Passa ai contenuti principali

profumo di buono

Pensare al Natale che viene mi da una stranissima sensazione insieme di imminenza e di rimpianto. Come se fosse imperativo recuperare tutte le tradizioni di famiglia, farmi spiegare tecniche e ricordi che temo vadano perduti se non li memorizzo qui e ora. Come fosse quest'anno inevitabile ri-costruire il Natale che è sempre stato.

La tavola natalizia diventa inevitabilmente il simbolo più esplicito di questa sensazione. Da quando aspetto il Natale non per la sorpresa di ricevere doni ma per l'appagantissimo gusto di farli, ovviamente l'emozione non è più concentrata solo nel momento dell'apertura dei pacchi ma è diluita nell'intera giornata, compresa l'emozione intensa ed irrinunciabile di preparare con cura, nei giorni precedenti il gran giorno, un menù succulento che dia a tutti il piacere di condividerlo con gli affetti più cari. Favola per un giorno, insomma, anche a tavola.

Da un certo punto in poi della vita, mancati i familiari della generazione più antica e dispersi per il mondo quelli della mia, ho preso personalmente in mano le redini della cucina di casa e la parte del Natale legata al cibo è passata sotto la mia responsabilità. Sarà perchè la cosa mi faceva sentire importante, sarà perchè nel frattempo avevo cominciato a viaggiare e sperimentare con più sicurezza in cucina, sarà perchè in qualche modo spezzare la continuità con le tradizioni passate faceva forse sentire meno l'assenza di chi certe tradizioni aveva ampiamente contribuito a costruirle, ho cominciato a proporre per il pranzo più rappresentativo dell'unità familiare menù scandinavi, spagnoli, russi, giapponesi, marocchini...

Oggi il tempo che scorre mi gioca invece uno scherzo opposto: temo che questa volta ignorare ulteriormente le abitudini di famiglia allontani ancora di più chi non è con noi, mentre si è fatto importante accoglierli di nuovo con noi a tavola dolcemente, con il rimpianto che si tramuta in affetto attraverso gesti e sapori che solo la nostra famiglia conosce. Un legame intimissimo, fatto semplicemente di "profumo di buono".

Un'affettuosa urgenza della memoria mi spinge a recuperare ricette della mia infanzia e dell'infanzia dei miei genitori, e non solo per riavvicinare chi si è allontanato. Chi vive ancora al nostro fianco sta spesso in un mondo a parte: il pensiero si è fatto piccolo, perso nelle minuzie del quotidiano per slegarsi da una realtà difficile da ricondurre a dimensioni proporzionate alle proprie conoscenze.

Le mani non sono più abili come una volta a rosolare perfettamente le patate o collegare le lucine del presepe e, anche se la vista scarsa nasconde le imperfezioni dei propri manufatti, si è abbastanza consapevoli di questi nuovi limiti per viverli con una rabbia sottile, costante e sconsolata.

Il Natale, con il suo chiacchiericcio di bambini, con lo sbarluccichio della decorazione sulla porta, con il suo profumo di buono, deve saper alleviare almeno per un po' questa rabbia inutile e amara. Se tutti sono sereni anche io posso rifugiarmi ancora per una volta nel ruolo di figlia e di bambina. La magia del Natale non è in fondo questa, riuscire a farci sentire protetti, al caldo ed al sicuro?

Il menù del nostro Natale di famiglia non è mai stato tradizionale nel senso classico ed italiano del termine. Le origini geograficamente e culturalmente variegate dei quattro nonni lo hanno farcito dei piatti più disparati, fondamentalmente di origine popolare o comunque molto semplificati. Non starò qui ora però ad entrare in dettagli, probabilmente anche un po' troppo personali ed ingenui per essere messi in rete. Ad ognuno il proprio menù di Natale, no?

Voglio invece raccontare di un piatto che mia madre da bambina e poi noi figli abbiamo conosciuto come svizzero ed "elegante", dunque presente sulla nostra tavola solo in occasioni rare e speciali, anche se, guarda caso, mai in occasione del Natale. Le bouchées à la reine, ovvero i "bocconi della regina", sono dei vol au vent farciti di carne bianca e funghi legati da una salsa bianca e cremosa che in noi bimbi destava meraviglia.

Gli ingredienti sono sempre rimasti per noi misteriosi al limite dell'esotismo perchè, quando la mamma decideva di prepararli, acquistava il ripieno pronto in lattina, lo versava nei vol au vent confezionati e scaldava il tutto velocemente in forno, senza il minimo interesse nello scoprire di cosa fosse fatta quella morbida crema ma con la grande soddisfazione di fare un'ottima figura e di veder spazzolati i vol au vent in pochi secondi non appena usciti dal forno.

