Passa ai contenuti principali

una preghiera implicita

Il chawanmushi, questo sconosciuto.  Qualche giorno fa ho discettato perfino su come definirlo (budino salato? custard giapponese? flan di uova e brodo?), mi son fatta venire l'acquolina in bocca al solo pensiero e poi, travolta dalle parole, ho finito per deviare su altre strade, più dolci e nostrane.

Colpevole di aver lasciato a bocca asciutta i palati irrimediabilmente filonipponici (tipo il mio), per compensare qui ne racconto due versioni. Stesso procedimento, due stili di ingredienti: uno davvero giapponese, che cito tra parentesi, l'altro in tema decisamente pasquale, visto che oggi è proprio il giorno in cui si celebra la rinascita e la tradizione vuole che sia protagonista sulla tavola l'alimento che meglio la rappresenta, ovvero l'uovo.


Fosse stato per me, viste le odierne necessità consolatorie acuite da situazioni che non si sbloccano, avrei potuto mettere in tavola solo piatti giapponesi, per me ad altissimo potere confortante. Ma (qualcuno dice "per fortuna!") in famiglia non la vedono tutti così... e ho deciso per una mediazione.

La presentazione è dunque giapponese ma i sapori, per una volta, sono decisamente occidentali. In questo caso servo questo chawanmushi italianizzato come antipasto pasquale, al posto dell'insalatina con le uova sode che solitamente apre il pranzo di famiglia. E la cosa non dispiace a nessuno.

Tutto oggi finisce comunque per essere un po' più minimal del consueto. Una sorta di Pasqua del raccoglimento, una preghiera implicita, in attesa di poter davvero parlare di rinascita. O almeno di una qualsiasi forma di ripartenza...


Chawanmushi pasquale - Crema salata (giapponese) di uova
per 4 persone:
3 uova medie
480 ml. di brodo di pollo (brodo dashi)
1 cucchiaio e 1/2 di di salsa di soja
1 pizzico appena di zucchero (1 cucchiaio di mirin)
1 cucchiaino di vermouth bianco (sakè)
8 gamberi
60 gr. di petto di pollo
1 mazzetto di spinaci (1/2 cucchiaio di alghe secche wakame)
1 cucchiaio di piselli freschi
1 cucchiaio di favette fresche sgusciate e spellate (4 castagne d'acqua cotte)
sale

Mettere ad insaporire i gamberi sgusciati e il pollo tagliato a dadini da 1 cm. per una decina di minuti con 1 cucchiaino di soja e il vermouth (sakè).

Scottare velocemente a vapore gli spinaci, tagliuzzarli grossolanamente e strizzarli da eventuale acqua in eccesso. (Mettere a bagno le alghe fino a che sono belle gonfie, scolarle, tagliuzzarle e tamponarle)

Scottare 1 minuto i piselli freschi  e le favette in acqua bollente e raffreddarli subito sotto l'acqua corrente.

Sciogliere nel brodo (dashi) caldo o tiepido il resto della soja, lo zucchero (il mirin) e un pizzichino di sale.

Sbattere le uova senza incorporare troppa aria, in modo da ottenere una crema omogenea ma senza bollicine e diluirle poi con il brodo (dashi) aromatizzato.

Distribuire gamberi e pollo con il loro fondo, piselli, fave (castagne) e spinaci (alghe) in 4 tazze resistenti al calore.

Versare in ogni tazza 1/4 della miscela di uova, rimanendo circa un paio di centimetri sotto il bordo, quindi sigillare le tazze con pellicola da cucina, in modo che non entrino eventuali gocce di acqua.

Disporre le tazze in una pentola larga e versarvi attorno acqua bollente fino a circa 1/3 dell'altezza delle tazze.


Mettere sul fuoco, coprire e, da quando riprende il bollore, cuocere per circa 15 minuti; i chawanmushi saranno pronti quando le uova sono compatte e morbide tipo un budino ed affiora eventualmente un leggero strato di brodo sui bordi.

Levare la pellicola, coprire eventualmente con un coperchio di ceramica per mantenere la temperatura e servire caldo, decorato con una foglia di  di prezzemolo (o mitzuba).


In alternativa o in aggiunta a gamberi e verdure si possono usare, in base alla stagione ed alla "giapponesità" o meno che si vuole conferire al chawanmushi: funghi freschi a fettine sottili, funghi shijtake stufati*, dadini di pesce bianco, tronchetti di surimi o kamaboko, noci ginko in scatola (ma io uso anche lupini...), zenzero fresco a filetti, scorza di limone o yuzu e così via. Le proporzioni tra uova e brodo restano sempre le stesse.

(* shijtake? Certo: 4 funghi secchi privati del gambo, ammollati in acqua per mezz'oretta e poi stufati con 60 ml. della loro acqua filtrata, 1/2 cucchiaio di salsa di soja e 1 pizzico di zucchero.)

