le cose?
Muscaria
@corrado.t: siamo sempicemente una categoria in estinzione.
RispondiElimina@angelica: diciamo che se fosse per assistere ad un defilèe di moda... potresti tranquillamente farne a meno.
@muscaria: vero, perchè porci limiti?!
Navigando il lungo e in largo tra i blog, sono finita qui nel tuo.
RispondiEliminaIl tuo blog mi piace moltissimo: Le ricette, la grafica, tutti i contenuti interessanti.
Mi sono aggiunta ai tuoi followers cosi non ti perdo più di vista.
Se ti va, passa a trovarmi, sei la benvenuta.
La magica Zucca
gioco anch'io con le parole, ma in " porci limiti" , porci è verbo o aggettivo qualificativo sostantivato...? insomma i limiti son-sempre-limiti, ma la "o" è bella larga oppure, no? Quanto al club del congiuntivo...che se ne parli! Anelo...iomilaneselaura
RispondiElimina@lamagicazucca: grazie e benvenuta anche a te, vengo volentieri.
RispondiElimina@iomilanese.laura: al club del congiuntivo ci ha già pensato Muscaria ed in quanto ai giochi di parole... direi di non porci ("o" chiusa) dei porci ("o" aperta) limiti. con Corrado però secondo me ti diverti di più, lui è una forza...
Le insalate di pollo mi piacciono un sacco, di questa stagione, poi, sono un salvavita in cui mettere estri di ogni tipo e temperatura... questa tua versione, rivisitata e corretta del piatto inglese, ovviamente mi piace di più dell'originale (sulla carta, sempre ovviamente, ma carta canta, no?).
RispondiEliminaLa maionese me la sono segnata:-))
@mariuzza: la carta che canta dopo il cibo vivente del frigo animato andaluso devo dire mi preoccupa non poco!!!
RispondiElimina