E così per anno tutti in famiglia abbiamo ritenuto questi bocconcini una specialità da alta gastronomia, uno di quei piatti super-raffinati impensabili da preparare in casa. Ma se è vero che il piatto vanta nobilissime origini perchè è antico e francese e davvero reale, precisamente codificato nel 1735 dal cuoco di corte di Luigi XV, all'atto pratico è poi invece di estrema semplicità nell'esecuzione...

La prima volta che ho preparato i bouchées à la reine mia mamma non li ha riconosciuti. Mancava quel tipico sapore di dado che dominava il ripieno in scatola a noi tanto familiare. Ora ha imparato ad appezzarli, soprattutto in una versione intermedia come quella che propongo qui, dove la farcia è ovviamente fresca ma almeno la sfoglia è acquistata pronta e non è nemmeno acconciata a vol au vent. Come dicevo ogni famiglia ha il suo menù di Natale, i suoi riti di aggregazione, il suo personale profumo di buono...


Bouchées à la reine format famille - Sfogliatine di pollo e funghi in versione casalinga
ingredienti per circa 32-35 bocconcini:
1 confezione di pasta sfoglia da circa 450 gr. (ma va bene anche una brisèe)
150 gr. di petto di pollo
150 gr. di champignon
1 cucchiaio di porcini secchi
1/2 porro
1 piccola carota
1 foglia di sedano
1 cucchiaio di prezzemolo tritato
1/2 cucchiaio di dragoncello
2 cucchiai scarsi di farina (circa 15/18 gr.)
1 tuorlo
3 cucchiai di panna da cucina
35 gr. di burro
sale
pepe al mulinello
Mondare il petto di pollo; tagliare il porro in due per il lungo; sbucciare la carota; lavare la foglia di sedano; affettare gli champignon.

Portare a ebollizione circa mezzo litro di acqua con carota, porro, foglia di sedano, i funghi secchi, poi salare, tuffarvi il petto di pollo e lessarlo per circa  5 o 6 minuti, quindi spegnere e lasciar riposare circa 15 minuti coperto.

Nel frattempo sciogliere in un tegame 10 gr. di burro e saltarvi gli champignon fino a che cominciano ad ammorbidirsi, senza farli colorire.

Versare nel tegame dei funghi un mestolino di brodo del pollo e portare a cottura, unendo altro brodo se il fondo si asciuga troppo ma lasciando restringere a fine cottura in modo che i funghi si presentino belli asciutti. Regolare di sale e, verso la fine, unire metà del prezzemolo e pepare leggermente.
Tagliare il pollo a dadini piccoli come piselli e tritare grossolanamente gli champignon ed i porcini levati dal brodo di pollo. Filtrare circa 250 ml. di brodo do pollo e riportarlo a bollore.
In un pentolino sciogliere il burro rimasto, aggiungere la farina, mescolare bene e lasciare leggermente tostare fino a che la farina assume un colore appena rosato.
Versare il brodo bollente a filo nella farina mescolando con una frusta per non formare grumi, unire il dragoncello, regolare di sale e far cuocere circa una decina di minuti rimestando di tanto in tanto, fino ad ottenere una crema abbastanza densa.
Spegnere ed unire alla salsa il pollo ed i funghi tritati, il resto del prezzemolo ed una macinata di pepe, quindi lasciare intiepidire.

Mescolare il tuorlo alla panna ed unirla al composto, quindi lasciar raffeddare completamente.
Ritagliare dalla sfoglia dei cerchi con un coppapasta da 7 cm., adagiarli in stampini da muffin piccoli e farcirli con un cucchiaio di ripieno; infornare a 180° ventilato (o 200° statico) e cuocere per circa 20 minuti.

In alternativa, per seguire meglio la versione tradizionale, cuocere le sfogliatine a vuoto per circa 15 minuti, riempirle con il ripieno già caldo e infornare ancora un paio di minuti massimo, in modo che i sapori si fondano ma la superficie della crema non si asciughi.
Tagliando pollo e funghi a pezzetti un po' più grossi, tenendo la crema più spessa e non aggiungendo il tuorlo il ripieno si può servire anche come spezzatino, diviso in pirofiline individuali e coperto con una sottile crosta di sfoglia e quindi scaldato in forno quel tanto che basta a farne dorare la crosta. In questo caso le dosi bastano per 4/6 persone.
  • rivoli affluenti:
  • la versione originale delle bouchées à la reine, ovviamente molto più sofisticata e complessa, è a base non di pollo ma di animelle di vitello. Una sua realizzazione comunque sufficientemente "casalinga" in: AA.VV, Europa à la carte, Kӧnemann.
  • oggi è il 12 dicembre. E funziona di nuovo, sempre, così...