  • rivoli affluenti:
  • so che non è davvero liquido e dunque non posso imboccarti ma... almeno per oggi, per la tua salute, per tua figlia... fai un'eccezione... please! Dai... Alexandra...

Commenti

  1. A parte le fave, che sono un attentato alla mia famiglia, non ci crederai ma lo assaggerei anche...

    Se si rovesciano le tazze ha una consistenza tale che rimane in piedi? Divertente!

    P.s. Le tazze con il coperchio sono strepitose: donde arrivano?

    P.P.S. le parole da inserire per dimostrare che non si è un robot quando si commenta sono sempre più numerose e complicate, te ne sei accorta?

    RispondiElimina
  2. "chawanmushi...chawanmushi....chawanmushi...."
    Ho anche provato a capire quale fosse l'effetto che mi faceva pronunciando le singole sillabe...ma nulla...resto affascinato dal potere confortante che ha un certo tipo cucina per te, quello di certo, così come spero che una situazione si sblocchi quanto prima e che cibo o non cibo qualcuno riesca anche a (ri)prendersi ciò che gli spetta e cioè la propria vita :)
    PS
    Anche in famiglia vedo che non godi di appoggi incondizionati...! :P ahahahahahaha

    RispondiElimina
  3. @virò: 1) è buonissimo anche senza fave
    2) non ho mai provato a sformarlo in effetti, ma si potrebbe anche tentare...
    3) dal Giappone, of coure. Perchè credi che impazzisca per quella civiltà?! perchè si inventano cose così!
    4) tra che sono incasinate e tra che la mia vista con fgli anni non si può dire che migliori io non riesco quasi mai a leggerle al primo colpo.

    @gambetto: sì sì, ridi pure finchè puoi, che tra pochi giorni avrete la bocca piena di chawanmushi per davvero, tu e quell'altra mia parente scettica, per non parlare del resto del menù...
    La situazione è statica perchè temo che nemmeno i gesti estremi servano a smuovere la coscienza d chi non ce l'ha. Speriamo in bene.

    RispondiElimina
  4. Beh..son contenta di aver scoperto anche la versione jap-salata! ;)

    RispondiElimina
  5. @terry: è un connubio tra la preparazione tipica giapponese salata ed un nostro budino... cosa non si fa, quando non si apprezzano i dolci, per inventarsene i sosia salati!

    RispondiElimina

Posta un commento

post più popolari

MTC di settembre 2014: un sacco di riso!

Diceva un vecchio slogan anarchico: "con l'ironia abbatteremo il potere e un sacco di riso lo seppellirà".  A no? Erano risate?! Va be'... per un MTC di questa portata ci si può anche concedere una licenza! Premessa... ... avevo scritto un post lunghissimo per raccontare perché e per come ho scelto questo tema per l'MTChallenge di settembre 2014. Poi l'ho ridotto della metà, lasciando solo alcune note che mi sembravano indispensabili, e l'ho mandato alla Gennaro per un parere.  E lei ha detto che un terzo di quanto le ho mostrato era già troppo! Allora ho ricomposto alcuni dei contenuti in articoli di supporto da pubblicare più avanti ed ho cassato il resto. Qui è rimasto il riassunto della selezione della selezione, ovvero il puro tema dell'MTC. Che, mi spiace, adesso vi tocca leggere per intero! Se scegliere un ingrediente invece che una ricetta tende ad allargare gli orizzonti, questa volta scegliere IL RISO , come capirete, li spalanca fran

MTC giugno 2011... verso Oriente!

Continuo a pensare che le giudici  titolari  e aggiunte  dell'MTC fossero completamente fuori quando hanno passato a me il testimone e nessuno potrà convincermi del contrario, anche perchè potevano ben immaginare in che gorgo storico-etnico-confusionale avrei trascinato la sfida... ma si sono fidate lo stesso! No, è oggettivo: non possono essere completamente normali... Accertato questo, dichiaro anche di non essermi mai emozionata tanto nello scrivere un post e soprattutto nel proporre una ricetta, sentendo tanti occhi puntati addosso ed il fiato trattenuto di tanti MTC addicted... Ebbene sì, rilassatevi (o disperatevi) pure: come temevate, questa volta si va davvero tutti in Giappone! Niente succede per caso, si sa. Tanto è vero che l'eterno girovagare di Marco Polo (a cui faccio da qualche tempo da vivandiera ) l'ha portato proprio a questo punto del suo viaggio a confrontarsi con  Cipango , il Paese del Sol Levante... Come potevo non cogliere il suggerimento di un s

