Passa ai contenuti principali

sanvalentiamo

Oggi Costanza lavora fuori sede e percorre con l'auto una strada statale che attraversa paesini ed agglomerati industriali inframmezzati da campi e da boschi. Fermate d'autobus si susseguono ad intervalli regolari, a ricordare che tra il bianco della neve ed il nastro nero dell'asfalto si inserisce la vita quotidiana degli esseri umani, che tra quella neve e quell'asfalto si muovono silenziosi.

La prima fermata che le parla, distraendola dal pensiero del lavoro che l'aspetta, per la verità è deserta ma oggi è apparsa una nuova scritta in spray rosso sul fianco della pensilina:

BUON
SAN VALEN.
TI AMO

Le piace il suono duplice che può avere questa frase, interrotta da una superficie troppo stretta per contenere il cuore intero dell'autore. E' una frase che potrebbe anche non avere il punto che sottintende l'abbreviazione di "Valentino". Letta tutto d'un fiato, come si fa con le cose d'amore, potrebbe essere SANVALENTIAMO, quasi come un sussurro esortativo, esclusivo della giornata.

Oggi non aveva intenzione di pensare d'amore, ma le viene il dubbio che quella scritta sia un invito. Pensa ad un film visto qualche giorno prima in cui il protagonista interpretato di Jim Carrey riceve infiniti segnali con il consiglio di fermarsi ma li ignora, proseguendo il suo slancio verso un destino rocambolesco. Così lei comincia ad osservare con curiosità le fermate successive. Quella frase è stata una piccola magia segnaletica.

Alla seconda fermata c'è un uomo sulla panchina, seduto con i gomiti sulle ginocchia e la testa chinata, tra le mani. Costanza pensa subito ad un dolore d'amore, ovviamente. Ma poi si dice che essere solo e rannicchiato una mattina d'inverno ad una fermata d'autobus non è per forza racconto di solitudine e dolore. Magari l'uomo era semplicemente concentrato su un pensiero d'amore o stanco dopo una notte romantica. In ogni caso a lei pare scontato che quell'uomo sia lì avvolto intorno ai suoi sentimenti, oggi. Bello sfarfallio del cuore, per lei che oggi pensava di restare muta.

La terza fermata è affiancata da un passaggio pedonale. Costanza ferma l'auto perché sulle strisce sta passando una famiglia: i due bambini tenuti per mano uno ciascuno dai genitori ed una sporta della spesa al centro, sorretta da entrambi gli adulti con la mano libera. Una signora anziana li guarda da sotto la pensilina e poi si volta verso Costanza, si scambiano uno sguardo e si sorridono. Si comincia a scaldare per bene il cuore di Costanza oggi, nonostante la neve.

All'ultima fermata che prende in considerazione c'è una donna in piedi magra ed impettita, cappotto aderente verde, un caschetto di capelli rosso spento, mento tenuto alto e sguardo perso nel vuoto. Costanza con lei capisce il senso della frase sulla prima pensilina, ora si rilassa e smette di scrutare le fermate, continuando a guidare con nuova sottile serenità.

Non sa se ci sarà mai un amore per ogni cuore che oggi batte solitario, l'importante è che non ci si lasci inaridire al punto da ignorare la strada che si ha davanti, da perdersi in altro, da non credere che possano nascere impasti di sentimenti e profumi e sorrisi. Senza per forza che diventino storie e senza che siano storie di coppia. Basta sia una forma di amore, per non lasciare gli occhi vuoti di senso.

E dopo il lavoro si lascia abbracciare dalla sua casa, si accoccola nel caldo della cucina ed impasta sentimento e profumi e sorrisi, ed anche pesce e patate, per dare una forma imprevista a sapori semplici e quotidiani. L'emozione dell'amore è tutta lì.


Gnocchi di pesce e patate con salsa al rosmarino e aglio bruciato

ingredienti per 4 persone:
per gli gnocchi:
580 gr. di patate
250 gr. di filetti di platessa (o altro pesce delicato a polpa bianca)
150 gr. circa di farina 0
1 tuorlo
1 rametto di rosmarino
1 cucchiaio di olio extravergine
sale
pepe al mulinello

per la salsa:
300 ml. di salsa di pomodoro
2 spicchi di aglio
1 rametto di rosmarino
1 cucchiaio abbondante di olio
pepe al mulinello
sale

Per la salsa sbucciare e schiacciare leggermente l'aglio e metterlo in un tegame con l'olio a freddo, quindi accendere il fuoco a fiamma bassissima e lasciar "stufare" l'aglio nell'olio, fino a che è molto profumato e l'aglio comincia a scurirsi.