Commenti

  1. Che meraviglia!Ecco perchè mi piace il Natale .. per queste emozioni, per queste sensazioni e per queste (succulente) ricette!Smack

    RispondiElimina
  2. Natale in terra straniera é durissimo...fa pure caldo, i miei amici sono ebrei e non lo festaggiano...che faccio ?..Io amo il Natale, ecco devo essere una delle ultime dickensiane, amo lo spirito del natale...
    vabbe´ magari faccio queste delizie, qui la molleja, ossia l'animella di vitella si mangia tantissimo...Bacioni (oggi un po' sotto tono..)

    RispondiElimina
  3. "un legame intimissimo, fatto semplicemente di profumo di buono" ...quanto è vero..grazie!

    RispondiElimina
  4. Un piatto delizioso, l'ho mangiato in Francia nella Loira una trentina di anni fa e me lo ricordo perfettamente come lo hai descritto, pur se sono passati tanti anni!

    RispondiElimina
  5. Concordo pienamente sul piacere che dà lo scegliere i regali per le persone che amiamo: mille volte più intenso di quello che si prova nel riceverli.

    Concordo anche nel ricordo del sapore di dado di questo ripieno in scatola: indimenticabile!

    Lo associo a quello della scorzonera con piselli e carote baby in lattina, alla crema per riso Casimir ed ai rosti in busta, al bahmi goreng preconfezionato...ma quanto ha inciso la Migros sulla mia infanzia gastronomica?!

    RispondiElimina
  6. @meggy: le emozioni del Natale fanno parte proprio di quella magia di cui è bello sia piena la vita, almeno una volta l'anno...

    @glu.fri: siamo cresciuti con un Natale difficile da separare dalle atmosfere invernali. E visto che l'atmosfera è metà della magia ti capisco benissssssssimo. Però l'altra metà, quella degli affetti, delle sorprese e delle buone intenzioni, ce l'hai a disposizione, e forse è quella più importante. Per il resto davvero può pensarci la cucina! Sottotono?! Parlamone...

    @paoletta: grazie? No, grazie a te che mi leggi...

    @enrico: ma cosa non ti sei assaggiato tu, sempre in giro per il mondo?! Pensa te, anche i miei ricordi d'infanzia!

    @virò: che dici, vado a procurarmi una lattina di ripieno in scatola per il pranzo di Natale?!

    RispondiElimina
  7. Devo ancora leggere tutto il post, ma sono qui velocemente (prima di disintegrarmi dalla stanchezza sulla tastiera) per dirti che oggi io e Ale siamo andate da Chiara.
    Vi racconterò tutto al più presto (spero in un paio di giorni, ho una scadenza urgentissima dalla quale non mi posso liberare nemmeno se provo a prenderla a calci).
    E comunque, Chiara, è una persona splendida!

    RispondiElimina
  8. PS: ho scritto "oggi" perché per me in questo momento è ancora martedì, volevo dire "ieri", ovviamente.

    RispondiElimina
  9. Sarà, francese, sarà regale... ma vuoi mettere la tua versione home made? Li preferisco di gran lunga, anche perche non amo il sapore del brodo confezionato!

    La tua mi sembra una ricetta regale, besitos!

    RispondiElimina
  10. @muscaria: tanto spazio e tempo sappiamo essere relativi, l'importante è restare lucidi sulla dimensione "pensiero"... quando ci si riesce. Su Chiara ovviamente concordo al massimo.

    @mai: non so quansdo possa definirsi regale (e nemmeno francese per la verità) ma devo dire che da questa ricetta escono dei bocconcini davvero interessanti. La versione a spezzatino comunque è una goduria vera.

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran...

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo ...

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,...

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento ...

peperoni farciti alla croata: massaia batte bustina millemila a zero!

Riprendere a parlare di cucina non è facilissimo, soprattutto con il tono scanzonato che avevo in mente per questo post. Mi limiterò all'aspetto "documentaristico" ed umano, che l'umore magari sa beneficiare della concentrazione e della dolcezza richieste da una simile impostazione. Dopo una lunga serie di articoli e ricette a base di riso penso di cambiare direzione dedicandomi ai peperoni bianchi croati che di solito si cucinano ripieni di carne, per scoprire poi che nella farcia è presente riso crudo. Quando si dice il caso... I peperoni bianchi, babura paprika, in Croazia sono reperibili facilmente proprio in questa stagione. Ne ho in frigo tre e decido di prepararli, appunto, come  punjene paprike , ovvero farciti e cotti nel pomodoro, ricetta tipica che con piccole varianti è diffusa anche in altri Paesi limitrofi e che ogni famiglia, ovviamente, prepara secondo i propri criteri. La versione più semplice prevede di profumare carne trita di manzo o m...

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz...

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!