a tu per tu con il Fleischkäse svizzero, questo sconosciuto di famiglia

Nel curioso elenco dei cibi svizzeri che hanno caratterizzato la mia infanzia mi rendo conto che, fatto strano, sul blog non ho ancora parlato del  Fleischkäse, una via di mezzo tra un polpettone ed un würstel gigante di cui da bambini venivamo spesso nutriti. Ma un episodio di vita vera me lo ha messo sotto il naso proprio l'altro giorno, ed eccomi qui con il mio reportage storico-familiare. Alcuni Svizzeri, come quelli di casa mia, vivono il   Fleischkäse come un salume, da comprare pronto, intero o affettato sottile in buste, da servire in tavola come fosse prosciutto cotto o da infilare nei panini per merenda con maionese, senape e cipolline sottaceto (Be'... che c'è?! Se mia mamma per evitare che noi figli mangiassimo troppa Nutella la teneva in frigo ad indurire, così era più difficile da spalmare e sul pane se ne metteva di meno, perché stupirsi di quella che lei invece considerava una merenda "sana"?!) Altri amanti del  Fleischkäse  lo compran

una salsa di cipolle svizzera per würstel e per mamme lavoratrici

Lo so: sono rimasta indietro di una puntata! Parlavo di  ricette svizzere  quando un'irrefrenabile tentazione di cibo americano  si è intrufolata in cucina ed ha avuto  la meglio. Riprendo ora il filo con un piatto che ho proposto pochi giorni fa anche alla mia cara mammina svizzera in occasione del suo compleanno: Bratwurst con salsa di cipolle. L'aspetto curioso non sta tanto nel tipo di würstel utilizzato, una salsiccia bianca di vitello il cui nome per alcuni significa "salsiccia di carne spezzettata" e per altri "salsiccia da arrostire". In Germania di solito viene speziata in modo deciso con pepe, noce moscata e/o cumino, mentre in Svizzera il suo sapore è molto più delicato. In Ticino ne esiste una versione mignon, una "collana" di micro-salsiccine detta cipollata  non perchè contenga cipolle ma perchè, appunto, di solito si serve in salsa di cipolle. Ma, a casa della mia mamma lavoratrice senza tempo ne' passione per la cucina,

Milano matsuri: una festa popolare giapponese... sotto casa!

Il 26 maggio nessuno mi cerchi: non ci sarò! Il 26 maggio succederà una cosa bellissima, tanto che non sto più nella pelle dalla voglia che arrivi presto, e trascorrerò l'intera giornata a Milano vivendo un'esperienza giapponese davvero unica. A meno di non abitare in Giappone, intendo, cose così in Italia non si vedono spesso... A Milano tra via Keplero e piazza Carbonari (pochi passi dalle stazioni metrò di Zara o Sondrio) una domenica tutta dedicata alle tradizioni giapponesi. Non le solite che conoscono tutti, tipo sushi o manga, ma proprio quelle popolari, i divertimenti delle persone semplici che affollano una festa di piazza... insomma: un vero e originale matsuri giapponese, con le sue bancarelle, i suoi suoni, i suoi profumi ed i suoi colori! In alcune città d'Italia si sono tenuti degli eventi denominati " matsuri ", ma mai è stata ricostruita la vera atmosfera della sagra di paese giapponese, mai è stata presentata una così vasta gamma di aute

riso Otello: un nero integral(ista)

Il primo giorno di autunno una ricetta con le ultime verdure estive, che sono ancora buone visto che sembra far più caldo ora che nei mesi trascorsi... Sollecitata da alcuni dubbi posti sulle modalità di cottura del riso integrale e sull'utilizzo di varietà di riso "esotiche", ho pensato di provare le risposte sul campo e chiarire soprattutto le idee a me stessa, la prima che ha tutto ancora da imparare. Così, per prendere due piccioni con una fava, ho scelto un riso sia nero che integrale. No, non famoso ed idolatrato riso Venere, fantastica varietà di nobile origine cinese che, grazie a opportune ibridazioni, ora è coltivato anche in Italia.  Ho pescato  invece una varietà tutta italiana: il riso Otello, che deriva anch'esso da varietà cinesi ma è di concezione e di coltivazione tutta nostrana. Chissà se il  nome è stato ispirato ispirato dal famoso personaggio shakespeariano, dalla sua pelle scura e dalla sua natura piuttosto integral ista... Si utilizz

precisazione:

Per carattere tendo a tenermi in disparte e so che un comportamento simile in rete rema contro la normale volontà di visibilità di un blog che si rispetti: ho ricevuto spesso critiche per questo.
Mi hanno anche fatto notare che non sempre racconto le manifestazioni a cui sono invitata da aziende e che non polemizzo con chi ha utilizzato i miei testi o le mie foto senza citare il mio blog.
Ringrazio con passione chi mi rivolge queste critiche per affetto e chi mi sopporta lo stesso, nonostante non segua i loro consigli!