Nel frattempo tagliare in due parti il rosmarino e separare gli aghi da uno dei rametti, metterne da parte una presa e tritare finissimi gli aghi rimanenti.

Levare l'aglio, unire il rosmarino tritato e quello sul rametto all'olio, lasciar insaporire un minuto quindi versare la salsa e cuocere a fuoco basso una mezz'oretta, regolando se serve di sale. Quando la salsa è bella profumata e si è un po' asciugata levare il rametto di rosmarino e spegnere, tenendo in caldo.

Per gli gnocchi scaldare l'olio con mezzo rametto di rosmarino e cuocervi il pesce qualche minuto fino a che si è sbiancato.

Salare leggermente e spezzettare la polpa del pesce fino a sbriciolarla completamente, quindi pepare, spegnere, levare il rosmarino e frullare fino ad ottenere una crema compatta.

Cuocere le patate a vapore o lessarle con la buccia (io le ho cotte al microonde per 7 minuti a 900w), sbucciarle ancora calde e passarle allo schiacciapatate.

Miscelare le patate al pesce ed unire circa 120 gr. di farina, il tuorlo e, se serve, un pizzico di sale, impastare bene ed aggiungere eventualmente un po' di farina per asciugarlo.

Formare con l'impasto dei rotolini spessi come un dito, tagliarli a tronchetti e passarli sui rebbi di una forchetta o su una tavoletta rigata infarinate, premendo con il pollice per ottenere degli gnocchi. Tra aggiunta all'impasto e spianatoia ho usato circa altri 30 gr. di farina.


Lessare in acqua bollente salata e scolare gli gnocchi con una schiumarola quando vengono a galla, condire con la salsa e decorare con qualche ago di rosmarino di quelli tenuti da parte ed una spolveratina di pepe.


  • rivoli affluenti:
  • il film con protagonista Jim Carrey è: Tom Shadyac, Una settimana da Dio, 2003.

Commenti

  1. Ciao!Quanti sorrisi ed emozioni mi ha strappato questo post!Una settimana da Dio, epico, un cult per me, guardandolo sotto un certo punto di vista si possono capire tante, tantissime cose!L'amore, l'amore, l'amore, quello impetuoso da "bomboletta", quello che fa male, quello che lega una famiglia intera, quello che fa sorridere, mi piace!Adoro poi questi gnocchi, alle erbette verdi ci ero arrivata, ma questa versione che profuma di mare è strabiliante e voglio provarla al più presto! :)

    RispondiElimina
  2. ma come t'è venuto questo piatto? è meraviglioso, mi piacciono gli gnocchi ma anche il condimento...bravissima, mi piacciono queste intuizioni culinarie;)

    RispondiElimina
  3. Ti ho letto d'un fiato, e sperato che il post non finisse mai.

    RispondiElimina
  4. Bellissime queste tue paole.... mi scorrevano davanti agli occhi le immagini e ho desiderato che tu scrivessi ancora per sapere come segue, cosa succede....
    Gnocchi con il pesce? Questa per me è una grossa novità che mi incuriosisce molto! Ciao Ely

    RispondiElimina
  5. @meggy: poi dimmi che ne pensi, si tratta di un esperimento.

    @valentina: me lo chiedo anch'io! Sai com'è... uno vede in frigo il pesce, in dispensa le patate...

    @stefania: e povera Costanza, volevi lasciarla digiuna?!

    @ely: non mi indurre in tentazione, ne uscirebbe una specie di micro-soap on the road...un genere nel genere!
    Gli gnocchi sono davvero solo la voglia di cambiare volto al solito pesce con patate, i sapori restano molto semplici.

    RispondiElimina
  6. Mi piace il piatto che è la declinazione elegante della semplicità e della sostanza insieme, proprio come il post un atto lucido d'amore verso la vita che è alla base di ogni sorriso pieno.
    PS
    L'autobus ovviamente non aveva i finestrini sporchi di zanzare spiaccicate da pantofole vero?! :P ahahahhah

    RispondiElimina
  7. Sarà che ultimamente ho la fissa degli gnocchi ma questa idea di metterci il pesce inside mi piace proprio!

    ...ti dirò di più: mi sa che li farò...

    RispondiElimina
  8. @gambetto: l'autobus in realtà neppure c'era e non si è potuto controllare ma, ora che mi ci fai pensare, mi inquieta un po' la scritta rossa sulla pensilina...

    @virò: una volta tanto che non uso formiche fritte...

    RispondiElimina
  9. in un momento (luuungo) di fragilità emotiva, il tuo racconto mi ha fatto una carezza. grazie!

    RispondiElimina
  10. @morena: in questo senso la rete è sorprendente luogo di scambio. Dai, che ce la fai...

    @marty90: grazie, vengo a curiosare

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!